mercoledì 29 luglio 2020

Giuseppe Conte, il servo dell'OMS ha colpito ancora

Parte dell'articolo dedicato da "Libero" alla vicenda
E così Giuseppe Conte, l'uomo prescelto dall'Europa per 'normalizzare' l'Italia, ha colpito ancora. Prolungato l'ormai chiaramente inutile stato di emergenza fino a metà ottobre (chissà perché poi sarà stata scelta quella data), con il chiaro intento di mettere ulteriormente in ginocchio la nazione che non si piega, quella parte di Stato che vuole ripartire, alla faccia di virus probabilmente creati in laboratorio e di intrusioni militari straniere (fanno quasi ridere i 'medici russi' arrivati in Italia con tanto di divisa).
I contagi, una parola che correlata al coronavirus non significa praticamente nulla (per quanto ne so, potrei essere contagiato pure io), si contano ormai sulle dita di due mani, il rischio è praticamente azzerato. Ma non basta. Ed è curioso come il virus abbia 'scientificamente' colpito quella parte di Paese più 'sovranista', più legata a un certo senso di autonomia, quella insomma che vota Lega e simpatizza per Matteo Salvini.
E' quella l'Italia da piegare, quella che deve capire come i soldi non si facciano lavorando, come sia meglio rinunciare alla libera imprenditoria. Il lavoro, nel mondo progettato dalla 'nuova cupola globalista', non paga. E' il welfare a regnare sovrano, un 'gin della vittoria' orwelliano elargito a fine mese per sopravvivere, una sovvenzione per ricevere la quale sarà necessario fare professione di fede, dichiararsi volontariamente seguaci del Black Lives Matter e, perché no (in fondo è già successo), autenticamente antifascisti.
Il 'laboratorio Italia' prosegue spedito l'esperimento di 'normalizzazione' del Paese, e mai come in questo caso un virus paraletale fu tanto tempista nel propagarsi dalla nazione che, anche in questo caso - guarda caso, più di ogni altra raccoglierà i frutti del contagio, quella Cina tanto amata dall'Organizzazione Mondiale della Sanità. Quella stessa OMS che ci tiene sotto scacco intimando al lacchè italiano di proseguire lo stato di emergenza. E il cerchio si chiude.

martedì 28 luglio 2020

Una cena a Milano per tornare alla vita e conoscere nuovi amici

La locandina della serata con i contatti
Il piacere di 'reincontrarsi' anche se non ci si conosce. Il post-Covid lo si può vivere anche così, alla ricerca della libertà perduta. Nasce da qui l'idea del Social Eating, termine un po' abusato che però, in questo caso, ha un significato molto preciso e quasi spirituale: tornare alla vita, a conoscere nuove persone, a confrontarsi con gli 'altri'. Una 'movida' in piena regola, non quella del chiasso malmustoso e fine a se stesso, ma quella che pervase gli animi della Madrid postfranchsta, piena di idee e di voglia di tornare a riempire le strade.
Nasce così "Indovina chi viene a Cena", una spensierata serata al ristorante che un gruppo di ragazzi milanesi ha deciso di organizzare per venerdì 31 luglio (a partire dalle ore 20) in assoluta semplicità e rispettando le cosiddette 'regole'.
"Non ne potevamo più di stare in casa" ci dice uno degli organizzatori, "ma non volevamo nemmeno stare seduti sul muretto dei Navigli con un bicchiere di birra in mano. Uscire la sera deve, dopo tanta sofferenza, poter avere un significato più alto, più bello".
Detto, fatto. I ragazzi hanno trovato un locale di prim'ordine, l'enoteca "Controvento" nel centro di Milano (via Fauchè, 8), hanno fatto quattro chiacchiere con il proprietario e sono riusciti a spuntare una cifra alla portata di tutti (30 euro per tutta la cena e la serata) per quella che deve essere una serata "coinvolgente, in cui tutti potranno conoscere tutti, per costruire nuove amicizie ma anche, chissà, trovare nuovi spunti, nuove occasioni, in una frase, potranno 'fare rete'".
Non solo cena quindi: "No. Vorremmo creare anche qualche momento di confronto, di presentazione, di animazione. Durante la cena forse faremo un piccolo excursus sul mondo dell'olio, ci sarà un'assaggiatrice. Poi dipende da chi ci verrà a trovare, faremo tutto al momento, e sarà anche più bello così". Ci sarà perfino il 'sorteggione' con i premi finali. Si cominci con la cena, quindi. Anzi, si ri-cominci.
Per informazioni e prenotazioni: Max - 347 9571247

