giovedì 30 aprile 2009

Mourinho chiude le polemiche e tappa la bocca ad Ambrosini: "Non ha la statura morale per parlare"

Jose Mourinho fa il pompiere, ma fino a un certo punto. Alcune cose deve dirle, perché sente il dovere di farlo. E così è chiaro che non gli sia andata giù la frase di Massimo Ambrosini pronunciata ieri in conferenza stampa a Milanello (“La frase ‘sero tituli’ di Mourinho? Sarebbe bello se potesse pentirsene” ha detto il centrocampista milanista). Il tecnico portoghese la prende alla lontana, tornando dapprima sulle frasi provenienti da casa Milan relative al gol in bagger di Adriano che decise l’ultimo derby. “Un campionato è fatto di tante cose, di tanti errori, di infortuni. Sbagliano i giocatori, sbagliano gli allenatori e sbagliano gli arbitri”. E così per Mourinho, gli stessi che dicono queste cose non dicono “che il Milan, giocando in dieci l’ultimo derby avrebbe forse perso 3-0 o 4-0, e che ha vinto il derby di andata con un gol in fuorigioco. Ma io non voglio più parlare di queste cose perché quando l’ho fatto è sembrato che una bomba atomica fosse sul punto di esplodere in Italia”.

Poi punta il dito su Ambrosini: “Non ha la statura morale per parlare. Lui, un giocatore che fa parte di una istituzione come il Milan, una squadra di tale storia, che spesso ha vestito anche la fascia di capitano, ha mancato di rispetto a dieci milioni di tifosi nerazzurri... Continua a leggere su Milano 2.0

Arsenal-Manchester Utd, una gara da leggenda...

In questa giornata di Champions League anch’io vi parlerò della sfida tra Manchester United e Arsenal, ma non di quella giocata oggi, né una di quelle che tante finali e storici momenti del pallone albionico hanno segnato. La macchina del tempo vola lontano, spostandosi nello spazio da Old Trafford attraverso le nebbie di Londra, depositandoci sul prato di Highbury, il bellissimo impianto nella zona di Camden che i dirigenti dei ‘gunners’ hanno avuto il coraggio di abbattere. E’ il 1° febbraio 1958, il calcio inglese è ancora il più bello del mondo, sebbene il primo impatto con l’Europa della Coppa dei Campioni non sia stato dei più felici. Non vi parlerò di palmares esibiti con orgoglio, perché queste due squadre non hanno bisogno di farlo. Arsenal e Manchester United sono (e sono state, ancora prima del Liverpool) la storia del football e quel giorno Highbury era pieno in ogni ordine di posti (63.578 spettatori) per una partita di campionato che diverrà l’ultima dei ‘Busby Babes’ in terra inglese prima del terribile schianto di Monaco di Baviera dove otto giocatori di quella formazione meravigliosa sarebbero periti.

Ma torniamo a quel 1° febbraio: i ‘red devils’ si presentano a Londra nelle vesti di da campioni in carica, i ‘gunners’ sono parecchio indietro in classifica, ma rimangono una delle formazioni britanniche più amate e seguite di sempre. Il primo tempo dello United è pazzesco: apre le marcature Duncan Edwards, Bobby Charlton raddoppia con un tiro potentissimo e, sul finire di tempo, Tommy Taylor infila il tris che sembra segnare la partita. Ma non è affatto così: l’Arsenal nella ripresa sfodera una prestazione tutto cuore e si ‘mangia’ lo svantaggio. Al 58’ David Herd insacca di testa il primo gol biancorosso, meno di due minuti più tardi Jimmy Bloomfield riduce ulteriormente le distanze, e ancora un minuto dopo è di nuovo Bloomfield a incornare il pallone alle spalle di Harry Gregg. Nel giro di tre minuti la contesa torna in parità, l’Arsenal si ricorda della propria storia e dei suoi tanti trionfi e la mette tutta in campo contro quella che al momento è forse la squadra più forte del mondo. I ‘gunners’ a questo punto ci credono e, facendo onore al proprio nome, pressano lo United alla ricerca del quarto gol. Capita invece che i ‘ragazzi di Busby’ sfoderino tutta la loro classe e così al 65’ Dennis Viollet riporta avanti i rossoneri che, al 72’, ancora con Taylor, superano Jack Kelsey, questa volta con un tiro da posizione impossibile. Gara finita? Nemmeno a parlarne. Al 77’ Derek Tapscott riporta sotto i londinesi, che nel restante quarto d’ora di gioco ritornano all’arrembaggio a caccia di un insperato pari. Il risultato però non cambierà più e il match si chiuderà sul 5-4 per i ‘red devils’.

Cinque giorni dopo quello stesso Manchester United, di ritorno dal 3-3 esterno con la Stella Rossa Belgrado con cui si era guadagnato l’accesso alle semifinali della Coppa dei Campioni, sarebbe stato dilaniato nella sua essenza nel drammatico disastro aereo di Monaco di Baviera, aeroporto dove il volo 609 della British European Airways aveva fatto tappa per fare rifornimento. Delle 44 persone a bordo (oltre ai giocatori della squadra c’erano tecnici, giornalisti e anche tifosi), ne morirono 23. Fra essi Geoff Bent, Roger Byrne, Eddie Colman, Duncan Edwards, Mark Jones, David Pegg, Tommy Taylor e Liam ‘Billy’ Whelan, otto elementi di quella fantastica squadra che tuttora viene ricordata come una delle più forti di sempre ma che è stata la base per alimentare la leggenda del Manchester United negli anni a venire. Così come parte di quella leggenda diventò anche la sfida di Highbury. E non è un caso che l’ultima partita inglese di quel meraviglioso United venisse disputata contro una formazione e un impianto altrettanto storici. Un incontro che divenne presto indimenticabile. Per sempre.

