venerdì 31 gennaio 2020

Milano Fashion Week, a febbraio ritorna Mad Mood

Marianna Miceli e Carmen Clemente (foto Bordignon)
Torna la Milano Fashion Week, e anche Mad Mood, il talent ideato dalla salentina Marianna Miceli, ritorna all'ombra delle guglie del Duomo per la settima volta. La versione di febbraio vedrà un solo giorno previsto per le sfilate Fall/Winter '21, il 18 febbraio, nell'elegante scenario del Magna Pars Hotel di via Tortona.
Tra gli stilisti presenti Sajas, Madamm, Giuliasiem e Suzana Peric, ma come sempre non mancheranno le proposte pugliesi. Nella due giorni di settembre, a trionfare era stata proprio la moda del Made in Puglia, grazie alla presenza, fra gli altri, di Carmen Clemente, Carol Cordella, Isabella Di Matteo e Dalila Recchia, cui si erano aggiunti un nutrito numero di designer stranieri provenienti da Belgio, Kazakistan, Argentina, Spagna e Stati Uniti.
L'immagine della donna curvy era stata la grande protagonista della sesta edizione, con la vulcanica Marianna sempre alla ricerca di nuovi temi, stimoli e idee. Moda ma non solo, Mad Mood è stato e continua ad essere infatti anche promotore del territorio pugliese, coniugando fashion e arte, cultura ed eccellenze del territorio. (tutte le foto di Massimiliano Bordignon)

Vuoi leggere altre notizie di moda? La fashion in Carelia: Nord Light Fashion Show





giovedì 30 gennaio 2020

L'Alta Velocità fa schizzare il PIL, la conferma da uno studio

Il professor Ennio Cascetta (foto Bordignon)
Non solo fra Nord e Sud, ma anche fra TAV e NO TAV: l'Italia si divide in due fra una parte più ricca, quella delle città dotate di una stazione dell'Alta Velocità, o che si trovino a una prossimità inferiore alle due ore, e quelle delle città che superano questa distanza. In ambito economico, una differenza fra i 7 e i 7 punti e mezzo di PIL, con un peso superiore a quello del reddito pro capite.
Ne ha parlato, a Milano, Ennio Cascetta, professore di Pianificazione dei Sistemi di Trasporto presso l'Università di Napoli, durante la 48.a edizione della European Transport Conference, andata in scena al Politecnico. Anche perché, ha spiegato Cascetta, il nesso tra sviluppo infrastrutturale e crescita dell'economia è diretto, ed è per questo che diventa perciò assolutamente necessario completare la rete dell'Alta Velocità, specie al Sud, velocizzando la Salerno-Taranto e la Napoli-Palermo, portando così il 76% degli italiani a non più di un'ora di strada dalla più vicina stazione TAV.
Così commenta Cascetta, in esclusiva: "L'Alta Velocità in Italia è stata un grande successo, è un progetto che ha cambiato il Paese. All'interno del Paese, poi, l'Alta Velocità ha aumentato la divisione fra l'Italia TAV e quella NO TAV, ovvero quella parte che ne è esclusa".
(foto di Massimiliano Bordignon)

Seconda guerra fredda, Italia fuori dai giochi

Maurizio Molinari (foto Bordignon)
C'erano anche Ferruccio De Bortoli e il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, alla presentazione dell'ultimo libro di Maurizio Molinari, dal titolo "Assedio all'Occidente. Leader, Strategie e Pericoli della Seconda Guerra Fredda", ultima di 21 fatiche pubblicate dal direttore de La Stampa, che ha come tema le vicende internazionali che stanno contrassegnando l'epoca successiva alla fine del duopolio Stati Uniti-Unione Sovietica, una caduta dei muri che erroneamente aveva fatto credere a una prossima pacificazione mondiale, e che invece è stata il prodromo di nuove inevitabili divisioni. La Russia di Vladimir Putin e la Cina di Xi Jinping procedono nel tentativo di trasformare l'Europa in un terreno di conquiste, politiche ed economiche, al fine di allontanare gli Stati Uniti dai loro alleati. Gli interventi russi in Georgia e Crimea, le imponenti infrastrutture cinesi a cavallo dell'Eurasia e il mosaico del nuovo 'sentiment' sovranista descrivono i contorni di una nuova Europa, mentre le testate nucleari vengono sostituite dalle armi digitali e informatiche.
Lo stesso De Bortoli, al mio microfono, sottolinea: "Questo libro ci spiega quanto sia complesso il quadro geopolitico e di come le democrazie liberali, fra cui la nostra, siano sottoposte a un assedio sia da parte cinese, che da parte russa. Con armi diverse, ma con tante sfide, soprattutto sul versante delle tecnologie, sul tema delle libertà personali e dei diritti umani, che disegnano un quadro inquietante". Prosegue De Bortoli: "Certo, non siamo nella guerra fredda con un pericolo nucleare, siamo in una fase in cui dovremmo aprire gli occhi, ma noi italiani siamo molto ripiegati su noi stessi, come dimostra la vicenda libica nel Mediterraneo, in cui dovremmo avere un ruolo diverso, e purtroppo questo non accade". Una guerra fredda diversa nel clima: "I missili di Cuba per fortuna non ci sono più. Mi domando cosa sarebbe accaduto se in quegli anni ci fossero stati i social network. Forse non sarebbe stato possibile realizzare trattative sotterranee. Mi chiedo però dove siano finite quelle armi nucleari, soprattutto con il disfacimento del blocco sovietico, che poi è un tema che si ripropone con l'Irak, che vuole la sua arma nucleare e che ha conseguito l'arricchimento dell'uranio, rappresentando una minaccia ulteriore per Israele, per un quadro generale spezzettato e complesso". (foto di Massimiliano Bordignon)

