sabato 6 novembre 2021

Quando il centro sociale è sfrattato dai maghrebini, ovvero: chi la fa l'aspetti

Il 'triste' annuncio dal profilo Facebook di Macao
La notizia è curiosa e abbastanza divertente, almeno dal mio punto di vista. La riporta l'ineffabile Cristina Gauri, giornalista (e non solo) de "Il Primato Nazionale", che con parole perfette racconta quanto avvenuto in uno dei più classici 'centri sociali' milanesi, il Macao. Dove non poté la polizia 'fascista' con la connivenza della Digos e dei servizi segreti deviati, ha potuto un gruppo di immigrati sbandati, quegli extracomunitari tanto amati dalla ciurmaglia dell'estrema sinistra, che del Macao aveva fatto un porto franco in cui fare confluire quel 'marcio sociale' che tanto pare mandare in solluchero l'irredentismo di Sinistra, clandestini compresi.
E' giusto però lasciare alle parole della Gauri alcuni dettagli della vicenda, tracciati con il suo stile gustoso che, certamente, potrei al limite copiare ma non migliorare.
Rip Macao. I militanti sbattuti fuori, nel mondo crudele: fuori dall’ovattato giochino che si erano costruiti, occupando per dieci lunghi anni la palazzina dell’ex Macello dei Mercati generali di Milano, in Via Molise 68. Il Macao, divenuto una sorta di polo di aggregazione a metà tra centro sociale e locale esentasse con pretese tra l’hipster e il semiculturale, ha subìto infatti un durissimo bagno di realtà: quando l’occupante hipster incontra l’occupante magrebino, l’occupante hipster deve sloggiare, e alla svelta.
Dell'articolo di Cristina riporto solo un altro stralcio, per non togliervi il piacere di leggerlo interamente (link in calce al post): e proprio la realtà, quella del disagio sociale con cui gli occupanti pensavano di poter venire a patti e con cui fare gargarismi socialmente impegnati, ha presentato loro il conto quando a settembre una banda di nordafricani armati di spranghe e coltelli ha imposto la propria presenza. Dis-occupati, quindi: stavolta non per colpa delle aborrite forze dell’ordine, ma dei fratelli migranti, sempre coccolati e vezzeggiati in comunicati, iniziative e festicciole. Gli occupanti originari del Macao hanno tentato prima la via del dialogo. Con scarsissimi risultati, a quanto pare. «Sospendiamo la permanenza delle attività», scrivono su Facebook i militanti, ormai messi su strada.
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