Queste le formazioni schierate in quel giorno di febbraio:
Arsenal: J.Kelsey, S.Charlton, D.Evans, G.Ward, J.Fotheringham, D.Bowen, V.Groves, D.Tapscott, D.Herd, J.Bloomfield, G.Nutt.
Manchester United: H.Gregg, B.Foulkes, R.Byrne, E.Colman, M.Jones, D.Edwards, K.Morgans, B.Charlton, T.Taylor, D.Viollet, A.Scanlon.

mercoledì 29 aprile 2009

Berlusconi: "Con Ancelotti parliamo a fine stagione, Kakà resta se vuole e l'Inter conti pure i rigori..."

A volte parlare troppo crea qualche problema. Stava andando così bene in casa Milan fino a pochissimo tempo fa. I tifosi ormai si erano abituati a questo ruolo di ‘comprimaria di lusso’ così ben esercitato dalla compagine rossonera che si erano levati dalla testa strani grilli, per quanto riguarda la situazione di Carlo Ancelotti era lo stesso allenatore milanista, con la sua solita bonarietà, a rimandare tutto alla fine della stagione. Insomma, le nuove parole di Silvio Berlusconi, dopo quelle già pronunciate sul gol in bagger di Adriano (che avevano suscitato la logica risposta dell’Inter nella stessa persona di Massimo Moratti) hanno un po’ il sapore dell’inutilità, dell’uscita ‘da tifoso’ (e ben sappiamo che il buon Silvio lo è). Un po’ come un personaggio goffo che rompe un vaso e poi cerca di incollarlo con la saliva.

Tant’è, il ‘Berlusconi-pensiero’ (in tema calcistico) targato 29 aprile ha riguardato tutto e tutti, a partire dal futuro del tecnico Ancelotti: “Credo che l'accordo fra Ancelotti e Galliani sia questo: 'Ci sediamo a un tavolo alla fine del campionato per parlare di futuro'. Il modo in cui si finirà questo campionato potrà influire. Se Carlo dovesse lasciare il Milan? Per ora non c'è stato approfondimento su questo tema. La ricerca di un nuovo tecnico è una fase successiva a una decisione che non è mai stata presa. Posso dire che ripercorrerei la stessa strada fatta con Sacchi e Capello. Io e Adriano Galliani non abbiamo parlato una sola volta del nome di un nuovo allenatore. Voglio molto bene ad Ancelotti e sono sicuro di essere contraccambiato. Poi, sul futuro, decideremo in assoluta concordia".
Capitolo tecnico chiuso, anche se queste parole pare mettano la parola fine sul rapporto pluriennale fra Ancelotti e il Milan. Berlusconi è poi passato al capitolo legato a Ronaldinho... Continua a leggere su Milano 2.0

Da Tognaccini una bordata a Ronaldinho: "Sta bene, se non corre ci devono essere altri motivi"

E’ un’autentica bordata quella lanciata da Daniele Tognaccini, responsabile dei preparatori atletici del Milan, nei confronti di Ronaldinho. Una ‘bomba’ trasmessa via etere attraverso i microfoni di Sky Sport. Parole dal significato molto chiaro, che tolgono un po’ di quell’aureola che da mesi circonda il ‘gaucho’, sorriso perenne che molti sottolineano di tranquilla condiscendenza verso ogni decisione di tecnico e società. Sarà, ma a sentire Tognaccini quel sorriso o è frutto di paresi o di semplice menefreghismo. La cosa comunque era già nota a chi segue le cose milaniste, perché le stesse parole erano state proferite dal Tognaccini a Milan Channel un paio di mesi fa, ma ovviamente erano passate sotto silenzio, o quasi.

Insomma, cosa ha detto ‘sto benedetto Tognaccini? “Ronaldinho sta molto meglio del periodo in cui è arrivato e faceva gol e assist, probabilmente deve ancora trovare quell’equilibrio che altri hanno già trovato. Viene da un altro tipo di calcio, e questo può sicuramente influenzarne il rendimento”. Insomma, sta bene, chiaro il concetto? Levatevi dalla testa che giochi poco perché non sia in condizione o cose simili. C’è qualcosa che non funziona nella testa del Gaucho. Ma vediamo di approfondire la situazione attraverso le stesse parole di Tognaccini che, rispetto al lavoro svolto con Ronaldinho, ammette a denti stretti: “Siamo indietro sulla tabella di marcia? Non tutte le ciambelle riescono con il buco”. Però poi ci tiene a non passare per capro espiatorio: “Le prestazioni di un giocatore sono legate a moltissimi aspetti. Per quello che riguarda Ronaldinho non è certo l’aspetto fisico che gli fa da freno per non fare delle belle prestazioni”. Tradotto: huei, belle gioie, se questo non corre io non c’entro, probabilmente è perché non c’ha voglia. O giù di lì… Capito il Gaucho?

martedì 28 aprile 2009

Mentre Barcellona e Chelsea si sfidavano all'ultimo sangue, ecco cosa succedeva a Northampton...

Impagabili inglesi: mentre gli occhi del mondo erano tutti sul Camp Nou, dove una delle più gloriose squadre di Sua Maestà affrontava il Barcellona nell’andata delle semifinali di Champions League, incuranti di tutto e tutti in terra d’Albione, dove sempre si gioca, si giocavano ben due partite di League One, ovvero la terza divisione (dopo Premier League e Championship), che sicuramente avranno catalizzato l’attenzione dei tifosi delle squadre coinvolte. Un’immagine da ‘Asterix il Gallico’, con i piccoli ‘villaggi’ di Northampton, Milton Keynes, Cheltenham e Scunthorpe a ‘isolarsi’ dal resto della Gran Bretagna e dell’Europa, tutti tesi senza fiato a osservare le gesta dei propri ‘campioncini’ ma ignoranti delle gesta lievemente più nobili dei vari Lampard, Drogba, Ballack, Messi, Eto’o ed Henry, che nello stesso momento zampettavano sul campo di Barcellona.

