Nel mio solitario 'basamento' di Delaware Avenue rimiro con soddisfazione il lavoro olimpico svolto in queste due settimane, sia su carta che in Internet. Tanta fatica, ma questa 'missione' del sentirsi giornalista alle sue volte ha dei pregi che si trasformano immediatamente in limiti. Insomma, sono distrutto ma contento, anche perché ho messo parecchio fieno in cascina e tanta esperienza. Una volta, solo un anno fa, non avrei certamente nemmeno osato immaginare, che sarei stato in grado di realizzare una pagina di giornale tutta da solo. Un sogno di bambino diventato realtà.
E così il Canada ha dominato le Olimpiadi, ma soprattutto ha vinto la finale del torneo di hockey. Qui i giornali già sprecano i concorsi del tipo 'Dove ti trovavi quando Crosby ha segnato il gol della vittoria?'. Io ero al lavoro, al Corriere Canadese, e mi sono guardato la partita nella piccola televisione della redazione, quasi in stile anni '80, quando le televisioni al plasma erano qualcosa che al massimo poteva ricordare un'infermeria dell'Avis. Con il fido collega Mario Cagnetta credo proprio di avere fatto un buon lavoro. Questa è la pagina dedicata alla finale dell'hockey che è uscita lunedì, devo dire, interamente curata da me. E, per farvi felici, vi aggiungo anche la seconda di ieri e l'unica fatta oggi sui Giochi, una sorta di riepilogo di cui poi evidenzio il fondo. Eh sì, perché qui adesso scrivo anche i 'fondi', almeno ogni tanto, e non sono quelli del caffè. Alle volte fare il mio mestiere è davvero bello...