sabato 14 dicembre 2019

Cartoline da Londra: saluti alla globalizzazione

Il trionfo di Johnson sulle pagine del Corriere della Sera
Boris Johnson ha vinto, e nettamente, ma guarda un po'. Da dove salta fuori questa Gran Bretagna improvvisamente retrograda e guascona, sprezzante dell'unità europea, unica salvifica medicina alla cattiveria dei popoli, sbandierata dalla Greta di turno, perché solo uniti si vince la cattiveria del 'capitale' cattivo e della mentalità razzista, fascista e antiecologica, perché chi odia gli ebrei di solito odia anche gli abeti e le rose.
I media del 'mainstream' ci avevano dipinto una Gran Bretagna in piazza a favore dell'Europa, da John O'Groats a Dover, unita sotto la bandiera europea, in centinaia di migliaia per le vie di Londra per dire di no alla Brexit, perché alla fine il 'sì' all'uscita dall'Europa era il frutto di un fraintendimento, di una colossale svista collettiva, del malessere di qualche 'redneck' di passaggio, di un pecoraio dell'interno abituato a mangiare zecche (che poi peraltro gli scozzesi delle Highlands sarebbero pure favorevoli a Bruxelles). Insomma, un po' come per Donald Trump negli Stati Uniti e in Italia per Matteo Salvini, a votare conservatore erano solo gli stupidi, gli ignoranti e gli inferiori, coloro che non prendono ossitocina al mattino per guardare con occhio più benevolo gli immigrati.
Insomma, a queste elezioni britanniche ci si sarebbe aspettato una valanga di voti contro Johnson e, di conseguenza contro la Brexit tanto cattiva. Proprio in dirittura d'arrivo però, le oceaniche manifestazioni e gli accondiscendenti servizi televisivi sono cominciati a venire un po' meno, aumentando la titubanza sul futuro della libertà in terra inglese. E, ciliegina sulla torta, i risultati, quelli veri, quelli espressi dal voto, quella cosa che nell'Italia democratica comincia un po' a latitare, visto che i bene informati ci insegnano che la nostra è una democrazia parlamentare e che quindi dobbiamo imparare a stare zitti. E allora il voto 'libero', senza stampa mainstream, senza casse di risonanza teleguidate dalla stampa schiava della globalizzazione, hanno stabilito che al Partito Conservatore è andato il 43,6% dei voti, contro il 32,2% del Partito Laburista, non proprio una vittoria sul filo di lana. Insomma, la folla oceanica ha cambiato idea, o forse la solita montatura del 'buonismo occidentale' si è rivelata l'ennesima farsa alla mercé dell'Europa di Bruxelles. Salutiamo quindi la Brexit di Boris Johnson, trionfo della volontà di un'Isola, di uno o più popoli, nell'attesa delle prossime, auspicate, indipendenze, nel segno della libertà.