Così ho scelto per voi di trasferirmi questa sera al Sixfiel
ds Stadium di Northampton, cittadina di quasi 200 mila abitanti capoluogo del Northamptonshire, zona situata nelle Midlands orientali (più o meno al centro dell’Inghilterra). I Cobblers (questo il ‘nick’ della squadra) ospitavano nel proprio impianto da 8 mila posti il Milton Keynes Dons, ovvero l’ex Wimbledon, trasferitosi in altro loco per motivi finanziari. Fondato nel 1897, il club inglese ha un palmares piuttosto misero: non ha mai giocato nella massima serie inglese, e ha come unici allori una vittoria in Terza Divisione (1962-63) e una in Quarta (1986-87). Nelle coppe inglesi (sia la FA che quella di Lega) non ha mai raggiunto nemmeno le semifinali, anche se una delle sue partite più famose risale proprio a un match di Coppa d’Inghilterra: nel 5° turno dell’edizione del 1970 venne infatti sconfitto dal Manchester United per 8-2, con il grande George Best autore di ben sei reti, tanto che a fine partita il nordirlandese venne ‘premiato’ con il pallone della gara recante le firme di tutti i giocatori del Northampton. Esiste comunque un orgoglio di appartenenza per i Cobblers, con molte feste e incontri per i tifosi non soltanto legate all’evento calcistico (ne è un esempio il gala dove quest’anno Michaela Parry è stata eletta ‘Miss Northampton Town’, elezione di cui riportiamo la foto).

La partita contro i Dons, squadra a caccia della promozione nel Championship è stata però sfortunata e si è conclusa con una vittoria degli ospiti per 1-0 (rete decisiva di Wilbraham al 34’), un risultato che lascia i Cobblers appena un gradino più in alto della zona retrocessione, ovvero due punti sopra il Carlisle United quartultimo in classifica. Un dubbio, quella della classifica precaria, che ha attanagliato i tifosi del Northampton mentre le luci del Sixfields Stadium si spegnevano, quasi contemporaneamente a quelle, più lontane, del Camp Nou. Ma quella, in fin dei conti, era ‘solo’ Champions League’, e chissenefrega?

Voi riuscireste a (solo) ascoltare Laïla Abid?

Difficile rimanere insensibili a questo video di Laïla Abid, giornalista di nazionalità olandese ma di origine marocchina (è nata a Meknes il 21 marzo 1977) colta con questo meraviglioso decollete che ne mette in risalto l'acuta sensibilità giornalistica, o comunque... comunicativa.
Laïla, segno zodiacale dell'ariete, ha cominciato la propria carriera nelle televisioni locali olandesi come RTV Noord-Holland. da lì, attraverso BNR Nieuwsradio, il passaggio alla rete nazionale NOS (Nederlandse Omroep Stichting), dove cura, fra gli altri suoi incarichi, il telegiornale. La mia sensazione, pur non conoscendo l'olandese, è che all'inizio prenda qualche 'topica', ma forse non sono stato molto attento... guardavo altro.

Un piccolo esempio delle qualità giornalistiche di Laïla Abid...

Playoff NHL, per gli Squali bastano i Paperi...

Si avvia ormai verso la fine il primo turno dei playoff NHL, ovvero la lunga strada che porterà a contendersi la Stanley Cup. Numerose le sorprese, come ogni anno, a conferma che, molto più delle altre leghe professionistiche sportive nordamericane, in quella dell’hockey vige la maggiore incertezza.

Giorno
11
E’ il giorno della rivincita di San Josè, la miglior squadra della regular-season (e pertanto vincitrice del President’s Trophy) ma a un passo dall'eliminazione: gli ‘squali’ nella ‘Battle of California’ superano Anaheim per 3-2 all’overtime con una rete di Patrick Marleau e riaprono i giochi qualificazione, sebbene la serie sia comunque a vantaggio dei Ducks per 3-2. Pittsburgh chiude invece i conti nel derby della Pennsylvania con Philadelphia con un turno di anticipo: al Wachovia Spectrum di Philadelphia i Penguins si impongono con il punteggio di 5-3 (con due reti del fuoriclasse Sidney Crosby), ma recuperando ben tre reti di scarto: 4-2 il risultato finale della serie. Si spezza l’equilibrio infine tra Chicago e Calgary: il successo dei Blackhawks per 5-1, vale il punto del 3-2 per Chicago.

Giorno 12
Ci saranno almeno due gare 7 nel primo turno dei playoff NHL. Washington Capitals e Carolina Hurricanes non si sono arrese e hanno vinto, pareggiando sul 3-3 le rispettive sfide contro New York Rangers e New Jersey Devils. La sfida del Madison Square Garden è stata dominata da Ovechkin e compagni: subito avanti per 3-1 nel primo periodo con le reti di Jurcina, Green e Poti, hanno chiuso i conti nel secondo andando ancora a segno con Kozlov e proprio la stella del team. Inutile e tardiva la reazione da parte della formazione della Grande Mela, che va a segno con il ‘solito’ Gomez, Callahan e Staal. Se New York non ride, non sorridono nemmeno i 'cugini' di New Jersey: i Devils sono stati nettamente sconfitti sul ghiaccio di Carolina con Eric Staal mattatore della serata con due gol e un assist. Grande prova anche del ‘gialie’ Cam Ward, che ha parato tutti i 28 tiri che sono arrivati nella sua porta, compiendo uno shutout decisivo. La decisiva settima partita verrà giocata martedì notte al Prudential Center.

Giorno 13
La sorpresa è servita: la migliore franchigia della stagione ‘regulare’, i San Jose Sharks, cadono definitvamente. La formazione californiana viene trafitta in gara 6 sul campo dei ‘cugini’ degli Anaheim Ducks e perde la serie 4-2. e vede chiudersi la propria stagione, con il 2-4 nella serie di primo turno. E' la quarta volta nella storia dei playoff NHL che il miglior team della regular-season venga eliminato al primo turno: era accaduto per l'ultima volta nel 2005-06, quando Edmonton eliminò Detroit. Nella sesta (e ultima) gara dela serie gli ‘squali’ si illudono per il gol di Michalek in power-play, ma Perry, pure in superiorità, firma subito il pareggio. Selanne, Beauchemin e Getzlaf ribaltano quindi il risultato e chiudono la serie. Chiusa sul 4-2 anche la sfida tra Chicago e Calgary. I Blackhawks espugnano il campo canadese e si qualificano al secondo turno per la prima volta da 1996. Tutto facile per gli ospiti in questa sesta partita: subito avanti per 2-0 in 10' con i gol di Kane e Burish, Campbell allunga ancora nel secondo periodo e chiude praticamente i conti, rendendo l'ultimo tempo solo un'attesa della sirena finale, con un gol per parte firmato da Bertuzzi e Byfuglien a porta vuota.