Martina Zoiro, il trespolo parlante di Fair Play & Football

Piccolo spazio 'rosa', dedicato a Martina Zoiro, scoperta questa sera sul 'trespolo' di una trasmissione intitolata "Fair Play & Football", trasmessa dal geniale canale monotematico Top Calcio 24, e impreziosita dalla 27.enne comasca, della quale ho subito cerato online qualche riferimento.
Gambalunga, si mette evidenza subito con una 'topica', definendo Milan-Juventus di Coppa Italia come finale invece che semifinale e altri ameni commenti precotti in chiave sportiva.
Lo stile è quello della trasmissione dal contenuto incomprensibile, costruita per raccogliere sponsor ed esibire la valletta di turno, con sturboabitino d'ordinanza, format già visto in Calcissimo TV, altra trasmissione acquisita dalla rete di Fabio Ravezzani, nulla a che vedere con le meravigliose dirette cheallietano i miei pomeriggi con intenditori veri come Carlo Pogliani e Orfeo Zanforlin.
Attendo con ansia la prossima 'scosciata' della Zoiro, esaltata dal trespolo televisivo su cui pare stare davvero a suo agio.

mercoledì 29 gennaio 2020

Economia globale, il libro di Deaglio, tempo di incertezze

Mario Deaglio prima della conferenza (foto Bordignon)
E' stata presentata a Milano la 24.a edizione del Rapporto sull'Economia Globale e l'Italia, curata da Mario Deaglio, professore emerito di Economia internazionale Università di Torino, e quest'anno intitolata "Il tempo delle incertezze". Perché piena di punti di domanda è l'attuale situazione del mondo moderno, economico e no: in campo internazionale tengono banco la politica americana di rottura del multilateralismo, l'incertezza sull'Unione Europea e il fenomeno della Brexit, cui si aggiungono i pericoli seminati a tutti i livelli dal Coronavirus cinese. In Italia, complici gli ultimi governi, sono stati congelati i piani di spese e investimenti di famiglie e investitori. Dopo gli anni della Grande recessione la ripresa si è rivelata anemica in tutti i Paesi avanzati, con l'Italia ultima della classe in termini di crescita economica. Sempre nella Penisola, ben 54 miliardi di investimenti potenziali non vengono realizzati e il loro equivalente ingrandisce le riserve che gli italiani tengono nei portafogli, per impiegarli nel futuro, con un risparmio netto passato, dal 2000 al 2018, dal 6% al 3,3% del PIL.
Commenta Deaglio, relativamente alla situazione italiana: "Noi adesso abbiamo due anni per metterci a posto, quelli di questa legislatura: se non li sfruttiamo saremo sempre alla deriva, se li sfruttiamo potremo riprendere a crescere".
Auditorium pieno, quello di Assolombarda, con diverse presenze di rilievo, fra cui quella dell'ex ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, Elsa Fornero, dell'ex presidente del Tribunale di Milano, Livia Pomodoro, del professore e statistico Renato Mannheimer, e il professore Alberto Martinelli, già Preside della facoltà di Scienze Politiche della Università degli Sudi di Milano. (tutte le foto di Massimiliano Bordignon)


martedì 28 gennaio 2020

Olio Officina Festival, la nona edizione fra cultura e arte

Luigi Caricato (foto Bordignon)
E' stata presentata a Milano la nona edizione di Olio Officina Festival, il grande evento dedicato all'oro giallo ideato da Luigi Caricato, oleologo salentino che ha eletto Milano come centro della propria attività.
"L'Olio dei Popoli" è il titolo dell'evento di quest'anno, a ingresso libero, degustazioni a parte, che si svolgerà lungo l'arco canonico di tre giorni, dal 6 all'8 febbraio, nella consueta sede del Palazzo delle Stelline. Nulla di più lontana da una fiera dell'olio, la manifestazione prevede assaggi di olio in purezza e in abbinamento, design e arte, gastronomia e rappresentazioni sceniche, senza dimenticare il mondo del marketing e della pubblicità, tutto con un denominatore comune: l'olio, di cui verranno premiate le migliori confezioni e le personalità che maggiormente hanno inciso nell'ambito culturale del mondo olivicolo.
E' lo stesso Caricato a sottolineare: "Il fatto di portare sulla scena non solo i protagonisti del mondo dell'olio, ma anche quelli che lo vivono indirettamente, fa sì che si riesca a creare un concetto importante, l'olio come marcatore culturale, che è alimento, ma anche qualcosa che incide sulla nostra cultura e sul nostro modo di vivere". (tutte le foto di Massimiliano Bordignon)



