venerdì 27 novembre 2009

Retrospettiva: l'ultima sera a Milano...

Una sera alla Parrilla Mexicana di via Piero della Francesca, una sera per dimenticare mamma, gli amici, la casa, la mia stanza, la Milano nebbiosa che lascio alle mie spalle... soliti nachos conditi da ottima salsa, solita splendida Mary che vado a trovare e mi accoglie con il suo solito sorriso, soliti amici con cui sparare minkiate dal vago retrogusto intelligente, l'ultimo party (di cui parlerò a parte), con tanto di esposizione di Barby, l'ultimo sguardo dalla finestra su Piazza Gerusalemme. Devo andare a letto, fra poco parte l'aereo...

giovedì 26 novembre 2009

Siamo uomini? No, siamo Devo!

E così sono andato al Phoenix a vedere i Devo. Grande serata, grande concerto. Lunedì di freddo intenso, anche se questi qui vanno in giro in maglietta. In coda per quasi un’ora ad aspettare che aprano le porte, e poi 55 dollari (canadesi) per il biglietto della prima serata, quella di lunedì. Mi sono detto: “Anche al martedì faranno la stessa scaletta”. Nulla di più falso.

E’ stato un excursus nella storia dei Devo: la prima srata dedicata ai primissimi album, quelli pre-anni ’80, la seconda invece molto più elettronica e post-’80, e forse quella che mi sarebbe piaciuta di più. Però a spendere 55 dollari per sera bisogna stare attenti, e poi c’è sempre Youtube, e poi ci sono altri ‘e poi’, e chissà, magari un giorno pure li intervisto ‘sti Devo.

Il pubblico mi è parso freddino, sembra a ‘sta gente
dia fastidio pogare, eppure ero in una zona abbastanza vicina al palco. Insomma, un po’ bisogna pur essere maleducati, no? Se non sei maleducato a un concerto dei Devo, se vai in Chiesa cosa fai? In compenso c’era un discreto numero di punk molto scenici, dotati di cresta d’ordinanza, con un paio di bamboline che sembravano uscite dal video degli Stranglers “Strange Little Girl”… beh, questa è difficile anche per un appassionato, quindi non pretendo che la capiate…

Comunque sia, per la cronaca, e per gli amanti del genere, partenza a razzo con “Uncontrollable Urge”, e poi via con “Satisfaction” (cover…), “Are we not Men, We are Devo”, “Too Much Paranoias”, “Jocko Homo”, l’assoluta estasi violenta e gutturale dell’accoppiata “Gut Feeling” – “Come Back Jonee”, oltre ad alcune ‘primizie’, o così almeno credo io, visto che non me le ricordo mai suonate nei due concerti precedenti che avevo visto della mitica band di Akron, Ohio (nel 1988 e nel 2007), ovvero “Space Junk” e “Shrivel Up”.

Gran finale elettronico con “Gates of Steel”. Non l’avessero fatta mi sarebbe anche venuto il sospetto che si fosse trattato di un concerto quasi esclusivamente ‘duro’ per riservare la ‘morbida’ elettronica al giorno dopo. Invece era proprio così…

(foto di Massimiliano Bordignon)


Gustatevi una splendida versione di "Are we not Men? We are Devo", made in Toronto, November 23rd, 2009.

lunedì 23 novembre 2009

E alla fine trovai anche il locale dark...

Si chiama Phoenix, è in Sherbourne Street, lontano dal centro. Finalmente un locale che sa di puzza di cadavere, di notti consunte affogate nel whisky, flash metallici misti a follie cerebrali. Un piccolo tempio del dark, dove si mischia la musica più 'hardcore' e quella del metallo'gotico d'avanguardia.
Popolazione che dalle poche singole unità delle 100, aumenta progressivamente fino a un paio di centinaia attorno alla 'mezza'.

Alcuni ballerini in stile Rocky Horror Picture Show si dimenano sul palco e su piccole transenne appositamente costruite. Il megaschermo all'angolo celebra la trilogia di "Underworld". Nella sala a fianco suona davanti a una trentina di persone un gruppaccio di rock pesante. Qualcuno cerca di cuccare. Due tiponzole sula ventina (o forse meno) mi passano di fianco vestite di nero e totalmente ubriache. Bofonchiano qualcosa ma io, che già capisco poco in una discoteca italiana, figuriamoci se mi parlano in inglese. Poco dopo la mezza mi allontano. Ho visto quanto basta. Lunedì sera qui suoneranno i Devo...

lunedì 9 novembre 2009

Milano, stanotte dormi nelle mie braccia...

