L'apertura domenicale de "La Nuova di Venezia e Mestre" |
Mentre il vetero femminismo torna ad alitare lezzi di propaganda oscurantista soffiando sui resti del corpo martoriato senza un perché della povera ragazza veneta, è la gente, la gente con la 'G' maiuscola, a sfilare davanti all'abitazione di lei esprimendo le emozioni più vere, il dolore, la pietà, l'emozione. Niente sciacalli da queste parti, in quella parte di nazione cresciuta secondo valori sacri, i valori della famiglia, del lavoro, dell'onestà, del guardare dritti davanti a sé senza paura, perché consapevoli di avere fatto il proprio dovere di cittadini, di italiani, di lavoratori, di padri e madri di famiglia.
Non c'è spazio per gli sciacalli politici, da queste parti, non c'è spazio per 'genitori 1' e 'genitori 2'. Il Triveneto, quell'area d'Italia che triangola un 'comune sentire' di appartenenza etnica che si stende fra Veneto (Venezia Euganea), Trentino (Venezia Tridentina) e Friuli (Venezia Giulia) si erge sui valori della famiglia 'vecchio stampo', quella tanto deprecata dall'aria fritta strillata dalla pseudosinistra in salsa 'woke' che marcisce alle nostre latitudini.
E' il patriarcato, ma anche il matriarcato delle grandi famiglie dalle radici profonde, espresse da un sistema di vita che affonda la sua forza dalla forza dei secoli, perché è solo, e ribadisco 'solo', nella famiglia che si può lenire e cauterizzare il dolore di un simile dramma.
E' quello stesso sistema che ora rende omaggio a Giulia, che ne esalta il suo essere giovane donna, ma anche, purtroppo, moglie (o compagna) mancata, madre mancata, vita perduta fra tante che, come lei, sono state soppresse nel nome di un controllo che, invece, quello sì, è figlio di quello stesso 'modernismo' che ora pretende di innalzarla a vessillo di sistemi corrotti e malati.