Moratti e Berlusconi, due bambini dell'asilo...

Signori, ecco a voi due bambini dell’asilo: da una parte Massimo Moratti, dall’altra Silvio Berlusconi, uno con la zappa, l’altro con l’ascia. Della serie ‘lo stile, a noi’, e per fortuna che tra le due società di Milano dovrebbe correre buon sangue, perché i due massimi esponenti rossonerazzurri mi ricordavano… me stesso ai tempi in cui giocavo con i soldatini in scala e le macchinine (già quando venni promosso al… Subbuteo avevo cominciato a essere più serio…).

Ha aperto le danze il Premier che, a lato di un impegno ufficiale, ha espresso (ma ne sentiva davvero il bisogno?) il seguente giudizio: “Ne ho parlato anche con Galliani al telefono: senza il gol di mano di Adriano nel derby, a quest'ora saremmo a ridosso dell'Inter. Ma è anche vero che con il condizionale, nel calcio, non si va da nessuna parte”. Bum… apriti cielo. A Moratti non è parso vero di ricevere un assist simile dall’altra parte del Naviglio. Il mistero però è perché abbia voluto raccogliere la sfida, con un Milan ancorato a 7 punti di distanza (a proposito, oggi i telegiornali di Sky aprivano convintissimi con frasi del tipo ‘Il Milan sogna, il Milan ci crede…’, continuo a rimanere senza parole). Tanto è bastato per fare scattare l’ira di patron Moratti: “Vorrà dire che conterò i loro rigori” ha detto con un misto di rabbia e sarcasmo. Glieli contiamo noi i rigori mister: 12, di cui 10 realizzati, il più alto numero di tutta la Serie A. A fronte di 4 subiti (tutti realizzati). Dai, adesso incazzati. Però evita di dire che la ‘tua’ Inter di rigori contro non ne ha subiti manco uno... Continua a leggere su Milano 2.0

lunedì 27 aprile 2009

Monserrat Bustamante, non solo una bella voce...

Attrice, cantante, compositrice, all’occorrenza anche modella: Monserrat Bustamante è uno dei personaggi più seguiti della televisione cilena. E da ora in poi, adesso che l'ho conosciuta, comincerò a seguirla anch'io... Norma Monserrat Bustamante Lafferte, questo il suo nome completo, è nata a Viña del Mar il 2 maggio 1983), e ha cominciato il suo rapporto con la musica fin da bambina, scrivendo canzoni assieme alla madre. Donna di grandi passioni, che ha saputo trasporre nelle più diverse espressioni artistiche, Monserrat a 13 anni si è iscritta al conservatorio di musica di Viña del Mar dove ah studiato canto lirico e ‘espressione corporale’ per quattro anni.

Dai palchi dei teatri fino alle strade di Viña, la vita di Monserrat è stato un percorso affascinante verso il successo, fino a quando, nel 2002, ha debuttato ne
lla televisione nazionale cilena, mentre nel 2003 assurse ai fasti assoluti con “La chica de rojo", un successo che le valse il Disco di Platino. Da lì parte anche la serie di concerti attraverso tutto il Sud America, ma toccando anche Canada e Australia. Protagonista anche di piccole serie televisive, ha infine sfondato anche nel cinema, ottenendo la parte di protagonista nel film “Rojo", una pellicola che ha ottenuto i più ampi consensi da parte della critica. Ora Monserrat vive in Messico dove studia teatro e prepara il suo secondo disco, che verrà presentato il prossimo anno. La sua 'mezcla' sensuale di passione, grinta e gioia di vivere mi affascina. Un 'puro dolor'...

Monserrat Bustamante canta "A puro dolor"

Il Mourinho realista: "Noi non abbiamo fatto paura al Napoli, ma il Milan non fa paura a noi"

Ok, va bene, sì certamente. Il Corriere dello Sport titola “Ora il Milan sogna”. Sogna pure, caro vecchio Milan, sogna quello che vuoi, perché tanto questa Inter, che pure non sembra più un’”Invincibile Armada”, non la pigli più. I nerazzurri cadono al San Paolo, sconfitti per 1-0 dai partenopei (proprio come l’anno scorso) e vedono ‘ridotti’ a 7 i punti di vantaggio sui rossoneri, quando però mancano solo 5 giornate alla fine del campionato, troppo poche per autorizzare qualsiasi desiderio o incubo proibito. ’O’ ciuccio’ torna alla vittoria dopo 104 giorni di stenti, contro un’Inter che Mourinho ha proposto con Ibrahimovic davanti coadiuvato da Figo e Balotelli sulle fasce, con Santon in panchina e capitan Zanetti arretrato sull'out difensivo destro.

Eppure, come sempre, l’Inter la sua figura la fa, spesso pericolosa con Samuel prima e Balotelli poi (a proposito, pare che parte del ‘civilissimo’ pubblico napoletano abbia fatto man bassa di insulti razzisti nei confronti del bresciano). Nella ripresa calano i ritmi, che subiscono una sferzata (vuoi mai?) in coincidenza della scelta di Mourinho di inserire Mancini al posto di Figo: al 73' Napoli in gol con Zalayeta ben imbeccato da Lavezzi e abile a ‘freddare’ Julio Cesar. Solito nervosismo finale per l’Inter, che nei rari momenti di imbarazzo nei quali viene a trovarsi da troppo spesso risposte negative... Continua a leggere su Milano 2.0

Un'ampia sintesi di Napoli-Inter da Controcampo

domenica 26 aprile 2009

Kirlian Camera tra sogni gotici ed elettrodark romantico: dolce Elena, ora dammi la mano...