giovedì 23 luglio 2020

Sassuolo-Milan 1-2, tutte le pagine dei giornali

L'apertura de "La Gazzetta dello Sport"
La conferma di Stefano Pioli sommerge perfino l'ennesimo risultato positivo di un Milan che allunga la propria striscia, questa volta imponendosi 2-1 a spese di un Sassuolo che regge un quarto d'ora e poi si arrende alla classe di Zlatan Ibrahimovic, due reti da attaccante di razza, la prima in tuffo di testa, la prima scattando di gran carriera con i suoi 38 anni suonati, lasciandosi alle spalle i difensori ammirati, aggirando il portiere in uscita e depositando nella rete sguarnita il pallone del raddoppio finale. Braccia larghe in segno di giubilo e sguardo tra il fiero e il 'cipiglioso', una gara conclusa senza sostituzioni, pressando in attacco con cieco furore sino al triplice fischio di chiusura.
Agli ordini di Pioli tutti fanno il proprio dovere, Kessie diventa un motore preciso come non mai, Calhanoglu chiama a sostituirlo un gemello mai visto che sforna i due assist vincenti. In mezzo, il rigore del temporaneo pari del Sassuolo per un mani in area dello stesso turo.
Tutto nel Milan funziona a meraviglia, ineluttabile la rinuncia al 'maremoto' che avrebbe fatto seguito all'arrivo di Rangnick. Venerdì contro l'Atalanta mancheranno però Romagnoli (infortunatosi in maniera abbastanza grave), probabilmente Conti, pure ko, Hernandez e Bennacer squalificati. La certezza è però che, in questa squadra, ed è certamente merito del tecnico, tutti danno il massimo e fanno appieno il proprio dovere, dalla 'speranza' Gabbia all'obnubilato Biglia, dal redivivo Laxalt al rianimato Leao. Vedere giocare il Milan è tornato ad essere un piacere.

L'articolo di "Libero"

Il commento de "La Repubblica"

I voti del Milan su "Il Corriere dello Sport"

Le pagelle di "Tuttosport"


domenica 19 luglio 2020

Cecile Kyenge, assolto il leghista che l'aveva chiamata 'negra'

