giovedì 27 agosto 2020

NBA gesto clamoroso: stop ai playoff per l'uccisione dell'ennesimo nero

Il comunicato dell'NBA
Un altro nero è stato ucciso dalla polizia americana, in questo caso a Kenosha, nel Wisconsin, e l'NBA, lega professionistica del basket in cui, secondo uno studio del 2015, i neri rappresentano il 74,4% dei giocatori, decide di fermarsi.
Va detto che, la scena, come nel caso di George Foyd, è stata piuttosto raccapricciante, con l'uomo, Jacob Blake, colpito più volte alle spalle da colpi di pistola sparati da un poliziotto, mentre entrava nel proprio SUV a prendere un coltello, auto in cui, peraltro, erano presenti i suoi tre figli.
Una scelta clamorosa, quella dell'NBA, sulla scia della demagogica campagna Black Lives Matter e che, ovviamente, nessuno si è peritato di bloccare, nel più che concreto timore di venire etichettato come 'razzista' per il solo motivo di non volere adeguarsi a quella che pare come una vera e propria sceneggiata. Anche perché mai, e si sottolinea MAI, i ricchissimi paperoni del basket USA, che si sono presentati con magliette inneggianti a BLM e a una sorta di 'suprematismo nero' ("Black All The Time", "Black Excellence" e frasi di Barack Obama stampate su sfondo nero) hanno emesso un suono di fronte ai continui atroci crimini commessi negli Stati Uniti, commessi per la maggior parte da persone di colore.
Cinque partite sono state rimandate anche nella MLB, la lega 'pro' del baseball, mentre l'NHL, la lega dell'hockey ghiaccio, ha giocato regolarmente, ma solo una delle partite previste era fissata dopo che è stata diffusa notizia del fatto.
Scelte di questo genere non possono fare altro che giustificare le violenze dei facinorosi che, tuttora, stanno imperversando sbandierando l'icona del movimento filomarxista Black Lives Matter, ovviamente sfruttato politicamente in chiave politica da Joe Biden, impegnato nella corsa alla Casa Bianca, opposto a Donald Trump.
Secondo Wikipedia, che cita, fra gli altri, il Centers for Disease Control and Prevention (CDC), nel 2017 la percentuale di arresti per omicidio ha coinvolto nel 53,5% neri e per il 20,8% ispanici.
La prima squadra a decidere di non scendere in campo è stata quella dei Milwaukee Bucks, rappresentativa di un centro distante circa 40 miglia da Kenosha, luogo del fatto. Poco dopo, anche la lega e i giocatori delle altre franchigie si sono adeguati.

L'immagine del campo dove si sarebbe dovuta giocare Milwaukee-Orlando

mercoledì 26 agosto 2020

Briatore sta bene e ha ragione, lo sappiano i topi che gli ballano intorno

Flavio Briatore in apertura del "Kronen Zeitung" austriaco
E' divertente vedere come siano tanti i topi usciti dalle fogne per danzare attorno al corpo malato di Flavio Briatore ricoverato in ospedale. Uno dei molti, l'imprenditore veneto, ma uno dei pochi a poter godere di visibilità, a reagire con forza alle deliranti politiche governative di clausura e di 'distruzione mirata' dell'economia nazionale.
"Se lo merita, dopo tutte le cazzate che ha detto" è la frase media che si legge in giro, con qualche anima pia che, estraniandosi ipocritamente dal gruppo, sottolinea che, però no, gli augura di rimettersi presto, mentre un sorriso bieco contorna il suo labbro da carogna. Frasi normalmente pronunciate da gente che, nella vita, ha fatto, se ha fatto, un centesimo di quanto realizzato da Briatore, uomo certamente invidiato per le sue capacità lavorative e (cosa ancora più grave per gli uomini mediocri) amatoriali, viste le splendide donne con cui si è sempre accompagnato nel corso della sua vita.
La realtà è che, Covid o non Covid, Briatore ha espresso quello che pensa la maggioranza della gente che fa del lavoro il proprio mezzo di sostentamento quotidiano. L'uomo non è fatto per vivere di welfare e prebende quotidiane, quelle che tanto piacciono ad alcune aree geografiche il cui voto è stato palesemente 'comprato' con la promessa del miserabile stipendietto mensile. L'uomo vero investe, investe e rischia, così come fa chi va in guerra, dove non puoi pretendere di essere risparmiato, sai di rischiare, ma per il bene tuo, della tua famiglia e dello Stato che rappresenti, vai all'attacco del nemico, e sia quel che sia.
Per questo non esiste alcun paradosso fra le parole di condanna della politica del Governo espresse da Briatore e la sua caduta in malattia da infezione. Dire che il Covid sia una boiata ingrandita 'a piacere' da Giuseppe Conte e dai suoi sodali, che ne sfruttano l'esistenza per continuare a tenere sotto scacco la democrazia italiana, non significa negarne, appunto, l'esistenza.
Personalmente, in ogni caso, non baratterei la possibilità di lavorare come facevo prima della 'clausura' con il rischio, comunque accettabile, di contrarre un coronavirus ormai sempre più debole o di attaccarlo a chicchessia. Non si può distruggere l'economia del mondo per una pestilenza e per il terrore sanitario che ne derivi, usato sapientemente come arma terroristica di massa.