Non è semplice parlare di Kirlian Camera perché sono molte le sensazioni assorbite nelle due ore del concerto tenutosi venerdì sera al Midian di Cremona, un tugurio spettrale dove il dark di campagna si mischia alle aspirazioni macabre degli appassionati del genere, fra teschi, candele, piccole bare ripiene di ossa finte e tavoli di legno a forma sempre di cassa da morto, per un’atmosfera eccessivamente kitsch fortunatamente nascosta dalla luce fioca e rossa del locale, questa sì, inquietante e tenebrosa. Come la voce di Elena Alice Fossi, dolcissima anima persa del gruppo, nato dalle corde di Angelo Bergamini quando la vocalist era ancora bambina (o probabilmente doveva ancora nascere), in quel 1980 di cui venerdì sera si respirava tutta l’essenza, attraverso il sound, l’atmosfera, il look, il sorriso velato degli astanti, piccole marionette vestite di tutto punto per la festa della sera, immagini dark proiettate su di un palco con un centinaio di persone, per una serata da ritagliare e inserire tra le gemme del proprio cuore, perché fatta di sangue, versato e bevuto, sognata e raccolta nell’immagine sensuale di Elena e del sogno rappresentato nelle due ore di concerto del Midian.

Ma cosa è Kirlian Camera? Io non posso spiegarvelo, perché ognuno lo interpreterebbe a modo suo. E’ new-wave allo stato puro, indecifrabile, talvolta un po’ saccente, un sound che mischia elettronica, pop aggressivo e dark, ritrovando sonorità ‘bianche’ che parevano ancorate proprio a quegli anni, da dove i Kirlian Camera provengono, e che offrono come punti di riferimento ‘mostri sacri’ come gli Ultravox e John Foxx, per i quali la stessa Elena nel backstage ci ha confessato tutta la sua passione (ma dubito che li abbia visti al Palalido di Milano nel 1982, più o meno, come fece il sottoscritto…).

Tensioni romantiche
, fantasie nostalgiche, melodie struggenti, che la voce della Fossi e le magie di Bergamini hanno reso palpabili, e poco cambia se qualcuno in tutto ciò, invece di ricordare “Hymn” degli Ultravox (riproposto nel ‘live’ cremonese assieme a quasi tutti i pezzi che hanno fatto la storia dei KC) abbia preferito ricordare i non pochi equivoci generati da alcune ‘uscite’ del gruppo stesso, che non ha mai cercato di mitigare una certa vicinanza a echi estetici di carattere nazifascista. La stessa apparizione dei ‘nostri’ sul palco, tutti in fila in abiti e passamontagna neri, con tanto di croce rossa sulla fronte e mani giunte, ha lasciato ampio spazio alla fantasia dei presenti.

Elena gioca con la s
ua immagine, gioca con il suo corpo, vestale della notte ma anche ragazza semplice che ama divertirsi sul palco senza mostrare, e questo potrebbe apparire strano guardandola, alcun atteggiamento da diva. E’ gentile (nel senso più arcaico del termine), osserva, ammicca, sorride e ringrazia il pubblico per ogni ovazione emessa alla fine delle canzoni. E ognuno dei presenti ha elaborato, a modo suo, il messaggio preferito dalla musica dei KC, proprio come si faceva negli anni ’80, ognuno con la sua testa, ognuno per sé, lontano dagli altri, perché non serve essere massificati quando abbiamo il nostro cervello da sollecitare: e così qualcuno è stato schiavo di una potente signora della notte, qualcun altro è diventato padrone di una bambolina cattiva, oppure complice di una ragazza che, a fine concerto, ha saputo palesarsi per ciò che è, una dolcissima ‘fanciulla’ della porta accanto. “Hai visto John Foxx quando è venuto recentemente a Milano?”, le ho chiesto alla fine del concerto. “No, in realtà esco pochissimo, e nelle discoteche vado più che altro quando mi capita di suonarci”. Mi inchino, dolce Elena, raccolgo la tua mano guantata e la sfioro con le labbra senza toccarla. E’ stato un piacere.

I Kirlian Camera dal vivo, in questo caso al Gothic Festival di Waregem del 2007


(le foto del post sono state scattate da Massimiliano Bordignon, cioè io!, e sono tutte relative al concerto di Cremona di venerdì 24 aprile)

Ancelotti parole d'oro, ecco perché deve restare

Il buon vecchio Milan adesso gonfia il petto, estraendo la cristalleria quando le luci si sono spente e gli invitati se ne sono andati. Ora qualche foglio compiacente lancia pure titoli che fanno sorridere (io mi sento anche un pochino offeso nella mia misera intelligenza da quello pubblicato dalla ‘rosea’: “Pazza idea”. Ma chi volete prendere in giro?). Tant’è, in un campionato di morti anche questo Milan fa la sua porca figura, supera la Juventus in classifica e tritura il Palermo per 3-0, non senza prima avere ricevuto un consistente aiuto dall’arbitro Rizzoli (nome tipicamente milanese, sarà un caso?), che nella ‘piscina’ di San Siro vede un tuffo di Ambrosini e lo giudica vittima di un fallo crudele. Si sblocca così il risultato di una gara che comunque la squadra rossonera conduce con sicurezza, e il cui pnteggio rimpingua, dopo il penalty trasformato da Kakà, grazie al ‘solito’ gol di un Inzaghi lasciato in colpevole solitudine da una difesa palermitana in vacanza, e al secondo rigore, ancora realizzato da Kakà, questa volta però più evidente rispetto al precedente, sebbene il brasiliano si lasci cadere fulminato in uno di quegli atteggiamenti abbastanza fastidiosi così tipici del calcio degli ultimi 30 anni o giù di lì (non c’ero prima ma pare queste cose non capitassero o succedessero di meno). Nella ripresa il Palermo deve anche fare a meno di Bovo espulso per doppia ammonizione.
Ancelotti in campo deve rinunciare all’infortunato Pato, ripropone Flamini in difesa con Kakà e Seedorf alle spalle di Inzaghi. Niente da fare, invece, per Ronaldinho che è ancora costretto ad accomodarsi in panchina, ma entrerà nella ripresa assieme a Shevchenko e Cardacio (udite udite!).

