mercoledì 31 gennaio 2024

Il delirio immigrazionista di Olaf Scholz spezza il cuore dell'Europa

Olaf Scholz sulla prima pagina della "Bild"
La Germania, sorpresa dall'aumento dei voti della Destra, rischia di spegnere il proprio ultimo anelito di dignità nazionale nella delirante politica di assorbimento immigrazionista del suo cancelliere Olaf Scholz che, tutto preso dal proprio impeto antitedesco, è riuscito a far passare in Parlamento una legge che sveltisce la concessione della cittadinanza agli extracomunitari e consente anche a loro l'ottenimento del doppio passaporto.
In una nazione il cui ceppo etnico è già stato minato alle fondamenta da pesanti migrazioni turche, italiane, arabe e mediorientali, gli 'ultimi arrivati' acquisterebbero gli stessi diritti di chi è tedesco da generazioni, potendo ottenere la nazionalità tedesca in cinque anni, più rapidamente rispetto agli otto attuali, e addirittura in soli tre in presenza di particolari 'meriti scolastici, lavorativi o di impegno civile'. Se non è 'sostituzione etnica' questa...
La Germania, vanto e riferimento del mondo caucasico fino a pochi anni orsono, è ormai ridotta a una scialuppa derelitta di un miscuglio meticciato e informe di popolazioni senza patria, rabbiose, distruttive e senza speranza. Una mescola di sottoculture costrette ad assimilarsi controvoglia, e inevitabilmente destinata a creare attriti insanabili di odio e guerre razziali.
Il tutto, ovviamente, mascherato dalla 'necessità' di disporre di un più ampio numero di lavoratori 'qualificati' (si può immaginare quanto possano essere 'qualificati' i mendicanti in arrivo da Paesi ad alto sviluppo come Marocco o Afghanistan).
L'obiettivo è, invece, chiaro: più ancora dell'inevitabile 'sostituzione etnica' (fine ultimo delle classi dominanti del turbocapitalismo occidentale), c'è la volontà di ampliare la propria base voto, in modo da controbilanciare quella legittima dei tedeschi 'veri' che, ovviamente, si stanno spostando in massa verso posizioni di Destra e antimmigrazioniste. Che, va sottolineato, non sono proprie solo di AfD (Alternative für Deutschland, il partito al momento più a Destra fra quelli del panorama germanico), ma anche della ben più moderata opposizione cristiano-democratica della Cdu-Csu.
Insomma, ancora una volta viene dimostrato come il 'popolo' della Vecchia Europa sia sempre più preda e vittima di squallidi politicanti e 'generali' d'industria, assassini della storia e autori della più grande deportazione (e sostituzione) di massa che la storia stessa ricordi.

martedì 30 gennaio 2024

Ilaria Salis, per gli italiani l'agitatrice è già diventata 'santa'