Qui sotto, tre stralci da "Il Giornale" di oggi, dedicati all'argomento.



lunedì 17 agosto 2020

L'ultima follia del Governo dell'Accoglienza: chiudere le discoteche

La prima pagina de "Il Quotidiano di Lecce"
E cosi il Governo delle Barzellette, quello le cui decisioni sembrano arrivare direttamente da Lercio.it, in uno dei momenti più drammatici della storia italiana, ha estratto dal cilindro l'ultima favola a brutto fine. Il 'brainstorming' andato in scena fra i cervelli più scarsi del Paese, una sorta di 'melange' che nemmeno Mel Brooks avrebbe osato assemblare nel suo "Frankenstein Junior", ha partorito l'ennesima idea senza senso a fronte della conclamata 'bufala' del contagio, servita con la complicità di giornalisti cui andrebbe ritirato il patentino, servi della notizia precotta al soldo del padrone di turno, un turno che, peraltro, almeno in Italia, non sembra volere cambiare.
Mentre africani, mediorientali, asiatici di ogni tipo e specie invadono l'Italia portando il Covid 'a piene mani' (per non parlare della criminalità e della violenza cui sono dediti già normalmente) e vengono accolti a braccia aperte da chi grazie a loro si arricchisce, la grande idea di Giuseppe Conte e del suo fantomatico comitato scientifico è di uno spessore rabbrividente: vuoi fermare il Coronavirus? Basta arrestare le discoteche. In questi locali varrà l'obbligo di indossare la mascherina fra le 18 e le 6. Avete capito bene. Se volete scalmanarvi alle 17.59 o alle 6.01 potrete farlo. I 'rave', quei meravigliosi 'partouze' di follia ammucchiata, che di solito durano come minimo tutta la notte, avranno così la possibilità di esprimersi al meglio nel momento dell'alba quando, finalmente, tutti i convenuti potranno togliersi la mascherina, lasciarsi andare in baci languidi e sudaticci.
Insomma, il presunto propagarsi del contagio è colpa dei giovani, mentre il numero di stranieri infetti accolti a piene mani sulle coste italiche non solo non viene preso in considerazione ma, anzi, viene aggiunto al computo totale dei contagiati di turno, come se il virus continuasse a essere un problema della popolazione italiana, senza sottolineare come il Belpaese sia ormai un Paese sulla via della guarigione, e che delle pochissime nuove vittime non ci vengono dette né la causa della morte né da quanto tempo fossero ricoverate. Tutto rimane avvolto nel mistero della più totale disinformazione, tesa solo alla giustificazione del 'continuum' dello stato di calamità. Uno stato, quello di emergenza, curiosamente (ri)prolungato fino al 15 ottobre, un mese dopo le elezioni regionali del 20 settembre, sul cui risultato questa situazione peserà certamente, e non poco, perché ogni mese che passa è tempo guadagnato alla sopravvivenza di questo Governo abbastanza cialtrone, che questa catastrofe ha accolto come una manna da spalmare sul pane quotidiano di un paziente altrimenti destinato alla morte.