A fine gara tanti applausi per tutti e per un secondo posto che garantisce più tranquillità in vista del futuro. E Carlo Ancelotti si gode un Kakà rientrato a ottimi livelli: “Questo dimostra quanto lui sia importante" dice il Carletto e gli crediamo, soprattutto perché il mister rossonero rimane il più realista della vasta gamma di cicisbei che giocano a rinfocolare ardori privi di spessore: “Se puntiamo l’Inter? Sinceramente no: cerchiamo di tenere lontani i quarti, da cui abbiamo 9 punti di vantaggio. Nelle ultime due giornate abbiamo guadagnato molti punti e questo rimane il nostro pensiero”. Un pensiero anche a chi non ne meriterebbe: “Ronaldinho? E’ stato giusto acquistarlo, ha fatto molto bene nel girone d’andata e poi ha avuto una flessione, legata più che altro all’infortunio e al fatto che non ha giocato con continuità. Poi è chiaro che io devo fare delle scelte, quando decido gli undici migliori da mandare in campo domenica dopo domenica”. Basterebbero queste frasi, che non sono dette a caso e non sono il frutto di semplice banalità, a fare capire perché Carlo Ancelotti debba rimanere a guidare il Milan almeno anche nella prossima stagione. Perché lui conosce l'ambiente rossonero, perché lui 'è' l'ambiente rossonero, perché lui è più di un allenatore per una squadra come quella di via Turati. Trovarne, di personaggi così...

Il video con gli highlits della partita, purtroppo il commento è da 'confessionale in chiesa'...

sabato 25 aprile 2009

Playoff NHL: Montreal a casa, i Capitals sperano

La corsa verso la Stanley Cup comincia a emettere i primi verdetti, con l’eliminazione delle prime formazioni dal primo turno dei playoff. I fari erano tutti puntati sulla storica sfida fra i Boston Bruins, miglior squadra della Eastern Conference, e i Montreal Canadiens, che quest’anno festeggiavano il secolo di vita.

Giorno 8

Boston si impone su Montreal per 4-1 e accede alle semifinali di Conference. Serie chiusa quindi con largo anticipo sul 4-0, ovvero il classico ‘sweep’. Giochi riaperti invece tra Chicago Blackhawks e Calgary Flames, ora in perfetta parità (2-2), grazie alla vittoria dei canadesi per 6-4. Un'altra squadra che si avvicina alla qualificazione è New York: i Rangers si impongono infatti con il punteggio di 2-1 sui Capitals e si portano sul 3-1 nella serie.

Giorno 9
Vola in semifinale di Conference Detroit, che supera 6-5 Columbus in trasferta chiudendo anticipatamente la serie. Il gol decisivo della formazione del Michigan (che tra l’altro detiene la Stanley Cup) arriva a 46 secondi dalla sirena finale: la realizzazione di Johan Franzen vale il successo per i Red Wings. Allunga le distanze e si porta a un passo dal passaggio del turno Anaheim, che con il secco 4-0 rifilato agli Sharks avanza 3-1 nella serie. Dopo l'anonimo primo periodo sale in cattedra il ‘rookie’ Bobby Ryan, che nel giro di 4 minuti infila la doppietta che stende gli ospiti. Vince di misura 1-0 New Jersey su Carolina portandosi sul 3-2 nella sfida e con la possibilità di chiudere quindi in gara 6. Fondamentale il gol in superiorità di David Clarkson. Per il resto è il portiere dei Devils Martin Brodeur a salire in cattedra, annullando con 44 parate tutti i tentativi di New Jersey e collezionando il 23° shutout dei playoff (record NHL eguagliato). Philadelphia infine è ‘corsara’ 3-0 sul ghiaccio di Pittsbrugh nella ‘Battle of Pennsylvania’. Un successo che riapre la sfida tra Flyers e Penguins, ora sul 3-2 per i ‘pinguini’ gialloneri. La prima realizzazione degli ospiti arriva nel secondo periodo, poi sono i gol di Giroux e Knuble a chiudere i conti.

Giorno 10
Una sola gara nella notte NHL: al ‘Verizon Center’ di Washington, i Capitals si impongono 4-0 sui New York Rangers. Un successo che accorcia la serie, che ora i newyorkesi conducono sì, ma per 3-2. Matt Bradley nel primo periodo segna due reti, poi Alexander Semin e Alex Ovechkin firmano il poker. Ottima la prova del ‘rookie’ Varlamov che, a difesa della gabbia, ottiene un decisivo shutout.

Mourinho 'assolve' Ibra: "Ha detto solo che se ne andrà, ma un giorno... proprio come farò io"

José Mourinho si tiene stretto Zlatan Ibrahimovic, a dispetto dei dubbi sollevati dallo stesso giocatore svedese circa al suo futuro. Nella conferenza stampa alla vigilia della trasferta di Napoli, il tecnico portoghese dell'Inter ha infatti sottolineato: “L'intervista di Ibra la si può interpretare come si vuole, ma quello che dice lui non è diverso da quello che dice Tevez, Kakà o da quello che dico io. Sono le parole di chi non vuole far passare un'immagine di sé come di qualcuno che voglia rimanere nello stesso club tutta la vita. Io stesso ho detto che ho vinto la Premiership, che potrei vincere il campionato e che vorrei vincere il Grande Slam del calcio europeo che per me significa vincere in Italia, Inghilterra e Spagna. Questo potrebbe essere interpretato come un messaggio di un Mourinho che vuole andare via dall'Inter. Io vi dico di no, vi dico che l'anno prossimo sarò qui al cento per cento. Ibrahimovic ha detto che ha vinto tutto in Italia, ma che è felice nell'Inter, che sta bene e che, però, un giorno vorrebbe giocare il calcio di un altro paese. Questo mi sembra assolutamente normale, non vedo nessun dramma... Continua a leggere su Milano 2.0

Ancelotti: "Resto al Milan e il Chelsea lo sa"

Carlo Ancelotti e il Milan, un futuro ancora assieme. Lo ha confermato, per l’ennesima volta, l’allenatore rossonero, che nella conferenza stampa prepartita tenuta a Milanello ha cercato (ma ci sarà riuscito?) di fugare i tanti dubbi legati a quale sarà la panchina sulla quale siederà nella prossima stagione: “Con la società ho un ottimo rapporto e non ho bisogno di nessun segnale particolare. Non ho chiesto il rinnovo del contratto perché non ce n’è bisogno. Le garanzie sono date dalla perfetta sintonia che ho con chi lavora con me. Il Chelsea sa perfettamente che ho ancora un anno di contratto. E’ vero, il mio inglese potrebbe essere migliore. Ma non è un motivo legato alla lingua. Ne abbiamo parlato anche con la società ed è tutto molto chiaro. Io ho un contratto e credo che andrà avanti, carta canta. La situazione di Hiddink è precaria: è un allenatore a tempo ed è normale che si scatenino le voci su quella panchina, come è normale per il Chelsea cercare un allenatore bravo, ma sanno anche che io ora resto qui... Continua a leggere su Milano 2.0

venerdì 24 aprile 2009

Catalina, la 'Maya' più sensuale della Colombia

Da Lucila Vit a Catalina Maya, dall’Argentina alla Colombia, ma rimaniamo in Sud America, per scoprire una delle bellezze più sensuali del continente latino: nata il 28 luglio 1980, la splendida Maya (che nulla ha a che vedere né con l’italianissima Veronica né tantomeno con l’antico popolo centroamericano) ha cominciato la sua carriera di modella alla giovanissima età di 13 anni in una agenzia della nativa Medellin, per poi ‘spiccare’ il volo (è proprio il caso di dirlo) verso l’Europa, divenuta in breve tempo il centro della sua attività lavorativa anche perché, va detto, Catalina non ha mai negato la sua ‘malevolenza’ verso il dover posare e sfilare negli Stati Uniti.

Innumerevoli le copertine di giornali e riviste conquistate dalla bella signorina Maya, che ha pure partecipato a molti programmi televisivi colombiani e che esordì, per quanto riguarda il campo degli spot televisivi, in un ‘commercial’ della Palmolive.

La modella colombiana si è sposata l’11 marzo 2005 con il pilota messicano NASCAR Adrian Fernandez, con cui si era fidanzata ufficialmente in Giappone nell’aprile del 2004. Unione dalla quale sono già nati la figlia Valentina (29 aprile 2007) e il figlio Niko (12 maggio 2008). Catalina studia ‘relazioni pubbliche e comunicazioni’ all’Universidad Pontificia Bolivariana della Colombia, e la sua aspirazione attuale è quella di diventare giornalista. Le redazioni dei dintorni sono avvisate...

Un brevissimo spot dedicato a Catalina Maya

Inter con la Samp grande in campo, ma fuori perde la testa: è follia pura per Mourinho e Materazzi

C’è tutta l’Inter e i suoi paradossi nella vittoria/sconfitta di Coppa Italia con la Sampdoria, con un successo per 1-0 nei 90’ che però non è bastato a bilanciare lo 0-3 dell’andata e che pertanto promuove in finale i genovesi. Una squadra che sul campo ha dimostrato di essere ancora una volta la più forte e che fuori ha invece perso la testa, a cominciare dall’alto, da un José Mourinho che non potrebbe essere ciò che è se non fosse proprio così, un po’ folle proprio come l’Inter. Uno ‘stile’, quello nerazzurro, che per ora è ancora di là da venire, sia nelle vittorie come nelle sconfitte.

Dall’isteria di Materazzi di fine gara con tanto di espulsione (in realtà non mi vengono aggettivi per definire il comportamento in campo di questo personaggio ormai sul viale del tramonto), alla bassa macelleria di Vieira, alla violenza verbale di Ibrahimovic, che ha disputato in campo probabilmente una delle sue migliori partite ‘di sempre’. L’Inter è questa, prendere o lasciare, una squadra ‘cattiva’ e ‘antipatica’, proprio come la vuole Mourinho, che non vuole ‘giocatori simpatici agli avversari, perché altrimenti diventano antipatici a lui’... Continua a leggere su Milano 2.0

A San Siro è 'Ibra-show', ma non è bastato...

giovedì 23 aprile 2009

Lucila Vit, l'argentina che fa dimenticare Maradona

Se per qualcuno l’Argentina è solo la terra di Diego Armando Maradona dovrà presto ricredersi (anche perché recentemente la nazionale 'albiceleste' è andata a incontro a clamorosi rovesci... mondiali). Le modelle di quello che rimane uno dei paesi con il maggior tasso di emigrazione italiana sono tra le più ricercate del mondo. In realtà, parlo a livello personale, trovo che tutto il Sud America sia davvero… speciale... soprattutto quando propone bellezze da mozzare il fiato come quella che vado a presentarvi e che forse, almeno in Italia, è sconosciuta ai più. La signorina in questione si chiama Lucila Vit, è nata a Rosario e ha 22 anni, e ormai è una delle modelle argentine più desiderate del continente sudamericano.

Con misure assolute del calibro di 92-52-92, la bella Lucila ha in realtà trovato la notorietà più che nel paese natio nel vicino Cile, dove ha partecipato e condotto diversi programmi, ultimo fra i quali “Muralla infernal”, che ogni martedì alle ore 22 propone, sulla televisione cilena, una serie di giochi ai limiti dell’umano che la bella signorina Vit presenta in bikini e tacchi vertiginosi.

Ovviament
e non può mancare la sua presenza in Facebook: anche il noto social network dedica più di uno spazio a Lucila, che in pochi mesi ha superato i 35 mila fan solo nel gruppo più... cospicuo. E, guardando le sensualissime foto di questa splendida fanciulla di Rosario non stentiamo a capirne il motivo...

Lucila Vit balla a ritmo di merengue
sul palco in abiti particolarmente succinti...

Il canto del cigno di Sheva nel 5-2 di Budapest

Nel Ferenc Puskas Stadium risuona (inconcepibilmente) la canzoncina ‘Milan, Milan’. Venghino signori, ecchive il Milan giramondo che porta a grandi e piccini la magia del calcio… peccato che in Italia sia fuori dai giochi dello scudetto da mesi. Insomma, cosa non si fa per la pagnotta… I rossoneri si sono imposti mercoledì sera in amichevole (ormai restano solo quelle, sigh) con il punteggio di 5-2 con una Selezione del campionato ungherese denominata Hungarian League Team. E se ‘dalla sud... s’alzeran le bandiere’, Andryi Shevchenko è finalmente tornato al gol realizzando una doppietta. In rete anche Kakà, che ha festeggiato così il suo 27° compleanno, Clarence Seedorf e il giovane uruguayano Tabarè Viudez, un gol per fare capire che in questa stagione rossonera è esistito anche lui. In panchina, a fianco di Carlo Ancelotti, in una inusitata veste di accompagnatore, anche Adriano Galliani.

Ovviamente il test serve anche per fare qualche prova e vedere il futuro (più o meno) rossonero in campo: e così, salutato per sempre il ‘puma’ Emerson (eh, eh), Ancelotti schiera Kalac in porta, mentre in di
fesa spazio a Mattioni e Jankulovski sulle fasce, con Senderos e Thiago Silva centrali. Centrocampo a tre con Beckham, Ambrosini e Seedorf; infine Kakà e Ronaldinho giostrano alle spalle di Shevchenko. A disposizione del tecnico rossonero: Perucchini, Darmian, Flamini, Cardacio, Viudez, Strasser, Furlan, Pasini e Osuji. Nella ripresa entrano Darmian al posto di Senderos e Flamini per Ambrosini. Per qanto riguarda i migliori, da segnalare la bella prova (ma soprattutto generosa) di Shevchenko, bravo anche a destreggiarsi nelle vesti di assistman oltre che di cannoniere. La speranza è che Ancelotti sfrutti anche in campionato il momento magico dell’ucraino, che davvero merita di più da questa stagione. Nel prosieguo di gara altri cambi, con Kakà rilevato da Pasini e Beckham da Cardacio, quindi Kalac lascia spazio a Perucchini, mentre pure Viudez e Strasser prendono il posto di Jankulovski e Seedorf, ed è Sheva a trasformasi in ‘capitano’ per gli ultimi dieci minuti di gioco, un lasso di tempo in cui Ronaldinho riesce a sbagliare un rigore colpendo la traversa e Viudez insacca la cinquina.

Il dopo-gara è tutto un profluvio di complimenti per Shevchenko, come sottolineato da Galliani: “Sono stato contento di rivedere Shevchenko tornare al gol con una doppietta e vederlo segnare indossando la fascia da capitano. Qui in Ungheria abbiamo ricevuto una bella accoglienza, a testimonianza del fatto che il nostro brand cresce in continuazione, non solo in Italia ma anche nel mondo”. Te pareva se non tirava fuori la storia del ‘brand’... diabolico Galliani. E poi arriva un’altra ferale notizia: “E’ possibile che si giochi un’altra amichevole nella settimana in cui si giocherà la finale di Coppa Italia in programma il 14 maggio”. Ecco, vabbeh, andiamo avanti con la mania dei Globetrotters. Però quelli sono veramente i più forti del mondo... Salto Ancelotti che dice normali ovvietà (“Un buon test”...), mentre chiudo con Sheva, ormai autocondannatosi al ruolo di ‘Calimero’ di turno, ovvero il bomber sfigato che nessuno si fila né si filerà mai... “Nonostante questi due gol non credo di mettere in difficoltà il mister. Comunque è sempre una bella emozione tornare al gol, tanto più poterlo fare indossando la fascia da capitano”. Nota finale da parte del cuore d’oro ucraino: “Non reputo questa stagione fallimentare perché mi ha permesso di tornare a essere un calciatore, e quello che accadrà alla fine dell’anno lo deciderà la società, io ho già espresso il mio desiderio: è quello di rimanere al Milan”. Impagabile Sheva, You’ll Never Walk Alone...

IL TABELLINO
Hungarian League Team-Milan 2-5

Marcatori: 7' Rajczi (H), 37' Kakà (M), 47' Shevchenko (M), 57' Tokoli (H), 62' Shevchenko (M), 73' Seedorf (M), 85' Viudez (M).

L'ingresso in campo del Milan a Budapest 'filmato' da un reporter amatoriale

mercoledì 22 aprile 2009

Galliani si arrende e consegna lo 'scudo' all'Inter

Il Milan gioca a Budapest, ma scordatevi la grande Ujpest o il famoso Ferencvaros, che dagli anni ’30 agli anni ’50 fecero tremare il mondo. Si tratta solo di una amichevole con una selezione della ungherese (da tremare i polsi!), ma l’amministratore delegato rossonero Adriano Galliani, che ribadisco, mi pare persona molto più onesta e a modo rispetto alle troppe critiche che gli piovono addosso, ha ammesso e ribadito (ma non ci voleva un genio) che questo Milan non potrà assolutamente impensierire l’Inter nella caccia allo scudetto. Perché, anche in caso di sconfitta dei nerazzurri a Napoli e di vittoria del Milan “i punti di distacco sarebbero sempre sette, ovvero irrecuperabili. Non parliamo di cose che non sono possibili”.
Rimane sempre valida, per Galliani, la ‘scusante infortuni’: “Resta la convinzione che questa squadra senza infortuni avrebbe lottato per lo scudetto, ma gli infortuni ci sono stati, sono stati tanti, quindi vediamo di chiudere al meglio la stagione”.
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