domenica 31 dicembre 2017

Idealista, la pubblicità cristianofobica dell'app che offende anche chi non è religioso

Giuseppe e Maria nello spot di "Idealista"
Si chiude l'anno e i fari de "L'Urlo del Diavolo" scivolano sulla campagna pubblicitaria natalizia dell'app "idealista", dal titolo "Oh, my God!", in cui viene riproposta, in maniera ironica, la vicenda della nascita di Gesù a Betlemme nella capanna, presenti Giuseppe, Maria, l'asino e il bue.
Direttamente dalla pagina dell'app la campagna viene definita 'multisoggetto d’ispirazione natalizia in sinergia tra web e TV. Tre settimane di programmazione, fino all’Epifania (ahinoi)'. Sempre secondo "idealista" 'la campagna affronta il tema della Natività con grazia, calandolo nella realtà odierna in una sottile tensione surreale tra tecnologia e tradizione'. Questo secondo loro.
A chi scrive appare invece, lungi dal voler apparire il classico professorino moralista, che questi spot, tesi a esaltare l'app che permette di cercare annunci di compravendite edilizie (credo...), scadano in un già visto banale, una cristianofobia ormai scontata, tesa a ridicolizzare una religione su cui ormai sparano cani e porci, e sulla quale perfino una presunta maestra del Friuli si prende la briga di cambiare i nomi dei protagonisti, da Gesù a Perù.
Insomma, il duo di 'creativi' Gibbo&Lori non pare abbia fatto una grande... creazione. Per la ridicolizzazione del cattolicesimo e del mondo occidentale c'è ormai una fila lunga chilometri, a furia di prendere il numerino per fare a gara nell'apparire il più 'dissacrante' si è scaduti nella banalità della presa per i fondelli a senso unico, salvo poi scandalizzarsi se qualcuno disegni Maometto con o senza turbante o, giustamente, si 'permetta' di ironizzare sull'altra grande religione monoteista mondiale, quella di un mondo islamico teso alla 'colonizzazione' dell'Occidente.
La stessa azienda si era del resto segnalata per avere trasformato l'inno di Mameli ribattezzandolo 'inno integrazionale', melassosamente dedicato alla cosiddetta 'integrazione' di stranieri e clandestini vari per, si cita ancora, 'contribuire al dibattito sugli immigrati con una visione umana: persone che aspirano ad avere una vita migliore in un Paese, l’Italia, nel quale sperano di crescere come esseri umani, vivere in famiglia e contribuire alla crescita della nazione e al futuro della società italiana'.
Nell'attesa speranzosa, ma probabilmente vana, di vedere uno spot con un Maometto barbuto a caccia di un appartamento nei pressi della Mecca per andare in adorazione alla Pietra Nera, rimango sorpreso del fatto che nessuno abbia sollevato il problema sugli spot trasmessi da questa app, già colpevole per il solo fatto di avere trasformato un aggettivo così positivo nel vile appellativo di una marca da supermercato. Se questo è il concetto di 'idealismo' di cui si è impossessato il mondo dei media moderni, ecco un motivo in più per tornare al telefono a gettoni.

martedì 29 agosto 2017

Parenzo, l'indegno che indigna

David Parenzo
Bisogna ammettere che, fin quando #Parenzo fa il giullare a #Radio24 assieme a #Cruciani è perfino divertente, e si può compatire per i concetti che esprime, al limite del cabaret. Ma avergli affidato la conduzione di un programma, sfociato dopo pochi giorni nel sostegno a spada tratta delle proprie idee estremiste con tanto di applausi e consensi servili del pubblico in studio, è qualcosa di cui #La7 dovrà rispondere ai propri telespettatori. In poche settimane di "L'aria d'Estate" il figlio di una casata che ha espresso senatori, garibaldini e avvocati ha portato in studio e difeso a spada tratta le ragioni di rom, preti pro migranti, clandestini ospitati in piscina, migranti stupratori, ong, coppie gay con figli al seguito, imam, ricchi fotografi che si permettono di tranciare giudizi dando dei coglioni agli altri, ovviamente il tutto nei confronti di quegli italiani che ancora hanno la voglia, le palle e, forse, ancora quel briciolo di ideali e di buon senso per indignarsi di fronte alla suburra umana di cui Parenzo è stato latore televisivo.

venerdì 18 agosto 2017

Barcellona, fino a un anno fa gridavano "Vogliamo accogliere"