domenica 26 gennaio 2020

Kobe Bryant, il cordoglio del Milan per la morte del mito del basket

Il Milan, tramite il proprio profilo Twitter, si dice "choccato" per la morte di Kobe Bryant, caduto con il proprio elicottero che utilizzava spesso per i suoi spostamenti.
Bryant, una delle più grande 'stelle' di sempre del mondo NBA, uno dei più grandi sportivi della storia, ha vissuto per molti anni in Italia, parlava perfettamente l'italiano ed era un grande tifoso della società rossonera, che più volte era andato a vedere a giocare a San Siro e a Milanello.
Quando Bryant, il cui padre Joe ha giocato per molti anni a Reggio Calabria, Pistoia e Reggio Emilia, si ritirò dall'NBA dopo avere per ben cinque volte il titolo di campione, il Milan lo omaggiò con uno splendido tweet: "Gli eroi vanno e vengono, ma le leggende sono per sempre".



Kobe Bryant addio, l'incredibile morte di una leggenda dello sport

L'apertura del sito di Fox News con l'annuncio
Non posso credere che Kobe Bryant sia morto e ci/mi abbia lasciato. Lui, supereroe buono dei miei nemici, i Los Angeles Lakers, uno dei più grandi giocatori di sempre del basket e dello sport mondiali.
Bryant, che rappresentava un perfetto trait d'union fra la pallacanestro d'oceano e il nostro piccolo mondo della palla a spicchi, lui che parlava italiano perfettamente, merito dei suoi lunghi trascorsi nella Penisola a causa del padre, Joe Bryant, cestista di lungo corso nella nostra Serie A. Lui, grande tifoso milanista. Tante scuole, parchi e campetti porteranno il tuo nome d'ora in avanti, grande Kobe. Ma questo non ci consolerà. Addio campione.

sabato 25 gennaio 2020

"La Repubblica" si inventa il neonazismo dilagante il giorno prima delle elezioni

Trasformare una notizia di secondo piano in 'apertura'...
Essere di Sinistra non significa essere stupido o in malafede. Anzi. E' quasi normale abbracciare ideali nobili, specie in gioventù. I titoli de "Il Manifesto" mi hanno sempre divertito. Diretti, chiari nel loro prendere posizione. L'opposto del cialtronismo de "La Repubblica", classico becerame da Sinistra salottiera, autocompiacente verso le falsità disseminate a piene mani per creare notizie false (le famose 'fake news') e diffondere demagogia.
E' il caso di questa disgustosa prima pagina pubblicata oggi (immagine a lato), una foto di un fatto spiacevole di cronaca locale, degno di una pagina interna (forse piuttosto indietro, nella cronaca, appunto, locale) una bravata di qualche stupido idiota eretta a totem di un inesistente pericolo neonazista incombente, guarda caso, il giorno prima delle elezioni che oppongono al fortino comunista emiliano, l'Emilia Romagna, l'avanzata del Centrodestra, o almeno così viene ancora definito, capeggiato dalla Lega di Matteo Salvini. Che tutto è fuorché di Destra. Piaccia o non piaccia ai salotti della Sinistra radical-chic, Salvini piace perché è 'popolare', non 'populista', perché va tra la gente e vive tra la gente, cosa che questo giornalismo becero non sa o non vuole sapere. La frase "Juden Hier" vergata dallo 'stupido ignoto' è un attentato all'intelligenza di chi l'ha scritta, il titolo "Juden Hier" del giornale di Eugenio Scalfari è un attentato alla nostra libertà di informazione.