Ilaria Salis a processo a Budapest nella foto de "Il Giornale"
Ilaria Salis
presto sarà fatta 'santa'. Il processo di canonizzazione presso le latitudini italiane ha già preso il via, a prescindere dagli eventuali reati di cui questa agitatrice estremista anarchica si sia eventualmente macchiata in territorio straniero (se li avesse compiuti in Italia già si sa che avrebbe goduto della più totale immunità).
In molti stati esteri, invece, stranamente, la legge si applica e, quando i reati compiuti, o comunque quelli di cui si è accusati, diventano particolarmente gravi, si applica anche in maniera pesante.
E' il caso di questa cosiddetta 'insegnante antifascista', non si capisce bene se i due termini siano legati o quale sia il senso del secondo posto accanto al primo (una professione? un credo? un partito?), presente evidentemente non come turista ma con un fine ben preciso in terra ungherese: manifestare in maniera aggressiva contro alcuni militanti di estrema Destra nella capitale ungherese. Di più, secondo la "Bild", e non il "Völkischer Beobachter", la Salis farebbe parte di un'organizzazione di estrema Sinistra con sede in Germania, la Hammer Band ('banda del martello'), dove confluiscono violenti da ogni parte d'Europa con lo specifico scopo di aggredire esponenti e simpatizzanti della Destra.
Negli scontri provocati dal gruppo in cui era presente questa 'deliziosa insegnante antifascista', sempre secondo la "Bild", sono rimaste ferite nove persone, di cui sei in maniera grave (si ribadisce la parola 'grave') con foto raccapriccianti di volti tumefatti dei disgraziati che hanno avuto la 'fortuna' di poter 'dialogare' con i 'simpatici turisti' provenienti dall'Italia. La Salis, in poche parole, è accusata di 'tentato omicidio colposo' insieme ad altri due agitatori tedeschi, uno dei quali si è già dichiarato colpevole (mentre lei proclama la propria innocenza).
Se tutto ciò fosse successo in Italia, sostenuta dalla illiberale cultura di Sinistra che, ancora, vede nel motto 'uccidere un fascista non è un reato' uno stile di vita, la Salis sarebbe ovviamente già fuori, magari pronta a organizzare il prossimo viaggio all'estero. In Ungheria, stato indipendente e autonomo, dove un capo di Stato con i contro fiocchi come Viktor Orbán non si fa mettere i piedi in testa, le leggi si fanno rispettare, e non si capisce perché ci si debba tanto scandalizzare per un paio di ceppi e una catena legati ai piedi di una donna che, va detto, non pare troppo deperita ma, anzi, piuttosto in carne e ben nutrita (per non dire grassottella, ma non si vorrebbe con questo urtare le sensibilità dei più teneri).
Che vengano allora tolte le catene alla 'insegnante antifascista' Salis, la si lasci pure senza ceppi: ma che la si condanni, se venga trovata colpevole di aggressione, con una pena giusta, da scontare nelle prigioni dove il reato sia stato commesso. Che poi le vittime fossero o meno dei fascisti, almeno in terra magiara, non dovrebbe fare differenza.

lunedì 29 gennaio 2024

Lollobrigida, la lezione del ministro alla Sinistra cresciuta "a champagne"

Il post su Facebook del ministro Lollobrigida
E' una accanita difesa del prodotto italiano, ma anche una dura accusa verso tutto un mondo pseudo intellettuale quella del ministro dell'Agricoltura, Francesco Lollobrigida, dopo gli attacchi contro la diretta del TG1 in collegamento con la missione sulla Stazione spaziale, durante la quale a bordo verrà consumata una 'eccellenza' del Made in Italy e cioè la pasta italiana.
"Le sinistre e alcuni giornalisti cresciuti a champagne ci deridono perché non perdiamo occasione per promuovere i nostri prodotti e ringraziare i nostri agricoltori, pescatori, artigiani e imprenditori - ha esordito Lollobrigida su Facebook -. Del resto, nei loro salotti e nelle loro redazioni l'odore di letame non arriva" ma "ripareremo noi i danni che hanno creato, con umiltà e pazienza, e ogni sorriso che incontreremo nelle piazze, nelle fabbriche e nei campi, ci ripagherà per aver sopportato tutte le parole e i fiumi d'inchiostro intrisi di livore di questi poveri, miopi 'benpensanti'". E ancora: "Pensano che la carne che mangiano, quando non la disprezzano per seguire le mode più avanzate - prosegue Lollobrigida - nasca nel frigorifero del supermercato. Probabilmente si sentono migliori se l'ambiente lo proteggono loro su fogli di carta, rispetto invece a chi lo fa per davvero, da millenni e con tanto sudore. Sono gli stessi che per decenni sono rimasti proni, piegati a logiche che imponevano ai contadini di non coltivare, ai pescatori di non pescare".
Il ministro prosegue: "Rivendicano ferie e si arrabbiano se di domenica debbono lavorare, ignari che per alcuni i giorni sono tutti uguali poiché piante e animali hanno sempre bisogno di loro. Hanno capovolto il mondo con i loro sproloqui intrisi di 'greenwashing' (come trasformare letame in cioccolata)". Sono loro, aggiunge il ministro, "con i loro governi in attesa di ricevere ordini da Bruxelles, che ci hanno portato a questo, con migliaia di aziende chiuse e molte che ancora rischiano la stessa drammatica fine". Sono loro, conclude, "plaudenti ad ogni fallimento italiano e timidi di fronte ai nostri successi. "Hanno sputato sulla produzione che crea ricchezza e lavoro pensando di sostituirla con le logiche del sussidio, fino ad arrivare al reddito di cittadinanza. Chi vive del proprio lavoro e della propria impresa è libero. E di questa parola di cui si riempiono la bocca, libertà, non riconoscono il valore e il significato". (fonte: ANSA)

