mercoledì 8 giugno 2022

Italiani filorussi: sono la maggioranza, avvisate il Copasir

La 'home page' di Ipsos
Qualcuno avvisi il Corriere della Sera e il Copasir. Gli italiani 'immischiati' con la Russia, o comunque definibili come 'filorussi' (secondo le prodi linee stilate dalle due 'giornaliste' Monica Guerzoni e Fiorenza Sarzanini) sono oltre il 50% e, in certi casi, forse anche di più.
Un dato che non arriva dal solito losco gruppo Telegram filo No Vax di cui pare gli 'amici di Putin' sarebbero i 'succhiasangue', ma che proviene dall'Ipsos, uno dei più attenti istituti di ricerca nazionali, i cui risultati vengono utilizzati dalla televisione de La7, quella dei 'tiggì' di Enrico Mentana per intenderci.
Bene andando a spulciare i dati forniti da uno dei principali articoli pubblicati sul sito di Ipsos, scopriamo che oltre un quarto degli italiani, almeno il 25% quindi, sostiene che in qualche modo la Nato minacci la Russia; per la prima volta dall’inizio del conflitto scende sotto il 50% la quota di italiani che si schiera con l’Ucraina, mentre è raddoppiata la parte di coloro che 'stanno con Mosca' (18%, espressione usata da Ipsos). Inoltre, è in calo la percentuale di italiani che si esprime a favore delle sanzioni imposte alla Russia (47%); addirittura oltre la metà degli italiani è per la sospensione degli aiuti militari all’Ucraina, quindi almeno il 51%.
Sono oltre il 40% gli intervistati secondo cui i media italiani sarebbero troppo sbilanciati nei confronti dell’Ucraina e solo un quarto giudica oggettiva la nostra informazione (se occupiamo il 58° posto nel World Press Freedom Index, che esprime la 'libertà di stampa' di un Paese un motivo ci sarà...).
Insomma, il quadro del 12° monitoraggio Ipsos fanno trapelare il quadro di un'Italia nelle mani di milioni di potenziali 'hacker' filorussi, almeno seguendo le motivazioni addotte nel sapiente articolo del Corriere. Il Copasir avrà molto da lavorare...
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La Zakharova sputtana l'Italia, Sallusti scappa senza argomenti

