martedì 30 marzo 2021

Pasqua, bere di più per contrastare i chili di troppo

Bere fa bene, e fa ancora più bene a Pasqua. Può sembrare un'affermazione strana, invece è quanto sostiene il professor Umberto Solimene dell’Osservatorio San Pellegrino.  
Nel periodo delle festività, come quelle pasquali, l’idratazione assume infatti ancora più importanza perché può aiutare a contrastare i potenziali disturbi e l’inevitabile tendenza ad assumere qualche chilo di troppo.
Il nostro fabbisogno di acqua è strettamente correlato alle calorie che assumiamo durante la giornata. Nei LARN (Livelli di Assunzione Raccomandati di energia e Nutrienti per i cittadini italiani) viene raccomandata l’assunzione di un grammo di acqua per ogni kilocaloria ingerita, tenendo conto anche dei liquidi contenuti negli alimenti come frutta e verdura. Per una dieta equilibrata di 2.000 kilocalorie al giorno sono quindi necessari 2 litri di acqua.
In particolare, l’apporto idrico deve essere strettamente collegato al quantitativo di proteine ingerite. lo smaltimento del prodotto di scarto, l’urea, del metabolismo proteico è agevolato da una buona idratazione. Se aumenta l’assunzione di proteine, deve quindi aumentare anche l’acqua che si beve.
“L’acqua è essenziale anche per i processi fisiologici della digestione – afferma il professor Solimene dell’Università degli studi di Milano ed esperto dell’Osservatorio San Pellegrino - questo meccanismo, per funzionare in maniera ottimale, ha luogo attraverso la secrezione e diluizione di alcune sostanze liquide all’interno dell’organismo. Le acque minerali naturali, e in particolare quelle bicarbonate solfate e con equilibrati contenuti di magnesio favoriscono, infatti, la contrattilità dello stomaco”.

lunedì 29 marzo 2021

Terry Thomas, la triste storia del più tipico degli inglesi

Terry Thomas
La triste storia di Terry Thomas, caratterista e comico inglese, che ebbe un periodo di fama soprattutto fra gli anni '50 e 60', nelle quali interpretava l'immagine del tipico inglese (stempiato, baffetti e diastema, ovvero un evidente spazio fra i due denti incisivi) o comunque del personaggio vecchio stampo, cui sapeva dare una traccia di assoluta ironia, fosse un ufficiale dell'esercito o un maggiordomo azzimato.
Lo ricordo irresistibile come attore non protagonista in "Come uccidere vostra moglie", commedia del 1965, a fianco di Jack Lemmon.
Due mogli, due figli, era nato nel 1911, morì a 79 anni, in povertà, accudito dalla seconda moglie, lo sguardo perso nel vuoto, ucciso da una polmonite, ma già da anni distrutto dal morbo di Parkinson.
Esiste anche un tristissimo quanto irrispettoso video, che lo riprende, nell'ultimo periodo della sua vita, che però mi sono rifiutato di riprodurre. Non si merita di venire ricordato così.
Già lo sapevo, ma solo oggi ho voluto ricordarlo, ringraziandolo per i suoi sorrisi e per quelli che ha fatto fare a me e non solo a me.

sabato 27 marzo 2021

La chiesa sulla montagna che rischia di cadere nel vuoto

L'articolo de "Il Gazzettino" sulla vicenda
Potrebbero essere centinaia le storie legate a un mondo come quello veneto, o 'triveneto' a seconda di come si voglia tutta quella fascia geografica dotata di forte personalità e senso di appartenenza, legata a doppio filo, spesso travagliato, a un passato imperiale asburgico.
Merita così un cenno la storia della chiesa di San Martino, a Valle di Cadore, in provincia di Belluno, località in cui riconosco semanticamente cognomi risalenti a tanti miei avi.
Citando il sito internet de "Il Dolomiti", "l'edificio si trova proprio su un terreno che, mese dopo mese, sta sempre più franando e a inizio febbraio un'ordinanza ha impedito l'accesso alla zona. La chiesa, quindi, al momento non è accessibile. La situazione va avanti da ormai qualche anno ma negli ultimi mesi la preoccupazione sembra notevolmente aumentata proprio a causa dell'aumento del movimento franoso. L'area è sotto controllo. Nei giorni scorsi si è tenuta una riunione in teleconferenza tra Regione Veneto, la Provincia di Belluno, la Sovrintendenza e la Curia. In questa riunione, ha spiegato l'assessore regionale Gianpaolo Bottacin, “sono stati definiti i prossimi passi” per salvaguardare la chiesa ma anche gli abitanti che si trovano a valle".
Un augurio e, per chi crede, una preghiera, perché vengano eseguiti i più corretti lavori per salvare un edificio bello e fondamentale per qualsiasi comunità, esempio di come la vita, e la fede, si possano aggrappare a tutto pur di sopravvivere.

Pasqua di agonia per il commercio lombardo

La 'home page' del sito di Confcommercio
Per ora la presenza di Mario Draghi alla tolda di comando del governo non sembra essere differente, nel succo, da quella di Giuseppe Conte. Chiusure forzate e ristori con il contagocce, con buona pace del 'terziario' italiano, quel mondo che dovrebbe essere la spina dorsale dell'economia nazionale.
E così sarà una Pasqua 'in rosso' a causa della zona rossa: in particolare a Milano, Monza Brianza e Lodi, aree fondamentali in ambito industriale, l’impatto sulle attività del commercio, del turismo e dei servizi nel periodo pasquale (a partire dalla Settimana Santa fin dopo le festività pasquali) vedrà una perdita di fatturato di 228 milioni di euro, con un -53,4%, rispetto al periodo di Pasqua 2019 senza Covid.
E’ la stima dell’Ufficio Studi di Confcommercio Milano, Lodi, Monza e Brianza ampliando l’analisi inizialmente focalizzata soltanto sul weekend pasquale e per le imprese colpite dalla chiusura per la zona rossa (-120,4 milioni di euro).
Addirittura, un mese di zona rossa peserà per 1 miliardo e 160 milioni di euro.
“Un’altra Pasqua in lockdown è un duro colpo per le attività economiche del nostro territorio – commenta Marco Barbieri, segretario generale di Confcommercio Milano, Lodi, Monza e Brianza – e purtroppo, oltretutto con la conferma della zona rossa, si aggrava anche dal punto di vista della tenuta della fiducia la condizione di tantissime imprese senza prospettive di programmazione certa nel medio termine e con indennizzi, attraverso il Decreto Sostegni, chiaramente insufficienti. Se si dovesse arrivare a un mese di zona rossa il costo per il nostro territorio sarebbe di oltre 1 miliardo e 160 milioni di euro. Bisogna far riaprire le imprese in sicurezza. Imprese, è bene ricordarlo, che stanno ancora aspettando gli indennizzi per la zona rossa indebita di gennaio”.

venerdì 26 marzo 2021

Cairo e la faziosità antisovranista non pagano: La7 crolla negli ascolti

Tiziana Panella (foto AGI, Maria Laura Antonelli/AGF)
Urbano Cairo e la sua La7 crollano negli ascolti. Una notizia 'positiva', se inquadrata dal punto di vista della strisciante faziosità abilmente nascosta (talvolta molto meno) dei suoi talk-show televisivi.
I media che denunciano il calo di pubblico (e di pubblicità) imputano il tutto a una presunta nuova linea filo-grillina.
Può darsi. Personalmente, quando ascolto (e guardo) le varie Myrta Merlino (ex signora Arcuri) e Tiziana Panella, quando per sbaglio capito sul faccione livoroso di Lilli Gruber, quando osservo lo sguardo corrucciato di Andrea Purgatori, quando, sempre per pochi istanti, mi imbatto nei sorrisi pretenziosi di Floris e Formigli, o nella sguaiataggine di Diego Bianchi (per tacere dei vari ospiti, Sevegnini e Scanzi) è difficile non individuare in questa televisione una novella TeleKabul, paladina della Sinistra becera con capo al PD dello 'ius soli', in cui le opinioni 'diverse' vengono relegate come bizzarre se non sbagliate o pericolose.
La Merlino e la Panella lo fanno con un tocco di classe in più, la Gruber lo condisce con i suoi latrati da 'domina' in latex.
La realtà è che, effettivamente, La7 è diventata una tv troppo faziosa. Nei deliri di certi telespettatori, basti leggere Twitter, a Destra. Nella realtà di chi la ascolti con un minimo di senso critico, sempre e comunque in chiave antisovranista.