Il titolo online de "Il Primato Nazionale"
Chi si ricorda di Cecile Kyenge? Quella tizia bizzarra, arrivata in maniera incredibile a ricoprire una carica di ministro, che sbraitava contro tutto e tutti, ma soprattutto contro il razzismo (funziona sempre, alle nostre latitudini), evidentemente incapace dal punto di vista politico, ma scelta appositamente a Sinistra per il colore della sua pelle, il nero. Cioè, detto chiaramente la signora Kyenge è negra. E dire questo, in Italia, non è reato.
Lo ha confermato il tribunale di Macerata, per la precisione il collegio presieduto dal giudice Daniela Bellesi, che ha assolto l vicesindaco di Civitanova Marche, Fausto Troiani, che aveva così definito l’esponente del Pd,.
Cito l'edizione online de "Il Primato Nazionale", che racconta: "Tutto era nato da un commento su Facebook di Troiani, alla fine di un intervento in cui veniva condiviso un articolo sulla Kyenge. “Rimane negra“, si leggeva nel post in questione, con riferimento esplicito all’ex europarlamentare di origini congolesi (non rieletta alle ultime europee). La Kyenge aveva sporto denuncia alla procura della Repubblica di Macerata. Procura che aveva dato avvio ad un procedimento per direttissima per Troiani, accusato di diffamazione con l’aggravante dei motivi di odio razziale. Ma, nonostante la richiesta da parte della procura della Repubblica di Macerata di una condanna a sette mesi di reclusione, il tribunale ha assolto il vicesindaco". prosegue IPN: "L’avvocato Gian Luigi Boschi infatti è riuscito a far passare la sua linea difensiva. Innanzitutto che non sussistono prove certe ed incontrovertibili del fatto che il commento fosse partito da un account di Facebook attribuibile senza dubbio alcuno al suo cliente. Ma soprattutto che il termine “negra” non può essere interpretato con un’accezione negativa, come invece accade nei Paesi di lingua anglosassone. Tutti elementi che hanno convinto il tribunale di Macerata ad assolvere Troiani. D’altronde sul dizionario alla voce “negro” troviamo: “In antropologia fisica, appartenente alle etnie (sudanese, nilotica, cafra, silvestre, batua, andamanese, aetide), viventi per lo più in Africa e in poche regioni dell’Asia, comprese nel ceppo negride".
Detto questo, personalmente ritengo che il termine 'negro' venga utilizzato con accezione negativa. Ma, aggiungo, proprio per questo viene usato: in una cena con un ragazzo di colore che vive a Milano, magari il fidanzato di una parente (o anche a sessi invertiti), o durante un incontro con una persona qualsiasi dalla pigmentazione scura, a nessuno verrebbe in mente di chiamarla 'negra'. Riferendoci invece ai tanti spacciatori, assassini e criminali di pelle scura che infestano le nostre città, trovo più che legittimo definirli 'negri', aggiungendo, lì sì in senso spregiativo, le due parole 'di merda'. Proprio perché il termine 'negro' non è automaticamente negativo. Una chiarificazione che vale per qualsiasi gruppo etnico, dai piemontesi agli zingari, dai tirolesi ai più generici 'terroni', questa sì una parola su cui sarebbe lecito discutere, ma che ormai, proprio in virtù dell'ampia presenza e quasi totale integrazione dei meridionali al Nord e a Milano in particolare, viene usata quasi sempre in tono scherzoso anche dagli stessi protagonisti.
Del resto, secondo Wikipedia "il termine negro indica una persona generalmente appartenente a una delle etnie originarie dell'Africa subsahariana e caratterizzate dalla pigmentazione scura della pelle. In senso più ampio, può applicarsi ad altri gruppi etnici con caratteristiche somatiche analoghe, come ad esempio i negritos delle Filippine o gli australiani aborigeni. Sebbene la sua etimologia e il suo significato originale e tecnico non siano né dispregiativi né volgari, sotto l'influenza di simili termini in tedesco e soprattutto in inglese la parola ha assunto col tempo connotazioni negative anche nella lingua italiana".
L'Accademia della Crusca è più 'negro-unfriendy', ma forse vale la pena riassumere il concetto espresso alla fine di una risposta espressa a un quesito in merito: "Il punto vero, infatti, è che – al di là di opzioni più o meno accettate – sarebbe meglio specificare il colore della pelle solo se effettivamente necessario ai fini della comprensione del messaggio o dell’informazione che si vuole trasmettere. Non certo per nascondere una caratteristica fisica; semmai – al contrario – per non rimarcarla quando non serve".
Di sicuro c'è una cosa: ci offendono sicuramente molto di più i negri che delinquono, e sono molti, che utilizzerebbero questa parola come epiteto per trincerarsi squallidamente dietro un preteso senso vittimistico (basti vedere tutta la vicenda Black Lives Matter), da quelli che, onesti e integrati, sorriderebbero facendo spallucce con un gesto di superiorità all'udire questo termine. Perché l'intelligenza non ha colore.