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lunedì 6 giugno 2022

La Zakharova sputtana l'Italia, Sallusti scappa senza argomenti

Massimo Giletti intervista Maria Zakharova
Basta aprire uno squarcio sulla verità taciuta sulla guerra russo-ucraina dal 'mainstream' della propaganda occidentale che il castello di carte di tutta la costruzione filo-ucraina del conflitto se ne va allegramente a puttane, assieme ai suoi cantori, che costituiscono la stragrande maggioranza del 'paragiornalismo' italiota.
E' così successo a "Non è l'Arena", trasmissione condotta da Massimo Giletti e andata in onda su La7 (che per l'occasione trasmetteva direttamente dalla Piazza Rossa di Mosca), uno dei pochi spazi 'liberi' (o apparentemente tali) del panorama televisivo nazionale, dove ha avuto l'incredibile concessione di parlare Maria Zakharova, portavoce del ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov: "Se la domanda è se stiamo interrompendo il collegamento, la comunicazione con l'Europa, rispondo che in realtà siete voi a farlo - ha detto la Zakharova -, è l'intero Occidente a farlo, con gli USA a dominare. Il punto di vista europeo non esiste senza gli Stati Uniti. Questa interruzione di comunicazione è iniziata da tanto tempo con la Russia, per esempio con i mancati permessi per costruire i gasdotti".
Alla domanda se la guerra all'Ucraina sia stata fatta in forma preventiva temendo l'ingresso nella NATO, la Zakharova ha risposto che "la guerra in Donbass dura da otto anni. Chiedo ai giornalisti italiani: dove siete stati in questi anni, 13mila persone sono state assassinate in Donbass ma non hanno preoccupato nessuno, e ora parlate di guerra, dovete vergognarvi. Ho l'impressione che abbiate scoperto la Russia e l'Ucraina nel febbraio del 2022".
E ancora: "Noi non vogliamo la cortina di ferro, non ci sarà da parte nostra, è l'Unione Europea che si sta costruendo attorno una cortina di ferro. Pensate di essere gli unici a contare e di poter insegnare le cose agli altri. Questo è un vicolo cieco. Se l'UE vuole la pace, basta con le armi a Kiev e le sanzioni".
"Lei non è mai stato in Donbass, non sta capendo cosa succede lì, non sa a quali bombardamenti è stato sottoposto dal regime di Kiev, lei non capisce cosa significano le persone morte", ha attaccato la Zakharova rispondendo a Giletti, che le chiedeva a che condizioni Mosca fosse disposta a terminare le ostilità. "I bambini parlano in questo modo!", ha tuonato la portavoce di Lavrov in un passaggio della lunga intervista di una cinquantina di minuti, in cui era collegata via Skype da quello che sembrava un ambiente domestico. "Andiamo insieme in Siria, ad Aleppo", ha proposto in modo sarcastico la Zakharova quando Giletti le ha ricordato le azioni delle Forze russe in quel Paese, a sostegno del regime di Bashar al-Assad.
All'intervista è seguito il colpo di scena dell'abbandono in studio del direttore di "Libero", Alessandro Sallusti, tra i maggiori fautori della guerra alla Russia, evidentemente a corto di argomenti e idee, che ha preferito a un concetto compiuto lasciarsi andare a una volgarità in perfetto stile 'bar' (che poi è il livello medio degli articoli scritti dal suo giornale): "Pensavo fossi andato a Mosca per parlare al popolo russo - ha strillato Sallusti -. Mi trovo davanti a un asservimento totale di fronte alla peggiore propaganda che ci possa essere. Il Cremlino è un palazzo di merda, lì il comunismo ha fatto i più grossi crimini (ma cosa c'entra il comunismo?, ndr). Rinuncio al compenso pattuito ma non ci sto a fare la foglia di fico a quei due coglioni che hai lì di fianco, me ne vado", riferendosi agli ospiti russi accanto a Giletti, tra cui il conduttore Vladimir Soloviev.
Poco dopo un malore ha colpito Giletti, che è uscito dall'inquadratura in modo improvviso, lasciando la conduzione a Myrta Merlino dallo studio a Roma, salvo poi riapparire dopo la pubblicità raccontando di un mancamento forse dovuto al "freddo o a un calo di zuccheri". (fonti: ANSA/AGI)

giovedì 2 giugno 2022

Playboy Germania 50 anni, alle stampe un numero speciale con 50 'stelle'

Una delle foto dell'edizione speciale di "Playboy"
L'edizione tedesca di Playboy, il mensile più 'cool' della storia dell'editoria legato alla bellezza femminile, compie mezzo secolo di vita.
Per celebrare l'importante genetliaco è stata così data alle stampe un'edizione speciale dal titolo "Die 50 schönsten Stars aus dem deutschen Playboy" (trad. "Le 50 stelle più belle del Playboy tedesco").
Da Carmen Electra a Heather Renée Sweet, poi trasformatasi nella 'finta' tedesca Dita Von Teese, compresi alcuni dei più importanti nomi della storia dello spettacolo: Kim Basinger, Bo Derek, Cindy Crawford, Ursula Andress, La Toya Jackson, Pamela Anderson, Brigitte Nielsen e Kim Kardashian.
Tutte 'donne alfa' a loro modo, grandi protagoniste di un numero da collezione, disponibile anche sui collegamenti 'pirata' di Telegram, dove non c'è spazio per la pornografia, ma per un raffinato erotismo, quello sempre più inafferrabile e introvabile nella società 'nuda' del mondo contemporaneo.


mercoledì 1 giugno 2022

Johnny Depp vince il processo contro Amber Heard

Amber Heard e Johnny Depp: altri tempi...
L'attore Johnny Depp ha vinto: l'ex moglie Amber Heard, secondo la Corte, lo ha diffamato e dovrà pagargli 15 milioni di dollari di danni, anche se lui, a sua volta, dovrà risarcirla con due milioni di dollari per l'affermazione di un avvocato che ha definito "un imbroglio" le sue accuse.
E' il verdetto unanime dei 7 giurati della Corte di New York, dopo un processo durato sei settimane in cui i protagonisti del breve matrimonio degli orrori si sono dilaniati a vicenda.
"E' un passo indietro per tutte le donne", ha commentato l'attrice. "La giuria mi ha ridato la vita", ha detto invece Depp. (fonte ANSA)