giovedì 25 marzo 2021

Dantedì, l'odio del liceo e l'oscurantismo globalista

Dante Alighieri in un antico dipinto
Oggi, 25 marzo, è il Dantedì, il giorno in cui viene ricordato Dante Alighieri.
A parte l'inizio dell'"Inferno", sicuramente ad effetto, ho sempre ritenuto leggere il Sommo Poeta, lo dico con termini molto 'francesi', una grandissima rottura di coglioni. Illeggibile (per me), incomprensibile (per me), pur se scritto in italiano, ma un italiano che, 700 anni dopo, è praticamente un'altra lingua. Ricordo le ore passate chino sul tavolo cercando di memorizzarne il significato, seguendo quel metodo folle di studio legato a doppio filo alla cosiddetta 'ignoranza grassa'.
Detto questo, Dante è un po' come un piatto 'gourmet'. Ti vanti di averlo assaggiato o di saperlo pure cucinare, ma non lo mangeresti mai. Rendiamo comunque grazie a questo grande italiano, al pari dei vari altri 'geni' prodotti dalla nostra Penisola, e di cui, aggiungo, oggi si sente davvero una grande mancanza.
Vale la pena, però, di sfruttare questa giornata per citare alcuni 'microbi' che, di questi tempi, hanno deciso di associare il proprio nome a quello della poesia. Come nel caso di Amanda Gorman, la giovane negretta subito assurta nell'olimpo della venerazione globalista, al pari di una qualsiasi Greta Thumberg. Nel suo contrasto giallonero fra carne e vestito, ha declamato versi dorati nei confronti del nuovo presidente a 'stelle e strisce', Joe Biden, 'buono per forza' dopo Donald Trump, il 'cattivo per eccellenza'. Oltre al nauseante quadretto, è giusto ricordare come questa 'paladina delle libertà' abbia espressamente proibito che le proprie 'opere' vengano tradotte in altre lingue da scrittori (e quindi artisti) maschi e 'bianchi'. Insomma, siamo in piena 'cancel culture' o, se si vuole, in una edizione rivista di "Fahrenheit 451", libro molto più vicino a noi della "Comedia" e , purtroppo, anche più aderente alla surreale realtà che stiamo vivendo.
Questo è il concetto di poesia espresso dal XXI secolo, anzi, 21°, perché ci piacciono i numeri arabi, e non si vorrebbe mai che qualcuno non capisca.

Purple Day, l'epilessia per tanti è ancora un tabù

Il 26 marzo, pur in mezzo al dramma della pandemia da Coronavirus, va in scena il Purple Day, ovvero la giornata della sensibilizzazione dell'epilessia, disturbo del sistema nervoso che porta a una serie di cosiddette 'crisi', che possono essere di 'piccolo' e 'grande male', che portano, nel primo caso, a temporanee soste in cui la persona perde il contatto con l'ambiente circostante, fino ad arrivare, nel secondo a vere e proprie crisi convulsive con perdita di conoscenza, durante le quali vengono consumati milioni di neuroni e che, in casi estremi, possono anche portare a gravi conseguenze.
In realtà l'epilessia si può curare e tenere perfettamente sotto controllo con le giuste terapie. Eppure, in molte parti, persiste uno 'stigma' nei confronti di chi ne sia colpito, costringendo il paziente e i suoi famigliari a sbire una specie di vergogna e di menomazione della propria dignità.
Una ricerca, condotta da SWG per conto di Angelini Pharma, ha dato come risultato che il 42% degli intervistati (su 4mila) – qualora gli venisse diagnosticata – avrebbe timore per le sorti del proprio lavoro e il 34% non ne parlerebbe ai colleghi e alle colleghe.
Emerge però anche un quadro positivo: la maggior parte degli intervistati nei cinque Paesi coinvolti nell’indagine ritiene infatti che le persone con epilessia siano persone del tutto normali, soprattutto se assumono regolarmente i propri farmaci. Anche da un punto di vista lavorativo più della metà degli intervistati ritiene che le persone affette da epilessia possano fare qualsiasi mestiere.
Alla domanda se chi convive con l’epilessia possa essere considerata una persona “completamente normale” o “completamente normale se la patologia è tenuta sotto controllo con medicinali”, l‘82% degli intervistati in Italia risponde affermativamente. Una risposta analoga a quella di 3 intervistati su 4 nei Paesi oggetto dell’indagine. Il dato sembra confermato anche quando agli intervistati viene chiesto cosa possano fare, secondo loro, le persone con epilessia: l’80% di coloro che ne conoscono personalmente riporta che “possono condurre una vita normale nella maggior parte dei casi”. La percezione sembra però cambiare in base al fatto di conoscere o meno persone affette da epilessia: in Germania, solo il 51% di chi non conosce persone con epilessia pensa che queste possano vivere normalmente.
Si arriva anche a risposte al limite del ridicolo: in media, quasi un quinto del campione degli intervistati (in Italia è il 15%) crede che l’epilessia sia una patologia trasmissibile: come si vede, il lavoro e la comunicazione da fare al riguardo, sono ancora molto elevati.
Per maggiori informazioni: Lega Italiana Contro l'Epilessia (LICE)

Marta, il tentato omicidio e le curiose omissioni dei giornali

Marta Novello, il titolo del "Corriere del Veneto"
Come ti giro una notizia, omettendo quello che può essere irritante ai fini di una narrazione 'mainstream' che piaccia all'italiano multiculturale del giorno d'oggi.
Il tentato omicidio di Marta Novello, giovane di Mogliano Veneto, avvenuto nei giorni scorsi, secondo la prima 'uscita' sui telegiornali, era avvenuto per mano di un minorenne italiano. Nulla di che, si sarà pensato. Così almeno i leghisti la pianteranno di dire che sono gli stranieri a delinquere. In particolare in quella campagna veneta, così lavoratrice, onesta e vittima di aggressioni oltre misura da parte di zingari e stranieri di varia provenienza.
Invece non pare sia proprio così. L'aggressore di Marta, un 16enne residente in Veneto, è in effetti di cittadinanza italiana. Le sue origini però, sono tutt'altro che italiane, e si rifanno, guarda caso, a quell'Africa che nel nostro Paese sta scaricando tonnellate di merce umana cui partiti a caccia di voti come il PD vogliono dare 'dignità di cittadinanza' per il solo fatto che mettano piede su suolo italico.
Resta un fatto che, figli di prima e seconda generazione di queste etnie, che faticano a integrarsi con i luoghi, le persone e la società circostante, rappresentano il bubbone cancerogeno della nostra società occidentale. Nessuno però ha il coraggio di dirlo. "Il Gazzettino", giornale monopolista dell'informazione locale, dopo tre giorni dal fatto criminoso, non ha ancora avuto la voglia e l'onestà intellettuale di svelare l'identità etnica dell'omicida 'in pectore'.
Il fatto che il giovane che ha colpito Marta con circa 20 coltellate, non proprio un caso, uno scatto d'ira o la risposta a una provocazione, sia di madre italiana e di padre di origini africane, è apparso su "Il Corriere del Veneto", notizia poi ripresa da "La Verità". "Il Messaggero" ha accuratamente occultato la notizia, forse temendo che il fatto, peraltro in maniera corretta, potesse venire inquadrato in un contesto di 'disagio sociale'. E non è un caso se sarebbero stati gli stessi inquirenti a valutare come plausibile una possibile conoscenza tra vittima e aggressore risalendo al lavoro svolto da Marta, ovvero quello di 'mediatrice culturale'.
Un bullo, viene dipinto questo italoafricano, un violento, sebbene poi, nelle parole degli amici più stretti (forse con i medesimi 'geni' etnici) e della madre si trasformi nel classico 'angioletto'.
Ovviamente sono già arrivati i primi segni di comodo pentimento. Vorrei vedere gli stessi segni di pentimento anche nei giornalisti di quel 'foglio' che, finora, hanno seguito l'evento, raccontando una verità di comodo in salsa 'buonista' che tace l'amara realtà di una provincia veneta stravolta da un'invasione etnica senza controllo e incapace di seguire le regole del vivere civile, come da secoli e millenni hanno saputo fare le genti venete che abitano quelle terre.