Trump, un grande piano di 'deregulation' per rilanciare lavoro e occupazione

Donald Trump (foto tratta dal profilo Facebook ufficiale)
Colpo di spugna, da parte di Donald Trump, verso tutte quelle leggi e leggine che impedivano una più facile la realizzazione di opere e strutture tese all'incremento dell'industria e, come diretta conseguenza, dell'occupazione negli Stati Uniti d'America.
Chiaro il messaggio del presidente: "L'amministrazione Obama-Biden aveva messo più di 600 vincoli, un regolamento crudele e persecutorio costato 2.300 dollari di media all'anno per ogni americano. Noi li togliamo per aiutare tutti i cittadini a inseguire il loro sogno".
Si tratta, in pratica, di una vera e propria 'deregulation', che prevede la revisione del National Environmental Policy Act, una legge del 1970 che poneva tutta una serie di vincoli da rispettare nella costruzione di opere.
L'obiettivo, ha spiegato Trump, è facilitare la realizzazione di autostrade, oleodotti, infrastrutture, ma anche rendere più semplici e meno onerose le ristrutturazioni domestiche che riguardino tutti i cittadini. "La nostra deregulation - ha aggiunto il presidente - garantirà a ogni famiglia un introito extra di 3.100 dollari l'anno". Per ogni nuova norma aggiunta, ha spiegato, "verranno tagliate quasi otto di quelle vecchie". "Siamo qui - ha continuato - per celebrare ed estendere la nostra storica campagna per salvare i lavoratori americani da questa eccessiva regolamentazione che uccide il lavoro". (fonte: AGI)

Milan-Bologna 5-1, tutte le pagine dei giornali

Il titolo de "La Gazzetta Sportiva"
Come nel film "I Blues Brothers" appare una luce, ma stavolta illumina San Siro e ispira soltanto i giocatori che vestono la maglia del Milan. Il 5-1 finale al Bologna è il frutto di una gara ben giocata come alla squadra rossonera non succedeva da anni, spietata e ai limiti della perfezione, e nella quale perfino le riserve riescono a dare il massimo, entrando con voglia e grinta come raramente si vede nel campionato di Serie A.
Per Saelemaekers, Bennacer e Calabria primo gol della stagione, Rebic si ripete per l'11.a volta da gennaio (azione corale stupenda), Calhanoglu insacca una rete adatta alla sua presenza in campo, ovvero inspiegabile, Donnarumma si conferma pasticcione sull'unico gol subito e falloso su un'uscita nella quale rischia un penalty dopo una grave incomprensione con Kjaer, ma i soliti pennivendoli adoranti gli danno la piena sufficienza. C'è spazio pure per il quasi esordiente Colombo. Foto ricordo senza Ibrahimovic, uscito a inizio ripresa smoccolando e con sguardo torvo verso l'ottimo Pioli.

L'articolo di "La Repubblica"

Il commento de "Il Corriere della Sera"

Le pagelle de "Il Corriere dello Sport"

Le pagelle di "Tuttosport"

Motomondiale elettrico, tutto pronto per il via

Livia Cevolini, a sinistra nella foto tratta dal web
E' annunciata e ufficiale la seconda stagione della FIM Enel MotoE World Cup, motomondiale monomarca riservato a moto elettriche, di cui Energica è costruttore unico.
E proprio Energica si è presentata sul circuito di Jerez, in Andalusia, Spagna, con il suo staff e le moto Energica Ego Corsa.
Saranno 18 i piloti MotoE che si affacceranno alla prima sfida, prevista per domenica 19 luglio.
Il calendario della stagione MotoE 2020 prevede cinque eventi e sette gare individuali, tutte svolte all’interno degli eventi MotoGP, con finale di stagione nel mese di ottobre presso il Le Mans Bugatti Grand Prix in Francia.
Per ogni evento sono previste almeno due sessioni di prove libere, la E-Pole a giro singolo e la gara.
E' Livia Cevolini, ceo di Energica, a commentare: "Dopo una riapertura in grande crescita post lockdown, è emozionante poter vedere di nuovo schierate in pista le nostre Ego Corsa". E ancora: "Per noi MotoE costituisce una grande opportunità: essere protagonisti come costruttori unici rappresenta un’occasione di visibilità mondiale e un banco di prova, unico nel settore, per sviluppare soluzioni innovative e upgrade da implementare anche nelle nostre moto stradali. È importante dal punto di vista commerciale, ma, in quanto grandi appassionati di corse, siamo anche estremamente orgogliosi di essere coinvolti in prima persona, di 'fare la storia' e avviare un percorso innovativo nell’ambito racing. Le nostre Ego Corsa, guidate da piloti incredibilmente talentuosi, stanno raccogliendo sempre più fan in tutto il mondo".

giovedì 16 luglio 2020

Milan-Parma 3-1, tutte le pagine dei giornali

La pagina dedicata al Milan da "Il Corriere dello Sport"
Il Milan supera 3-1 il Parma e continua la sua serie positiva, facendo sua una partita a due facce. Male nella prima, nella quale un Donnarumma quasi sempre promosso dalle pagelle dei giornalisti che, in massima parte, lo serbano nel cuore delle proprie squadre a Fantacalcio, commette l'ennesimo pasticcio sull'unico tiro in porta degli emiliani, in rete con Kurtic. Nella ripresa il canovaccio della gara non sembra cambiare fino al missile terra-aria di Kessie, un giocatore cambiato nello spirito e nella precisione, come tutto il resto della squadra, più attenta nel gestire i palloni e, di conseguenza, in grado di aumentare il proprio possesso palla. Un colpo di testa di Romagnoli in acrobazia (una rarità nella stagione rossonera) e un tiro preciso di Calhanoglu da fuori area (evento ancora più raro, quasi un panda calcistico) fissano il tris finale.

L'articolo de "La Repubblica"

L'inizio dell'articolo de "La Gazzetta dello Sport"

La pagina di "Libero"

Le pagelle di "Tuttosport"

Le trappole globaliste di Whatsapp e la messa in guardia di Giorgio Agamben

I 'consigli' di Whatsapp
Interessante ciò che, in maniera assolutamente 'super partes', mi 'consiglia' Whatsapp tramite una serie di indicazioni riportate nella foto di questo post. Consigli che, di conseguenza, questo 'social' regala a tutti i suoi utenti, sparsi in tutto il mondo. L'avviso è quello di controllare, chissà perché, tutte le notizie collegate al Coronavirus, e di diffidare dalle 'fake news'.
"Consulta fonti affidabili" è il consiglio di Whatsapp, "come l'Organizzazione mondiale della sanità o il Ministero della salute del tuo Paese, per ottenere linee guida e informazioni aggiornate".
L'OMS quindi, secondo Whatsapp, è una organizzazione 'affidabile'. Quella stessa che ha fornito in ritardo notizia della pandemia, la stessa che ha sbrigativamente assolto la Cina di avere scatenata un'epidemia di portata mondiale, che in maniera sfacciata ente politica condanna e diffida gli Stati Uniti di Donald Trump e che a sua volta ci consiglia di controllare le notizie e "i dati facendo riferimento ad altre fonti ufficiali attendibili, fact checker, o attraverso il chatbot dell'International Fact-Checking Network (IFCN)", in massima parte collegate a organi politici di centrosinistra, come nel caso della task force varata dal Governo Conte contro le 'fake news sul coronavirus', un 'ministero della verità' completamente in mano a personaggi legati al mondo della sinistra e della globalizzazione.
L'unica sensata da fare, a questo punto, è comportata diametralmente opposta a quella consigliata da Whatsapp. Non ascoltare l'OMS e le balle governative, ma cercare di comprendere con la propria testa le teorie dissonanti dal 'mainstream globalista, come nel caso di Giorgio Agamben, il cui ultimo libro, "A che punto siamo?", è stato recentemente recensito da Antonio Socci su "Libero" (vedi le due foto sotto).
"Quello che (Agamben, ndr) vorrebbe farci vedere - scrive Socci - è «la trasformazione di cui siamo testimoni» nella vita politica e sociale, che «opera attraverso l'istaurazione di un puro e semplice terrore sanitario e di una sorta di religione della salute». Il pensatore denuncia la trasformazione dello stato d'eccezione in una prassi che diventerà sempre più normale, finendo per liquidare la democrazia borghese parlamentare così come l'abbiamo finora conosciuta, trasformandola in un'altra cosa che non è ancora definita".
Whatsapp e gli altri 'social', Facebook in testa, con il loro farneticare di neofascismi, razzismi e populismi, inconsapevoli (o fin troppo consapevoli) dei rischi della globalizzazione e della palese 'sostituzione etnica' in atto in quella che è sempre più Eurabia, sono il vero grande nemico contro cui combattere per riaffermare la libertà di tornare a camminare per strada, a lavorare nei nostri uffici e negozi, a riaccendere quell'economia borghese tanto ostracizzata dal 'nuovo mondo' massificato della Sinistra alleata con il Grande Capitale.

Un temporale 'autorigenerante' terrorizza Palermo

L'home page del sito online del quotidiano "La Sicilia"
E' un momento drammatico per la Sicilia, terrorizzata dal diluvio che, finora, le è costato due vittime. “La situazione è molto critica su Palermo e provincia, colpite nelle ultime ore da violenti temporali e nubifragi che hanno scaricato in città impressionanti accumuli d'acqua. Caduti infatti 125 millimetri a Palermo piazza Europa, oltre 80 millimetri a Boccadifalco: si tratta di accumuli giornalieri assolutamente storici per il mese di luglio, solitamente il più stabile dell'anno. Nel contempo la temperatura è crollata fin sotto i 20°C”, ha spiegato il meteorologo di 3bmeteo.com, Edoardo Ferrara.
Ma perché è successo tutto questo? “Si è trattato di un violento temporale cosiddetto ‘autorigenerante’ - spiegano sempre da 3bmeteo.com -, ovvero di un temporale che anziché transitare rapidamente, si continuava ad alimentare in loco, scaricando impressionanti accumuli di pioggia sempre sulle stesse zone. Il temporale ha preso vita grazie al passaggio di una modesta ma insidiosa saccatura atlantica sulla Sicilia (responsabile tra l’altro dei forti temporali anche tra messinese e catanese) e ha trovato energia anche grazie alla presenza di aria calda e umida al suolo. Tra l’altro su Palermo sono andati a confluire i venti umidi dal mare con quelli più caldi dall’entroterra, esaltando ulteriormente la fenomenologia”.
Al momento dell'uscita di questo post, le operazioni di ricerca delle due persone disperse nel sottopasso della circonvallazione in via Lazio sono ancora in corso. I loro corpi non sono stati ancora recuperati da parte dei vigili del fuoco con l'ausilio di personale della Croce Rossa.

mercoledì 15 luglio 2020

Derby di Lombardia, l'Atalanta travolge il Brescia

Il risultato finale tratto dal profilo Facebook dell'Atalanta
E' andato all'Atalanta il derby numero 64 della storia contro il Brescia.
La 'straregionale' fra le due squadre rappresentanti le due città storiche rivali e più a est della Lombardia è stata a senso unico. 6-2 il risultato finale della Dea, in uno stadio deserto a causa dei provvedimenti per contrastare la diffusione del coronavirus.
La partita è stata appassionante e spettacolare, anche se, ovviamente, meno per il palato dei sostenitori delle 'rondinelle'.

Il tabellino della partita:
Atalanta-Brescia 6-2 (p.t. 4-1)
Atalanta (3-4-2-1): Sportiello (80' Rossi); Sutalo, Caldara, Djimsiti (74' Czyborra); Castagne (74' Bellanova), Tameze, De Roon, Gosens; Malinovskyi (74' Piccoli), Pasalic; D.Zapata (46' E. Colley). All.: Gasperini.
Brescia (4-4-2): Andrenacci; Semprini, Mateju, Chancellor, Mangraviti; Spalek, Dessena, Viviani (56' Tonali), Bjarnason; Donnarumma (68' Ayé), Torregrossa (61' Ndoj). All.: Lopez.
Arbitro: Manganiello di Pinerolo.
Reti: 2' Pasalic, 8' Torregrossa (B), 25' De Roon, 28' Malinovskyi, 30' D. Zapata; 55' e 58' Pasalic, 83' Spalek.
Angoli: 1-1.
Recupero: 0' e 0' .
Ammoniti: nessuno.

Le statistiche del derby tratte da Wikipedia

L'apertura del "Corriere della Sera" - edizione Bergamo

Sempre dall'edizione bergamasca del Corriere, un pezzo di 'colore'

Una parte della cronaca da "La Gazzetta dello Sport"

Le pagelle della partita secondo "Tuttosport"

Le statistiche della gara da "Il Corriere dello Sport"

Elezioni in Polonia, vince Duda e la linea di Visegrád

La prima pagina de "Il Corriere della Sera" di lunedì 13 luglio
Andrzej Duda ha vinto di misura, ma ha vinto. Un successo fondamentale che l'ha confermato presidente della Polonia.
Duda, esponente tipico del 'sovranismo' in stile Visegrad è stato rieletto al ballottaggio contro il sindaco di Varsavia, Rafał Trzaskowski, con il 51,2% delle preferenze, con lo sfidante fermatosi al 48,8% delle preferenze, una vittoria risicata come lo era stata quella precedente, ma con un numero di votanti nettamente superiore a favore del vincitore, quasi due milioni in più rispetto al 2015.
Un distacco minimo, racconta l'ISPI (Istituto per gli Studi di Politica Internazionale), che ha tenuto la Polonia (e l’Europa) con il fiato sospeso, per quello che in molti hanno definito l’appuntamento politico più importante per il Paese dalla fine del comunismo. Un esito che riflette l’immagine di una nazione comunque divisa in due. Se l’ovest e le grandi città hanno votato in massa per l’europeista Trzaskowski, candidato della ‘Coalizione civica’ dei partiti liberali, le regioni rurali dell’est si sono confermate il bastione che ha consentito a Duda di ottenere la rielezione.
Per la commissione elettorale si è trattato delle elezioni più partecipate di sempre: al primo turno l’affluenza era stata del 63% degli aventi diritto, mentre ieri a recarsi ai seggi è stato il 68,8%. Un record storico, tra i più imponenti dal 1989.
Nonostante l’impatto economico del coronavirus, la ricetta conservatrice del presidente, formalmente indipendente ma sostenuto dai nazionalisti del Partito Diritto e Giustizia (PiS), fondato dai gemelli Kaczyński, che ha la maggioranza in Parlamento dal 2015, è riuscita a convincere ancora una volta gli elettori polacchi.
Forte di una campagna elettorale particolarmente aggressiva nei confronti della comunità LGBTQ, in nome della presunta difesa di “valori nazionali e cristiani” Duda ha fatto breccia nell’elettorato più conservatore delle regioni orientali e a maggioranza rurali. La mappa del voto ricalca quindi il profilo di un Paese diviso, con caratteristiche economiche, culturali e storiche diverse tra ovest ed est.
Dall'altra parte Trzaskowski incarnava la classicia figura filoeuropeista e progressista, tanto cara ai magnati di Bruxelles, che sino alla fine hanno incrociato le dita sperando nella vittoria del loro candidato prediletto, fautore di una linea durissima verso la Russia.
La rielezione di Duda costituisce un'importante vittoria per il partito di governo (PiS). L’ordinamento polacco, infatti, assegna al Capo dello Stato un veto forte e ora l’esecutivo non ha più motivo di temere ostacoli alle riforme che più volte lo hanno posto in rotta di collisione con le istituzioni di Bruxelles. Se l'opposizione controlla ancora il Senato, infatti, la Camera Bassa (Sejm) può ribaltare le obiezioni mosse dai senatori e a quel punto solo un veto presidenziale ha il potere costituzionale di bloccare l’iter legislativo.
Durante una campagna elettorale dai toni particolarmente accesi, il leader del PiS, Jaroslaw Kaczynski – considerato da molti il leader de facto del paese –, ha suggerito che il Governo potrebbe mettere sotto controllo i media stranieri, troppo critici nei confronti dell’esecutivo.
Per la prima volta dal 1989, i due candidati alla presidenza non hanno partecipato ad alcun dibattito televisivo in comune. Incapaci di convenire su un’unica emittente, boicottandosi e rinfacciandosi l’un l’altro di intervenire solo in trasmissioni di parte, Duda e Trzaskowski hanno evitato ogni confronto diretto davanti alle telecamere.
Da parte degli sconfitti ci sono state le classiche accuse di irregolarità del voto. In molti hanno lamentato di non aver ricevuto le schede elettorali per tempo e di non essere riusciti a votare. In totale si tratta di circa mezzo milione di elettori, il cui voto però difficilmente avrebbe potuto ribaltare la situazione.
Matteo Tacconi, giornalista, commenta: "Il voto conferma che la Polonia è spaccata. Quasi due paesi in uno. Duda è prevalso nelle aree rurali, con percentuali molto alte nella fascia est del territorio. Il suo bacino elettorale corrisponde alla Polonia più conservatrice, più influenzata dalla chiesa cattolica, più scettica verso l’Europa e più lenta, a livello di passo economico. Al contrario, Trzaskowski ha vinto nelle regioni dell’ovest e in tutte le grandi città: Varsavia, Cracovia, Danzica, Poznan, Breslavia. La Polonia che lo ha votato è quella parte di Paese più prospero, più aperto verso l'Europa e i suoi paradigmi liberali. Il voto regionale si conferma un ottimo filtro per capire il quadro politico polacco e la sfida tra le due 'tribù' – populisti e liberali – che si contendono il paese da 15 anni".
Prosegue Tacconi: "A proposito di città, il prossimo obiettivo dei populisti e di Duda, fautori di un potere centrale forte, potrebbero essere i poteri dei sindaci. Diritto e Giustizia (PiS) controlla parlamento, presidenza, magistratura, radio-tv di Stato. A livello locale, però, non riesce a sfondare nelle grandi città. Sono tutte a trazione liberale. Da cui questa ipotesi, per ora un 'rumor', sul taglio del potere dei sindaci. Cosa che viene portata avanti, proprio ora, nell’Ungheria Viktor di Orban, a cui le leadership polacca in parte si ispira".

