E' triste e irritante osservare come la globalizzazione e le
fake news scorrano nei cervelli rattrappiti degli italiani nella maniera più infida. Attraverso la pubblicità e il volto dei bambini, i più piccoli e innocenti. Si tratta della campagna
#IntegrAction, con tanto di hashtag d'ordinanza, perché il tutto divenga più virale e si intrufoli meglio nel condotto neuronale italico.
Al centro i cosiddetti "luoghi comuni, frasi fatte e banalità sugli immigrati", come li definisce il sito "Open" o, come si potrebbe invece ribadire, la 'vox populi', quel sentito comune che nasce dall'esperienza collettiva.
Bambini di razze diverse in una stessa classe elementare che ridono in maniera sguaiata a quelli che vengono, appunto, definiti, luoghi comuni: "Nei supermercati pakistani vendono solo cose scadute", "Nei ristoranti etnici non sai mai cosa mangi" e via di questo passo, per arrivare agli ancora più classici "ci rubano il lavoro" e "ci portano le malattie".
Una bella pensata, si fa per dire, partorita dalla mente globalizzata, buonista e accogliente di
Fondazione Pubblicità Progresso, insieme ad
Acra (Associazione di Cooperazione Rurale in Africa e America Latina), con il supporto scientifico di
Fondazione Ismu (Iniziative e Studi sulla Multietnicità).
Giusto per puntualizzare di cosa si stia parlando, non c'è bisogno di andare lontano. Basta aprire un giornale di ieri, rispetto al momento in cui si scrive.
La Voce del Trentino titola: "Sequestrata mezza tonnellata di carne surgelata a Trento.
Denunciato pakistano per violazione delle norme sanitarie".
Per quanto riguarda la frasetta simpatica e tanto ridanciana sui ristoranti etnici, si risalga poco più indietro, al 14 giugno. La notizia è dell'
AGI, e non del movimento Casapound: "Lunga la serie delle irregolarità. A Pescara è stato
denunciato il legale responsabile di un ristorante etnico per aver detenuto alimenti in cattivo stato di conservazione e spacciato come freschi prodotti ittici congelati: 200 kg di alimenti sequestrati e locale chiuso, per un valore di oltre un milione di euro.
A Bari stato scoperto un
deposito abusivo annesso ad un ristorante cinese, privo delle autorizzazioni di legge: sequestro amministrativo per 40 kg di riso, 40 kg di salsa giapponese e quasi mille litri tra birra, acqua e olii vari.
A Treviso
i Nas hanno sequestrato 85 quintali di prodotti alimentari etnici stipati da un commerciante kosovaro all'interno di un deposito all'ingrosso, tutti con una data di scadenza superata da mesi: salumi, dolci, bibite e preparati a base di carne erano inoltre stoccati in maniera promiscua ad altri.
A Napoli,
all'interno di un supermercato gestito da un cittadino cinese, sono stati sequestrati 500 kg di pollame e prodotti ittici in cattivo stato di conservazione oltre a 33 confezioni di uova di anatra salate (già cotte) che il ministero della Salute ha vietato in base al RASFF (sistema di allarme rapido per gli alimenti e i mangimi con cui gli Stati membri si scambiano informazioni sui rischi per la salute legati a determinati alimenti e mangimi).
I Carabinieri di Alessandria hanno denunciato una cittadina cinese per preparati gastronomici congelati e conservati all'interno di contenitori non idonei, in un impianto di refrigerazione con gravi carenze igieniche: sono stati sequestrati 100 kg di alimenti e l'attività è stata chiusa
Altri 200 kg di
prodotti alimentari etnici congelati sono stati sequestrati a Padova: sono stati trovati ad una temperatura di +19 all'interno di un furgone aziendale con impianto di refrigerazione spento, pronti per essere venduti nonostante l'interruzione della "catena del freddo". A Firenze è stato
segnalato all'autorità sanitaria il titolare di un ristorante etnico per aver detenuto prodotti carnei privi di informazioni sulla tracciabilità degli alimenti ed omesso di attuare, per il pesce crudo, le procedure di abbattimento finalizzate a contrastare la possibile insorgenza della "sindrome sgombroide". L'attività è stata sospesa a causa delle gravi carenze igieniche: sporcizia diffusa su piani di lavoro, pavimenti e attrezzature da lavoro e di blatte nelle trappole.
A Parma è stato
denunciato titolare di un ristorante etnico che conservava alimenti vari (spaghetti di soia, ripieno per ravioli, etc) in secchi di plastica analoghi a quelli impiegati per le pulizie e in contenitori generalmente utilizzati per riporre indumenti ed oggetti vari. A Torino
denunciato per frode in commercio il legale rappresentante di un'azienda alimentare che commercializzava riso basmati indicandolo come di provenienza indiana mentre in realtà era importato dal Pakistan: per approfondire gli accertamenti necessari, sono state campionate e sequestrate 110 tonnellate di prodotto".
Insomma, c'è ben poco da ridere. Ai bambini non venga spacciato per demagogico ciò che è frutto di una realtà con cui gli italiani, purtroppo, si trovano a convivere da quando l'invasione di stranieri e clandestini vari è diventata sempre più incontrollata. I bambini tornino a studiare la storia quindi, meglio se del Paese in cui sono nati o che li ospita.