Il manifesto di "Volem accollir"
L'orrore e lo sdegno che la strage di Barcellona ha portato con sé presto lasceranno lo spazio alla consuetudinaria e platonica risposta dei 'turisti della condanna'. Già in corso gli applausi di commemorazione, le lacrime, gli orsacchiotti e i fiori depositati sul luogo dell'incidente, ci aspettiamo presto il minuto di silenzio e una marcia 'congiunta' di cristiani e musulmani, con i secondi ovviamente rappresentati da un numero sparuto di persone, magari con un imam di facciata in testa.
Nel frattempo, intanto, l'invasione silenziosa degli africani in Europa continua imperterrita e, una volta tanto che il governo italiano ne combina una giusta, promulgando il codice di comportamento che tutte le Ong sarebbero obbligate a firmare, e che perfino parte dell'Europa comincia a comprendere, ecco che ora è l'ONU a metterci i bastoni fra le ruote, con le proteste al riguardo del cileno Felipe Gonzalez Morales. Non a caso un 'americano', espressione di un Paese che, di certo, i problemi dell'invasione islamica non li vive sulla propria pelle e che ora, nuovo obiettivo, punta a realizzare uno dei sogni dell'estrema sinistra transnazionale: organizzare un grande dibattito Onu che cancelli la differenza tra rifugiati e migranti per motivi economici.
Intanto vale la pena anche sottolineare come, a subire attentati, sia solo quella parte d'Europa più debole e 'accogliente', quella che ha accettato una presenza fissa, sempre più invasiva e numerosa di persone dalla fede islamica, con moschee, scuole e financo tribunali islamici. La Spagna è solo l'ultima area colpita dopo Francia, Belgio, Germania e Gran Bretagna. Paesi molto più giovani dal punto di vista democratico, ma evidentemente assai più consapevoli della propria identità, come quelli dell'Est europeo, sono finora riusciti a evitare la mistificazione dell'accoglienza a tutti i costi. Ungheria, Polonia, Romania, Repubblica Ceca, Slovacchia e Russia sono in prima linea nella lotta all'accoglienza, e i loro leader sono apprezzati e sostenuti a spada tratta da popoli ancora convinti che la propria identità e i propri valori siano superiori alla necessità di un meticciamento indiscriminato e senza senso.
Solo l'anno scorso era stata proprio Barcellona a esprimere tutto il proprio sostegno all'immigrazione indiscriminata con la marcia "Volem accollir" ("vogliamo accogliere" in catalano), con il sindaco Ada Colau (negli anni '90, attivita contro la Guerra del Golfo) a esprimere il desiderio che la città "si trasformi nella capitale della speranza e della difesa dei diritti umani". Presente ovviamente tutta la sinistra estrema, quella che definisce le operazioni della polizia italiana presso la Stazione Centrale di Milano 'rastrellamenti etnici'. Lo sottolinea, per esempio, il centro sociale Tpo (Teatro Polivalente Occupato) di Bologna: "...Bisogna costruire una nuova cittadinanza transnazionale accogliente, connettendo le piazze statunitensi contro il MuslimBan e i muri di Trump con le strade di Barcellona che scandiscono a gran voce “Volem Accollir”, i migranti che abbattono le frontiere con i percorsi autorganizzati di accoglienza e lotta...". Il sangue dei morti di Barcellona e degli europei uccisi dal terrorismo passato, presente e futuro non può non ricadere anche su chi propugna idee del genere, su chi l'invasione islamica favorisce e la proclama come un valore fondamentale della nostra società.

I manifestanti di "Volem accollir"

giovedì 17 agosto 2017

Barcellona, state attenti a non chiamarli terroristi islamici

Barcellona, almeno 13 morti e 32 feriti. Alle 19.16 nessuno ha ancora avuto il coraggio di pronunciare la parola 'islamico'. Li chiamano 'terroristi', 'autori del folle gesto', qualcuno ha addirittura estratto la magica parola 'islamisti', edulcorata parola che tiene a bada paventate accuse di discriminazione verso i 'poveri musulmani', ma che riduce la fede professata da questa ciurmaglia a un puro orpello quasi casuale, di contorno. Non sono islamici, ma islamisti. Gian Antonio Orighi, giornalista de La Stampa, sottolinea come alla guida del furgone che ha mietuto la strage ci fosse uno spagnolo. Ci tiene a farcelo sapere, aggiungendo però solo dopo che l'origine del 'folle' (che poi siano un gruppo, probabilmente tutti folli e tutti incontratisi per caso, è secondario) è araba (pare si chiami Driss Oukabir o qualcosa del genere). Ma basterebbe guardarlo in faccia, questo volto olivastro da immigrato come tanti che dalle barche schiumano da anni sulle terre italiche ed europee, cambiando storicamente la struttura e la cultura della nostra Europa e della gente che la abita. E' il meticciamento la vera bomba umana che l'invasione ci sta silenziosamente portando, pericolosa quanto se non di più, perché strisciante e vigliacca. "Un giorno milioni di uomini abbandoneranno l'emisfero sud per irrompere nell'emisfero nord. E non certo da amici. Perché vi irromperanno per conquistarlo, e lo conquisteranno popolandolo coi loro figli. Sarà il ventre delle nostre donne a darci la vittoria". Lo disse nel 1974 Houari Boumedienne, cioè l’uomo che tre anni dopo l’indipendenza dell’Algeria aveva spodestato Ben Bella, davanti all’Assemblea delle Nazioni Unite. Una frase che venne riportata non da un suprematista della Virginia, ma Oriana Fallaci nel libro "La forza della ragione".

