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venerdì 11 febbraio 2022

Immigrati di seconda generazione, il virus colpisce anche Merano

La pagina dell'"Alto Adige" dedicata ai pestaggi di Merano
Ormai è un virus inarrestabile: quello degli immigrati, in particolare i cosiddetti 'immigrati di seconda generazione', quelli che all'anagrafe compaiono in maniera quasi comica sotto la voce di 'italiani' quando di 'italiano' non hanno nulla, né le fattezze fisiognomiche, né la cultura sociale e storica legata al nostro Paese (o tanto meno all'Europa), degradati in un contesto umano che li vede autoghettizzarsi in una società che ha preteso, nel nome di una finta globalizzazione, di accoglierli, per poi ritrovarsi nella totale incapacità di educarli, per via culturale o legale.
Non è necessario, purtroppo, restare nel fango delle metropoli (vedi, fra tutti, i fatti di Capodanno a Milano, vero e proprio vaso di Pandora dopo il quale il bubbone è scoppiato) per trovare questa umanità senza né arte né parte, cellula cancerosa che ha ormai infettato anche i paesini e le valli delle regioni in cui mai penseresti di ritrovarteli di fronte e, nei quali, magari, desidereresti trovare persone ancora legate al mondo legato alle origini del nostro passato, arcaico, contadino e dialettale, quella campagna che dovrebbe rappresentare un porto sicuro, il centro delle tradizioni dei nostri padri, anch'essa caduta nelle mani di questa 'pastura' di presunti italioti.
E mentre c'è chi blatera, al solito, di 'disagio giovanile', ecco che l'ultimo esempio arriva da Merano (vedi foto tratta da una pagina interna del quotidiano "Alto Adige"), città di stirpe germanica, anch'essa invasa da questi stranieri assimilati. Ma recentemente era successo a Padova, altro feudo che, nella mia mente, dovrebbe essere roccia e garanzia del mio passato familiare, stravolto da un pericoloso futuro di assimilazioni imposte dal degrado di un mondo moderno che annulla le differenze e le particolarità dei popoli, nel nome di una inconcepibile eguaglianza.