mercoledì 28 febbraio 2024

Ormai chiamatela InterVARzionale: nerazzurri ancora aiutati dal video

Foto di BOOM per Pexels
Ancora una volta, l'ennesima, il VAR condiziona una partita dell'Inter, ovviamente a favore della squadra nerazzurra milanese, opposta all'Atalanta. Mentre al Milan non gliene fa passare una, per uno strano gioco degli opposti.
La vittoria alla fine premia nettamente gli interisti, un 4-0 che, in teoria, non ammetterebbe repliche. Se non fosse che l'Atalanta era passata per prima in vantaggio con l'ex milanista Charles De Ketelaere. Il gol viene prima concesso, poi l'arbitro Colombo viene richiamato al VAR per un impercettibile tocco di mano di Miranchuk. Dopo avere rivisto le immagini, alla fine l'arbitro annulla. InterVARzionale 1 Atalanta 0.
Passano i minuti e l'Inter segna due reti, la prima in netto fuorigioco, la seconda è buona, con sentiti ringraziamenti a Carnesecchi, che contro il Milan aveva parato tutto.
L'Inter raddoppia poi, a inizio ripresa entra in scena ancora il VAR. Ancora un tocco impercettibile, braccio non braccio, largo non largo, questa volta il colpevole è Hateboer. Decide ancora la VAR e decide, ovviamente, a favore dell'Inter. Calcio di rigore. InterVARzionale 2 Atalanta 0.
Ma non basta. Il rigore viene calciato e realizzato (su respinta di Carnesecchi). ma ci sono delle proteste. Forse qualche interista è entrato in area prima del tiro di Martinez. Decide la VAR. Come? Naturalmente a favore dell'Inter. InterVARzionale 3 Atalanta 0.
E si continua a giocare.

Parigi 2024: rubati su un treno i 'segreti' della sicurezza

Foto di Loris Boulinguez per Unsplash
Non è la prima volta che un treno diventa fonte di grave imbarazzo per i servizi segreti di questo o quel Paese. Rimane famoso l'agente segreto, chi scrive ritiene fosse britannico ma non ne è sicuro, che scese dal proprio vagone dimenticandosi una valigetta stracolma di importantissimi segreti nazionali.
Qualcosa del genere si è ripetuto in terra francese nelle ultime ore, dove un computer e diverse chiavette USB con i piani di sicurezza delle Olimpiadi di Parigi 2024 sono stati rubati su un treno a un ingegnere del Comune di Parigi.
Il poverino non ha potuto fare altro che sporgere denuncia alla stazione ferroviaria della Gare du Nord.
L'uomo aveva lasciato la borsa con il suo computer e le chiavette nella cappelliera al di sopra del suo posto nel vagone.
Il treno era diretto nell'Oise, regione a nord di Parigi. Quando è stato annunciato un ritardo, il passeggero ha deciso di cambiare treno, ma il suo bagaglio era scomparso.
Secondo la denuncia dell'ingegnere, il computer e le chiavette contenevano dati sensibili, in particolare i piani di sicurezza per i Giochi di Parigi 2024, messi a punto dalla polizia municipale. (fonte: ANSA)