L'articolo pubblicato da "La Verità"

Maria Frau, i paesaggi alpini e un Nord da riscoprire

Una posa sensuale di Maria Frau in una foto Getty
Maria Frau è ancora viva, e mi chiedo cosa stia facendo nei suoi 90 anni, secondo qualcuno negli Stati Uniti, in questa notte insonne che mi ha portato a scoprirla, protagonista de "Il lupo della frontiera", ignoto (a me) film del 1951, in cui la bella Maria è affiancata da un'altra fascinosa dell'epoca, Tamara Lees (nome d'arte di Diana Helena Mapplebeck), e da Piero Lulli.
Quella della Frau (nel film è la 'paesana' Gilda) è una bellezza pulita e mediterranea, così distante da quelle  odierne, tutte tatuaggi, sederi al vento e 'selfie' a culo di gallina.
Il film diretto da Edoardo Anton, in oltre, è ambientato in un ignoto paesino montano, suppongo del Veneto o del Trentino, avendo ascoltato alcune rarissime battute in dialetto, in un dialogo altrimenti in purissimo italiano.
Successivamente, un biglietto in cui si cita il villaggio di Chiusa Valbona, fa pensare che la trama si svolga sulle Dolomiti, e che il confine di cui si parla, ovviamente, sia quello austriaco. Più avanti si cita il Rifugio della Forcella, che esiste veramente ed è situato nellle Alpi Sarentine, in provincia di Bolzano. 
Una scelta, quella di una ambientazione nordica, che fa balzare subito all'occhio come oggi, al contrario, il Settentrione sia stato completamente dimenticato dai 'geni' dell'arte cinematografica nazionale, come se le Alpi, Venezia, Trieste, per non parlare di Milano, fossero immuni al fascino di una qualsiasi sceneggiatura.
Persino un mediocre telefilm con Giuliano Gemma, "Caccia al ladro d'autore", in questi minuti contemporaneo a "Il lupo della frontiera" (il primo è su Rai1, il secondo su Rete4), ma girato 34 anni più tardi, sceglie di collocare la propria trama nella città della laguna e, cosa quasi commovente, riesce a fare parlare gli attori con accento veneto, un dialetto (ma forse una lingua) nei confronti della quale, ormai da anni, il mondo 'culturale' italiano, che vede il proprio baricentro ben fissato in Meridione, ha deciso di condurre una guerra a base di indifferenza, se non di vera e propria ostilità.
E allora mi immergo negli occhi grandi, scuri e sassaresi della bella Maria, eroina oscura e ignota ai più (dopo una manciata di film scomparve dalle scene) e applaudo un film che pochi conoscono, ma che sono felice di avere riscoperto.

mercoledì 24 marzo 2021

Confcommercio delusa, ristori inadeguati

Confcommercio non ci sta. I ristori sono pochi e inadeguati. Intanto ha preso il via la campagna nazionale “Il Futuro non (si) chiude” e Confcommercio Lombardia lancia l’allarme: "In Lombardia il 2020 si è chiuso con un calo dei consumi di 22 miliardi di euro. Un vero shock economico per le imprese, che non possono sopportare ancora a lungo chiusure non accompagnate da adeguati indennizzi. Abbiamo di fronte tre emergenze: vaccini, sostegni e riaperture”. “La crisi è profonda e trasversale: dal comparto turistico alla ristorazione e all’accoglienza; dalla filiera degli eventi e dei catering al commercio al dettaglio e all’ingrosso” spiega Confcommercio Lombardia. “Le chiusure, il coprifuoco, le restrizioni di movimento, pur motivate dall’emergenza sanitaria, hanno messo in crisi l’intero sistema. Per questo servono azioni concrete e servono subito”.
“Sui sostegni c’è molta delusione” rileva Confcommercio Lombardia “perché si tratta di risorse assolutamente non adeguate alle esigenze e alle aspettative delle imprese. Conti alla mano, ogni attività si ritroverà con cifre che copriranno a malapena qualche spesa fissa, non di più. E ricordiamo sempre la zona rossa in cui finì per errore la Lombardia a metà gennaio, per la quale le imprese aspettano ancora risarcimenti specifici. Sul fronte vaccini la parola d’ordine è una soltanto: accelerare”.
Per questo Confcommercio Lombardia aderisce e rilancia la campagna nazionale di Confcommercio “Il Futuro non (si) chiude” che, con un video e scatti fotografici d'autore dal forte impatto emotivo mostra, nel modo più realistico possibile, gli effetti della pandemia soprattutto nel commercio, nel turismo e nella cultura.

domenica 21 marzo 2021

L'hockey italiano ritrova il derby Bolzano-Val Pusteria

Nelle foto Max Pattis/LIHG un derby del passato
Tre nuove squadre prenderanno parte al torneo 2021-22 della Ice Hockey League, la manifestazione sovranazionale legata al mondo dell'hockey ghiaccio: Val Pusteria, Olimpia Lubiana e Znojmo, ovvero rappresentanti di Italia, Slovenia e Repubblica Ceca, per rendere ancora più interessante e competitivo il campionato più mitteleuropeo del panorama sportivo, club che si aggiungono alle nove rappresentanti attuali, di cui sei sono formazioni austriache, una italiana (il Bolzano), una slovacca e una ungherese.
Si riproporrà così, dopo molti anni, un derby tirolese tra le 'volpi' bolzanine e i 'lupi' pusteresi.
Il tutto con qualche sorriso amaro, con l'Alps League (il livello inferiore dello stesso torneo, una sorta di cadetteria, ma non automaticamente collegata alla IHL) che recrimina la perdita dei tre club transfughi, in particolare per quanto riguarda l'impoverimento della presenza italiana) e cn gli appassionati austriaci che, invece della compagine brunicense, avrebbero preferito ritrovare tra le 'big' dell'hockey nazionale il Feldkirch, una tra le squadre che ha segnato la storia del movimento nella decade degli anni '90.Anche perché, è bene ricordarlo, la IHL altro non è che una estensione dell'originale Bundesliga austriaca. Infatti, oltre ad assegnare la coppa finale, la manifestazione incorona la squadra campione d'Austria, titolo assegnato alla squadra vincente della coppa o, in caso non sia una squadra austriaca a vincerla, a quella piazzatasi meglio nei playoff.


Il saluto di benvenuto sul profilo Facebook della IHL, alle tre 'new-entry'

Lauren Southern pubblica una foto 'dark' sul suo profilo Twitter

Parte della foto che la Southern ha pubblicato su Twitter
Lauren Southern torna all'attività su Twitter, con due post nella giornata di oggi, fra cui un suo ritratto piuttosto 'dark', che ha raccolto in poche ore centinaia di 'like'.
Per l'eroina canadese dell'estrema Destra, autrice nel 2020 del documentario di denuncia "Crossfire" (in cui condanna il movimento Black Lives Matter e la bigotta propaganda alimentata contro la polizia e i suoi uomini), tanti complimenti, fra cui alcuni anche bizzarri, come quello che ne sottolinea una vaga rassomiglia con i vampiri della saga di "Twilight".
"Non sono sicura che questo sia un complimento", ha replicato divertita la Southern.

sabato 20 marzo 2021

Feste abusive, in 14 sanzionati dai Baschi Verdi a Milano

foto TorontoNightClub
Non si placano le feste 'abusive' tra universitari a Milano, quegli incontri nascosti che avvengono in piena violazione delle norme anti-Covid
I militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Milano hanno infatti scoperto, nella notte di venerdì un party festa abusivo nel centro di Milano tra universitari, sanzionando 14 persone per violazione delle norme anti-Covid.
In particolare, nell’ambito dei servizi di controllo economico del territorio, una pattuglia dei Baschi Verdi milanesi, transitando verso l’1 di notte lungo via D’Annunzio in zona Darsena, ha notato quattro ragazzi in evidente stato di alterazione psico-fisica all’ingresso di un condominio.
Durante l’identificazione dei giovani, i Finanzieri udivano urla e schiamazzi provenienti dal sesto piano del palazzo e, a seguito degli immediati accertamenti svolti, riscontravano come fosse in corso una festa organizzata con abbondante alcol e musica tra studenti universitari, nonostante i divieti vigenti.
Sul luogo sono state scoperte e identificate 14 persone, di età tra i 19 e i 22 anni, che sono state immediatamente verbalizzate per la violazione delle norme anticovid, con le conseguenti sanzioni. (tutte le foto tratte dal sito TorontoNightClub)

martedì 16 marzo 2021

Cover musicali: il lungo viaggio di "Bitter Sweet Symphony"