Stanley Cup 2022, finali di Conference: tre protagoniste e un'outsider

L'apertura odierna del sito dell'NHL
Ha preso il via, con gara-1 della finale della Western Conference, il penultimo atto della Stanley Cup, lo storico trofeo che premia la squadra campione della NHL, la lega nordamericana dell’hockey ghiaccio, in pratica il campionato mondiale per club di categoria, l’alter ego dell’NBA in ambito hockeistico.
Tre grandi protagoniste della stagione e una outsider a contendersi l’ambitissima coppa finale, mentre le due vincenti di ‘conference’ potranno sollevare due coppe: rispettivamente, a est il Prince of Wales Trophy, a ovest il Clarence Campbell Bowl, sebbene la vittoria di conference sia cosparsa di scaramanzie, la prima delle quali sia proprio quella di non toccare la coppa che ‘porta’ alla finale di Stanley Cup, un toco che per gli addetti ai lavori varrebbe l'‘accontentarsi’ di un premio di consolazione senza ulteriori ambizioni.
Va detto che, rispetto a quelli del basket, i playoff dell’hockey sono molto più ricchi di sorprese e di risultati impronosticabili, che rendono ancora più ‘sfidante’ la scelta della squadra vincente, sia della partita secca che della serie complessiva.
Giusto per fare un esempio, nella Eastern Conference sono saltate le prime tre teste di serie, mentre nella Western, dopo la prima, ancora in corsa, bisogna passare alla quinta posizione per trovare un'altra squadra in lizza.
Fate il vostro gioco, quindi, perché non sarà per nulla facile.

Eastern Conference: New York Rangers-Tampa Bay Lightning
I Tampa Bay Lightning di Jon Cooper partono come naturali favoriti della serie di finale a est, sebbene i New York Rangers li abbiano preceduti in classifica e godano, come conseguenza, del fattore ghiaccio favorevole.
La franchigia della Florida vanta però il ragguardevole ‘status’ di squadra campione in carica da due anni di fila: in pratica ha vinto le sue ultime 10 serie di playoff. Quest’anno, in particolare, sulla sua strada ha ‘sepolto’ dapprima gli ambiziosissimi Toronto Maple Leafs, in rimonta e alla settima partita, mentre ha poi maramaldeggiato sui ‘cugini’ dei Florida Panthers, quattro vittorie a zero per una serie travolgente disputata contro quella che era stata la migliore squadra della stagione, premiata con il Presidents’ Trophy.
In particolare, contro Florida, Tampa ha dimostrato una solidità difensiva pazzesca, subendo appena tre reti in quattro partite. Contro i Rangers, squadra che non appare molto profonda, specie in attacco, potrebbe essere questa la chiave della serie, che vede i campioni in carica nettamente preferiti, magari anche con alcune partite che potrebbero terminare senza gol al passivo.

Western Conference: Colorado Avalanche-Edmonton Oilers
Riuscirà una squadra canadese a tornare a vincere la Stanley Cup, che manca ‘a nord del confine’ dalla stagione 1992-93? Gara-1 della finale della Western Conference sembrerebbe dire di no, con un finale pirotecnico (8-6) che ha premiato la formazione di Denver. Ma proprio l’alto numero di reti e la forza dell’attacco delle due squadre, forse le più dotate di talento di tutta la lega, rende davvero impronosticabile questa sfida.
Gli Oilers vantano i primi due ‘cecchini’ della post-season, Connor McDavid (8 gol e 21 assist in 13 gare) e Leon Draisaitl (28 punti in 13 partite), ma occupano anche la posizione numero 5 della classifica marcatori con Evander Kane (13 reti in 13 incontri disputati, una media incredibile per i playoff). I ‘punteros’ degli Avalanche vengono però subito dopo, con Cale Makar e soprattutto Nathan MacKinnon, passato da giovane di belle speranze a protagonista assoluto di tutta l’NHL. Entrambe le squadre sono profonde, entrambe segnano moltissimo e hanno i mezzi per arrivare a gara-7 per contendersi l’accesso alla finalissima, magari, alla fine di un interminabile overtime.