martedì 27 febbraio 2024

Anche New York si arrende: migranti violenti, stop alle città santuario

Un fin troppo chiaro titolo del "New York Post"
Sta probabilmente svanendo il mito delle 'città santuario' americane, ovvero quelle metropoli che, in aperta opposizione alla politica di fermezza nei confronti dei clandestini operata 'in primis' dall'ex presidente americano, Donald Trump, avevano garantito libero accesso e rifugio a tutti coloro che avessero eletto queste città a proprio 'asilo'. "Sanctuary", appunto, come in una poco fortunata serie televisiva canadese di un paio di decadi orsono.
Anche per il bel mondo 'woke' della East Coast, però, il troppo, a un certo punto, stroppia. E così, dopo l'ennesimo omicidio compiuto sulle strade newyorchesi, i cosiddetti 'migranti' hanno cominciato a puzzare anche per il simpatico pezzo di quell'area di Paese che ha abbracciato il movimento Black Lives Matter a pieni polmoni.
Il sindaco Eric Adams ha così aperto la porta a una modifica della normativa per prevedere l'espulsione per i migranti che commettano reati gravi e per consentire alle autorità della città di contattare ed effettuare segnalazioni agli agenti federali per l'immigrazione.
"Non possiamo consentire a chi ripetutamente commette crimini di restare qui e non possiamo permetterci di non collaborare nel processo con le autorità per l'immigrazione, l'Immigration and Customs Enforcement", ha detto Adams. "Se commetti un reato, dobbiamo essere in grado di consegnarti alle autorità e farti espellere", ha aggiunto.
Le leggi in vigore vietano incredibilmente alla città di cooperare con gli agenti federali dell'immigrazione se uno straniero è stato accusato di un crimine ma non condannato. (fonte: ANSA)

Mad Mood 2024: Dana Ashimova, eleganza e storia kazaka

Due modelle kazake vestono Dana Ashimova (foto Bordignon)
C'era anche Dana Ashimova nel gruppo di designer provenienti dal Kazakistan sceso a Milano per partecipare alla kermesse di Mad Mood, l'appuntamento che ormai dal 2016 accompagna la Milano Fashion Week ideato e promosso da Marianna Miceli, che proprio con la moda kazaka ha saputo tessere una costruttiva collaborazione che ha portato brand italiani all'Aspara Fashion Week, ricambiando l'ospitalità sulle passerelle milanesi.
Lo stile di Dana Ashimova è quanto di più caratteristico, elegante e tradizionale possa offrire la moda kazaka, con solenni alti copricapi cilindrici posti sopra a lunghi abiti e poderose mantelle, con colori predominanti il viola, l'azzurro e il verde smeraldo.
Come nel caso delle collezioni Madame Aisu e Aspara Brand, anche quella di Dana Ashimova ha visto la propria presenza milanese svolgersi nell'arco di due giorni: domenica 18 febbraio al mattino è stata la volta dello 'shooting' in Piazza Duomo con le foto e le immagini di Massimo Reale, mentre alla sera è stata la volta del party ufficiale d'apertura dell'evento, andato in scena ai Chiostri di San Barnaba, lo storico grande spazio posto alle spalle di Palazzo di Giustizia.
Lunedì 19 febbraio è stata la volta della sfilata, fra gli applausi del folto pubblico presente e la soddisfazione di avere proposto anche per quest'anno, a Milano, la propria moda variopinta e tradizionale.

Una serie di foto dai backstage di Piazza Duomo e dei Chiostri di San Barnaba
(foto Bordignon)






lunedì 26 febbraio 2024

Mad Mood 2024: Aspara Brand, classe e stile di scena in Piazza Duomo

Sezim Suleimenova e Ainash Upina (foto Bordignon)
Sulle passerelle di Milano anche quest'anno ha destato scalpore e impressione Aspara Brand, noto 'brand' proveniente dal Kazakistan, che ha portato le proprie creazioni alla 'kermesse' di Mad Mood, l'evento legato al mondo della moda creato da Marianna Miceli immediatamente dopo l'EXPO milanese del 2015, che da Milano è partito per poi tessere, nel corso degli anni, una rete di collaborazioni, fra cui, importantissima, proprio quella con molti 'designer' kazaki, che ha trovato piena espressione nell'Aspara Fashion Week.
Bianco e nero alla base dei vari capi che hanno sfilato ai Chiostri di San Barnaba, molto eleganti, con nastri e fiocchi, pulizia nei dettagli e nei disegni, tradizione sì, ma con un tocco di modernità: questa la base della nuova collezione per l'autunno-inverno 2024-25, una storia lunga trent'anni di creazioni di abiti moderni pieni dello spirito delle tradizioni e della cultura del popolo kazako.
A margine della sfilata, le modelle di Peri Models Agency, realtà che propone l'ingresso nel mondo della 'fashion' a donne d'età superiore ai 35 anni, seguendo tre linee guida di sviluppo: diventare più sicura di sé, acquisire l'abilità di posare e sfilare, diventare una modella realizzando il proprio sogno, nemmeno troppo segreto.
A Milano, era presente la responsabile di Peri Models, Gaukhar Zhenisbek, con un nutrito gruppo di modelle, fra cui Sezim Suleimenova, Bakytgul Kaliakberova, Saule Murzagaliyeva, Gulsima Ospanova, Damira Shegirbayeva, Ainash Upina, Maral Shuktay, Ainagul Bolat e Zhanna Ibrayeva.
Come nel caso della 'collega' Aisulu Urazbaeva (Madame Aisu), Aspara Brand ha realizzato un importante 'shooting' di fronte al Duomo di Milano che ha destato la grande curiosità dei tantissimi passanti e turisti presenti.