Una parte dell'articolo uscito su "La Verità"

Coronavirus, quando Walter Ricciardi, l'espressione dell'OMS in Italia, ci raccontava come le mascherine non servissero a nulla...

sabato 15 agosto 2020

Ferragosto, il grande tradimento di Milano

Via Piero della Francesca: negozi chiusi per disperazione
Milano da bere, Milano che non beve più, Milano che tradisce. Ce l'avevano raccontata pronta a ripartire, palle toste, pronta a schiantare l'improntitudine di un virus che aveva osato alzare la voce contro una città che ha saputo trainare l'Italia fin da quando storia è stata raccontata.
La chiusura forzata di fabbriche e attività commerciali da parte di uno Stato terrorista mi aveva reso certo: avremo un'estate come mai abbiamo visto, agosto sarà come ottobre o marzo, i milanesi ridaranno linfa all'economia, spenderanno poco, ma qualcosa spenderanno, riempiranno le strade di un agosto brulicante energia, perché noi non siamo gente che aspetta i soldi dello Stato, noi non siamo il Belice, 'a noi ci piace lavorare', ci piace costruire, Milano siamo noi. E via di questo passo.
Poi è arrivata l'insopportabile calura estiva, le strade si sono lentamente svuotate, le saracinesche dei negozi si sono inevitabilmente abbassate, una dopo l'altra. Già a luglio il parcheggio era più facile che mai, ad agosto la città sembrava tornata indietro di mezzo secolo, ai Ferragosto di tanti anni fa, con gli italiani tutti a fare le ferie insieme, riempiendo come formiche l'Autosole, sterminate file al casello nelle proprie utilitarie riempite come arche pronte a salpare verso l'Adriatico.
Una volta tanto, sono stati i commercianti a sentirsi traditi dai propri clienti, e non viceversa. I negozi avrebbero tenuto anche aperto, avessero avuto qualcuno cui vendere la propria merce. Milano non è più da bere, a dispetto del proprio sindaco, che pare ignorare come una città fra le più importanti d'Europa sia ormai sempre più ostaggio della violenza di extracomunitari e stranieri in genere. Gli 'stranieri buoni' invece, turisti americani e russi, a quelli 'Conte e compagni' hanno deciso di porre un muro di ferrea e intransigente opposizione, in omaggio alla dittatura sanitaria di cui siamo vittime ormai da febbraio.
Negozi chiusi e centro cittadino deserto, una città dormiente, i milanesi hanno pertanto preferito darsi alla macchia, nel momento in cui avrebbero, forse, potuto farne a meno, almeno a giudicare dagli strepitii e dalle grida di aiuto evocate fino a un mese prima attraverso i 'social'.
Alla fine l'italiano medio è questo: chissenefrega dove possa andare il Paese, che poi siamo noi, l'importante è la vacanza sulla spiaggia di Rimini, il frigo pieno con pizza e birra e i fuochi artificiali a Ferragosto.
Dal 'caro leader' Conte al sindaco Sala fino all'ultimo dei cittadini, Milano rimane anche quest'anno com'è sempre stata ogni agosto che si disprezzi, o perfino peggio, desolata senza giustificazioni, lasciata alla mercé di se stessa, incapace di rialzare la testa, proprio nel momento in cui avrebbe dovuto dare potenti segnali di vita e di autonomia, forse rimasta incomprensibilmente ammaliata dalle balle velenose dei pifferai magici in salsa sanitaria, diventati (anche in questo caso, senza elezioni) guide morali del popolo grazie al Coronavirus.   