venerdì 24 gennaio 2020

Grande distribuzione sulla via della sostenibilità e della filiera responsabile

Giorgio Santambrogio, presidente di ADM
La grande distribuzione ha intrapreso la via sempre più evidente di uno sviluppo sostenibile. E’ quanto è emerso dall'incontro organizzato a Milano da The European House Ambrosetti e Associazione Distribuzione Moderna, in cui si è ribadito come il 60% dei gruppi del settore riconosca come strategica la sostenibilità, una percentuale assai maggiore rispetto alla media nazionale.
La riduzione della plastica, la diminuzione delle emissioni, la tracciabilità e la tutela del benessere animale sono sempre più strategici, in particolare nei prodotti MDD, ovvero la marca del distributore, quella che in pratica porta il nome non di un brand più o meno famoso, ma del supermercato di pertinenza.
In questo sistema, la grande distribuzione assume un ruolo sempre più importante per il Mezzogiorno, sia per quanto riguarda i negozi di vicinanza, ma soprattutto per quanto concerne l'occupazione dei giovani e quella femminile.
La dichiarazione di questa nuova responsabilità sociale è stata fatta congiuntamente da tutti i rappresentanti della distribuzione moderna, ovvero Giorgio Santambrogio (presidente ADM), Marco Pedroni (presidente Coop Italia), Francesco Pugliese (AD Conad) e Claudio Gradara (presidente Federdistribuzione): “La Distribuzione Moderna vuole essere un forte propulsore dello sviluppo sostenibile del Paese, anche attraverso ciò che viene fatto con la Marca del Distributore. Ci siamo quindi rivolti alla filiera per stimolare comportamenti etici e responsabili, in linea con la nostra visione e con le nuove esigenze dei consumatori. Il tema del lavoro in agricoltura è estremamente critico: occorre prendere iniziative per garantire legalità e rispetto dei contratti. Per questo abbiamo assunto l’impegno di lavorare, a partire dal 2021, solo con fornitori agricoli che ci assicurino queste condizioni attraverso l’iscrizione alla “Rete del lavoro agricolo di qualità”. Sarà necessario impegnarsi a fondo, da parte nostra e dei nostri fornitori ma anche da parte delle istituzioni, che devono aiutarci rendendo semplice e veloce l’iscrizione delle imprese agricole alla 'Rete del lavoro agricolo di qualità'. Siamo convinti che lavorando insieme, imprese e istituzioni, si possano ottenere risultati importanti, per sconfiggere una piaga che affligge il nostro Paese”.

giovedì 23 gennaio 2020

Premio Risorsa 23-01-20: massacratore di polacca, Tunisia

Ho appena assegnato la prima edizione del Premio Risorsa, che subito mi tocca consegnare la seconda. Il 'fortunato', questa volta, arriva dalla Tunisia, quella stessa pacifica nazione che ha fornito il presunto spacciatore del Pilastro cui Matteo Salvini ha fatto visita, fra strepiti, urla di disapprovazione e interrogazioni parlamentari, italiane e nordafricane.
Stavolta, però, la Tunisia c'entra in maniera conclamata, è stato lo stesso campione, bontà sua, ad autodenunciarsi. Il 41enne vincitore della seconda edizione del Premio Risorsa ha infatti ucciso una donna polacca di 51 anni a botte, nel vero senso della parola.
Leggo, stavolta da "Il Giornale di Vicenza": "Pare che il delitto sia avvenuto al culmine di una lite tra i due... La donna sarebbe morta in seguito alle violente percosse subite... Sul corpo della vittima, infatti, sono state notate le conseguenze di un forte pestaggio". Ci sta. Probabilmente il tunisino avrà sentito delle voci, non era stabile psichicamente, e poi, racconta ancora il giornale, fra i due c'era anche un tenero affetto, si conoscevano da tempo, probabilmente si sarà trattato di uno slancio emotivo. Sono certo che un avvocato anche di medio calibro riuscirà a ottenere, per questa risorsa fondamentale per l'economia futura del nostro Paese, la semilibertà.
"Stando a quello che il magrebino ha riferito alla polizia, avrebbe avuto una lite per futili motivi", prosegue l'articolo, che conclude con un mirabile esempio di humana pietas, che non potrà che alleggerire la pena del nordafricano: "L’uomo ha raccontato di essersi svegliato e di aver trovato l’amica distesa a terra, priva di vita. Sarebbe quindi fuggito per paura. Arrivato a Genova, non si sa ancora per quale motivo, è andato in Questura. «Sono preoccupato, forse ho ucciso una donna durante una lite», sono state le sue parole".
Eccoti il premio, maghrebino, con tanto di bacio perché c'hai pure sofferto.

mercoledì 22 gennaio 2020

Premio Risorsa 22-01-20: sconosciuto straniero lanciatore di acido

L'articolo de "Il Gazzettino" sulla pagina di Padova
Inauguriamo con un 'milite ignoto' la prima edizione del Premio Risorsa, un virtuale riconoscimento che va a esaltare le gesta dei tanti 'disperati' che la nazione italiana accoglie all'interno dei suoi confini e che, secondo gli esaltatori dell'accoglienza, saranno coloro cui dovremo rivolgere un sentito 'grazie' se un giorno avremo una sia pur pallida parvenza di pensione minima.
Giusto ringraziare costoro e le gesta che, quotidianamente, compiono nei confronti di cittadini italiani, con o senza pensione, o stranieri come loro.
Questa prima edizione va, appunto, a un 'ignoto' ma, come sottolinea Il Gazzettino, quotidiano del Nordest scevro da simpatie leghiste, sicuramente 'straniero'.
Il gesto che idealmente esaltiamo è l'aver gettato dell'acido addosso al titolare di una gioielleria di Padova. Un gesto coraggioso, un passo in avanti nella strategia degli Arsenio Lupin della rapina, un colpo davvero in guanti bianchi, non a caso avvenuto in una zona, guarda caso, presidiata da spacciatori, quegli stessi cui si è rivolto fra schiamazzi e tanto sdegno, Matteo Salvini nel quartiere del Pilastro a Bologna.
Per questo l'edizione di oggi del premio va a: sconosciuto, straniero.