Una serie di foto dai backstage di Piazza Duomo e dei Chiostri di San Barnaba
(foto Bordignon)





Il diktat di Zelensky all'Italia: "Togliete il visto ai filo-putiniani"

La 'home page' del sito del "Corriere della Sera"
Per l'ennesima volta, il leader di una nazione straniera, l'Ucraina, peraltro fra le più corrotte del mondo, si permette il lusso di andare a emanare ordini in casa d'altri. Nell'occasione, l'Italia, supina compagna di viaggio della folle guerra da cui l'Ucraina non riesce a sganciarsi perché avviluppata mani e piedi al 'boss' americano.
Era poco più di un anno, nel mese di febbraio 2023, che ancora Volodymyr Zelensky si era permesso di 'fare le pulci' agli italiani, condannando senza mezzi termini una battuta (ma nemmeno troppo) di un Silvio Berlusconi alla fine della sua vita, ma ancora lucido nell'osservare il quadro delle vicende politiche mondiali.
Una visione che, per molti dei giornalisti 'servi' del 'mainstream' mediatico odierno, un anno dopo, sarebbe stata considerata delirante. E invece proprio Sua Emittenza, correva il 12 febbraio 2023, non nascose che, da presidente del Consiglio, non avrebbe incontrato Zelensky (come invece ha fatto Giorgia Meloni) e che comunque "bastava che cessasse di attaccare le due repubbliche autonome del Donbass e il conflitto non sarebbe accaduto". Zelensky era stato lapidario. Anzi, offensivo, pur alla presenza del presidente del Consiglio di un Paese che gli si dichiarava fin troppo amico. "Io credo che la casa di Berlusconi non sia mai stata bombardata, mai siano arrivati con i carri armati nel suo giardino", osserva il presidente in guerra, come a dire che altrimenti il Cavaliere non avrebbe mai tuonato contro di lui le parole pronunciate solo pochi giorni prima (fonte ANSA).
Poche ore fa l'ennesima clamorosa ingerenza, durante il G7 di scena a Kiev, nella conferenza stampa tenuta dopo l'accordo sottoscritto proprio con l'Italia che prelude a tutta una serie di aiuti provenienti dal nostro Paese.
Come nel caso della replica a Berlusconi, di fronte al sorriso italico arriva lo sputo nella mano protesa di chi, almeno a parole e sorrisi, sostiene di volerlo aiutare: "La premier Giorgia Meloni senza dubbio sostiene l'Ucraina, l’ho appena incontrata in veste di presidente del G7 e abbiamo anche firmato l'accordo di cooperazione bilaterale. Le siamo immensamente grati. Sappiamo però che in Italia ci sono tanti filo-putiniani e in Europa anche. Stiamo preparando una loro lista, non solo riguardo all’Italia, da presentare alla Commissione europea" (fonte Corriere.it). "E' fuori di dubbio che Giorgia Meloni sia "dalla parte dell'Ucraina". Ma in Italia "ci sono molti pro-Putin, e prima di tutto dovreste cancellare loro i visti" e "mandarli via" (fonte ANSA).
Inoltre: a chi si riferiva Zelensky? Ai russi residenti in Italia, che pagano regolarmente le tasse e vivono e lavorano quotidianamente al nostro fianco? Quale sarebbe il reato da loro commesso? Probabilmente lo stesso reato d'opinione esistente nel suo Paese, l'Ucraina, ovvero pensarla diversamente dalle linee imposte dal regime di Kiev. O, addirittura peggio, si riferisce ai cittadini italiani che, legittimamente, ritengono l'Ucraina connivente e alleata degli Stati Uniti, nelle provocazioni che hanno obbligato la Russia a intervenire militarmente per recuperare territori russofoni che, più o meno arbitrariamente, definisce propri? E, come nel caso delle offese a Berlusconi, anche in questo profondi silenzi da parte delle istituzioni italiche. 
Insomma, Zelensky fa i conti in tasca ancora una volta a una nazione che dovrebbe essergli amica, e che continua a reggerli pateticamente il moccolo con evidenti scopi di interesse economico nella ricostruzione post-bellica (se e quando ci sarà un 'post'), non certo per presunti ideali di pseudo-democrazia vestita da spirito occidentale e filo-americano.