giovedì 13 agosto 2020

Little Black Dress, torna la moda delle bambole rock

Una foto d'annata delle Strawberry Switchblade
Chi si ricorda delle Strawberry Switchblade? In piena epoca new-wave (per chi non sapesse di cosa si stia parlando, si tratta del primo post-punk), nei primissimi anni '80, questo duo canoro femminile formatosi in Scozia adottò il 'look' (parola molto in voga all'epoca) delle 'little dolls', ovvero della bambola cotonata, in stile 'dark', ripreso poi da Wynona Rider nel film "Beetlejuice".
Forse prende spunto da questa antica ma sempre attuale moda l'LBD della Bambola Rock presentato da Humility 1949, brand francese dall'anima easy-chic, dove l'acronimo LBD sta per Little Black Dress, il classico abito nero, a forma quasi sempre di tubino, destinato a non passare mai di moda.
Un classico che, rivisitato dal marchio transalpino, ha abbinato dettagli contemporanei e ultra fashion. Il brand ha deciso infatti di puntare su uno dei trend più interessanti d’autunno, lo 'stile bambola', ma alla sua maniera, mixando classe francese e 'savoir faire' italiano, dando così vita a un abito dai dettagli romantici ma dall'allure più gotica che 'doll style'.
Il vestito, in maglina di lana e viscosa, ha maniche corte e scende largo, si ferma sotto al ginocchio per concludere il suo design con un'alta balza in eco-pelle arricciata. Ancora più del classico tubino nero, si può indossare in mille modi diversi, per esempio con 'biker boots' e giubbotto di vernice, con 'cuissardes' effetto second 'skin' e 'cardigan tricot oversize', con 'sneakers' e 'blazer' maschile, oppure infine con 'décolletées' e giacchina 'boxy' di tweed.
Un vestito eclettico e sempreverde, capace di mutare stile a seconda delle esigenze, delle occasioni e della personalità di chi lo indossa, bambola romantica o seduttrice rock che sia. Come canta Dahlia nel suo album "Nude Lumiere", in una canzone dal titolo più che mai rivelatore.

Wynona Rider in "Beetlejuice"

mercoledì 12 agosto 2020

NHL playoff: cinque overtime e partita nella notte, Tampa Bay batte Columbus

La home page di TSN, sport media canadese, dopo il match
Cinque overtime. Tanto è stato necessario ai Tampa Bay Lightning per avere ragione dei Columbus Blue Jackets in gara-1 del primo turno dei playoff NHL. Oltre 6 ore e 13 minuti la durata della partita, che ha vissuto quindi 8 periodi di gioco, di cui 2 e mezzo disputati dopo la mezzanotte sul ghiaccio di Toronto dove, causa Covid-19, andranno in scena tutte le partite dei playoff della Eastern Conference, mentre le gare della Western verranno disputate, pure in Canada, ma a Edmonton.
3-2 il risultato finale, fissato al 10'27" del 5° overtime (90'27" assoluto) per un incontro che è già diventato storia, e che ha costretto a rimandare di un giorno il match fra Boston Bruins e Carolina Hurricanes che si sarebbe dovuto disputare sullo stesso ghiaccio subito dopo.
Brayden Point l'autore dello storico gol, Joonas Korpisalo il pur bravo e valoroso portiere avversario, che fino a quel momento aveva mantenuto la propria porta inviolata per oltre cinque tempi (in pratica una gara e mezzo 'regolare'), a parte i due gol subiti nei tempi regolamentari.
Quella giocata ieri fra Tampa e Columbus diventa così la quarta partita più lunga della storia dei playoff NHL, la seconda in epoca moderna dopo quella del 4 maggio 2000 fra Philadelphia Flyers e Pittsburgh Penguins. Il record assoluto spetta ancora all'1-0 ottenuto il 24 marzo 1936 dai Detroit Red Wings contro i Montreal Maroons, una vera e propria 'maratona' terminata  al 16'30" del 6° overtime.

martedì 11 agosto 2020

Il virus non è il problema. E' la soluzione

La pagina de "La Verità" con l'estratto dal libro di Bonazzi 
Vale la pena proporre idee fresche e alternative alla visione servita dalla stampa di massa, utile a corroborare la 'dittatura sanitaria' che ormai paralizza il Paese da febbraio. Di seguito alcune frasi estratte da uno dei capitoli del nuovo libro di Francesco Bonazzi, 'firma' del quotidiano "La Verità", intitolato "La rivoluzione senza nome. Credere, disobbedire, combattere" (Aliberti editore), già disponibile su Amazon, nelle librerie da settembre. E' stato lo stesso giornale di Maurizio Belpietro a pubblicarne un estratto più ampio.
"Andrà tutto bene. Andrà tutto bene un cazzo... Dall'oggi al domani, milioni di cittadini sono stati rinchiusi a casa in quarantena, nonostante fosse ampiamente provato che il virus, all'aperto, è quasi innocuo... Covid-19 è il Consulente globale per l’Efficienza e la Modernizzazione, venuto a offrire un nuovo modo di produrre a buon mercato, di tagliare i costi, di consumare senza fare casino, di gestire la Cosa pubblica come una fabbrichetta prima che arrivi la Guardia di Finanza. Come non averci pensato prima?... Scomparsa del conflitto sociale e sul luogo di lavoro, diventato un non luogo e opportunamente chiamato smart working... E ancora, aumento dei pagamenti elettronici e della tracciabilità del contante, ma solo per i ceti medio-bassi, tanto per le grandi aziende ci sono sempre ottimizzazione fiscale e centri offshore... Come non capirlo subito? Il virus non era il problema. Era la soluzione".