mercoledì 16 agosto 2017

Freya Stark, fascino antico di un'esploratrice moderna

Un piccolo post per ricordare persone dimenticate, piccole gemme distribuite nella storia dell'uomo, soli coraggiosi di anime curiose. Freya Stark, cittadina britannica di origini italiane e inglesi, nata a Parigi nel 1893 e morta ad Asolo nel 1993, cento anni dopo.
Donna affascinante, moderna nella ricerca estetica e nella scelta degli abiti, ma anche estremamente semplice durante i suoi viaggi. Secondo Wikipedia "è famosa per le sue esplorazioni in Medio Oriente, le sue opere letterarie e il suo lavoro di cartografia. Non solo fu una delle prime donne occidentali a viaggiare nel Deserto Arabico, ma esplorò anche aree in cui pochi europei, e soprattutto donne sole, erano stati.
Fu nominata Dama dell'Ordine dell'Impero Britannico (DBE - Dame Commander of the Order of the British Empire)". Imparò l'arabo e il persiano e scrisse oltre due dozzine di libri basati sui suoi viaggi, pubblicati quasi tutti a Londra da John Murray. Un bacio per te, dolce Freya.

Spariscono le navi delle Ong, crolla l'arrivo dei clandestini

Curioso crollo degli sbarchi di clandestini dopo l'abbandono delle acque da parte delle barche di Medici Senza Frontiere e Save the Children.
"Per l'intera giornata del 13 agosto non ci sono stati avvistamenti da parte delle navi della Guardia costiera italiana. Non un gommone, una carretta del mare, nessuno ha tentato di raggiungere le coste italiane per 24 ore, quasi un record. Nello stesso giorno altre due Ong hanno deciso di ritirarsi dall'attività di "salvataggi" nel Mediterraneo. Seguendo la decisione già presa da Medici senza frontiere, a gettare la spugna dopo l'introduzione del Codice di condotta voluto dal ministro Marco Minniti sono state Save the children e i tedeschi di Sea Eye. L'utilità delle navi nel Mediterraneo con il passare delle settimane si è dimostrato sempre meno indispensabile. E, come ricorda il Giornale, le loro navi non sarebbero neanche comparse nel canale di Sicilia se gli ultimi governi italiani si fossero impegnati nel risolvere il problema degli sbarchi con lo stesso impegno speso dall'ultimo ministro dell'Interno. I numeri che arrivano dall'agenzia Frontex non lasciano molti spazi alle interpretazioni: nel mese di luglio gli arrivi di migranti in Italia sono calati del 57% rispetto a giugno, arrivando ad un totale di 10.160 arrivi, il dato più basso dal luglio 2014" (cit. "Libero"). Vuoi vedere che?...

lunedì 14 agosto 2017

La Torre Nera è già il peggior film del 2017

E' destinato probabilmente a vincere il mio personalissimo premio per il film più brutto dell'anno questo "La Torre Nera" tanto strombazzato nelle sale cinematografiche.
Una pellicola senza capo né coda, in cui persino ottimi attori faticano a ritrovarsi. La trama è più scontata di un piatto di pasta all'olio. I buoni vincono, non prima della morte di un paio di sacrificabili figure di contorno, distrutte dal cattivo fin troppo facilmente.
I caratteri dei personaggi non esistono, c'è il solito insopportabile bambino pseudo ribelle a fare da coprotagonista a un pistolero di colore (Idris Elba), scelto in opposizione al testo originale che lo voleva bianco giusto per fare rosicare i suprematisti della Virginia, e il solito panorama distopico, non si capisce dove, perché e quando. Si sa solo che c'è uno stregone che rapisce i bambini, li fa sedere su una sedia a sdraio elettronica e piazza loro una cuffia in testa che li fa urlare atrocemente, anche qui non si sa perché o per quale motivo.
Attraverso una serie di inspiegabili salti nello spaziotempo fra mondi paralleli e una strage di cattivi, i buoni trionferanno dopo essere stati sull'orlo della sconfitta, anche qui in maniera 'originalissima'. Se si esclude qualche (anche qui) scontata magniloquenza scenografica, probabilmente fatta al computer, "La Torre Nera" è un film atroce, dove i colpi di scena sono più rari della pioggia di quest'estate arida e dove la sceneggiatura è stata pensata per un pubblico di 'duenni'. Perfino le bellissime Katheryn Winnick ("Vikings") e Abbey Lee Kershaw riescono ad apparire brutte, ma per loro è una fortuna. Non verranno ricordate nel mezzo di questo triste guazzabuglio prodotto da Ron Howard, il cui più tragico epilogo è la consapevolezza della probabile imminente seconda puntata della saga firmata da Stephen King.

sabato 29 luglio 2017

Technoir, musica magica notturna e... italiana!