Il disco dell'Andrew Oldham Orchestra con "The Last Time"
Le 'cover' in ambito musicale, ovvero le 'copie' di brani già esistenti, in sé e per sé non mi sono mai piaciute, simbolo di scarsa creatività, spesso portate sul palco da gruppi con scarsa inventiva e alla caccia del facile applauso. Discorso molto diverso, quando le 'cover', rivedute e corrette, aggiungono una nuova veste al vecchio brano, cambiandone, se non addirittura stravolgendone il senso musicale.
E' quello che è successo in questo primo clamoroso caso che propongo ai miei lettori. Quello della celeberrima "Bitter Sweet Symphony" dei The Verve, divenuto forse uno dei brani più celebri degli anni '90, che in pochi però sanno essere una 'cover' di un pezzo della The Andrew Oldham Orchestra, "The Last Time", a sua volta riarrangiamento solo musicale di una canzone dei Rolling Stones con lo stesso nome. Del resto la AOO altro non era che un progetto di Andrew Loog Oldham, originale produttore degli Stones, e con la AOO hanno suonato, nel corso degli anni, via via anche alcuni membri delle 'pietre rotolanti'.
Infine la 'cover' vera e propria, quella che, fra le tante, ho ritenuto la più bella, originale e in grado di arricchire quella storica dei Verve: merito della giovane sudafricana (di nascita australiana) Melisa Bester, in arte E^ST, che, secondo i testi sacri, viene definita come una cantautrice di musica 'Indie pop' ed elettronica,  e nella cui versione è riconoscibile un lento declinare verso un pezzo dei Massive Attack.

1966 - The Andrew Oldham Orchestra

1997 - The Verve

2015 - E^ST

lunedì 15 marzo 2021

Giovanni Gastel ucciso dal Covid, se ne va un genio della fotografia

Giovanni Gastel mentre osserva delle opere di Pio Tarantini
Giovanni Gastel
ha lasciato la vita terrena, costretto a una drammatica fine dopo il ricovero nell'ospedale costruito al Portello. Ho già scritto un articolo su di lui, su Milano Reporter, che riproduco quasi per intero, anche perché non saprei come meglio descrivere una seconda volta questo artista della fotografia, persona splendida, che avevo avuto la fortuna di conoscere grazie ad alcuni servizi che lo avevano visto protagonista e coprotagonista durante la mia collaborazone con Telenorba.
Milano perde così uno dei suoi artisti più veri. Non saranno queste righe ad esaltare la grandezza, celebrata meglio e altrove, di un fotografo che, a modo suo, ha fatto la storia di quest’arte, realizzando grandissimi ritratti di tutte le più grandi icone del mondo della moda, fra cui Naomi Campbell (ma anche della politica, come nel caso di Barack Obama e del ‘nostrano’ Marco Pannella), lavorando per le più grandi firme di quest’olimpo variegato, che a lui si rivolgevano nella certezza di trovare uno scatto sempiterno.
Qui voglio però ricordare la sua gestualità delicata, frutto di una nobiltà d’animo che gli derivava da quella reale delle sue origini (era infatti nato a Milano, figlio di Giuseppe Gastel e Ida Visconti di Modrone, sorella di Luchino Visconti). Era dotato di una grandissima sensibilità, e non poteva essere altrimenti, visto ciò che riusciva a esprimere attraverso i propri lavori. Nel mezzo di eventi esclusivi o presentazioni, durante le quali era sempre attorniato da colleghi quasi altrettanto famosi e da personaggi del bel mondo (era fra l’altro molto impegnato nel sociale), quando mi vedeva girovagare nelle vicinanze, anche solo con la coda dell’occhio, era lui per primo ad allungare la mano per un saluto sempre gradito. Un’educazione d’altri tempi per una persona elegante e di spirito raro, che esprimeva anche attraverso una serie di toccanti poesie. Anche queste da me scoperte in ritardo. Un motivo in più per ricordarlo e, per chi non l’avesse conosciuto, di scoprirne il grande lavoro.

Ripresa 2021, la leadership dei mercati asiatici

La ripresa 2021 comincerà e si consoliderà ad Est. La convinzione – se non unanime, quasi – degli investitori sembra essere supportata da una serie di fattori, come l’avanzamento della campagna vaccinale in molti Paesi dell’area asiatica e la ripresa dei consumi. Ma quando si parla di Asia non si può prescindere dalla Cina, le cui previsioni ufficiali di crescita hanno spiazzato più di un osservatore.
“Il fatto che il governo cinese, nel giorno dell’inaugurazione del Congresso Nazionale del Popolo di venerdì scorso, abbia fissato un nuovo target di crescita sopra al 6% per il 2021 ha fatto sorgere più domande che risposte – osserva David Rees, senior emerging markets economist di Schroders -. Tale obiettivo è inoltre ben distante dalle nostre stime che prevedono un aumento del Pil pari al 9%. Una crescita attorno al 6% implicherebbe un brusco tightening delle politiche quest’anno, anche se finora non ci sono stati molti segnali in tal senso. Supponiamo che la crescita sarà ben superiore e che le autorità stiano tentando di limitare le aspettative di lungo termine. In ogni caso, i mercati finanziari raramente si sono focalizzati sulle stime ufficiali di crescita, a causa dei timori riguardo alla loro accuratezza, e hanno invece reagito tendenzialmente di fronte a indicatori ciclici, come impulso al credito e aggregati monetari”.
“Quindi – fa notare Rees -, a meno che la politica monetaria non venga inasprita notevolmente, cosa che non è ancora avvenuta, o che le autorità non intervengano pesantemente sui dati, la crescita del Pil sarà probabilmente maggiore rispetto al 6% quest’anno. Di conseguenza, per il momento manteniamo invariate le nostre stime sulla crescita cinese”.
Leggi l'articolo completo, di Elena Scudieri, su FocusRisparmio

venerdì 12 marzo 2021

I figli dello 'ius soli', tra furti e violenza

L'articolo di Borgonovo pubblicato da "La Verità"
Come quasi tutta la sua produzione, anche questo articolo di Francesco Borgonovo, giornalista de "La Verità", traccia un quadro impeccabile dei tanti disastri prodotti dall'immigrazione incontrollata, in particolare quella nordafricana, frutto di una cultura e di una umanità di difficile integrazione e portata 'naturalmente' a essere 'contro' un mondo occidentale che ritiene essere terra di conquista. L'articolo è stato pubblicato questo giovedì 11 marzo, e su questo blog ne pubblico solo alcuni importanti stralci.