domenica 9 agosto 2020

Conte, una menzogna tira l'altra mentre l'Italia affonda

La prima pagina de "Il Giornale" di ieri
Un uomo per tutte le stagioni. E' Giuseppe Conte, ovvero tutto e il contrario di tutto, basta parlare (e straparlare) raccontando la versione che più piace a un uditorio privo di coscienza e memoria. Un po' come i pesci rossi, il cui cervello mantiene le informazioni raccolte per non più di 30 secondi, così gli elettori della presunta maggioranza di Governo si costruiscono e accettano la verità 'secondo loro'.
Dimenticate le 'assenze' di ministri e commissari straordinari, mentre la Lombardia si dibatteva nella più atroce e imprevista (anche questo grida vendetta) pandemia a memoria manzoniana, mentre gli esponenti di PD e Cinquestelle predicavano solidarietà e accoglienza agli untori cinesi, mentre il virus uccideva i cittadini del Nord lasciati a se stessi, con le prime visite del Governo a firma del ministro Boccia dopo due mesi, a morti già sepolti, con Conte e Mattarella a pronunciare squallide frasi di circostanza ancora più in avanti, a favore di telecamere chiamate per la consueta propaganda.
L'incredibile messa in stato di accusa della Regione, ovviamente con la compiacenza criminale dei sindaci 'rossi', mentre il territorio mendicava mascherine mai arrivate attraverso la fallimentare gestione del commissario straordinario Arcuri, che di 'straordinario' ha mostrato solo l'evidente incapacità di gestire fin dall'inizio una situazione i cui morti sono stati 'usati' politicamente per mantenere in piedi un Governo fallito, con stati e norme di emergenza fasulle in ossequio alle direttive di Bruxelles di cui Conte, e la sua cricca, si confermano per l'ennesima volta schiavi.
In modo da assistere impunemente, dopo la morte di migliaia italiani del Nord, alla distruzione della loro economia.

Sopra, l'articolo di Stefano Zurlo su "Il Giornale". Sotto "Libero" e "La Verità"

domenica 2 agosto 2020

Zlatan occhi di bragia: Ibra, l'uomo fuori dal coro

Zlatan Ibrahimovic protagonista su "Il Corriere dello Sport"
Zlatan occhi di bragia. Potremmo riassumere così lo sguardo di Zlatan Ibrahimovic, 10 gol in una manciata di gare, tutte confezionate nel girone di ritorno del Milan targato 2019-20, con in mezzo pure un infortunio che aveva fatto sorridere i tanti che lo avevano accolto con il labbro increspato (fra cui, ammetto, mi ci metto pure io), annuendo a inevitabili incespichi dovuti all'età avanzata.
'Ibra' è il divo fuori dal coro. Merito, anche, dei suoi occhi, di quello sguardo vivo, cattivo, vincente, che non ammette repliche, che esprime una personalità fortissima, capace di rimanere professionale ma, allo steso tempo, di prendere posizione, senza mai peraltro prenderla ufficialmente. Perché non avrebbe alcun senso fare una domanda politica a Ibra. Non ne capirebbe il motivo. E non vorrebbe essere sfruttato a fini di quella o quell'altra parte, a parte qualche 'tweet' di prassi, in cui, in maniera abbastanza laconica, inneggiava alla fratellanza fra i popoli (postò un filmato in cui due bambini, uno bianco e uno nero, si abbracciano, con la scritta "We are one").
Il fatto che non abbia mai mischiato la propria vita sportiva a quella privata è comunque un'ammissione politica, quella pretesa di autonomia che fa di Ibra l'uomo vero che ha dimostrato di essere sempre in campo. Contro ogni mistificazione, contro ogni demagogia.