Jennifer Villa, cantante dei Technoir
E' notte. Non ho voglia di andare a dormire. E là fuori qualcuno merita un mio post. Che forse non leggeranno in molti. Ma questo poco importa. Perché una voce ne vale cento. E cento voci ne valgono mille e geometricamente così via. Per questo voglio portare 'il mio piccolo mattoncino' (come diceva un mio antico 'padrone') alla cattedrale dei Technoir, duo musicale genovese trasferitosi a Milano, composto da una voce femminile, Jennifer Villa, italonigeriana, e da una chitarra (e tanto altro) maschile, al secolo Alexandros Phoenix, greco 'hablante' un perfetto italiano. Loro invece cantano in perfetto inglese su una musica che potrei definire elettrosoulnujazz.
Hanno ottenuto una conoscenza internazionale che li ha fatti notare dalla rivista "Afropunk", anche se io li ho conosciuti poco fa grazie a un equivoco. Stavo ascoltando su Youtube una cover davvero originale di "The Voice" degli Ultravox, da parte di un gruppo con lo stesso nome, Technoir, A lato, altri brani eseguiti dalla stessa band. E invece no. E così mi sono imbattuto nelle note accattivanti e in un sound notturno e cittadino.
Attualmente stanno percorrendo un lunghissimo tour che li ha portati in Centro e in Nord Italia, debordando in Svizzera per un paio di concerti. A Milano arriveranno il 7 settembre, ancora non si sa dove, ma l'appuntamento si presenta davvero immancabile.

Starbucks, dalle palme alle stalle

30 gennaio, titolo de La Stampa: "Starbucks sfida Trump: assumerà 10mila rifugiati nelle sue caffetterie".
27 luglio, fonte ANSA: "Nell'annunciare i risultati trimestrali Starbucks comunica il taglio di 3.300 posti di lavoro".
E sono gli stessi che hanno messo le palme davanti al Duomo... #Starbucks

giovedì 27 luglio 2017

Milan, parte dalla Romania la nuova avventura europea

Tre anni e cinque mesi dopo la sua ultima apparizione, il Milan torna nell'Europa del calcio. Lo fa, con frase abusata, dalla porta di servizio dell'Europa League. Questa sera, alle 20, i rossoneri saranno infatti di scena allo Stadionul Municipal di Severin contro la Universitatea Craiova, squadra rumena che dovrà rinunciare all'impianto di casa, in via di ricostruzione. Si tratta del terzo turno preliminare, il cui eventuale superamente porterebbe a un ulteriore doppio confronto di playoff, e solo successivamente alla sospirata fase a gironi, che poi sarebbe l'Europa League vera e propria. Il Milan, ancora con molti infortuni e giocatori in ritardo di condizione, dovrebbe però poter disporre senza eccessivi sforzi di una squadra che, è bene ricordarlo, è allenata da un italiano, Devis Mangia, e ha un giocatore italiano in rosa, il centrocampista Fausto Rossi, 96 presenze in Serie B e 25 nell'Italia Under 21.
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martedì 25 luglio 2017

