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Nessun danno è stato segnalato in città a cose e persone. “La magnitudo avvertita oggi a Milano è paragonabile a quella del terremoto del 1500 registrato nella stessa zona, mentre l’unico un po’ più forte è stato sentito a Monza nel 1400″. Lo ha detto Lucia Luzi, direttrice degli INGV (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia) della sezione di Milano. Le scosse, ha proseguito la Luzi, “sono di un numero proporzionale alla magnitudo di quella principale, e potranno essere avvertite nuovamente. Per ora però non ci aspettiamo grandi repliche”.
Secondo l’opinione comune, Milano non dovrebbe essere zona sismica, subendo solamente le propagazioni delle onde sismiche di terremoti ‘adiacenti’ (come nel caso del forte terremoto del Friuli che, nel 1976, venne sensibilmente avvertito anche nella metropoli lombarda). Eppure la storia ci racconta che Milano, in tempi antichi, è stata vittima di almeno 14 sismi. Lo conferma il conte Pietro Verri, insigne storico e scrittore che visse nel XVIII secolo e che, nella sua “Storia di Milano” sottolinea: “Raccolsi parimenti 14 memorie di terremoti in Milano. Questi furono negli anni 801, 1117 ai 3 gennaro con parti del febbraro; 1185, 1222, 1276, 29 luglio; 1287, 11 aprile; 1295, 17 settembre; 1473, 7 maggio; 1576, 1642, 13 giugno; 1695, 25 febbraro; 1755, 9 dicembre; 1759, 26 maggio; 1786, 6 aprile”.
Nel circondario di Milano si segnalano i sismi di Monza del 976 DC (magnitudo 3.9) e del 1396 (5.3) mentre Pavia venne colpita da quello della fine dell’anno 836 DC (3.6). Si scopre così che Milano, ma soprattutto il suo circondario, sono da considerarsi zona sismica. Per quanto riguarda i terremoti avvenuti altrove, ma i cui effetti si siano sentiti anche nel milanese, oltre al terremoto del 1976, le cronache danno ampio risalto a quello avvenuto nel veronese nel 1117. Venne percepito in tutta l’Italia settentrionale, con una magnitudo altissima, del 6.5.
L’unico di cui però si abbia notizia dettagliata relativamente ai disastri compiuti è quello del 1473. Le “Fonti per lo studio di terremoti in area padana nei secoli XI-XV” forniscono interpretazioni differenti: l’unica affidabile quasi coeva al fatto (i Diari di Cicco Simonetta, a capo della cancelleria sforzesca) racconta di pochi danni subiti dall’abitato cittadino. Nelle cronache successive gli effetti del terremoto vengono sempre più amplificati, fino ad arrivare a un cifra comunemente accettata di almeno duemila case distrutte e un numero non definito ma ancora più alto di vittime. Ne danno conferma il Morigia (1601, “Il terremoto fece gran danno e cascarono più di 2000 case”), il Benincasa (1653, “Forte terremoto, caddero 2000 case”) e il Ghilini (1666, “Fu sentito un grande terremoto per il quale più di due mila case andarono a terra con la morte di numero infinito di persone che in quelle abitavano”).