martedì 21 gennaio 2020

Violenza islamica sui bambini, la Lega chiede di aprire gli occhi

Isabella Tovaglieri
La violenza islamica non tende a diminuire, ma pervade la presenza della comunità musulmana in Italia. Potremmo aggiungere 'ovunque', visto che pare essere insito nel 'credo' di questa fede il desiderio stesso della conquista e della sottomissione del 'miscredente'.
E' quanto è successo ai bambini del Centro Islamico di Monza, fortunatamente chiuso dai Carabinieri, presi a bastonate e ceffoni dai 'religiosi' perché rei di non avere imparato bene non solo le 'leggi' del Corano, ma anche la lingua araba stessa.
Al riguardo vale la pena riportare la posizione di Isabella Tovaglieri, eurodeputata lombarda della Lega: "Ancora una volta i precetti dell’Islam vengono imposti con la forza e la brutalità persino ai bambini di 5 anni! Educare con la violenza significa educare alla violenza e noi in Italia non vogliamo scuole coraniche che insegnino ai giovani l’odio, l’intolleranza e la prevaricazione verso chi ha opinioni e fedi diverse. Si tratta di episodi gravissimi e intollerabili – ha proseguito l'europarlamentare - che ci obbligano a impegnarci per contrastare il processo di islamizzazione in corso in Lombardia e nell’intero Paese, dove il fanatismo viene inculcato fin da bambini attraverso metodi educativi improntati alla sopraffazione". 
Vale Interessante la chiusura della Tovaglieri, legata alla inconcepibile costituzione di un partito islamico in terra lombarda, con tanto di candidato sindaco al seguito: "Dopo il recentissimo caso di Magenta, dove è stato costituito un partito di ispirazione islamica con un candidato sindaco musulmano, questo nuovo episodio ci impone di tenere gli occhi aperti sui metodi e sulle finalità con cui la cultura musulmana si sta diffondendo nei nostri territori".

Auto elettriche, servono incentivi

Gian Primo Quagliano e Luca Patanè (foto Bordignon)
Incentivi per le auto elettriche, se ne è parlato a Milano, nell'elegante cornice dell'Hotel Westin Palace. “Per il nostro Paese occorre una grande campagna di incentivi alla rottamazione per l’acquisto sia di auto elettriche che di nuove auto ad alimentazione tradizionale”. Lo ha affermato Gian Primo Quagliano, presidente del Centro Studi Promotor, nella 27.a conferenza stampa annuale organizzata dal centro sulle prospettive del mercato dell’auto.
Per l’Italia l’obiezione all’introduzione di significativi incentivi alla rottamazione è che la situazione economica non consente di sostenere il grande sforzo per rinnovare in maniera significativa il parco circolante. La nazione italiana è l’unica ad economia avanzata che non abbia ancora superato la crisi del 2008, già oggi la più lunga dall’Unità, mentre il PIL pro capite 2018, contrariamente a quanto avviene in tutta l'Unione Europea, con l’esclusione della sola Grecia, è più basso di quello del 2001 (-3,96%). Esistono però formule di incentivazione alla rottamazione che possono dare una spinta anche al PIL ed essere a costo zero, perché il bonus viene completamente recuperato attraverso il gettito IVA sulle auto immatricolate in più.
Una formula di questo tipo fu adottata proprio in Italia con i primi incentivi alla rottamazione del 1997, che determinarono una crescita delle immatricolazioni del 39%, un gettito aggiuntivo per l’Erario di 1400 miliardi di lire e una crescita del PIL calcolata dalla Banca d’Italia in 0,4 punti%.
“Nel 2020 – ha affermato Quagliano – le immatricolazioni supereranno la soglia dei 2 milioni e si attesteranno a quota 2.010.000 (+5%), un risultato tutto sommato modesto (-19,4% sui livelli ante-crisi). Se vi fosse però una efficace campagna di rottamazione come quella che proponiamo anche le immatricolazioni nel 2020 avrebbero un notevole impulso che consentirebbe di colmare il divario rispetto ai livelli ante-crisi”.
Ancora Quagliano ha poi esaminato le prospettive per l’auto elettrica e per quella a guida autonoma. “L’auto elettrica arriverà perché la vuole la gente, la politica, le case auto, le compagnie elettriche e il più grande mercato del mondo: la Cina”. Il processo sarà molto lungo anche perché nel mondo, alla fine del 2018, circolavano 1,4 miliardi di autoveicoli. Gli anni ‘20 di questo secolo dovrebbero però vedere il decollo della mobilità elettrica. Perché ciò accada occorre un radicale cambiamento nei comportamenti delle autorità politiche che, finora, salvo eccezioni, hanno posto soltanto limiti alle emissioni e alla circolazione di determinati tipi di auto. Poiché l’impegno economico per passare all’elettrico sarà di enorme portata, i governi dovranno impegnarsi a sostenere l’industria, nella fase di transizione, a favorire il ricollocamento dei lavoratori espulsi dal processo produttivo per il fatto che l’auto elettrica è notevolmente più semplice da produrre rispetto agli standard tradizionali e soprattutto gli Stati dovranno sostenere gli automobilisti per accelerare la scelta di auto elettriche.