domenica 25 febbraio 2024

Milan-Atalanta 1-1, la partita la decide Orsato

Una foto tratta dal profilo Instagram del Milan
Ancora una volta, l'ennesima, l'arbitro rovina una partita del Milan. Succede nella sfida che i rossoneri pareggiano contro l'Atalanta per 1-1.
Un risultato 'segnato' dalla decisione di Daniele Orsato di assegnare un calcio di rigore ai bergamaschi per un fallo inesistente di Olivier Giroud su Emil Holm.
Lo svede cade a terra fulminato fingendo di essere stato preso in piena faccia dal piede alto del francese, che solamente sfiora il corpo del nerazzurro, azione che, in questi ultimi tempi, e in particolare nel metro di giudizio di Orsato, viene considerata un 'rigorino' per un contatto praticamente nullo e comunque ininfluente.
Orsato, normalmente recalcitrante di fronte ai richiami del VAR, questa volta decide di ascoltare i consigli dei 'colleghi', decide di andare a controllare la propria decisione al video e torna sui suoi passi, assegnando il penalty.
Lo stesso Gian Piero Gasperini, tecnico dell'Atalanta, ammette che il rigore era molto 'particolare': "Il rigore? Fa parte di quei rigorini, che ce ne sono ormai tanti. Orsato è andato a vederle al VAR. A volte non li vede l'arbitro, non lo vedono i giocatori e non li vede la gente e poi li vede il VAR. Ce ne sono una marea", spiega l'allenatore dell'Atalanta. "In effetti non ne abbiamo avuti da tanto tempo e stasera ce lo prendiamo - dice ancora il tecnico dell'Atalanta -. Sono di una generazione per cui i rigori devono essere rigori, ma questi piacciono tanto alle tv".
Duro,ovviamente, Stefano Pioli, allenatore del Milan: "È mancata la vittoria perché è stato dato un rigore che non c'era. Holm si mette le mani in faccia, ma non ha preso niente in faccia. E poi per il metro di Orsato, che ha sempre usato e userà sempre, non è rigore".