Ibra al centro dell'articolo di "Tuttosport". Sotto la Gazza e ancora Tuttosport


Black Voices for Trump, i Neri che dicono NO a Black Lives Matter

Un momento dell'evento "Black Voices for Trump"
Dopo la coraggiosa presa di posizione di Candace Owens nei confronti di Black Lives Matter, attivista politica e sostenitrice di colore del presidente americano, Donald Trump, vale la pena sottolineare l'iniziativa andata in scena quest'oggi, ovviamente in mezzo al boicottaggio del 'mainstream' della stampa 'dem' americana e internazionale. "Black Voices for Trump" è l'idea lanciata da Katrina Pierson, membra del Tea Party e portavoce nazionale della campagna presidenziale di Trump nel 2016.
Curioso come 'googolando' il titolo della giornata, in italiano non ci sia alcun risultato, segno di quanto la vicenda sia stata seguita dai 'democratici' media di casa nostra. L'evento è in realtà anche un'associazione e una commmunity che, spiegata in inglese, "encourages the black community to re-elect President Donald J. Trump by sharing experiences and successes of everyday Americans".

L'ennesima figuraccia del Governo lascia migliaia di italiani a terra

L'articolo pubblicato oggi da "Il Giornale" sulla vicenda
Sia chiaro: io oggi ho viaggiato regolarmente sul Frecciarossa che, in giornata, mi ha portato da Milano a Latisana per raggiungere poi Lignano e rientrare in serata all'ombra della Madonnina, con un tour de force un po' stressante ma necessario per controllare le condizioni dell'appartamento al mare.
Per questo non mi sono reso conto dell'ennesima catastrofe provocata da questo 'governicchio' di 'ominicchi', scivolato sulla buccia di banana dei trasporti. Quella che, attraverso l'ennesima norma lanciata e poi ritirata, in stile commedia (o meglio tragedia) dell'arte (mancata), dal ministro della Salute, l''esperto' (si fa per dire) Roberto Speranza, ha condannato migliaia di italiani, già stressati dal 'balletto della pandemia' a rimanere intrappolati nei saloni delle varie stazioni centrali della nazione, sudati e affannati a rincorrere un tagliando per sé e per le proprie famiglie, alla ricerca del miraggio di una fuga da quella drammatica realtà in cui il 'nuovo stato normalizzato 'da Giuseppe Conte ha costretto l'italiano medio a partire dal 20 febbraio di quest'anno.
Ma non tutti, immagino, sarebbero dovuti partire per le vacanze. Molti, suppongo, avrebbero dovuto raggiungere una località per lavoro, per concludere un affare, per cercare di tornare alla normalità negata. Niente. Nulla. Non c'è pietà per l'italiano medio, condannato a rimanere in balìa del delirio sanitario di un governo 'al soldo' dell'Unione Europea, ovvero del nulla.
"Solo Italo, che ha cancellato otto treni della mattina e numerosi biglietti anche per il pomeriggio, ha stimato di aver lasciato a terra ottomila persone", racconta l'ANSA, che prosegue: "Cancellati ad esempio i tre collegamenti fra Milano e Ancona, vale a dire i collegamenti con tutte le località di mare della riviera romagnola proprio nei giorni in cui molti partono per le vacanze. Trenitalia ha inviato una mail ai viaggiatori avvisandoli che si atterrà alle nuove disposizioni previste dall'ordinanza firmata ieri dal ministro della Salute Roberto Speranza". E, francamente, poco importa se oggi, in tutta fretta, il portavoce di Speranza, Nicola Del Duce, abbia assicurato che c'è stata "piena condivisione e con l'obiettivo di tutelare la sicurezza dei viaggiatori" con il ministro dei Trasporti, Paola De Micheli. "Le ricostruzioni odierne su presunte divergenze con il ministro De Micheli relativamente al distanziamento sui treni a lunga percorrenza - ha assicurato - sono del tutto infondate". Quindi, non esiste solo un imbecille al governo. Ne abbiamo almeno due. Senza contare l'allegra banda rimanente, in cui trova piena legittimità l'invito del viceministro dell'Economia, Laura Castelli, rivolto ai ristoratori massacrati dal disastro economico della presunta pandemia: 'reinventarsi' la parola d'ordine, tradotta in 'meglio cambiare mestiere'. E gli imbecilli salgono a tre.

