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John Grant, assassinato dagli Stati Uniti stanotte |
Dramma della vita e della morte nei 'civili' Stati Uniti democratici di
Joe Biden, atterrato stanotte a Fiumicino per partecipare al
G20 e incontrare il
Papa. Chissà cosa si diranno i due, mentre nelle prigioni americane ci sono ancora detenuti pronti a venire assassinati attraverso esecuzioni capitali che assumono spesso il carattere di autentiche torture.
E' il caso di
John Grant, che per la cronaca è afroamericano (unica cosa che non dovrebbe interessare, ma che sarà invece probabilmente l'unica che smuoverà l'opinione pubblica sull'onda di
Black Lives Matter), scosso da vomito e convulsioni durante la sua
esecuzione nello stato americano dell'Oklahoma, dove
i 'boia'
hanno usato un cocktail letale su cui già aleggiava il sospetto potesse causare un dolore atroce alla persona, sebbene la 'morte dolce', almeno a mio avviso, rappresenti un paradosso ancora più crudele.
Lamentarsi del dolore della morte di Grant pare assurdo, proprio perché il problema che ancora attanaglia la 'civile' America è quello delle esecuzioni capitali, non certo se queste arrivino fra atroci dolori.
Grant, 60 anni, era stato condannato a
morte nel 2000 per l'omicidio di un dipendente della prigione.
Dopo aver ricevuto il via libera dalla Corte Suprema degli Stati
Uniti, le autorità carcerarie dello stato del sud gli hanno
iniettato le tre sostanze,
dichiarandolo poi morto alle
16.21 locali, le 23.21 in Italia, ovvero non molto tempo fa, al momento in cui scrivo.
L'agenzia AGI sottolinea come questo protocollo fosse già
stato applicato nel 2014 e nel 2015.
Grant "ha iniziato a tremare poco dopo la
prima iniezione", ha detto il reporter dell'AP, Sean Murphy, che
ha assistito alla scena.
Ha avuto circa 20 convulsioni e ha
vomitato diverse volte prima di svenire. "Ho visto 14
esecuzioni, non ho mai visto niente del genere", ha detto Murphy.
Il suo calvario ha immediatamente scatenato forti critiche.
"L'Oklahoma aveva bloccato i suoi ultimi tre tentativi di
esecuzione prima della sua pausa di sei anni, ma apparentemente
non ha imparato nulla da quell'esperienza", ha commentato Robert
Dunham, che gestisce il Death Penalty Information Center (DPIC).
Qualche giorno fa, i servizi penitenziari dell'Oklahoma avevano
tuttavia affermato in un comunicato stampa che il loro
protocollo era "umano ed efficace" e che le esecuzioni potevano
riprendere.
Il protocollo contestato combina un sedativo, il
midazolam, e un
anestetico, destinato a prevenire il dolore prima dell'iniezione
di cloruro di potassio a dose letale. E' stato usato nel 2014
per giustiziare
Clayton Lockett, ma il condannato morì in
apparente agonia per 43 minuti. Nel 2015, un altro condannato,
Charles Warner, si lamentò che il suo "corpo stava bruciando"
prima di morire, poiché i boia avevano usato il prodotto
sbagliato.
Nel 2020 è stato messo a punto un nuovo protocollo e sono
state fissate diverse date di esecuzione nel 2021, a cominciare
da quella di Grant. L'Oklahoma prevede di giustiziare prossimamente
Julius Jones, 41 anni, condannato a morte nel 2002 per l'omicidio di un uomo d'affari, crimine che però ha sempre negato.
(fonte AGI/AFP)