I 'figli dello ius soli' all’assalto della città sconfessano ancora l’ideologia migratoria
Le bande della periferia subalpina sono il frutto di una società che fatica a imporre il rispetto della comunità e della nazione
di Francesco Borgonovo (tratto da "La Verità" dell'11 marzo 2021)

Si sono infiltrati fra i commercianti e i ristoratori che protestavano sfibrati dalle chiusure. Sono calati sul centro di Torino dai quartieri di periferia, con un obiettivo preciso: saccheggiare e distruggere. Il 26 ottobre scorso hanno assaltato una quarantina di negozi, concentrandosi in particolare su quelli di Gucci e di Louis Vuitton, marchi amati da rapper e trapper. Hanno rubato vestiti, borse, zainetti per circa 200.000 euro. Poi se ne sono vantati sui social, mostrando alla tribù i trofei recuperati sul campo. "Si sono appropriati di ogni capo di abbigliamento in maniera animalesca. È stata una pagina nera nella storia di Torino", dice il questore Giuseppe De Matteis...
Non si sono fermati lì, in ogni caso. Mentre i lavoratori in strada gridavano per la disperazione, loro - decine di ragazzetti tra i 15 e i 24 anni - si abbandonavano all’estasi della devastazione, "con assoluto disprezzo dell’ordine costituito e con la chiara volontà di creare disordine". Secondo la Procura, hanno manifestato "un comportamento di violenza, di aggressione e di palese sfida nei confronti delle forze dell’ordine". Il tutto aggravato dalla sensazione di invincibilità "derivante dall’appartenenza al branco".
Hanno spaccato vetrine, hanno rubato e si sono scontrati con la polizia, lanciando bombe carta. Poi si sono dati alla fuga: com’erano arrivati sono spariti, di nuovo inghiottiti dalla periferia. Li hanno riconosciuti, a mesi di distanza, soprattutto grazie alle vanterie sui 'social'...
La polizia ha arrestato 37 persone: tutti ragazzi, 13 addirittura minorenni. Per la maggior parte si tratta di immigrati di seconda generazione, figli di marocchini e di egiziani. Pochi studiano, nessuno lavora, tanti hanno già reati alle spalle. Alcuni dei fermati più avanti con gli anni erano presenti in piazza San Carlo quattro anni fa. Ricordate? C’era la finale di Champions League fra Juve e Real Madrid. Una banda di maghrebini si mise a rubare collanine e altro usando lo spray urticante, si scatenò la follia, ci scapparono due morti e troppi feriti...
"Il saccheggio delle vetrine in centro a Torino solleva il velo politicamente corretto dalla realtà delle periferie cittadine, ormai terra di nessuno ostaggio degli immigrati clandestini", dice Maurizio Marrone, assessore regionale piemontese di Fratelli d’Italia. "Molti dei giovani arrestati provengono dal quartiere Barriera, dove le mafie africane hanno colonizzato le strade con lo spaccio di droga e oscurano di notte con la vernice le telecamere della sezione di Fratelli d’Italia per non essere identificati; dove l’esercito deve schierare presidi fissi per limitare le continue aggressioni ai poliziotti; dove i ras delle soffitte speculano indisturbati trasformando le borgate in ghetto"...
C’è stato, in queste ore, chi ha parlato di 'disagio sociale' da affrontare; chi ha tirato fuori la solita solfa delle periferie che non vanno abbandonate, come se qualche politico che va in gita nei 'quartieri difficili' quasi fosse allo zoo bastasse a risolvere il problema. La retorica, qui, serve davvero a poco. "Il fatto che le famiglie dei saccheggiatori percepiscano in larga parte il reddito di cittadinanza comprova l’assoluta inconsistenza delle tesi assistenzialiste e buoniste che giustificano i saccheggi con il disagio sociale", dice Marrone. "In verità i razziatori osano perché la certezza della pena per i reati di strada in Italia è una chimera, soprattutto a Torino dove le correnti di Sinistra della magistratura criticano la Questura per i troppi arresti".
C’è, poi, un’altra questione da considerare. Gli autori dei saccheggi, dicevamo, sono ragazzi tra i 15 e i 24 anni. Tanti sono nati in Italia da genitori stranieri. Sono la 'generazione ius soli', quella parte di popolazione a cui la Sinistra vorrebbe concedere la cittadinanza facile, presentandola come un diritto che non si può più negare. Ancora oggi il tema viene tirato fuori in continuazione. Allora, forse, bisogna domandarsi se il nodo su cui lavorare non sia proprio questo, cioè l’ideologia migratoria. Le bande torinesi sono il frutto dell’immigrazione incontrollata e di una società, quella italiana, che fatica a imporre il rispetto della comunità e della nazione.
Da anni ci sentiamo dipingere le seconde e terze generazioni di stranieri soltanto come una ricchezza di cui abbiamo assoluta necessità e che dobbiamo coltivare garantendo rapidamente la cittadinanza. Sui problemi di questi ragazzi, però, si è sempre sorvolato. Sul dramma dell’integrazione impossibile non si ragiona praticamente mai, nonostante gli esempi che ci arrivano dall’estero (dalla Francia in particolare, radicalismo islamico compreso)...
Per evitare il disagio, occorre limitare l’immigrazione di massa. Il guaio è che, probabilmente, è già troppo tardi.

giovedì 11 marzo 2021

Covid-19, via libera al vaccino Johnson&Johnson

Johnson&Johnson ha annunciato oggi che la Commissione Europea (CE) ha concesso l'Autorizzazione all'Immissione in Commercio Condizionata (CMA) per il proprio vaccino a dose singola contro il COVID-19, sviluppato da Janssen, azienda farmaceutica di Johnson&Johnson, per prevenire il COVID-19 negli individui di età pari o superiore ai 18 anni.
L'Autorizzazione all'Immissione in Commercio Condizionata segue il parere positivo del Comitato per i Medicinali per Uso Umano (CHMP) dell'Agenzia Europea per i Medicinali (EMA). L'Autorizzazione è valida in tutti i 27 stati membri dell'Unione Europea (UE), oltre a Norvegia, Islanda e Liechtenstein.
I dati dello studio ENSEMBLE di fase 3 hanno mostrato che il vaccino contro il COVID-19 di Johnson & Johnson è stato ben tollerato e ha dimostrato una riduzione del 67% della malattia sintomatica da COVID-19 nei partecipanti che hanno ricevuto il vaccino rispetto a quelli a cui è stato somministrato il placebo. L'insorgenza della protezione è stata osservata dal 14° giorno ed è stata mantenuta nei 28 giorni successivi alla vaccinazione. I dati hanno anche dimostrato che il vaccino è risultato efficace all'85% nel prevenire le forme gravi di malattia in tutte le aree geografiche studiate, e ha mostrato una protezione completa contro l'ospedalizzazione e la morte correlate al COVID-19, a partire da 28 giorni dopo la vaccinazione.
"Per più di un anno abbiamo lavorato senza sosta, avvalendoci delle menti scientifiche, delle dimensioni e delle risorse della nostra organizzazione globale per fornire un vaccino contro il COVID-19", ha dichiarato Alex Gorsky, Presidente e Amministratore Delegato di Johnson & Johnson. "Siamo entusiasti dell'Autorizzazione all'Immissione in Commercio Condizionata rilasciata oggi dalla Commissione Europea, che permette al nostro vaccino a dose singola di raggiungere molte altre comunità in difficoltà, mentre continuiamo a fare tutto il possibile per contribuire a porre fine a questa pandemia".
(tratto dal comunicato stampa agenzia MSLGroup per JnJ)

mercoledì 10 marzo 2021

La Gazzetta nerazzurra dimentica le minacce di Lukaku a Ibra

Parte dell'articolo pubblicato dalla Gazzetta online
La Gazzetta dello Sport prosegue nella propria campagna di 'interistizzazione', che da sempre la contraddistingue ma che quest'anno, complici i diversi problemi societari nerazzurri, cui ha fatto da contraltare la grande stagione sportiva, l'ha portata a incorrere in diverse 'topiche' molto poco giornalistiche e prese di posizione al limite della 'tifosaggine' più bieca.
A cominciare dalla difesa a spada tratta dell'Inter nella 'querelle' legata alla vendita della squadra. Il Corriere dello Sport, da Roma, ne aveva da pochi giorni minata la credibilità e la solidità economica. Guai! Il direttore della 'rosea', Stefano Barigelli, il 5 gennaio intitola il proprio editoriale “Chi vuole il male dell’Inter”, parlando apertamente di “cattiva informazione” e “false notizie”. Si sa poi come è proseguita la storia, con il gruppo Suning ridotto 'alle pezze' e costretto addirittura a gettare nella polvere la propria squadra cinese, lo Jiangsu, che su Wikipedia è ormai definito con la drammatica frase "è stata una società calcistica cinese con sede nella città di Nanchino". In pratica, non esiste più.
Si passa poi alla famosa prima pagina del 10 gennaio, con il clamoroso titolo antimilanista "Il Milan VAR", che giocava su presunti favori arbitrali avuti dal Diavolo nei confronti del Torino (il cui presidente, Urbano Cairo, è a sua volta presidente e AD della casa editrice della 'Gazza', RCS MediaGroup). Un'apertura che fece scalpore, peraltro nemmeno giustificata dai fatti avvenuti in campo. Vero, la Gazzetta dà 4 all'arbitro Maresca, chissà perché, mentre il Corsport lo promuove con un 6, dando 6,5 all'arbitro del VAR, Guida. Nel dettaglio, le due 'chiamate' del VAR, entrambe 'pro' Milan, vengono sempre giudicate corrette dal giornalista del Corriere. Perfino Tuttosport, lo storico quotidiano di Torino che dovrebbe stare sempre e comunque dalla parte dei granata, pur bocciando Maresca (5), sui rigori del Milan (in cui viene contato anche quello ricevuto contro dal Toro) sottolinea: "In realtà, a parte quello contro la Roma, si è trattato sempre di decisioni indiscutibili".
Passano poi sotto silenzio, e si ritorna alla situazione economica dell'Inter, le possibili ripercussioni di cui la stessa società milanese potrebbe rimanere vittima, da quelle più plausibili (problemi di mercato, futuro incerto) a quelle più drammatiche (penalizzazione di punti, in questo torneo o nel prossimo, esclusione dalle coppe). Insomma, per la Gazzetta in casa Inter scoppiano tutti di salute, sembrano tutti Lukaku.
A proposito del buon Romelu, è di poche ore fa la notizia del deferimento del belga di origine africana e di Zlatan Ibrahimovic sui fatti del derby di Coppa Italia. Niente razzismo, insomma, le frasi di Ibra non furono così terribili come qualcuno (la Gazza stessa) le aveva volute far passare. Rimane clamorosa però, la ricostruzione del fatto che fa la 'rosa' online. Basti prendere i momenti principali: "Tutto accade a fine primo tempo. Ibra incrocia lo sguardo del belga, sorride in maniera provocatoria e poi fa al nerazzurro: "Chiama tua mamma, vai a fare i tuoi riti voodoo di merda, piccolo asino"... Romelu ha capito subito il riferimento di Ibra, ovviamente. E infatti ha replicato: "Vuoi parlare di mia madre? Perché?". E poi: "Fottiti, tu e tua madre. Parliamo della tua, di mamma: è una p...". Si accenna solamente, e in maniera molto vaga, sul fatto che in realtà Ibrahimovic si sia messo 'in mezzo' dopo una reazione scomposta e violenta dell'africano a un fallo abbastanza pesante di due giocatori milanisti. Sul web la Gazzetta ha anche pubblicato una foto di uno dei momenti del fatto, poi rimossa: vi si vede un Ibrahimovic quasi irridente, con la scritta, più o meno (non ricordo il dettaglio, ma il senso era certamente quello): "Ibrahimovic sorridente minaccia Lukaku: 'Ti aspetto dopo'". Peccato che l'unica minaccia vera, che nel testo dell'articolo è sottaciuta, l'abbia lanciata Lukaku, durante la sua risposta allo svedese di origine slava: "Vuoi parlare di mia madre? Ti sparo in testa. Fottiti, tu e tua madre". Una versione, quella riportata da Il Giornale, ben diversa e assai più violenta e minacciosa di quella che riporta la Gazzetta, che aveva sposato la versione 'soft' anche nell'articolo del giorno dopo il derby di coppa, che aveva titolato 'opportunamente' "Insulti razzisti e alle famiglie" (ma proprio oggi è stato dimostrato che di razzista nelle parole pronunciate da Ibra non ci fosse assolutamente nulla).
Probabilmente non un caso, visto che il tutto si inserisce in un quadretto e in un 'trend' che il giornale sportivo milanese (sempre meno... sportivo) ha assunto da quando ha deciso di sposare in toto l'abbinamento ai colori del Biscione.

Qui sotto, tre delle cadute di stile della Gazzetta: nei confronti delle squadre milanesi, due pesi e due misure

Imprese: +8% le liti in materia di successione nel 2020

Da padre in figlio, da senior a junior, i passaggi generazionali nell’impresa nascondono spesso nodi e conflittualità di carattere tecnico (giuridico, fiscale), aziendale (di organizzazione, conoscenza ed esperienza) ed emotivo, che vanno gestiti con la dovuta attenzione.
Per prevenire e sciogliere eventuali nodi, la mediazione, strumento di risoluzione alternativa della controversia, rappresenta la soluzione ideale per aiutare le parti a raggiungere un accordo grazie all’intervento di un mediatore esperto. Statisticamente, dopo il primo incontro informativo, in Camera Arbitrale di Milano, società della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi, l’accordo è raggiunto nel 61% dei casi, in media in un tempo di 100 giorni.
Secondo i dati dell’Osservatorio AUB, che monitora tutte le aziende familiari italiane che hanno superato la soglia di fatturato di 20 milioni di euro, nei prossimi anni il passaggio generazionale interesserà diverse aziende, visto che il 65,6% delle imprese con un fatturato compreso tra 20 e 50 milioni di euro è di tipo familiare e il 29% delle imprese familiari italiane è gestito da un imprenditore di età superiore ai 70 anni, dunque sarà costretta ad affrontare il ricambio generazionale nei prossimi anni. (fonte: XII edizione dell’Osservatorio AUB, gennaio 2021). Il problema è che non tutte le imprese interessate al passaggio generazionale riusciranno a sopravvivere.
Quali i nodi nel passaggio generazionale? La maggior parte dei casi riguarda gli aspetti legati alla successione e alla divisione dei beni; le difficoltà sono legate alla gestione e ripartizione del denaro, dei beni materiali e del patrimonio di famiglia. Ma è soprattutto in fase preventiva che un mediatore può intervenire in modo efficace considerando anche le complesse dinamiche relazionali.
Stefano Azzali, direttore generale della Camera Arbitrale di Milano, sottolinea: "Il passaggio generazionale di un’azienda è un processo delicato che va pianificato con attenzione, perché coinvolge elementi non solo di natura patrimoniale, ma soprattutto culturale e relazionale. Sta quindi al mediatore, un esperto formato ad hoc, attivare una serie di competenze per proporre un approccio integrativo per far emergere la complessità di una famiglia in tutte le sue sfaccettature. La Camera Arbitrale di Milano da 30 anni è al fianco delle imprese e dei cittadini, per aiutarli a trovare la soluzione più idonea, veloce, nell’interesse delle parti e soprattutto con l’obiettivo di creare fiducia nelle transazioni commerciali".
In particolare, nel 2020 sono state depositate 926 domande di mediazione in calo del 6% rispetto all’anno precedente (anche dovuto alle restrizioni imposte dall’emergenza sanitarie e alla limitata attività degli studi legali). Nonostante il rallentamento delle attività economiche e giudiziarie, il Servizio di conciliazione della Camera Arbitrale di Milano ha continuato a operare senza soluzione di continuità: su 1291 incontri di mediazione, il 90% è avvenuto on-line, con le modalità più innovative per gestire i conflitti. La diffusione della pandemia è stata un'importante concausa nel determinare l'incremento di alcune tipologie di liti, come quelle in materia di locazione, per l'esigenza di rinegoziare i canoni o come quelle in materia di successione, legate, purtroppo, anche all'incremento dei decessi.
(fonte: comunicato della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi)