Razza, Giuliani e gli abbracci: la Sinistra e i concetti che fanno paura

La Prestipino con la Boschi e Speranza, il 'nuovo vecchio' PD 
Chi è abituato a combattere per il nulla, per un nulla si mette a combattere. E' il caso della Sinistra, tutta, corta, media ed estrema, che una volta di più, fa capire come siano ormai finiti oltre il limite quel misto di ideali, idee e obiettivi concreti che, forse, mezzo secolo fa, poteva ancora sbandierare a buon diritto. Ormai gli ultimi vagiti di esistenza di chi ancora sventola bandiere rosse (o arancioni) sono sepolti da slogan, demagogia, tentativi di ristabilire una coscienza di classi ormai scomparse da decenni, seppellite da quello stesso nemico che i Comunisti volevano combattere, quel grande Capitale di cui la stessa Sinistra è stata la prima collaborazionista, tutto pur di uccidere la piccola industria, il commercio, il lavoro autonomo, la vera spina dorsale di questo Paese che chiamiamo Italia.
L'ultima grande scoperta della Sinistra, mai tanto benedetta, sono stati i 'rifugiati'. Chiamati con il passare del tempo 'migranti, 'vittime', 'fuggitivi', perfino 'fratelli' dai più millenaristi, che ora vorrebbero trasformare questa gente, che io altro non posso definire se non 'invasori', in 'italiani'. I rifugiati costituiscono l'ultima grande speranza della Sinistra. Del creare una nuova ideologia di eguaglianza, ma soprattutto di raccogliere voti. Voti che, è bene saperlo, si dissolveranno non appena i cosiddetti rifugiati capiranno che dovranno poi accogliere altri migranti che verranno dopo di loro. Tutto senza regole, ovviamente. Perché l'ordine è brutto, cattivo, e perfino un po' fascista. E allora proseguirà la lotta fra poveri. Prima fra italiani e africani, poi tra africani di prima e seconda 'invasione'.
A seconda del grado di caos auspicato, la Sinistra si è poi spezzettata in gruppi e gruppuscoli, ognuno degnissimo e rappresentato da un Personaggio Pensante. Nel caso di Campo Progressista si tratta di Giuliano Pisapia che, oltre a essere stato sindaco di Milano, 'vanta' l'aver rappresentato, come legale, la famiglia del 'galantuomo' Carlo Giuliani (colui che stava per assassinare un poliziotto con un estintore e poi venne ucciso, per legittima difesa, dal poliziotto stesso). In un mirabile 'fondo' uscito lunedì 24 luglio su "Il Giornale" e intitolato "Ai comunisti non piacciono gli abbracci", Alessandro Sallusti ironizza sull'affettuoso slancio che Pisapia ha riservato a Maria Elena Boschi, la 'cattiva' di una Sinistra un po' meno Sinistra. Un abbraccio fortemente criticato dai compari dell'ex sindaco arancione: "E su questo - scrive Sallusti - è in corso 'un ampio e approfondito dibattito' in stile soviet con tanto di richieste al povero fedifrago di chiarimenti e scuse ufficiali".
La scena è però presto virata su un altro piddino reo di uno psicoreato ancora più grave: avere espresso il proprio pensiero di padre proprio su quel Giuliani di cui sopra. Il problema è che, al giorno d'oggi, gli psicoreati diventano meno 'psico' se li si rende di pubblico dominio su Facebook. E così Diego Urbisaglia, consigliere PD di Ancona, l'ha certamente sparata grossa: "Oggi nel 2017 che sono padre, se ci fosse mio figlio dentro quella 'campagnola' gli griderei di sparare e di prendere bene la mira. Sì, sono cattivo e senza cuore, ma lì c'era in ballo o la vita di uno o la vita dell'altro. Estintore contro pistola. Non mi mancherai Carlo Giuliani". Non credo sia questione di cattiveria, perché chiunque di noi fosse stato dentro la camionetta avrebbe tentato di difendersi da un criminale (presunto?) che avesse cercato di ucciderlo. Va detta una verità: la 'colpa' di Urbisaglia non è stata tanto la frase, certamente cruda, quanto quella di avere toccato uno dei 'santini' della Sinistra estrema ed extraparlamentare, quella del G8 e di Genova, da cui uno come Giuliani è riuscito a uscirne martire.
Non basta. Nel giro di tre giorni la Sinistra è scivolata sulla terza buccia di banana: 'merito' di Patrizia Prestipino e di una sua improvvida frase: "Se uno vuole continuare la nostra razza, se vogliamo dirla così, è chiaro che in Italia bisogna iniziare a dare un sostegno concreto alle mamme e alle famiglie. Altrimenti si rischia l'estinzione tra un po' in Italia". Apriti cielo. Dimissioni richieste a gran voce da tutto il web sinistrorso, reazioni schifate e indignate da parte del mondo del "siamo tutti fratelli". Tutto per una parola, 'razza', che è stata sempre usata, nel corso della storia, per identificare diverse popolazioni. Wikipedia, che certamente non è l'Accademia della Crusca, la definisce come "gruppo d'individui di una specie contraddistinti da comuni caratteri esteriori ed ereditari". Onestamente non vedo nulla che possa opporre questa definizione al concetto di 'italiano'. Se non la demagogia imperante della sinistra, che in 'razza' vede una parola di origine fascista e pertanto essa stessa pericolosa. Un altro psicoreato, insomma. Razze? Popoli? Genti? Importa veramente? Non conta forse più come la parola venga usata? E poi, è sbagliato identificare un popolo con un concetto o una frase, quando è evidente che tra questi e altri gruppi di genti esistano palesi differenze? Per i fautori dell'accoglienza indiscriminata, a cui pare brutto dare dignità di popolo a chi abita la Penisola Italica, evidentemente sì.