L'articolo di "Libero"

L'articolo de "Il Manifesto"

L'articolo de "La Repubblica"

L'articolo de "La Verità"

martedì 14 luglio 2020

Ester Cammarata, quando l'anima si trasforma in parole

Ester Cammarata e il suo libro (foto Bordignon)
Pigia il tasto, batti il conto, grazie e buonasera. Se incontri Esther Cammarata non pensi subito alla letteratura, piuttosto puoi tirare a indovinare quanti saranno i 'punti fragola' rimasti sulla tessera del supermercato. Già, Esther, che sui documenti si legge Ester, ma a lei l''acca', rigorosamente muta, piace moltissimo.
"Le quasi persone" è il suo primo libro, scritto chissà come, fra un cliente e l'altro, e pare ancora più impossibile, visto che l'Esselunga dove lavora, quella di via Losanna, è forse la più frequentata di Milano. E posso garantire, avendola vista in azione, che Ester non si nasconde dietro all'attesa di un compratore distratto.
Sono arrivato in ritardo alla presentazione del suo lavoro, tanta gente e molti suoi colleghi presenti, lei emozionata e occhi brillanti, quegli stessi che le dovevano luccicare quando si lasciava scivolare sulle pagine scritte a mano sul tavolo della cassa, quasi come se i secoli addietro avessero assorbito quell'angolo di spazio-tempo, catapultandola nell'aula spoglia di qualche abbazia con libri compilati da monaci amanuensi.
"Le quasi persone" è un libro thriller che non ho letto, ma su cui nutro fiducia, viste le poesie che ho con sorpresa scoperto sul sito di Ester. Non ce n'è una che non mi piaccia. Non sono banali. Sono lampi 'dark', stilettate struggenti, si adattano perfettamente alla forma del mio cuore ferito. Potreste ascoltarle con il sottofondo di "Siamese Twins" dei Cure, un ritmo ossessivo e decadente, continuo, lacerante.
"Un poeta morto non può scrivere. Da ciò si evince l'importanza di restare vivi" (Iggy Pop legge Michel Houellebecq).