La risposta di Milano al virus cominci dalla Settimana della Moda

Un momento di una sfilata milanese (foto Bordignon)
La rinascita di Milano, e dell'Italia, passa dal ritorno alla 'fisicità' che di questa città è stata da sempre la colonna portante. Il primo fondamentale test lo si avrà a settembre con la Milano Fashion Week, con tutti i suoi annessi e connessi.
Fa tremare le vene dei polsi lo 'spiffero' che vocifera di sfilate deserte trasmesse in 'streaming'. Sarebbe un clamoroso segnale di resa incondizionata al virus e alla demagogia sempre più montata dal terrorismo sanitario in vigore negli ultimi mesi.
Un segnale forte da parte di una Milano che 'non ci sta' sarebbe proprio quello di una forte reazione, di un lancio (e rilancio) in grande stile dell'evento che, fra gli altri, più identifica la città: la moda.
La Settimana della Moda, il White, SposaItalia e tutti gli eventi connessi devono poter trovare spazi adeguati alla propria importanza, visibili e aperti a tutti, per coinvolgere nuovamente la gente di Milano nel cuore della sua attività pulsante dopo il troppo tempo passato in isolamento. Pena abbassare la testa alla nuova dittatura del virus lanciata, nell'ordine, dall'Organizzazione Mondiale della Sanità, dall'Unione Europea e dallo stato 'satellite' italiano, rappresentato da Giuseppe Conte. (tutte le foto sono di Massimiliano Bordignon)



Cardinal, una serie tv da conservare in teca protetta

Karine Vanasse e Billy Campbell
Non ci vuole poi molto per identificare in "Cardinal" una delle migliori serie televisive poliziesche degli ultimi anni, assieme a "The Sinner". Onore al merito a tutti coloro che hanno reso questo telefilm (sì, a me piace ancora chiamarlo così) una storia coinvolgente sebbene non frenetica.
La produzione canadese si fa sentire, così lontana da quella degli 'action' statunitensi. Quattro stagioni, ognuna con un cattivo 'seriale' da inseguire, stanare, raggiungere e consegnare alla giustizia.
In mezzo a decine di coinvolgimenti emotivi, dubbi e struggimenti personali, lode ai due protagonisti, il sempre accigliato Billy Campbell, attore virginiano nei panni del protagonista, il detective John Cardinal, macerato nelle proprie contraddizione e tormentato da un'esistenza spigolosa, e soprattutto l'eburnea Karine Vanasse, attrice quebecchese nelle vesti del detective Lise Delorme, bellissima e riflessiva, bella senza trucco e senza vestiti aderenti, priva di forzature per una serie molto aderente alla realtà.
Altrettanto vincente la durata della serie, composta da quattro stagioni, numero che permette di non debordare dalla linea del racconto e di mantenere alto l'interesse dello spettatore, garantendo quel pizzico di nostalgia allo scorrere dei crediti finali dell'ultima puntata.