lunedì 13 gennaio 2020

I soliti anti-Trump in uno stanco freddo pomeriggio milanese

La solita 'parata' anti Trump: questa è del 20 gennaio 2017
Breve storia dalla Milano 'accogliente': esco di casa alle 6 del pomeriggio per andare in un negozio di cineofotovideo, ecc, ecc, di Piazza della Repubblica, alla ricerca di un microfono 'a pulce' che non troverò. Vengo raccolto da un taxi di passaggio e, nel traffico cittadino, scambio quattro chiacchiere con l'ineffabile tassista (categoria a fianco della quale mi schiero a spada tratta, contro i vari Uber, ciclisti, pedalò, varie ed eventuali). Per arrivare alla località designata infiliamo via Turati. Camionette della polizia di qua, camionette della polizia di là, le lampade blù indaco poste sopra alle auto risaltano nell'oscuro pomeriggio invernale. Che sarà? All'angolo con via Moscova (credo), scopro l'arcano, con un manipolo di pirloni saltellanti, con tanti striscioni e bandiere rosse, più alcuni bianchi con scritte rosse, talvolta nere. Non riesco a leggere nulla, ma so che lì, a pochi metri, c'è il consolato americano. E poi, fatidica, con la coda dell'occhio destro, scopro la parola "Iran".
Non ci voleva molto a immaginare che il solito branco di nullafacenti sinistrorsi si sarebbe riversato nelle vie (sempre di meno, ovviamente, rispetto al passato) milanesi e italiche, belando proteste contro il 'boia' americano. Le manifestazioni della Sinistra sono come le colonne delle auto a Ferragosto, si può mandare in onda il servizio dell'anno prima.
Non ho visto la classica bandiera a stelle e strisce in fiamme, né tanto meno il fantoccio di Donald Trump, ma il ragionamento è quello: questa gente continua a giustificare chiunque professi la fede islamica così, per partito preso, perché chiunque non sia 'occidentale' per loro è intrinsecamente 'più buono', spogliato di un peccato originale che macchia le coscienze di noi 'bianchi' (di sicuro la pensa così Carola Rackete). Gli americani sono accettabili se comandati da un 'negro', pigmentazione della pelle che rende accettabile a costoro qualsiasi stronzata venga commessa in nome di chicchessia. Trump è invece l'incarnazione del 'male', dei 'redneck' dell'ovest, rappresenta soltanto qualche sperduto bovaro isolato nel suo ranch, chissà come avrà mai fatto a vincere. Bovari che diventano pecorai, oppure contadini, oppure operai, insomma ignoranti: quelli che hanno votato Brexit, gli stessi che votano Lega e Salvini, più la Meloni. Spontaneo mi esce dalla bocca un "Ma andate in culo, vah...". Applausi del tassista.