Exor investe nei tacchi a spillo di Louboutin

foto ART/new york
Dalle auto ai tacchi a spillo. La decisione di Exor – la holding di casa Agnelli che custodisce le partecipazioni in Stellantis, Ferrari e Cnh (e non solo) – di acquistare per 541 milioni di euro il 24% di Christian Louboutin, il marchio delle iconiche scarpe décolleté con la suola rossa, può sembrare un tantino azzardata. Ma alcuni osservatori fanno notare che non lo è: Exor di fatto ha già un posizionamento di tutto rispetto sul settore del lusso, tramite Ferrari. E se non bastasse la casa di Maranello, alla fine del 2020 la cassaforte ha anche annunciato un investimento da 80 milioni di euro in Shang Xia, una delle prime società cinesi nel settore del lusso di alta gamma, co-partecipata da Hermès, per “accompagnarla nella sua prossima fase di sviluppo”.
Con questo ingresso nella maison francese di calzature ultrachic la cassaforte degli Agnelli sta forse spostando sempre di più il proprio focus dall’automotive puro al lusso?
Va detto che la holding ha già un portafoglio piuttosto variegato. Oltre alle partecipazioni nelle case automobilistiche di cui si è già accennato (il 14,4% di Stellantis, il 26,89% di Cnh Industrial, il 22,91% di Ferrari) ha anche quote rilevanti nel reassicuratore PartnerRe (100%), nella Juventus (63,77%), e, nell’editoria, possiede il 43,4% dell’Economist e l’86,4% di Gedi Gruppo Editoriale. Più una serie di altri investimenti finanziari.
Leggi l'articolo intero su FocusRisparmio

martedì 9 marzo 2021

Digital aging, come contrastare l'invecchiamento davanti al pc

Alzi la mano chi sa cosa sia il 'digital aging'. Io no. Si tratta dell'invecchiamento del proprio viso, coinvolto dall'eccessiva esposizione allo schermo del computer e degli altri 'device' elettronici cui ci si espone nell'arco della giornata, esposti all'azione delle onde elettromagnetiche emesse dagli schermi che aumentano la temperatura dei tessuti, determinandone il surriscaldamento e favorendo l’evaporazione dell’acqua in essi contenuta. Questo si traduce in un aumento della secchezza cutanea e in un deterioramento delle fibre collagene, a discapito del turgore e dell’elasticità tissutale.
Ne ha parlato il professor Antonino Di Pietro, dermatologo e direttore dell’Istituto Dermoclinico “Vita Cutis” anche in collaborazione con il Palazzo della Salute a Milano del Gruppo San Donato. "Il trattamento grazie ad una stimolazione “gentile” della produzione naturale di collagene e delle cellule più profonde del tessuto dermico, è efficace nel miglioramento delle rughe del viso, e anche del collo, dando tonicità alla pelle", sottolinea.
L’invecchiamento della popolazione, cattive abitudini di vita e posture sbagliate usando mezzi digitali costituiscono importanti cause di precoce invecchiamento cutaneo. Grazie però alla tecnologia, oggi, con dispositivi sempre più all’avanguardia, è possibile contrastare la precoce comparsa di rughe e rilassamento cutaneo, per una giovinezza più lunga e naturale.

Meghan Markle: dimenticati il bullismo, gli orecchini e i 9 milioni di dollari

Harry e Meghan mano nella mano durante l'intervista
E' un caso che la 'povera' Meghan Markle che accusa la Famiglia Reale inglese di razzismo nei confronti delle proprie origini 'negroidi' e delle paure suscitate dal possibile 'colore' del figlio (allora in arrivo) sia la stessa signora accusata di bullismo nei confronti di diversi domestici di Casa Windsor da un preciso e dettagliato articolo del The Times, non proprio l'ultimo tabloid del Regno?
L'intervista, rilasciata assieme al marito Harry a Ophra Winfrey, avrebbe consentito di intascare alla potente conduttrice di colore dai sette ai nove milioni di dollari, secondo quanto scrive il Wall Street Journal.
E' poi la stessa Meghan Markle che avrebbe ricevuto un regalo molto particolare (e sospetto?) dal principe saudita Mohammed bin Salman, lo stesso che ha recentemente incontrato Matteo Renzi ma che, soprattutto, viene ritenuto mandante dell'omicidio del giornalista dissidente Jamal Khashoggi.
Insomma, a quanto pare, la duchessa del Sussex, già attrice californiana di mediocre livello (ha recitato in film 'indimenticabili' quali "Sballati d'amore", "Remember Me", "In viaggio con una rock star" e "Come ammazzare il capo... e vivere felici"), ha sicuramente fornito un'ottima prestazione davanti alle telecamere della CBS, contando sull'appoggio, immediatamente fornitole, di tutta l'avanguardia della 'nuova società' multirazziale statunitense, dal vicepresidente Kamala Harris (anche lei 'chiaramente' mulatta) e l'onnipresente Serena Williams.

lunedì 8 marzo 2021

La Svizzera vieta burqa e niqab in pubblico

L'articolo pubblicato dal quotidiano "20 Minuti Ticino"
L'8 marzo porta un regalo 'de facto' alle donne, soprattutto a quelle europee. Divieto di portare burqa e niqab in pubblico: è questo il risultato del referendum svoltosi in Svizzera e che ha sancito il 'divieto di dissimulare il viso', che però, in senso più ampio,ha come chiaro riferimento i 'veli' che coprono la maggioranza delle praticanti islamiche, sebbene la consigliera federale Karin Keller-Sutter abbia sottolineato come il voto non vada interpretato come una presa di posizione contro i musulmani.
Va detto che i risultati non hanno espresso una valanga di consensi al riguardo, il che però, e questo è ancora più preoccupante, è probabile sia stato condizionato dalla grande presenza di stranieri con passaporto svizzero sul territorio elvetico, e tutti con diritto di voto. Il fatto che la Svizzera sia piena di arabi, albanesi, turchi e stranieri in genere (di cui moltissimi di religione musulmana) ha senz'altro condizionato il risultato del referendum. Nel 2012 i 'non svizzeri' rappresentavano circa il 22,7% della popolazione residente (emigrati italiani compresi), mentre nel 2015 i musulmani 'ufficiali' con passaporto rossocrociato erano stati censiti con una percentuale di oltre il 5% del totale. Nel 2017 il 2,4% dei cittadini svizzeri si dichiarava musulmano, una percentuale che, fra gli stranieri, saliva al 14,1%.
Del resto, se la votazione 'contro' i minareti nel 2009 aveva ottenuto il 57,5% dei voti, stavolta la percentuale si è fermata al 51,2%. E ben sei cantoni hanno detto “no”. In Ticino il “sì” (60,5%) era quasi scontato (come otto anni fa). Fra il pubblico, la fascia d'età più contraria al velo islamico è stata quella 'anziana', con il 57% delle preferenze, mentre fra i 18 e i 34 anni solo il 45% ha detto 'sì' all’iniziativa anti-burqa.
Leggi anche:
Nasce in Italia il Partito Anti Islamizzazione
Magdi Allam: "Una strategia per islamizzare l'Italia" 
Gian Micalessin punta il dito contro le ONG

sabato 6 marzo 2021

Mark Pavelich addio, il mondo dell'hockey piange l'uomo del "miracolo"

Mark Pavelich con la maglia dei New York Rangers
La notizia è di queste ore e, personalmente, ne sono venuto a conoscenza leggendo un post su Facebook di Paolo Casciaro, grande difensore del Bolzano prima e dei Devils poi, protagonista del grande hockey italiano degli anni '80 e '90.
Mark Pavelich, già protagonista della nazionale degli Stati Uniti che vinse la medaglia d'oro nel 1980 a Lake Placid, il famoso 'Miracle on Ice', si è spento all’età di 63 anni in un centro di cura per la salute mentale in Minnesota (come riporta il sito internet del quotidiano svizzero "Il Corriere del Ticino").
Pavelich, dopo la vittoria alle Olimpiadi, giocò per una stagione nel Lugano, dove totalizzò 60 presenze con 24 gol e 49 assist, che gli valsero la convocazione per i Mondiali del 1981. Sul finire della decade, fra il 1987 e il 1989, giocò anche nel Bolzano, compagno proprio di Casciaro, risultando una colonna della formazione biancorossa e protagonista dello scudetto vinto nella stagione 1987-88, cui si aggiunse il terzo posto conquistato nella stagione successiva.
Pavelich aveva avuto fortuna anche nella massima lega hockeistica mondiale, l'NHL, nel periodo in cui, forse, il livello del torneo nordamericano fu il più alto di sempre: di rientro dalla Svizzera, giocò infatti per cinque stagioni nei New York Rangers e per una con i Minnesota North Stars, totalizzando 355 partite di regular-season con 329 punti (137+192, con un massimo di 82 punti nel 1983-84), cui vanno aggiunte 23 di playoff con 24 punti (7+17).
Commovente il ricordo di 'Cash' su Facebook: "Caro Mark portati la chitarra, la canzone me l'hai insegnata tu 'Knockin’On Heaven’s Door'. In paradiso ti apriranno la porta senza esitare. Ti conoscono. Tu un miracolo lo avevi già fatto... sul ghiaccio. Ciao amico mio. Ciao Mark Pavelich".
Pavelich è deceduto lo scorso 4 marzo, ma la notizia è stata resa nota solo oggi.