lunedì 17 luglio 2017

Teodora e le sue amiche, sorrisi sensuali dal Montenegro a Milano

Teodora Radovic
Prendi un gruppo di ragazze montenegrine, cinque più parente accompagnatrice, aggiungi una giornata di sole estiva, porta il tutto in Piazza Duomo e aggiungi un fotografo in erba come il sottoscritto. Shakera il tutto e servi con l'ombrellino e un po' di zucchero durante un pomeriggio milanese.
E' questo il cocktail vincente del mio recente incontro con Teodora Radovic, ragazza in realtà nata in Italia a Roma ma poi rientrata in quel Montenegro sua terra d'origine, e unica in grado di parlare un italiano forbito del gruppo.
L'ho subito notata mentre si faceva fotografare da una delle amiche. Come in una formazione di pallavolo, oltre a lei, la 'squadra' montenegrina 'schierava' Sonia Uskokovic e le sorelle Ksenija, Milena e Dragana Draskovic. Un perfetto mix di colori fra bionde e more, tratti quasi nordici, forse mitigati dall'altezza, non esagerata. Tutte molto, molto carine.
Il gruppo di ragazze montenegrine davanti al Duomo
Ecco allora che l'italiano medio, un po' vitellone in stile anni '50 come il sottoscritto, ha cominciato a scattare foto una in fila all'altra, immagini un po' rubate, lasciandosi rapire dalla bellezza delle ragazze in questione. Fino all'assalto finale, con la rivelazione della propria presenza e, ovviamente, la propria disponibilità a proseguire il 'servizio', questa volta sfruttando la collaborazione delle 'modelle per un giorno'. Che, a dispetto di molte che avrebbero potuto reagire in maniera antipatitca, è arrivata fra sorrisi e qualche battuta, con Teodora che mi ha lasciato anche il proprio contatto Facebook. Spero che queste foto vi piacciano e, soprattutto, piacciano alle ragazze dell'Est Europa.
Teodora e le sue amiche, intanto, hanno proseguito il proprio viaggio verso est, visitando Padova, Venezia e, forse, Trieste. Per me è stato un pomeriggio molto divertente. Sia dal punto di vista fotografico, sia perché mi ha permesso di conoscere cinque belle ragazze montenegrine, le prime persone che io abbia mai incontrato originarie di quella nazione. Delle splendide ambasciatrice, non c'è che dire... Ciao, Teodora, buon viaggio e buon ritorno a casa! 
(foto Massimiliano Bordignon)





giovedì 13 luglio 2017

La treccia femminile torna a infiammare la moda

Lagertha e Aslaug, fiere e bellissime nemiche in "Vikings"
La treccia torna di moda fra le capigliature femminili, e io sono felice. L'ho notato già da un paio di anni, forse meno. Al bar, all'Esselunga, per strada, sui tram. Un modo di agghindare i propri capelli fra i più sensuali e parte della millenaria storia dell'uomo. Tanto più importante perché la treccia (o le trecce, senza la 'i', nel caso ce ne siano almeno due) fa scivolare la mente al passato medievale (o ancora più antico) in cui i popoli europei, in particolare quelli germanici, la utilizzavano, almeno secondo quanto possiamo vedere in alcuni film e telefilm, fra cui il favoloso "Vikings" e le due meravigliose Lagertha e Aslaug. Un passato di popoli fieri, capaci di conservare la propria identità.
Ecco, la treccia (da non confondersi con le riprovevoli treccine rasta che, ovviamente, nulla hanno a che vedere con la nostra cultura), di cui pure l'origine non è per niente europea (come leggerete più sotto) riporta alla mente il nostro comune retaggio.
Secondo Wikipedia "La treccia come capigliatura risale al periodo egizio fino al 4.000 a.C. Prima ancora fu sviluppata nell'Africa occidentale come status sociale nelle tribù. Dato il tempo per creare tali acconciature, si creava socialità tra le donne locali. L'arte la si apprendeva in giovinezza guardando le donne più anziane. L'etimologia della parola treccia non è chiara, potrebbe derivare dal greco tricha (in tre) o dal latino tricae (viluppo), trinus (di tre) o trix (capello)".
La cosa che però balza all'occhio più di tutto è il senso di ricerca e di stile, che prevale e ammalia in un mondo triste e sempre più uguale dove tutte le donne, così come gli uomini, tendono alla scelta più facile e accettata al pensiero dominante: svegliarsi al mattino e pettinarsi come capita. Ora però l'invito è: non fatevela tutte!

sabato 8 luglio 2017

I media anti Casa Pound si dimenticano dei centri sociali

I centri sociali attaccano la polizia fuori da Palazzo Marino
Dunque, facciamo un po' di chiarezza. Casa Pound pochi giorni fa ha compiuto una legittima, per quanto un po' irruenta, protesta a Palazzo Marino, sede del Comune di Milano (ovviamente enfatizzata dai media schierati a sinistra e subito definita 'blitz' con toni da guerra di trincea). L'obiettivo era il sindaco Giuseppe Sala, ex commissario unico di EXPO, ormai da diverso tempo alle prese con vicende poco chiare legate all'Esposizione Universale del 2015.
Fuori, nel frattempo, si schierano le solite 'squadre' leoncavalline di picchiatori vari, la cui presenza i soliti media (si ascolti il fantasioso resoconto di Telereporter) cercano di fare passare quasi come casuale e dovuta solo a un incontro con alcuni consiglieri (a cui ci si era presentati in un centinaio, ma vabbeh...). In pochi secondi partono le minacce, i tentativi di aggressione ai ragazzi di destra (che in realtà stavano tranquillissimi all'interno di Palazzo Marino) e alla polizia. In pratica si tratta della stessa gente che okkupa case impunemente senza che nessuno la sbatta in galera, e che difende clandestini e spacciatori, protetta e spalleggiata dalla giunta rossa di turno.
Questo sabato l'ineffabile ANPI (le famose migliaia di partigiani di 105 anni ancora in vita) organizza una 'riflessione' (tze...) sul tema “L’escalation dei neofascismi e il ruolo delle Istituzioni", si ribadisce, 'dopo l'irruzione di esponenti di Casa Pound in Consiglio Comunale', evento a cui prenderà parte, ovviamente, il sindaco Sala. Per la serie, se la suoneranno e se la canteranno, con tanto di presenza del Comitato permanente antifascista contro il terrorismo per la difesa dell’ordine repubblicano (yuppie!). Intanto, i picchiatori e i violenti dei centri sociali continueranno impunemente ad agire indisturbati nel nome di una loro presunta idea di democrazia di comodo. George Orwell non avrebbe mai osato immaginare tanto...

mercoledì 5 luglio 2017

Islam no grazie, nasce il Partito Anti Islamizzazione

Il Partito Anti Islamizzazione è stato presentato a Milano, PAI come acronimo, il suo primo segretario è Stefano Cassinelli e può contare fra i suoi sostenitori e iscritti lo psichiatra Alessandro Meluzzi.
Un inizio che ha dovuto superare l'ostacolo della chiusura del locale che avrebbe dovuto ospitare l'evento (lo Spazio Cobianchi di Piazza Duomo), che all'ultimo momento ha addotto delle problematiche di carattere burocratico. Divertente la mia discesa nel locale, con la hostess che mi guarda tra l'infastidito e l'interrogativo, come se si trovasse di fronte a un alieno. "Ma scusi, l'evento di oggi?". "Nessun evento", la risposta gelida. Va bene, ci crediamo.
La conferenza si è così risolta in un dialogo aperto ai giornalisti in una via alle spalle del Duomo, in cui è stato dapprima Meluzzi a esporre i nove punti che il partito barra movimento si pone come obiettivi da realizzare.
Primo fra tutti "contrastare ogni forma di radicalizzazione dell'Islam" e "ogni tentativo di sottomettere la libertà sociale e culturale dell'occidente", citando come esempio la presenza, accettata in alcuni Paesi europei come la Gran Bretagna, di corti islamiche il cui verdetto possa essere concorrenziale o addirittura superiore a quello dello Stato. così come un rischio da valutare sono le provenienze dei denari raccolti da investire in nuove moschee o ancora nella fantomatica università islamica che sarebbe dovuto essere realizzata nel Salento.
Il continuo sbarco e la continua nascita di figli fanno della popolazione islamica italiana l’unica a trend positivo, con la possibilità di avere decine di milioni di praticanti nei prossimi decenni. Una realtà che, in chiave fantasiosa ma drammaticamente pericolosa, è stata esposta dal noto scrittore francese Michel Houellebecq nel suo libro "Sottomissione".
(foto Massimiliano Bordignon)

martedì 4 luglio 2017

Comincia la Milano-Taranto, moto d'epoca fra turismo e gastronomia

Nelle foto sopra e sotto, alcuni dei partecipanti alla corsa
Ha preso il via all'Idroscalo la 31.a edizione della Milano-Taranto, maratona per moto d'epoca.
Allo scoccare della Mezzanotte, I 208 concorrenti, provenienti da 14 Paesi diversi (fra cui l'Australia e il Giappone) sono partiti a gruppi di due e di tre da Punta dell'Est, per una settimana di viaggio che li porterà nella cittadina pugliese l'8 luglio suddivisi in varie categorie: sidecar, scooter, classe 100, 125, 175, 250, 500 ed oltre, a cui si aggiunge il gruppo degli 'assaggiatori', che valuteranno insindacabilmente quello che sarà il miglior 'punto ristoro' dell'edizione 2017.
Bei volti di appassionati, anche piuttosto agée, delle due ruote, qualche (poche in realtà) centaura al femminile, tanti coloro che hanno scelto un abbigliamento storico, consono alla moto d'appartenenza. Una bella atmosfera, per uno degli ultimi e più grandi eventi del genere.
In totale verranno toccate 7 regioni, con 28 fermate in Lombardia, Emilia Romagna, Toscana, Lazio, Molise, Basilicata e Puglia, per 1700 chilometri totali.
Nessuna gara o competizione, ci tengono a sottolineare gli organizzatori: la Milano-Taranto è solo una splendida rievocazione di una massacrante gara del passato, a cui unisce la gioia del viaggio, la scoperta dei luoghi e il gusto dei sapori del Belpaese. (foto Massimiliano Bordignon)


venerdì 30 giugno 2017

Wall of Dolls, perché le donne non sono bambole

Jo Squillo, ex cantante punk e ora energetica show woman nel campo della moda, e Giusy Versace, atleta paralimpica. Sono state loro a comporre l'energia totale e devastante di una giornata contro il femminicidio e la violenza, andata in scena a Milano in via De Amicis. Protagoniste molto curiose, bambole provenienti da ogni parte del mondo. "Wall of Dolls" il nome dell'iniziativa, protagonista il muro letteralmente coperto dalle bambole infilzate negli ultimi anni, ciascuna simbolo di una donna violata.
Ma tanti sono anche i modelli affissi all'interno della struttura, donati da grandi stilisti di moda come la griffe Costume national e poi Alberta Ferretti, Laura e Lavinia Biagiotti, Elena Mirò, Ermanno Scervino, Eva Cavalli, Fausto Puglisi, Salvatore Ferragamo, Carlo Pignatelli e Vivienne Westwood. E a corredare il tutto anche una installazione a base di specchi con un effetto ottico tutto particolare.
Alla giornata hanno preso parte varie associazioni cittadine e di difesa delle donne, artisti, musicisti e una dj di origine australiana. E alla fine, parlare con Valentina Pitzalis, il volto distrutto dal fuoco di un compagno 'arrabbiato' ma ancora intatta la voglia di non mollare. Una giornata da ripetere, o una prima volta obbligata per quelli che pensano che, in fin dei conti, le donne altro non sono se non... bambole. (foto Massimiliano Bordignon)



giovedì 29 giugno 2017

Ivana Pantaleo, impegno e sensualità 'sostenibili'

Ivana Pantaleo indossa una sua creazione in Corso Magenta
Ivana Pantaleo merita ben altro spazio che non quello di un blog come L'Urlo del Diavolo. In attesa del servizio che uscirà su Telenorba, e dello spazio che le dedicherò su Milano Reporter, ho pensato però fosse giusto darvi un piccolo assaggio della persona e dell'alta qualità delle sue produzioni. La prima volta che conobbi Ivana, durante l'EXPO, pensai fra me e me: "Che bella ragazza", o qualcosa di simile. Alla fine di una intervista chilometrica che a me parve però durare pochissimo, rimasi invece colpito dall'intelligente candore e dalla sicura esposizione di una persona che, evidentemente, sapeva di ciò che parlava.
L'arte della fashion di Ivana Pantaleo (la sua linea si chiama "Nana'e'el") è quasi scontata nel suo semplice ma logico obiettivo: produrre abiti ecosostenibili, utilizzando tessuti naturali e biologici, tinti con coloranti ecologici e vegetali secondo tecniche artigianali.
E ancora, il progetto della "Clotherapy", ovvero usufruire delle proprietà terapeutiche dei colori, degli aromi e delle pietre attraverso i tessuti e i coloranti naturali di abiti e accessori.
Stilista, ma anche attrice, designer ma anche donna impegnata nel mondo della cultura, Ivana racchiude in sé tanti piccoli mondi e in ognuno di essi sembra fare splendere una piccola luce, come quando sorregge i propri capi con l'amore di una madre che tiene in grembo il proprio figlio.
In Corso magenta 12, presso l'NDI Store, sta finendo proprio in questi giorni una esposizione in comune assieme ad altre designer impegnate nel mondo della moda ecosostenibile.
Trasparenze, sensualità, un dolce ma discreto ammiccare verso la vita, Ivana appare come una sacerdotessa Wicca ferma, ritta in piedi, in mezzo a un mondo che scorre impazzito, mentre lei sventola i propri tessuti, i propri abiti e le proprie creazioni, bandiera di una vitalità e di una energia tuttora in pieno rigoglio. (foto Massimiliano Bordignon)