giovedì 19 ottobre 2023

Cercasi edicole, in dieci anni sparite oltre seimila attività

Foto di David Salamanca per Unsplash
Addio alle edicole. Un'impresa sempre più difficile per piccoli commercianti ormai sempre più consapevoli che aprire un punto vendita di giornali sia una scelta 'a perdere'.
Fra il 2013 ed il 2023 - come riporta l'agenzia LaPresse - le imprese attive nel comparto sono passate da 17.625 a 11.428, con una riduzione di oltre un terzo (-35,2%) della rete. Complessivamente, in dieci anni sono state circa 6.197 le attività a sparire, oltre cinquanta ogni mese.
Una 'resa di massa' che ha lasciato un vuoto nelle strade italiane, non sempre riempito in modo regolare. Ad esempio, in alcune città ad alto flusso turistico, dove i caratteristici chioschi di giornali dei centri storici sono sempre più spesso riconvertiti in attività di piccolo commercio e servizi al limite dell’abusivismo. A lanciare l’allarme è Fenagi, l’associazione dei giornalai Confesercenti, sulla base di un’indagine condotta sui dati camerali.
"Proprio per il loro valore come presidio sul territorio - sottolinea l'associazione - le edicole abbandonate sono state oggetto di interventi di riconversione e riqualificazione, dedicandosi ad esempio alla somministrazione. Ma, accanto a esempi virtuosi, si registra anche un aumento delle attività irregolari. Un fenomeno visibile nei centri storici delle città turistiche, dove molti chioschi tradizionali vendono souvenir e altro, senza rispettare l’obbligo di dedicare almeno metà della superficie di vendita ai quotidiani".
"Nonostante la crisi del settore - spiega Ermanno Anselmi, coordinatore di Fenagi - in atto ormai da più di dieci anni, sono mancati interventi organici e strutturali per sostenere le edicole, che rischiano, come dicevamo anni fa, di fare la fine delle cabine telefoniche. La rete ha un futuro e un’utilità. Le edicole sono punti vendita di prossimità per definizione: se vogliamo che questi punti di accesso a prodotti e servizi continuino ad esistere, però, serve un intervento ad hoc, una legge dedicata che affronti la questione in tutti i suoi aspetti. Innanzitutto, abbassando la quota di superficie di vendita da dedicare obbligatoriamente ai giornali, che non deve essere minima, ma realistica. Servono anche interventi fiscali - conclude Anselmi -, dalla gratuità del suolo pubblico a misure a favore del ricambio generazionale della rete, con sconti contributivi per i giovani che aprono nuove attività e agevolazioni per chi investe in nuovi servizi".