domenica 28 gennaio 2024

Jannik Sinner nella storia, vince gli Australian Open

L'apertura di "Tuttosport" dopo la vittoria su Djokovic
Jannik Sinner
ha vinto gli Australian Open di tennis, battendo in finale il russo Daniil Medvedev in rimonta al quinto set, con il punteggio di 3-6, 3-6, 6-4, 6-4, 6-3 in quattro ore di gioco.
Sinner trionfa così nel suo primo torneo dello Slam, primo italiano 48 anni dopo la vittoria di Adriano Panatta al Roland Garros nel 1976.
Il tennista altoatesino, numero 4 della classifica ATP e del tabellone, si impone in Australia dopo una stagione che gli ha portato in bacheca due Master 1000 e la Coppa Davis vinta a dicembre a Malaga.
Una vittoria, quella di Sinner, ancora più importante perché ottenuta soffrendo, dopo che Medvedev si era imposto nei primi due set, strappando nel primo il servizio al terzo gioco. Nel secondo si portava sul 5-1, subiva una parziale rimonta ma si imponeva sfruttando il secondo set-point su una risposta lunga di diritto di Sinner che, in precedenza, aveva mancato l'opportunità di riprendersi anche il secondo break.
Nel terzo set c'è maggiore equilibrio con i due tennisti autoritari nei rispettivi game di servizio, ma alla fine è Sinner ad avere la meglio approfittando del calo di Medvedev che commette 4 errori di dritto. Nel quarto Medvedev annulla una palla-break nel secondo gioco (1-1). Al cambio campo sul 2-1 per l'azzurro, entra in campo il fisioterapista per il russo (vesciche al piede destro). Con uno dei tre ace scagliati nel settimo game Sinner annulla una palla-break e sale sul 4-3, poi chiude i conti sul 6-4. Nel quinto e decisivo set un Sinner perfetto tiene a bada l'avversario, allunga e chiude con un definitivo 6-3. (fonte AGI)

venerdì 19 gennaio 2024

Storico trionfo della libertà: il saluto romano non è reato

L''incipit' dell'articolo 'online' de "Il Giornale"
Finalmente, dopo quasi 80 anni dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, il 'saluto romano' non è reato, a meno che non sia inquadrato in una possibile (quanto assai improbabile) opera di ricostituzione del disciolto partita fascista.
Uno smacco per la pattumiera ideologica della Sinistra benpensante che, dal dopoguerra, ha monopolizzato e cauterizzato ideologicamente qualsiasi tentativo di garantire a chi la pensi in maniera 'non conforme' la possibilità di esprimere la propria ideologia, sia essa di Destra, estrema Destra o oltre. Con tanti saluti agli 'amici' dell'ANPI, elemento, quello sì, retaggio di odio mal consumato e la cui esistenza ormai è veramente priva di senso.
La vicenda è figlia diretta della sentenza della Cassazione, in cui si sottolinea come per il saluto romano vada contestata la legge Scelba sull'apologia del fascismo e in particolare l'articolo 5, dove si parla di 'riguardo a tutte le circostanze del caso' e di gesti e rituali idonei a 'integrare il concreto pericolo di riorganizzazione del disciolto partito fascista'.
Per il presidente del Senato, Ignazio La Russa, la decisione va accolta con "rispettoso riconoscimento" e la sentenza "si commenta da sola". Per il movimento di estrema Destra CasaPound è "una vittoria storica" e per questo l'organizzazione continuerà 'a fare il saluto romano'.