Rapporti fra Italia e Colombia, Legacoop Lombardia a Bogotà e Cali

La bandiera colombiana e il palazzo del governo (foto Bordignon)
Un importante 'tour' della Colombia dal 26 al 29 febbraio, quello di Attilio Dadda, presidente di Legacoop Lombardia, vicepresidente di Legacoop e membro del Board ICA, International Cooperative Alliance.
L'obiettivo quello di creare sinergie e scambi fra la cooperazione italiana e quella colombiana.
Dadda sarà a Bogotà e Cali, in occasione del Board Meeting di ICA, in rappresentanza dell’Alleanza Cooperative Italiane.
L’appuntamento cooperativo mondiale sarà l’occasione per conoscere il lavoro delle realtà cooperative colombiane più interessanti e incontrare la comunità italiana in Colombia.
"Sono certo che il modello cooperativo, anche per come si sta diffondendo e praticando in molti Paesi nel mondo, sia oggi il modello più sperimentato e più efficace per avviare una nuova fase di sviluppo sostenibile ed equo, in cui le persone siano davvero al centro. Un neo mutualismo, come si sta iniziando a dire, che sia agente di trasformazione e reale cambiamento", ha dichiarato Dadda, che ha poi proseguito: "Entrare in contatto con cooperative di altri Paesi mi permette di scoprire e conoscere modelli diversi dai nostri e di portare all’interno delle cooperative italiane, e in particolare lombarde, buone pratiche di cooperazione e mutualità. Ritengo che nel contesto odierno l’alleanza a livello globale tra le cooperative e il continuo scambio di idee e progettualità possa rappresentare un valido strumento per avanzare proposte concrete e alternative al modello di sviluppo capitalistico, ormai giunto al capolinea. Con i cooperatori e le cooperatrici colombiane sarà interessante in particolare condividere idee e pratiche di sviluppo sostenibile, analizzando ad esempio i processi di distribuzione delle terre, l’imprenditorialità rurale, il reinserimento lavorativo degli ex-combattenti e i progetti di partecipazione femminile nei processi di sviluppo sociale e politico che interessano il paese. Temi di sostenibilità ambientale e sociale che rappresentano un patrimonio comune".

De Nittis a Milano, inaugurata la mostra a Palazzo Reale

Uno dei quadri esposti a Milano (immagine Bordignon)
Novanta dipinti, fra olii e pastelli, provenienti da collezioni pubbliche, private e straniere, da Parigi a Firenze, da Novara a Milano fino a Barletta. E' questo il cuore della mostra dedicata a Giuseppe De Nittis a Palazzo Reale di Milano e intitolata "De Nittis, pittore della vita moderna".
Aperta fino al 30 giugno, la mostra si articola in undici sezioni che coprono l'intera vita, personale e artistica, del grande pittore pugliese che trovò la sua compiuta espressione in terra francese, a Parigi, ma anche in altre grandi realtà europee, come Londra.
La mostra viene introdotta da un omaggio alla moglie, la parigina Léontine Lucile Gruvelle, che influenzerà notevolmente le scelte sociali e artistiche del marito.
Nato a Barletta nel 1846, De Nittis rappresenta uno dei principali alfieri della cultura pugliese in Italia e nel mondo. E proprio per esaltarne la figura e la rappresentatività era folta la presenza istituzionale locale e regionale a Palazzo Reale, a cominciare dal sindaco di Barletta, Cosimo Damiano Cannito, accompagnato dall'assessore alla Cultura della cittadina pugliese, Oronzo Cilli, da Anita Guarnieri, dirigente della soprintendenza archeologia belle arti e paesaggio per le province Barletta, Andria, Trani e Foggia, e da Aldo Patruno, direttore generale del dipartimento Cultura e Turismo di Regione Puglia.
Un pittore moderno, De Nittis, consapevole del proprio tempo, geniale e curioso, che in una vita breve, morì ad appena 38 anni in terra francese, nel 1884, seppe raggiungere vette di unicità interpretativa e artistica. Tanto che le sue spoglie riposano a Parigi, nel cimitero di Père-Lachaise e il suo epitaffio fu scritto dal drammaturgo e scrittore francese Alexandre Dumas figlio, che così lo ricordò: "Qui giace Giuseppe De Nittis, morto in piena giovinezza e in piena gloria, come gli eroi e i semidei".