giovedì 9 gennaio 2020

Un caro saluto da Un Buon Padre di Famiglia

Un caro saluto da 'un buon padre di famiglia'. E' la frase che ho scritto, con garbo e senza alcuna inseminazione d'odio, sulla pagina Facebook di Sara Spadafora, consigliere comunale PD presso il Comune di Cesano Maderno che, a questa 'sentenza', pronunciata da un collega della Lega, Andrea Monti, ha replicato rimproverando il leghista di avere utilizzato una frase 'obsoleta e sessista'.
Inutile commentare la percezione semantica della Spadafora che, seguendo la discesa nel ridicolo della Sinistra negli ultimi lustri, è riuscita a scavare andando oltre, definendo la sopracitata frase parte di "una certa terminologia sessista".
Ognuno, ovviamente, è libero di pensarla come crede sulla sintassi e sulla grammatica; figurarsi che proprio ieri, a Milano, una scrittrice ungherese di cui ignoro il nome, ha perorato questa causa così 'profondamente femminista', tanto da presentarci un libro.
Una volta 'sparata' la frase, però, dobbiamo anche immaginare che qualche reazione arrivi inesorabile. Compreso, da chi evidentemente non conosce l'educazione, l'insulto. Anche se, come giustamente scrive Cristina Gauri su "Il Primato Nazionale" di dicembre, "ci saremmo tutti dovuti evolvere digitalmente in questo senso: sviluppando cioè 'anticorpi cognitivi' che ci permettessero di non rimanere invischiati come prede nei meccanismo dell'odio". Insomma, il web si sa com'è, vale per tutti e anzi, soprattutto erutta fiele da Sinistra, visto anche il movimento in chiave numerica e il potere mediatico presente a quelle latitudini.
La Spadafora, però, preferisce l'ovvio e inevitabile vittimismo in pieno stile Sardine, e così scrive sul proprio profilo Facebook: "Sono oggetto di forte polemica e di attacchi violenti alla mia persona e alla mia professionalità per avere lecitamente ed educatamente espresso sulla mia pagina personale fb il mio pensiero a proposito del persistente utilizzo dell'espressione 'buon padre di famiglia'". E giù a immaginare 'padri padroni' con la cinghia in mano mentre vittimizzano povere donne gridando loro in faccia "Io sono un buon padre di famiglia!!!".
Come detto, ognuno ha le proprie opinioni. Si evitino però lamenti e piagnistei cercando, magari, di puntare su argomenti di maggiore sostanza. Perché è vero, le opinioni sono opinioni, ma le stronzate sono stronzate.

sabato 4 gennaio 2020

La pagliuzza nell'occhio di Trump, la trave in quella di Obama

La prima pagina del Corriere della Sera
Curioso leggere i commenti della 'rete' legati alla morte del generale iraniano Qasem Soleimani, ucciso per mano degli Stati Uniti di Donald Trump ed esponente di spicco della dittatura di Teheran, nazione che da decenni ha dichiarato guerra all'Occidente e sta cercando di creare una grande nazione sciita in Medio Oriente (non bastasse ciò che rappresenta essa stessa).
I 'pacifisti' dell'ultima ora, dimentichi che spesso è meglio prevenire che curare, temono che le ritorsioni iraniane (che probabilmente ci saranno) portino a quella guerra che l'Iran meditava da tempo di scatenare. Le violente dimostrazioni contro l'ambasciata americana a Teheran non ne erano che un antipasto. Per non fare la fine di Jimmy Carter, bene ha fatto Trump a usare il pugno duro, imponendo la legge del più forte (si auspica). Probabilmente, in questo modo, una guerra verrà evitata e, se così non fosse, non bisogna continuare a nascondere che gli islamici sono naturali nemici, non solo degli Stati Uniti, ma di tutta la civiltà occidentale, noi europei compresi, per cui un 'redde rationem' si renderà in ogni caso necessario.
Patetici alcuni commenti del calibro 'molti giovani soldati moriranno': non credo che chi faccia di mestiere il soldato lo faccia per recare fiori al nemico, bensì per difendere il territorio nazionale o, come nel caso americano, mantenere quella posizione di forza del proprio Paese in ambito internazionale, usando non certo gerle ripiene di pere e mele, ma mitragliatori agli infrarossi e 'bombe intelligenti'.
Fra l'altro, gli amabili critici di Trump sono i primi che, invece, applaudivano le azioni guerrafondaie di Barack Obama, forse perché inconsapevolmente 'razzisti' e, di conseguenza, portati a credere che lo 'Zio Tom' della Casa Bianca, con quell'amabile pelle scura, fosse naturalmente portato alla pace e alla bontà fra i popoli. Non proprio quanto accaduto durante e successivamente al disastro libico, in cui gli Stati Uniti si sono resi protagonisti, assieme alla Francia, dell'eliminazione di Mu'ammar Gheddafi, o in quello forse addirittura peggiore dei Fratelli Musulmani, movimento dipinto come 'libertario' e che ha invece gettato nel caos l'intero Medio Oriente.
L'azione di Trump è senz'altro rischiosa, ma confrontarla e paragonarla con le autentiche 'stronzate' (quando ci vuole ci vuole) perpetrate in politica estera dal marito di quella Michelle Obama che Rula Jebreal vuole a tutti i costi intervistare al prossimo Festival di sanremo (ennesima sciatta operazione di marketing 'buonista' compiuta sulla pelle degli italiani) è alquanto improvvido. "Il mondo ha paura", titola il giornale dei 'compagni', ovvero "La Repubblica": il mondo ha ragione di avere paura da quando si è consentito al cancro musulmano di colonizzare le strade d'Europa e dell'Occidente in genere. Non arriverà mai troppo tardi l'ora di cominciare di sbarrargli la strada.

venerdì 3 gennaio 2020

Radetzky e la marcia nazista, censura ridicola

Josef Radetzky interpretato da George Gagnidze a Verona
In pochi sono esperti veramente di musica classica, ma tutti, o almeno quasi tutti, abbiano ascoltato il mitico Concerto di Capodanno, lo hanno fatto nella trepida attesa del magico momento: la Marcia di Radetzky, o Radetzky-Marsch, scritta da Johann Strauss Padre, che da sempre chiude in gloria la manifestazione viennese, immergendoci in un meraviglioso quanto leggendario clima di nostalgia da impero asburgico.
Da oggi, tutti noi, me compreso, dobbiamo essere consapevoli di avere commesso uno psicoreato: intimamente ci siamo avvicinati, senza saperlo, a una espressione di chiaro spirito nazista. E già, perché 'finalmente', da quest'anno torneremo 'liberi', perché il maestro lettone Andris Nelsons, ha deciso di fare eseguire quello che per molti è ancora un vero e proprio 'inno' legato al mai dimenticato Cecco Beppe, “nazista”.
Riporto da "Il Fatto Quotidiano": "Le composizioni di Strauss sono in molti casi non orchestrate: in questo caso era stata pensata per un’orchestra di piccole dimensioni, perciò l’arrangiamento musicale eseguito fino ad oggi, che tutti conosciamo, è quello realizzato da Leopold Weninger (sconosciuto, a me e ai più, ndr) musicista austriaco che nel 1932 aderì al partito nazista, che lo riprese modificandone alcune parti per renderle più incalzanti, per aiutare la propaganda del partito. Nelsons aveva suggerito di modificarne alcune parti per liberare il brano da scomodi retaggi “nazisti” sottotraccia, recuperando un’orchestrazione precedente, libera da tutte le modifiche sedimentate nei secoli".
Insomma, nessuno o quasi di noi, comuni mortali, che si accosta alla musica classica giusto immaginandola interpretata dai valzer di Strauss e dalla famosa marcetta, finora ha preso un grosso abbaglio, venendo inconsapevolmente condotto da una mano maligna verso note militaresche e assassine. A quanto pare, la nuova esecuzione non dovrebbe essere molto diversa dall'originale. A maggior ragione è quindi decisamente assai idiota modificarne lo splendido ritmo a cui si era, in maniera assolutamente innocente, legati.

giovedì 2 gennaio 2020

Anno nuovo, extracomunitari vecchi: nigeriano sferra un pugno a ragazza senese

Una scena di violenza che arriva, guarda caso, dalla Nigeria
Comincia l'anno nuovo, ma quella piccola criminalità che spesso sfugge alle statistiche della 'sicurezza' che ci vengono elargite dal mainstream di giornali e televisione rimane sempre la stessa, e, anche nella prima notte dell'anno la classica aggressione. Roba normale nelle città nostrane, nel caso particolare, a Siena. Motivo del contendere, informa l'ANSA, un alterco scoppiato nell'attesa di un taxi per questioni sul diritto di precedenza (boh?...). Vittima dell'episodio una ragazza, età indefinita, mentre il protagonista autore del 'vil gesto', un 31enne nigeriano residente nella città del Panforte (qualche 'sardina' accogliente lo definirebbe un... senese), poi rintracciato dalla polizia, sottolinea sempre l'ANSA, e denunciato in stato di libertà per lesioni gravi. La donna ha ricevuto una prognosi di 30 giorni.
Chissà se l'africano finirà mai in galera a marcire per lungo tempo come meriterebbe. A parti invertite, l'episodio sarebbe stato denunciato in prima pagina dai 'compagni' de La Repubblica come grave atto di razzismo. Così, invece, finirà in cavalleria, e qualche ossequioso avvocato lacché dei 'migranti' riuscirà a impedire la gattabuia per il bisognoso galantuomo. Difficile che in Nigeria conoscano la "chanson de geste", e l'antico motto che 'una donna non si sfiora nemmeno con un dito'.

mercoledì 1 gennaio 2020

Buon 2020 a tutti, con un goccio di odio...

Buon 2020 a tutti. Ma non sarà di sicuro un anno tutto rose e fiori. Chi per coerenza, come il sottoscritto, ha deciso da tempo di non fare sconti al pensiero della plebaglia comune, quella 'ammaestrata' da papi e bravi governanti, sarà costretto a denunciare il marasma maligno in cui dibattiamo da tempo, sebbene in molti abbiano deciso di rialzare la testa e dire un forte e chiaro 'basta' a questa decadenza di costumi e d'intelletto. Con buona pace di 'sardine' e 'buonisti' di giornata. Del resto, aggiungo, il mio non è un odio qualsiasi, istintivo o sgangherato. Il mio odio è più che motivato, pensato e mirato: verso di voi. Comunque, buon 2020 a tutti, ma proprio a tutti. Anche a quelli che, mi auguro, si leveranno presto di torno dalle mie vicinanze per tornarsene a casa propria.