NHL 2023-24, Ottawa travolge Montreal nel primo derby stagionale

Il 'cerimonial puck drop' prima del match (foto Facebook)
Il primo derby canadese della stagione NHL fra Ottawa Senators e Montreal Canadiens si conclude con la netta vittoria della squadra della capitale canadese con il punteggio di 6-2.
Malgrado la pessima stagione e il rendimento ben al di sotto delle attese, i 'senatori' hanno travolto i tradizionali avversari in quella che, nel Canada orientale, rappresenta una delle tre sfide più sentite.
Se Toronto-Montreal è quella più storica e Ottawa-Toronto è la cosiddetta Battle of Ontario, lo scontro fra Ottawa e Montreal rappresenta una rivalità resa ancora più profonda dal fatto che, nella Capitale, ci sia una consistente parte di popolazione francofona che, ormai da tempo, ha abbandonato la passione per i Canadiens, sostituendosi in qualche modo agli arcirivali di Montreal, ovvero i Quebec Nordiques.
Dopo tanto tempo è tornato a risplendere il tedesco Tim Stützle, autore di un gol e due assist, a secco di marcature da ben dieci partite.

Il tabellino della partita secondo ESPN

Russia, decine di volontari salvano centinaia di cani randagi

foto di Anoir Chafik per Unsplash
Salvare centinaia di cani randagi. E' l'obiettivo di decine di volontari che, in Russia, stanno facendo una vera e propria corsa contro il tempo, dopo la decisione, presa dalle autorità della Buriazia, repubblica dell'estremo oriente ex sovietico.
Secondo la BBC, finora ne sarebbero stati uccisi 18 nella città di Ulan-Udė, nella Siberia orientale, vicino al confine con la Mongolia. Seicento invece sono già stati inviati in treno verso nuove case o rifugi a Mosca, San Pietroburgo e Kazan a ovest, e Khabarovsk e Vladivostok più a est.
Bisogna dire che i cani randagi rappresentano un grosso problema per la Buriazia e le autorità locali hanno recentemente preso la controversa decisione di abbatterli. Ulan-Udė ha una popolazione di quasi mezzo milione di abitanti e le aggressioni da parte dei cani avvengono spesso.
L'abbattimento dei randagi è stata una pratica comune in questa regione per anni, fino a quando il parlamento russo ha approvato una nuova legge che introduce politiche più umane, richiedendo che i cani vengano catturati, sterilizzati, vaccinati e liberati. (fonte: ANSA)

giovedì 18 gennaio 2024

Televideo, 40 anni: dalla passione all'oblio del primo giornale 'online'