Beatrice Venezi, il coraggio di un chiaro 'no' al 'politically correct'

Beatrice Venezi e la frase 'incriminata'
Non può che fare piacere osservare la bizzarra polemica, inevitabilmente portata avanti dal cosiddetto 'mondo della Sinistra', successiva alle dichiarazioni del direttore dell'orchestra del Festival di Sanremo, Beatrice Venezi. Che ha voluto sottolineare, spiazzando così i fautori del sempre più ammorbante 'politically correct' di questi tempi, il proprio ruolo, anche dal punto di vista 'grammaticale'.
La Venezi, coconduttrice della quarta serata del festival, in uno splendido abito Armani rosso fiammeggiante, ha voluto fare chiarezza sul suo titolo. "Io sono direttore d'orchestra" ha detto ad Amadeus, che la stava presentando come direttrice. "La posizione ha un nome preciso e nel mio caso è quello di direttore d'orchestra, non di direttrice". "Mi assumo la responsabilità di questa cosa", ha detto Beatrice, "perché è importante quello che sai fare".
In pochi secondi è ovviamente montata la polemica dei benpensanti, ma anche di coloro che hanno voluto difenderla dagli attacchi degli inevitabili 'haters'.
Fra i 'difensori' non poteva non spiccare la figura di Matteo Salvini, che ha 'twittato': “Chiamatemi ‘direttore’, non ‘direttrice’”. Parole di buonsenso della brava Beatrice Venezi, applausi. A dispetto delle follie del “politically correct”, vince il talento. #sanremo2021". Un 'tweet' che, anche in questo caso, ha riscosso insulti e improperi sul web. Mi ci sono inserito anche io, con un breve 'cinguettio': "Se la declinazione è priva di senso, non ha alcuna logica citarla. Anzi, definire 'direttora' o 'direttrice' quello che è un semplice 'direttore', sia esso uomo o donna, è svilirne il genere, che non dovrebbe mai interferire il proprio ruolo lavorativo".
Complimenti a Beatrice Venezi, direttore d'orchestra che rifiuta le etichette, quelle sì, di genere, inutili, demagogiche e politiche. Quelle stesse etichette che avevano colpito Amadeus, presentatore principe del Festival per un segno della croce effettuato prima di scendere dalla scaletta sanremese nei secondi d'avvio della manifestazione.

Il lockdown ferma anche le auto: ecco perché controllarle

La modella venezuelana Claudia Suárez stesa su dei pneumatici
La pandemia da Covid-19 colpisce anche le automobili
, molte delle quali, a causa delle restrizioni imposte, sono rimaste per lungo tempo ferme e inutilizzate, vuoi all'aperto o nei box.
Il 54% degli automobilisti non sa di preciso quando sia arrivato il momento di eseguire un controllo per la manutenzione regolare del proprio veicolo. Inoltre, quasi un terzo degli automobilisti (il 32%) ritiene sufficiente eseguire “solo ogni tanto o addirittura mai” la manutenzione ordinaria del proprio veicolo (per esempio, verifica della pressione dei pneumatici, del livello dell’olio o dello stato delle batterie).
È quanto emerge da una recente indagine di Highways England (ente governativo che gestisce le autostrade britanniche), indagine che è stata condotta nel Regno Unito durante il terzo lockdown nazionale imposto dal governo a causa dell’aumento di casi di Coronavirus. A darne evidenza nel nostro Paese è Federpneus, l’Associazione Nazionale Rivenditori Specialisti di Pneumatici.
L’indagine pone l’accento sull’importanza di eseguire una corretta e regolare manutenzione del proprio veicolo anche quando quest’ultimo si trova in condizioni di lunga inattività per motivi legati ad emergenze come quella che stiamo vivendo. Infatti, una lunga permanenza dei veicoli fermi porta a vantaggi, come il risparmio del carburante o dell’usura di alcune parti, ma anche a conseguenze negative come il danneggiamento della batteria o dei pneumatici o, ancora, può causare il mancato avvio del motore. Per questi motivi è necessario mantenere in buono stato di salute il proprio veicolo anche se inutilizzato, soprattutto per averlo pronto quando ci si potrà spostare più liberamente o anche per eventuali emergenze.
A questo proposito Federpneus ricorda che una particolare attenzione meritano i pneumatici, la cui manutenzione (specie dopo un lungo periodo di sosta) è di fondamentale importanza non solo per la sicurezza della circolazione, ma anche per ridurre i consumi e, di conseguenza, il livello di emissioni nell’atmosfera. In particolare sono da controllare lo stato di usura, le condizioni esterne (per rilevare che non siano presenti tagli, abrasioni o altre anomalie) e, soprattutto, la pressione di gonfiaggio.

mercoledì 3 marzo 2021

Il Primato Nazionale, a marzo Orwell rilegge il "Mein Kampf" di Hitler

La copertina del numero di marzo
Puntuale, è uscito il numero di marzo de "Il Primato Nazionale", il mensile autodichiarato 'sovranista' cui, anche in questo numero, contribuiscono 'firme' di qualità come Vittorio Sgarbi e Alessandro Meluzzi, oltre ai consueti articoli dei 'semper fidelis', fra gli altri, Francesca Totolo, Carlomanno Adinolfi e Simone De Stefano.
L''incipit' della rivista, ovvero l'editoriale di Adriano Scianca è dedicato all'altra faccia del sublimato Governo Draghi, quindi spazio alle cure alternative al Covid, dal plasma iperimmune all'adinosina, contro le quali ha operato lo scetticismo e l'ostruzionismo delle autorità e dei media del 'mainstream'.
Un approfondimento sul filosofo russo Aleksandr Dugin a firma di Luca Siniscalco ne svela alcune caratteristiche interessanti, ignoti alla grande massa dei lettori.
La consapevolezza di essere a una drammatica svolta di 'anno zero' è la base su cui si fonda l'articolo di Matteo Brandi, teso a nuove idee per la ricostruzione. Non manca un approfondimento sul filosofo Joseph De Maistre, di cui vengono svelati alcuni aspetti inediti.
Infine tre importanti tributi a una cultura forse passata, ma non certo dimenticata: una rivisitazione degli scritti di Berto Ricci su "Critica Fascista", una presentazione della traduzione italiana de "I due stendardi" dello scrittore francese 'collaborazionista' Lucien Rebatet ma, soprattutto, la riscoperta di una raccolta di saggi di George Orwell, fra cui un'originale lettura del "Mein Kampf" di Adolf Hitler.

Qui sotto una parte dedicato alla figura di George Orwell

Sanremo 2021: Ibrahimovic vince il Festival prima del via

La foto pubblicata sulla prima pagina de "Il Corriere della Sera"
Zlatan Ibrahimovic ha vinto il Festival di Sanremo. Già prima del via, sciatto e scialbo come sempre, a dispetto dei grossi calibri scesi in campo per cercare di renderlo almeno accettabile. D'altra parte, il senso di mediocrità che pervade le 'canzonette' italiche è lo stesso predente nella storia della musica leggera italiana, troppo legata alla melodia e lontana anni luce da quel rock, unica vera espressione del sentimento umano moderno nel mondo delle sette note.
E così, in mezzo a un manipolo di cantanti confidenziali e guitti della musica leggera, Ibrahimovic è parso un 'mostro', un Johnny Rotten pronto a vomitare sul palco, 0un Prince capace di saltellare sul palco fra voluttuose groupi-music-girls, un David Bowie, che cammina sulla spiagggia sanremese, sceso dal suo yacht, canticchiando "Ashes to Ashes".
Il tutto mentre presunti artisti del calibro di Fedez (con rispetto per i Coma Cose, una delle poche band musicali contemporanee italiani degne di essere chiamate tali, sebbene presente a Sanremo con unbrano decisamente in tono minore) dai tatuaggi alternativi (forse...) si esibivano esprimendo il peggio della melensaggine nazionale.
Leggi l'articolo intero su Milano Reporter