Mad Mood 2024: Madame Aisu, colori e tradizioni dal Kazakistan

Madame Aisu (foto Bordignon)
Anche in questo 2024 il brand di Madame Aisu, al secolo Aisulu Urazbaeva, fra le principali 'fashion-designer' del Kazakistan, ha sfilato con successo a Milano, in occasione dell'edizione invernale di Mad Mood, il format legato al mondo della moda ideato da Marianna Miceli nel 2016.
Una serie di disegni che rendono omaggio ai colori, alla creatività e alla tradizione di questo Paese dell'Asia centrale ed ex repubblica sovietica, che si estende dal Mar Caspio, a ovest, fino ai Monti Altai a est, al confine con Cina e Russia.
Le splendide quanto esotiche modelle di Madame Aisu hanno affascinato il pubblico presente ai Chiostri di San Barnaba, spazio centralissimo posto alle del Palazzo di Giustizia di Milano.
Rosa e azzurro a farla da padroni in lunghi ed eleganti abiti finemente lavorati, con ricchi gioielli e copricapi dello stesso colore, già protagonisti sulle passerelle dell'Aspara Fashion Week, in questo caso per presentare la 'Fall Winter Collection 2024'.
Applausi a scena aperta, per una presenza preceduta dallo 'shooting' andato inscena in Piazza Duomo la domenica precedente.

Una serie di foto dai backstage di Piazza Duomo e dei Chiostri di San Barnaba
(foto Bordignon)




domenica 18 febbraio 2024

Hockey ghiaccio: Devils, la prima vittoria non si scorda mai

Un'immagine della partita di sabato (foto Bordignon)
E alla fine arrivò anche la prima vittoria. Lo zucchero, per i Devils Milano, l'unica squadra milanese in attività nel mondo dell'hockey ghiaccio, giunge in fondo, inatteso ma quanto mai dolce e saporito.
I rossoneri si impongono per 4-2 sul Cadore, giunto un po' rabberciato in terra lombarda, ma dopo che, anche loro, avevano deciso di regalare spazio e ghiaccio a molti giovani del 'roster'.
Alla fine, dopo tanto penare, è proprio la freschezza dei milanesi ad avere la meglio.
Tutto malgrado il primo periodo, disputato in un regime di equilibrio, fosse stato segnato, a dodici secondi dalla fine dalla rete ospite di Dominic Pomarè.
Il secondo periodo era scoppiettante, e consentiva ai Devils di non perdere terreno nei confronti degli avversari: pareggio di Jacopo La Notte, nuovo vantaggio cadorino di Alex Talamini, nuovo pareggio di Alessio Vavasotto.
Nel terzo conclusivo il 'game winning goal' decisivo veniva realizzato da Stefano Grecchi, assistito da Bryan Suevo (per lui 1+2). A 25 secondi dalla fine la rete conclusiva di Suevo, un barlume di speranza per la prossima stagione, ultimi secondi di un anno vissuto pericolosamente, forse troppo, per i colori rossoneri.

sabato 17 febbraio 2024

Mad Mood 2024, Salento e Kazakistan ancora protagonisti

Marianna Miceli, al centro, e alcune designer kazake (foto Bordignon)
Mad Mood 2024
è pronto al via: domenica 18 e lunedì 19 febbraio saranno gli eleganti Chiostri di San Barnaba, a Milano, alle spalle di Palazzo di Giustizia, a ospitare l'edizione 2024 dell'ormai classico 'format' che unisce moda, cultura e prodotti del territorio ideato dalla vulcanica salentina Marianna Miceli.
Un appuntamento sempre più unico che, in questa edizione vedrai ripetersi appuntamenti ormai consolidati assieme ad alcune succulente novità.
Saranno dieci gli stati presenti alla manifestazione: Italia, Francia, Svizzera, Montenegro, Colombia, Argentina, Bulgaria, Kazakistan, Cina, Uzbekistan e Serbia. E, per quanto riguarda l'Italia, saranno la Puglia e, in particolare, il Salento, a recitare la parte del protagonista.
Anche il Kazakistan, come ormai tradizione, si schiererà al via con una formazione imponente, con la presenza di ben dieci 'designer' guidate dall'ormai iconico Aidar Khan, ideatore dell'importante Aspara Fashion Week che proprio in terra kazaka si svolge.
Saranno tre le 'F' del Made in Italy presenti a Mad Mood: il 'Food' con l'olio, considerato l'“oro giallo” del Mezzogiorno d'Italia, la 'Fashion', con la firma di Anna Fendi, e il 'Furniture', ossia la ceramica di Grottaglie, rappresentata per l'occasione da Giuseppe Fasano.
Sarà l'ennesima occasione per coniugare bellezza, gusto e sapori, per un appuntamento da non perdere.

Navalny come il gasdotto Nordstream: le assurde accuse dell'Occidente contro la Russia

L'apertura de "Il Giornale", media di Destra asservito agli USA
Alexey Navalny
, considerato dal 'mainstream' occidentale, come il 'campione' dell'opposizione in terra russa contro Vladimir Putin, è morto in prigione, che sia di morte naturale o indotta è ancora da dimostrare.
Sulla vicenda si sono già tuffati i giornali e i media europei e americani, di quel mondo asservito al capitalismo americano che già si è sdraiato servendo come ufficiali le informazioni costruite dai servizi segreti d'oltreoceano. Come nel caso dell'attentato al gasdotto Nordstream e di tanti altri presunti omicidi e assassini orditi da una macchina da guerra, quella di Mosca, che nulla avrebbe da guadagnare al riguardo. Sia, ieri, dall'esplosione del Nordstream (poi, effettivamente, dimostrato essere un 'colpo' dei servizi segreti americani in combutta con quelli ucraini), come, oggi, dall'eventuale omicidio di Navalny.
Un personaggio, Navalny, definito da Wikipedia, 'enciclopedia' schiava del 'pensiero occidentale', "di posizioni nazionaliste e liberali", ma del quale, lo stesso organo 'online' non può tacere il fatto di come "nel febbraio 2021 Amnesty International ha ritirato a Navalny la designazione di 'prigioniero di coscienza', per via dei suoi video e delle sue dichiarazioni pro-nazionaliste fatte in passato che costituirebbero incitamento all'odio". Insomma, un personaggio dell'estrema Destra russa, uno dei tanti 'polli di allevamento' costruiti ad arte dagli 'amerikani' per cercare di sobillare ribellioni interne con l'intento di smuovere le fondamenta dell'impero russo.
Come recita un antico adagio, 'così come ti ho creato ti distruggo', è solo l'Occidente che poteva volere la fine di Navalny, non certo la Russia, che questo presunto oppositore ormai deteneva in carcere senza eccessivi clamori, tanto che la stessa prigione era di quelle comuni, nemmeno troppo controllata, e dalla quale il 'prigioniero' poteva scattarsi 'selfie' e scrivere lettere di propaganda. Perfino da libero Navalny era poca cosa, un oppositore senza seguito, una marionetta utile ad attrarre le televisioni presenti in Russia al soldo delle nazioni amiche dell'America, pronte a inquadrare un gruppo sparuto di presunti oppositori per trasformarli in 'il popolo russo'.
Cauterizzata qualsiasi possibile azione dell'attivista nato a Butyn nel 1976, e diventato ormai un'inutile e, anzi, pericoloso testimone delle ingerenze americane nella politica russa, ecco che, come del maiale non si butta via mai nulla, l'ultimo utilizzo 'utile' di Navalny è stato il suo ruolo di cadavere. Perché è logico supporre che, semmai qualcuno lo abbia assassinato, l'ordine primo non sia certamente arrivato da Mosca, ma da Washington, ultima speranza di poter creare disordine e malessere attorno alla figura di Putin, dopo i più che leciti dubbi che l'onesta intervista di Tucker Carlson aveva sollevato nell'opinione pubblica occidentale.

La solita vergognosa 'apertura' telecomandata de "La Repubblica"