La 'home page' del Mediavideo
Mi arrivano da più parti articoli molto ben fatti di colleghi che, con me, hanno lavorato nel proprio arcaico passato sulle pagine del Televideo, che in questi giorni compie 40 anni di vita.
Non saprei cosa aggiungere a quanto già detto e scritto, se non che il Televideo rappresentò un passo fondamentale nella formazione giornalistica di chi ci lavorò.
Puntare immediatamente, senza giri di parole, al cuore della notizia. Cosa, dove, quando, come? Le classiche domande proprie per ogni giornalista che si rispetti, cui già dal titolo si arguiva una risposta, uno svolgimento in circa 450 battute, non una di più, pochissime di meno, per rispettare la grandezza prevista della pagina.
Esattamente l'opposto di quanto accade oggi, con i giornalisti ridotti a residuati dell'informazione, in siti 'internet' pronti alla battaglia per l'ultimo clic, con titoli al limite del nauseabondo dove nulla è spiegato ma tutto teso ad accogliere l'ingresso del lettore in notizie prive di storia. "Clamorosa bomba! Notizia incredibile! Se n'è andato sbattendo la porta! Sta esalando l'ultimo respiro!", tutte frasi prive di soggetto, con un punto esclamativo sovrabbondante, esagerate ed eccessive, con lo scopo di coinvolgere il lettore in inutili perdite di tempo, regolarmente aumentata dalla presenza di ulteriori sottopagine e inattesi pop-up con tanto di pubblicità martellante.
Grande protagonista di quell'epopea fu l'agenzia di stampa Datasport, nata dapprima come 'braccio armato' del settimanale Superbasket e poi sviluppatasi nel tempo in ambito calcistico-sportivo e poi ancora in quello dello spettacolo.
Già sparring-partner del Televideo Rai nella raccolta dei risultati calcistici domenicali, sviluppa una perfetta struttura dedita al mondo dello sport, dapprima come televideo di Telepiù (+2 per lo sport, +1 per il cinema, in particolare legata alla produzione di palinsesti), con gruppi di lavoro motivati e appassionati, con giornalisti giovani quanto amanti del mondo delle statistiche, di cui Datasport allora era la perfetta portabandiera.
In breve il televideo di Telepiù viene scoperto e 'adottato' dall'ambiziosa Mediaset, ed è ancora Datasport a creare un 'piano di battaglia' per il neonato Mediavideo, con alcune 'chicche', come le pagine dedicate alle squadre della Serie A, dalla 241 in poi, che rimarranno per sempre nella memoria degli appassionati. Sullo sfondo nero della pagina si scriveva il nome della squadra con il colore adeguato (dall'F1 all'F9, rosso per il Milan, bianco per la Juventus, azzurro per l'Inter e così via), quindi tasto 'invio' e la I di 'insert' a fianco del numero di pagina desiderato, la nuova schermata venva creata.
Ogni mattina, prima di cominciare, si cancellavano le pagine in più o vecchie (inviando la D di 'delete' a fianco della pagina da cancellare) per poi ripartire da zero.
Un sito internet 'ante litteram', nel più rigoroso concetto di 'rete', anche perché, per collegarsi a quella che era, in pratica, una sorta di internet arcaico, era necessario l'uso di un antico modem gracchiante, uno strano 'coso' bianco dotato di tante lucine rosse natalizie, con cui scaricare, tramite una stampante ad aghi, le classifiche ATP e WTA per il tennis, così come quelle del PGA Tour nel golf. Appuntamenti settimanali, a volte un po' astrusi anche per chi li realizzava, ma molto graditi a un pubblico di fedelissimi in costante aumento.
Ed era impossibile non avere frotte di tifosi con il naso puntato al televisore quando, sempre Datasport, ogni domenica, per la RAI, si collegava con oltre cento campi di calcio per poter avere gli aggiornamenti in diretta delle partite della Serie C (tre gironi) e dell'Interregionale (nove gironi), per un totale di oltre cento campi collegati e un gruppo di stagisti domenicali pronti a tutto pur di non perdere l'aggiornamento, fino alla telefonata alla stazione dei carabinieri per avere il contatto della macchina a bordo campo a cui chiedere il parziale.
Il mio ricordo, però, scivola ancora più lontano quando, nel 1994, per Telelombardia, fu sempre Datasport a seguire in maniera unica per l'epoca, e forse anche per i tempi successivi, i Mondiali di hockey ghiaccio di scena a Milano, Bolzano e Alba di Canazei. Una puntualità di aggiornamento che, credo, abbia soddisfatto anche i palati più esigenti. 
Quarant'anni di Televideo, eppure parlarne oggi sembra privo di senso. Il fatto stesso che sia necessario spiegarne i contenuti fa capire quanto esso sia obsoleto nel mondo irrefrenabile della notizia veicolata in pochi istanti dal web. Eppure, la precisione, la competenza e la passione che sono nate davanti a quei computer (credo 286) non si sono mai smorzate. Ognuno di noi che ci ha messo le mani, e le dita, vorrebbe poter spingere ancora una sola volta l'invio di una pagina di aggiornamento, vedere creata la notizia davanti ai propri occhi, palpabile presenza di un'informazione senza strilli e veramente sincera, al servizio dell'utente finale, il lettore.

