lunedì 10 gennaio 2022

Capodanno violento in Duomo, la vergogna degli arabi di Milano

L'apertura della pagina milanese de "Il Giornale"
L'Italia si era vestita a lutto per la mano che un tifoso aveva schiaffato dietro al culo della giornalista Greta Beccaglia al termine della partita di calcio Empoli-Fiorentina. Per il maleducato di turno gogna mediatica, crisi di coscienza di massa sulla 'cultura maschilista' italica e tutti in ginocchio sui ceci, soprattutto gli italiani 'maschi bianchi', per colpa di quel gesto che "Il Fatto Quotidiano" definiva 'viriloide'. E, nel frattempo, la giornalista di Toscana TV eletta a nuova eroina del femminismo lavoratore, prossima nuova figura da inserire nel 'presepe' degli eroi invitti de "Il Quarto Stato" di Pelizza da Volpedo.
Ben altro scalpore, praticamente nullo, ha dettato l'ennesima violenza perpetrata dal solito gruppo di stranieri in Piazza del Duomo a Milano durante la notte di Capodanno.
Sorvolando sugli accoltellamenti vari che li hanno visti reciproci protagonisti, in qualità di carnefici e vittime (poco duole che si eliminino a vicenda), i fari 'non' sono stati puntati sulle molestie che un numeroso gruppo di nordafricani (chi dice maghrebini, chi egiziani) ha perpetrato ai danni di alcune ragazze europee bianche nei pressi del Duomo.
Tutto nasce dalla coraggiosa denuncia di una giovane, circondata da circa una trentina di stranieri che l'anno palpeggiata e tentato di derubarla, venendo 'salvata' solo dal provvidenziale intervento delle Forze dell'Ordine, per fortuna presenti nella zona.
Nelle ore successive si avevano poi notizie sparse di altri ferimenti, bottigliate, pestaggi, sempre con protagonisti, attivi e passivi, ancora una volta e soprattutto nordafricani.
Sull'onda delle denunce della giovane sono poi arrivate quelle successive. Due 20enni tedesche hanno trovato la forza di parlare solo una volta ritornate a casa, a Mannheim: "Avevamo quindici mani addosso, l'aggressione è durata dieci minuti. La polizia non ha fatto nulla". Per una Germania che, purtroppo, ha già provato sulla propria pelle le violenze degli arabi nella infausta notte di Colonia del Capodanno 2015.
"Abbiamo provato a respingerli, la mia amica li ha colpiti e dato schiaffi ma loro ridevano e hanno continuato a molestarci". Già ce li immaginiamo, gli schifosi, ben lontani dall'atteggiamento goliardico del tifoso toscano messo alla gogna dalla televisione e dalle femministe nostrane. "La polizia ci vedeva e non ha fatto nulla — è l'accusa — non so dire perché, è stato scioccante perché non possono non averci viste".
Le poverine non sanno che, in Italia, toccare uno straniero, peggio che mai nordafricano, da parte di un poliziotto è da considerarsi alla stregua di un reato e come a questo 'bestiame umano' tutto sia consentito, con la compiacenza della Sinistra cattocomunista 'buonista' e 'accogliente'.
Aggiungono le due: "Nessuno parlava italiano e purtroppo nessuno parlava inglese quando siamo riuscite a uscire da lì. E' stato davvero scioccante — ha concluso — la mia amica ancora non riesce a dormire".
Le laconiche parole del sindaco Beppe Sala sono quelle di chi non farà nulla per cambiare le cose perché consapevole che, per cambiare suddette cose, andrebbe compiuta una vera e propria 'pulizia etnica' all'interno della nostra città prima, e del nostro Paese poi, sradicando quel cancro invasivo nordafricano che sta mutando radicalmente il profilo etnico e, purtroppo, culturale, delle nostre 'terre'.
"Con l’assessore alla Sicurezza Marco Granelli, siamo in costante contatto con la Questura che sta lavorando senza sosta per individuare i responsabili di questi atti odiosi e confidiamo nell'efficacia delle indagini. Scoprire e fermare i membri del 'branco' che si è reso responsabile di tali violenze è la risposta migliore che possiamo dare alle vittime. A loro voglio esprimere la mia piena vicinanza".
Parole prive di senso e, soprattutto, di azione. Gli italiani sono stanchi. Perché, se una mano galeotta che molla uno schiaffo al sedere di una bella donna ci può stare, schiaffo di ritorno compreso condito da insulto, la sottocultura d'importazione che imposta come senso naturale delle cose la violenza, singola e di massa (non solo ai danni delle donne) va combattuta strada per strada, prima che sia troppo tardi.