Banca Intesa Sanpaolo, due miliardi alle PMI

Stefano Barrese (foto Stefano Scarpiello - Imagoeconomica)
Banca Intesa Sanpaolo rafforza ulteriormente il proprio impegno a favore delle piccole e medie imprese con una nuova soluzione per il credito denominata Sustainability Loan.
Grazie a un plafond di 2 miliardi di euro il Gruppo sostiene le PMI che intendono effettuare investimenti innovativi in base ai criteri ESG (Environmental, Social, Governance) in coerenza con il Piano della Commissione Europea per una crescita sostenibile.
Il nuovo Sustainability Loan è caratterizzato da una formula che permette la condivisione degli obiettivi di miglioramento in logica ESG mediante specifici indicatori certificati dall’impresa nella nota integrativa al bilancio. Previste dal nuovo tipo di finanziamento anche forme di  'premialità' rivolte alle imprese che raggiungono obiettivi di miglioramento sostenibile.
Ed è in questa cornice che rientra il più ampio impegno del Gruppo nell’agevolare l’accesso al credito per le PMI in coerenza con gli obiettivi del Piano di Impresa 2018 -2021, promuovendo soluzioni dedicate alla transizione ESG e green di imprese e famiglie.
Il Gruppo si è reso disponibile inoltre a finanziare con 50 miliardi di euro di nuovi crediti la realizzazione del green deal europeo nel Paese, predisponendo l’offerta di finanziamenti 'green', ossia mutui e prestiti personali che premiano con condizioni di tasso vantaggiose chi acquista immobili ad elevata efficienza energetica.
Stefano Barrese, responsabile Banca dei Territori Intesa Sanpaolo, sottolinea: “L'adesione ai principi ESG è tema cruciale per Intesa Sanpaolo e per i nostri 'stakeholder'. Tra i numerosi elementi concreti per la realizzazione di questa transizione, la nuova linea di due miliardi per finanziamenti allo sviluppo sostenibile sarà un passo ulteriore per il rilancio delle PMI che sempre più si orientano verso la riduzione dell’impatto ambientale e il miglioramento in ambito sociale e di governance. Il nostro impegno come banca sta anche nel supportare i clienti nella definizione di obiettivi improntati ai criteri ESG, proponendo soluzioni dedicate e coerenti con essi”.

Italia in piena recessione, peggio solo nella Seconda Guerra Mondiale

Gli effetti disastrosi della pandemia si fanno sentire, inevitabilmente, sull'economia nazionale. Il PIL italiano è andato, e sta andando così incontro a un vero e proprio crollo, che lo porterà ai livelli del 1996-97. Si tratta del caso di recessione più grave nella storia dell'unità d'Italia dopo quelle del 1943 e del 1944.
Con il pesantissimo calo del primo trimestre 2020, (-5,3%) che aveva fatto seguito alla contrazione dello 0,2% registrata nel quarto trimestre 2019, il PIL italiano era entrato in recessione tecnica. Con l’ancor più pesante calo che emerge dai dati diffusi oggi dall’Istat (-12,4% nel secondo trimestre 2020 sul trimestre precedente) l’Italia entra clamorosamente in recessione conclamata.
E’ facile prevedere che l’andamento del secondo semestre dell’anno sarà ancora negativo, ma non è certo impresa facile ipotizzare l’entità del calo dell’intero 2020. Secondo l’ultima stima della Commissione Europea la contrazione di quest’anno dovrebbe essere dell’11,2% e sarebbe il calo più pesante registrato dal PIL nella storia dell’Italia unita dopo quelli del 1943 e del 1944. Il PIL italiano (a prezzi costanti 2010) tornerebbe indietro di 23 anni, scendendo a quota 1.440 miliardi, cioè allo stesso livello degli anni 1996-1997.
Come mostra il grafico, negli ultimi 30 anni il Pil italiano in euro 2010 è passato da quota 1.327 miliardi del 1990 a quota 1.687 miliardi nel 2007 per sprofondare poi nel 2013 a 1.541 miliardi (livello uguale a quello del 2000), per recuperare quindi fino a 1.621 nel 2019 e sprofondare di nuovo nel 2020 fino al livello di 23 anni fa.
E’ del tutto evidente - sottolinea Gian Primo Quagliano, presidente del Centro Studi Promotor - che per superare questa difficilissima situazione il nostro Paese ha bisogno di interventi, non solo immediati ma anche radicali ed incisivi. Anche ammettendo che il crollo dovuto alla pandemia da Coronavirus potesse essere colmato in tempi ragionevolmente brevi, rimarrebbe sempre da recuperare il ritardo che già nel 2019 vi era rispetto al 2007, ritardo che segna una pesante interruzione nel percorso secolare di crescita del PIL italiano ed anche una drammatica anomalia rispetto alle altre economie avanzate che hanno superato in pochi anni la crisi del 2008 per continuare poi a crescere fino alla battuta d’arresto del 2020. (fonte: Centro Studi Promotor)