sabato 30 novembre 2024

Castello di Montecavallo, il vino è una storia di famiglia

Una bottiglia di "Indero" presentata a Milano 
"Per noi il vino è una storia di famiglia". Parole di Tommaso Incisa della Rocchetta, un cognome che risuona potente nella storia vitivinicola italiana, per una tenuta, quella che si dispiega attorno al Castello di Montecavallo (a Vigliano Biellese, nell'Alto Piemonte) che ha seguito il 'mood' di una risorgenza del territorio che, da industriale, è tornato a volgere la propria attenzione al mondo della vite.
A Milano, nell'ambito del percorso degustativo organizzato ciclicamente dall'agenzia Anam Communication, proprio il 'brand' "Castello di Montecavallo" ha fatto bella mostra di sé attraverso tre locali scelti, ciascuno con caratteristiche meritorie nelle rispettive aree enogastronomiche.
Tre sono state le bottiglie presentate da Tommaso Incisa della Rocchetta (accompagnato, nell'occasione, da Serena Schellino), prodotte da una tenuta nata nel 1830 e che immette sul mercato appena 9mila bottiglie all'anno in totale ma che, nel prossimo futuro, prevede di ingrandirsi anche grazie all'espansione degli spazi e dei territori coltivati a viti.
Le uve del Castello di Montecavallo, situato in un'area conosciuta per i suoi vigneti fin dal 1200, provengono esclusivamente dai vigneti situati sulla sua collina e l'intero processo di vinificazione avviene in loco. Il terreno è prevalentemente costituito da sabbie provenienti da antichi fondali marini ad alto contenuto di acidità. Ciò contribuisce alla caratteristica freschezza e mineralità dei vini. La vicinanza alle Alpi, con notti fresche durante tutta l'estate, contribuisce allo sviluppo di eleganti aromi di frutti rossi, tannini eleganti e livelli alcolici ben equilibrati.
Le tre bottiglie presentate sono state: Aralcader, Coste della Sesia Doc Nebbiolo, un Nebbiolo in purezza, il cui nome vuole essere un ringraziamento a Clara Reda, matriarca della famiglia e pittrice che firmava le sue opere appunto con l’anagramma del suo nome, Aralcader.
Cajanto, Coste della Sesia Doc Rosso, un blend Nebbiolo (70%) e Vespolina (30%), espressione di due delle uve tipiche del Nord Piemonte, primo vino dell'azienda a essere messo in commercio dai primi anni Duemila, così denominato dal modo in cui, da bambina, Chiara Reda, madre degli attuali proprietari, pronunciava “Montecavallo”.
Indero, Coste della Sesia Doc Rosato, un rosato di Nebbiolo in purezza il cui nome sono le iniziali del cognome dei due fratelli Incisa della Rocchetta a celebrazione del primo vino fatto insieme.
Un viaggio di sapori che si inserisce nell'ottica di un cambio di rotta di un'area che, storicamente legata al mondo del vino e poi dirottatasi sull'industria pesante, sta ora tornando nel solco della propria storia e tradizione.