Osservo la mia Milano immersa nelle foschie di novembre e i miei occhi lacrimano scorrendo veloci sulla finestra, affiancando le gocce di pioggia che rimbalzano sui fiori esposti sul balcone. Primi brividi d’inverno, per loro e per me, quasi mi avvicino per alitare loro un po’ di calore.
Il Milan ha vinto all’Olimpico con la Lazio per 2-1
, gol di Thia
go Silva e Pato, doppietta brasiliana e allora non posso non pensare al ritmo sincopato della bossanova di João Gilberto e Tom Jobim (‘Desafinado’), a quell’armonia che mischia così sapientemente quel piano triste un po’ francese e quella canzone da strada che potrebbe tranquillamente appartenere a un vicolo di quelli di Porta Ticinese, forse quello delle Lavandaie, dove ancora adesso si possono vedere le pietre dove i panni venivano appoggiati, strizzati e violentati da quelle mani di cento e più anni fa.
Ho scoperto il valore della parola ‘saudade’ e ora lo vivo così intimamente da farmi straziare da ogni sua nota, mentre Stan Getz e Astrud Gilberto intonano con una sfrontatezza tutta anni ’60 le note di ‘Corcovado’.
Penso al mio Duomo di notte, alla musica di Alberto Fortis e alla nebbia che avvolge San Siro ripieno di strabordante calore rossonero. Calore di popolo, calore di vita, calore di amore.

Il Canada è una donna bellissima, ma anc
he un po’ puttana. Milano è mia, solo mia, la sento dentro ogni parte del mio corpo. Ogni sua via mi è familiare, come la gente che la popola. Toronto invece non fa ancora parte di me, anche se sto cercando di persuaderla che potrei anche piacerle. Questione di tempo, mi dico, e di qualche bella partita di hockey vista dal vivo o in televisione.
Intanto guardo i rigagnoli della pioggia annebbiare le finestre di casa mia, oppure questa sera sono io che mi sento particolarmente legato a questo posto. Il clarinetto di ‘Atração Sensual’ diretta da Tony Vella mi fa ricordare Cochi e Renato che ballano fuori dallo stadio cantando ‘E la vita l’è bela’, un’ironica e amara presa di coscienza della vita del povero diavolo, sempre alla ricerca della famosa ‘svolta’, che però non arriva mai. Ma tanto, ‘basta avegh l’umbrela…’.
Ed è tutto così diverso, tutto così operaio rispetto al Media Gondola dell’Air Canada Centre, dove solo pochi giorni fa ho coronato uno dei sogni della mia vita, assistendo in tribuna stampa alla mia prima partita NHL come giornalista accreditato, Toronto Maple Leafs-Tampa Bay Lightning.
Ma se basta questo giorno di pioggia a farmi provare tante emozioni in pochi secondi, e queste sensazioni sono così forti (intanto Elis Regina canta ‘Triste’) mi sembra ancora più incredibile pensare a quanto amore e passione ci lasciamo scivolare addosso mentre il nostro tempo scorre via.
La bossanova si avvia verso la fine, Chico Buarque e Telma Costa cantano ‘Eu te amo’. Ormai ho chiuso la finestra. Non vedo più la pioggia. Non so più cosa succeda fuori. Ancora pochi giorni di Milano, ancora pochi giorni di pioggia. La prossima partita del Milan non sarò più qui.

(Le foto non sono mie ma della fotografa degli allora esistenti Milano Vipers, squadra di hockey ghiaccio, fotografa di cui purtroppo ora non ricordo il nome...)

Ascoltate questa canzone per favore. Si chiama "Il Duomo di notte" ed è di Alberto Fortis. Assoluta poesia, fra le migliori canzoni italiane di sempre...

martedì 3 novembre 2009

Delaware Avenue 72...

Non posso non soffermarmi, per quanto banale possa risultare su questo mio 'tenero' ingresso nella mia nuova casa di Delaware Avenue 72, un indirizzo che fra l'altro mi ricorda un vecchio brano degli ABC, il mio gruppo musicale preferito.

Sono tanti i significati di questo mio gesto, di questa mia scelta, e non è questa l'ora (anche se forse sarebbe il luogo) per elencarveli tutti.

Non riesco a commuovermi perché ho troppe cose a cui pensare, ma questi momenti me li porterò dietro per tutta la vita, mentre sono accompagnato dalla sempre gradevole di Radio 105 Classic.

Questa è anche una scusa per farvi vedere i miei primi passi in questo nuovo mondo, come si è sviluppata, o meglio, da come è partita questa nuova avventura.

Se questo appartamento (pardon, basement) avrà un futuro, e io con lui, sarà divertente un giorno rivedere queste foto, leggere queste righe e ve
dere come tutto è cominciato...

Vorrei attraverso queste righe anche ringraziare pubblicamente due persone che mi sono state vicine in questi giorni. Siccome so quanto amino la loro privacy, non le citerò per nome e nemmeno per cognome, ma semplicemente sappiano che certe cose non si dimenticano. Mai.

Nelle foto (tutte di Massimiliano Bordignon... e di chi altro cazzo dovrebbero essere?) di seguito:

1) L'arrivo...

2) Stanza Home Cinema
3) Ufficio computer
4) Centro Wellness
5) Sezione ristoro (sulla sinistra si riconosce l'amichevole barattolo di maionese Kraft)
6) Camera Bondage - BDSM
7) Zona procreazione