lunedì 15 gennaio 2024

Darya Dugina, allo Spazio Ritter un convegno senza clamore

Il tavolo dei relatori allo Spazio Ritter (foto Bordignon)
Tanto rumore per nulla. Quello su Darya Dugina, la figlia del filosofo russo Alexander Dugin assassinata da terroristi ucraini o, comunque, 'telecomandati' da spie al soldo dell'Occidente, è stato un convegno senza infamia e senza lode.
Dipinto come un evento organizzato da una bieca 'orda' di militanti nazifascisti guerrafondai, è stato esattamente l'opposto.
Una giornata, quella andata in scena allo Spazio Ritter, cui hanno preso parte persone normalissime, quasi tutti abbondantemente over 45, qualche volto incanutito dall'età, qualche 'barba' in stile anni '70, un giovane Dottor Zivago in vacanza italica e due ragazze con un chiaro aspetto somatico russo (ovvero, carinissime).
Probabilmente erano presenti alcuni militanti dell'estrema Destra, un 'manipolo' (è proprio il caso di dirlo) all'esterno della libreria di via Maiocchi, a fare da 'cordone di protezione' da eventuali intrusi, tipo un gruppo patetico di sinistrorsi sinistrati filo guerrafondai a tutti i costi, pare confortati da alcune associazioni filo-ucraine legittimamente 'in odio' rispetto a un pomeriggio che, in ogni caso, incarnava uno spirito filo-russo. Peccato vedere confusi in tanto magma paludato una persona apparentemente intelligente come Ivan Scalfarotto, affiancato da 'travet' della politica come Lia Quartapelle e Mariastella Gelmini (che si deve fare per la pagnotta...).
Dentro poco meno di un centinaio di persone in uno spazio che ne poteva contenere poco più di cinquanta, gente accalcata sui muri o seduta sugli scalini che portavano al primo piano della libreria.
Ne sarebbero probabilmente venuti molti di meno se non fossero stati gli stessi siti paralleli alla pseudo Sinistra antifascista a fare da cassa involontaria di risonanza al convegno.
I contenuti della giornata non sono stati particolarmente eccitanti. In un'ora e mezza sono state raccontate le esperienze personali dei relatori attraverso la propria conoscenza della Dugina, e letti alcuni passi del libro "Io sono Darya", edizioni AGA.
Piccole autocelebrazioni personali, peraltro più che lecite, alcuni concetti già sentiti, come quello di una guerra, quella ucraina, cominciata nel 2014, le infiltrazioni americane, la certa sconfitta di Kiev in prospettiva, la demagogica propaganda occidentale svolta attraverso i media quasi compatti (pur presente una 'troupe', giornalista più cameraman, di "Piazza Pulita", La7).
E, ancora, il negare risolutamente l'aver mai ricevuto sovvenzioni dalla Russia, rispondendo così ad alcune battute corse sui 'social' relative al finanziamento del sopracitato evento tramite rubli arrivati da Mosca.
In conclusione, chi voleva apprendere qualcosa del pensiero filosofico della Dugina è rimasto deluso, a parte un vago riferimento, abbastanza logico, alla pace tra due popoli 'fratelli'.
Per molti il semplice atto di presenza è stato un modo di contarsi e di rendere una testimonianza politica non molto dissimile da quella resa da coloro che, all'esterno della libreria, manifestavano il proprio dissenso verso un incontro comunque legittimo e degno di presenza, piccola nicchia di pensiero 'non conforme'.

Altre due immagini della serata allo Spazio Ritter: