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lunedì 20 novembre 2023

Addio a Giulia, la risposta più bella arriva proprio dal 'patriarcato'

L'apertura domenicale de "La Nuova di Venezia e Mestre"
Arriva proprio dal tanto condannato 'patriarcato' la più bella risposta di solidarietà a Giulia Cecchettin e alla sua famiglia.
Mentre il vetero femminismo torna ad alitare lezzi di propaganda oscurantista soffiando sui resti del corpo martoriato senza un perché della povera ragazza veneta, è la gente, la gente con la 'G' maiuscola, a sfilare davanti all'abitazione di lei esprimendo le emozioni più vere, il dolore, la pietà, l'emozione. Niente sciacalli da queste parti, in quella parte di nazione cresciuta secondo valori sacri, i valori della famiglia, del lavoro, dell'onestà, del guardare dritti davanti a sé senza paura, perché consapevoli di avere fatto il proprio dovere di cittadini, di italiani, di lavoratori, di padri e madri di famiglia.
Non c'è spazio per gli sciacalli politici, da queste parti, non c'è spazio per 'genitori 1' e 'genitori 2'. Il Triveneto, quell'area d'Italia che triangola un 'comune sentire' di appartenenza etnica che si stende fra Veneto (Venezia Euganea), Trentino (Venezia Tridentina) e Friuli (Venezia Giulia) si erge sui valori della famiglia 'vecchio stampo', quella tanto deprecata dall'aria fritta strillata dalla pseudosinistra in salsa 'woke' che marcisce alle nostre latitudini.
E' il patriarcato, ma anche il matriarcato delle grandi famiglie dalle radici profonde, espresse da un sistema di vita che affonda la sua forza dalla forza dei secoli, perché è solo, e ribadisco 'solo', nella famiglia che si può lenire e cauterizzare il dolore di un simile dramma.
E' quello stesso sistema che ora rende omaggio a Giulia, che ne esalta il suo essere giovane donna, ma anche, purtroppo, moglie (o compagna) mancata, madre mancata, vita perduta fra tante che, come lei, sono state soppresse nel nome di un controllo che, invece, quello sì, è figlio di quello stesso 'modernismo' che ora pretende di innalzarla a vessillo di sistemi corrotti e malati.

mercoledì 18 gennaio 2023

Ana Walshe sparita, perse le speranze di trovarla viva

Ana Walshe (foto dal profilo Instagram)
Sono ormai al lumicino le speranze di ritrovare viva Ana Walshe, per la cui sparizione, avvenuta il primo giorno dell'anno, il marito Brian è stato accusato di omicidio.
Brian Walshe è in carcere dall'8 gennaio, quando è stato fermato con l'accusa di aver cercato di depistare le indagini sulla scomparsa della moglie.
Secondo indiscrezioni, poco dopo la sparizione di Ana, l'uomo ha acquistato almeno 400 dollari di prodotti per la pulizia della casa, dove è stato trovato un coltello rotto insanguinato nello scantinato dell'abitazione a Cohasset, località del Massachusetts.
Walshe - che nel 2021 si è dichiarato colpevole di aver venduto dipinti di Andy Warhol falsi a un commerciante d'arte della California - avrebbe inoltre cercato indicazioni online su "come smembrare e far sparire un corpo di una donna di 52 chilogrammi".

martedì 23 agosto 2022

Atlanta: due sparatorie, un omicidio e due feriti

Dramma e un omicidio nel centro di Atlanta, città della Georgia, negli Stati Uniti. E' di un morto e due persone ferite, di cui non si conoscono le condizioni, il bilancio di due sparatorie avvenute in altrettanti palazzi nella città americana, a distanza di pochi minuti l'uno dall'altra.
Una donna avrebbe sparato a due persone negli uffici dell'amministrazione di un edificio, uccidendo una persona e ferendone un'altra.
Mentre la polizia aveva avviato la caccia alla donna, è arrivata la notizia di un'altra sparatoria, all'interno di un palazzo, poco distante, in cui una persona è rimasta ferita.
Tutta la zona del centro è stata chiusa al traffico e invitati i residenti a restare chiusi in casa.
Due ore dopo le sparatorie, una donna, di cui non è stata fornita l'identità, è stata arrestata all'aeroporto dove probabilmente era in attesa di un volo per lasciare la città.
La polizia non ha detto se le due sparatorie fossero collegate e se la donna avesse scelto obiettivi a caso. (fonte: AGI)
La città georgiana ha già fatto segnare il 'mark' dei 100 omicidi in questo 2022.

domenica 21 agosto 2022

Darya Dugina assassinata dai terroristi ucraini, la triste fine di una libera pensatrice

Darya Platonova Dugina
, figlia dell'ideologo russo Alexander Dugin, è stata uccisa questa notte a Mosca, quasi certamente da terroristi ucraini, proprio mentre io mi trovo in Russia, sebbene molto più a nord, a Petrozavodsk, in una città lontana dai trambusti e dai tormenti di bombe ed esplosioni mortali.
Una fine orribile, per una giovane donna (aveva 30 anni), attiva nella vita sociale e culturale del proprio Paese, impegnata politicamente e che aveva preso una decisione coraggiosa, sostenendo a spada tratta le tesi del padre e la linea del Cremlino relativamente al conflitto contro la linea demagogica occidentale della cosiddetta 'aggressione' di Mosca.
Secondo media russi citati dal Daily Mail (fonte AGI), Darya Dugina sarebbe stata "fatta a pezzi" nell'esplosione del veicolo di cui era alla guida. L'auto era una Toyota Land Cruiser Prado. Secondo il violinista russo Petr Lundstrem, Darya stava rincasando da un festival e aveva programmato di riportare indietro anche suo padre, il quale tuttavia sarebbe poi salito su un'altra vettura.
"Beato ricordo di Darya, è una vera ragazza russa", ha scritto Denis Pushilin, leader della Repubblica Popolare del Donetsk, nel proprio canale Telegram (fonte AGI).
La Dugina, dal luglio 2022, era entrata nelle mire della Gran Bretagna, che l'aveva inserita nella lista delle persone russe sanzionate, e aveva compiuto molte missioni nel Donbass in solidarietà con gli indipendentisti.
Le posizioni di Darya erano chiare e non lasciavano spazio a tentennamenti, fiera portabandiera del grido di libertà dei popoli in lotta nel Donbass. In una recente intervista (fonte AGI), rilasciata a maggio scorso alla testata online geopolitika.ru, era intervenuta sull'attuale operazione militare russa in Ucraina. "La situazione in Ucraina è davvero un esempio di scontro di civiltà" aveva detto, aggiungendo "Può essere vista come uno scontro tra la civiltà globalista e quella eurasiatica. Dopo 'la grande catastrofe geopolitica' (come il presidente russo, Vladimir Putin, ha definito il crollo dell'URSS), i territori dell'ex Paese unito sono diventati 'confini' (zone intermedie) - quegli spazi su cui è aumentata l'attenzione dei vicini, con la NATO e soprattutto gli Stati Uniti interessati a destabilizzare la situazione ai confini della Russia". Aggiungeva la Dugina: "Se le elite liberali occidentali insistono così tanto nel sostenere Kiev e demonizzare Mosca, è perché dietro c'è una logica di profitto. Nella società dello spettacolo, della propaganda e della natura totalitaria dei sistemi occidentali, il dubbio è un passo essenziale per uscire dalla caverna...".

L'apertura della versione inglese di "Russia Today"

lunedì 17 gennaio 2022

Kabobo, ennesimo sconto di pena per il massacratore ghanese

Adam Kabobo (foto Il Giornale)
Ennesimo sconto di pena per Adam Kabobo, l'africano che sparse il terrore a Milano nell'ormai lontano maggio 2013, uccidendo selvaggiamente a picconate tre persone, Alessandro Carolè, Ermanno Masini e Daniele Carella, e ferendone due, Andrea Canfora e Francesco Niro.
La cassazione ha infatti diminuito di un anno e quattro mesi l’entità di una pena già abbassata di quattro anni nel 2020 a seguito di un primo pronunciamento della Suprema Corte. Totale dello 'sconto': cinque anni e quattro mesi, per un risultato finale di 22 anni e otto mesi di reclusione.
Difficile capire, e soprattutto accettare, in particolare per i parenti delle vittime, come si sia potuti arrivare a questa conclusione. Nel primo processo il ghanese è stato condannato a 20 anni per il triplice assassinio con le riduzioni garantite dal rito abbreviato e dal vizio parziale di mente motivato da una capacità di intendere "non totalmente assente" e di volere "sufficientemente conservata". Nel secondo, ne sono arrivati altri otto per i due 'raid' non letali. Stabilita la continuazione fra i reati commessi, nel novembre 2019 il giudice dell’esecuzione ha calcolato l’esatto ammontare del cumulo da scontare. Un totale contestato dai legali di Kabobo, che hanno impugnato in Cassazione sostenendo che ci fosse un errore in riferimento alla pena-base di partenza e un difetto di motivazione.
Tesi entrambe accolte dai giudici, che nell'ottobre 2020 hanno disposto il rinvio a un nuovo giudice dell’esecuzione per un riconteggio al ribasso, che ha ricalcolato il cumulo in 24 anni. Una cifra che nemmeno stavolta ha soddisfatto gli avvocati, che si sono rivolti nuovamente alla Cassazione, lamentando altre violazioni al codice di procedura penale. E ancora una volta gli è stato dato ragione.
Tenendo presente che Kabobo ha già scontato una buona parte della pena (spesso in ospedale invece che dietro le sbarre), e tenendo presente i giorni di liberazione anticipata accumulati ogni sei mesi, presto questo assassino sarà libero nuovamente di circolare per le strade di Milano, alla faccia delle vittime e dei parenti delle vittime che ha massacrato.

domenica 4 luglio 2021

Pakistan, poliziotto uccide uomo assolto da blasfemia contro Maometto

La notizia pubblicata dalla Reuters
Arriva dal Pakistan, lo stesso Paese di cui era originaria Saman Abbas, la giovane uccisa dai genitori in Emilia, un'altra efferata notizia legata al fanatico mondo islamico, quello stesso mondo che tenta pateticamente di nascondere i suoi intrighi e i suoi estremismi nelle trasmissioni televisive italiane in cui alcuni suoi rappresentanti sono indebitamente invitati: un poliziotto ha ucciso con un coltello da macellaio un uomo assolto cinque anni fa da un tribunale con l'accusa di, udite bene, blasfemia, dove per 'blasfemia' si intendeva una frase scritta sul social Facebook nella quale si recava offesa al profeta Maometto. Sì, nel libero mondo islamico, si può finire processo per blasfemia. Ma si può anche essere assolti. Il che però indigna i tantissimi credenti in Allah, Maometto e chi più ne ha più ne metta. E così, Waqas Ahmed, il 'bestemmiatore' che, nel lontano 2016, era riuscito a evitare la galera, non ha potuto però evitare, ben cinque anni dopo, un altro tipo di giustizia. Non quella tremebonda divina musulmana, ma quella di un poliziotto che, da ben cinque anni, tramava la 'vendetta', perché un vero islamico non poteva certo lasciare libero un peccatore simile.
Abdul Qadir, questo il nome del poliziotto, della stessa tribù e villaggio di Ahmed, lo ha aggredito in un villaggio del Punjab, ferendo, durante la colluttazione, anche il fratello della vittima. Subito dopo si è consegnato alla polizia. D'altra parte, si sarà detto, se un omicidio è fatto nel nome di Allah, chi potrà mai criticarmi?

venerdì 30 ottobre 2020

Terrorismo islamico, dalla Lamorgese solo stizza e zero giustificazioni

L'articolo interno tratto dalle pagine de "Il Giornale"
Nessuna scusa. Nessuna giustificazione. Le poche parole con cui il ministro dell'Interno italiano, Luciana Lamorgese, ha cercato di spiegare la presenza dell'assassino che ha massacrato tre francesi nel nome dell'Islam, sono state prive di senso.
Il pluriomicida, terrorista islamico, è uno fra le migliaia di altri suoi compari sbarcati a Lampedusa e liberamente sparsi poi per l'Europa senza controllo ferire da parte delle autorità italiane.
Alle critiche dell'opposizione, alla ricerca di una risposta, la Lamorgese ha preferito rispondere piccata senza fornire né dati né numeri né uno straccio di azione, rispendendo al mittente le critiche, non si capisce perché. Insomma, assieme all'assassino proveniente dalla Tunisia, ne potrebbero essere sbarcati altri dieci, cento o mille, la Lamorgese non solo non lo sa, ma non ha fatto, non intende fare e non farà nulla per saperlo o per scoprirlo.
Anzi, il ministro dell'Interno ha perfino fornito una 'giustificazione' dell'aumentato numero di sbarchi, non attraverso le mancate azioni respingimento, ma a causa della problematica situazione economica della Tunisia dovuta al proliferare del Covid-19.
Porte aperte più che mai, insomma, perché i 'poveri tunisini' hanno il coronavirus (e quindi magari saranno pure infetti, mentre in Italia invece stiamo benissimo...) e per stare bene economicamente devono sbarcare nella 'terra promessa' italica ed europea...

La farneticazioni della Lamorgese commentate in un 'tweet' di Matteo Salvini

L'apertura de "Il Giornale"

domenica 7 febbraio 2010

La ferocia

La ferocia. Non ci sono altri modi per definire quello che è successo all'inizio di febbraio a Ciudad Juarez, città messicana al confine con gli Stati Uniti. L'anno scorso gli omicidi firmati dal narcotraffico furono 2.632: lista alla quale il 1° febbraio si sono aggiunti i nomi di 14 ragazzi che partecipavano a un party. Il massacro di Ciudad Juarez si è consumato in una villetta, dove un gruppo di amici si era riunito per festeggiare la vittoria della squadra del cuore a una partita di football americano. Gli assassini, secondo alcuni testimoni, sono arrivati in piena notte mentre la festa era ancora in corso. Erano a bordo di alcuni Suv. I 'pistoleros', sottolineano i media locali, sono scesi armi in pugno e hanno cominciato a sparare all'impazzata sugli studenti che si trovavano all'interno e nel giardino. Alcuni hanno cercato di fuggire, ma sono stati raggiunti e nel mirino dei killer sono finiti anche alcuni vicini. Tra le vittime, secondo la polizia messicana, si contano anche due adulti. Gli inquirenti al momento non si azzardano a fare ipotesi sulle motivazioni della carneficina. Non è infatti chiaro se del massacro sia responsabile una delle gang di narcos che controllano il traffico della droga verso l'America (intesa come Usa). E c'è chi sostiene che tra i partecipanti alla festa, benché giovani, ci fosse qualcuno già implicato in loschi affari. Secondo una delle tracce seguite in queste ore dagli inquirenti, una delle ragazze presenti alla festa sarebbe stata testimone di un omicidio recentemente commesso in città. Quello che posso dire io, è che ho visto alla televisione messicana le immagini dell'interno della villa, e la cosa è terrificante: pare di trovarsi di fronte a un film in stile 'pulp fiction'. In particolare una stanza della villetta ha cambiato colore: sono così tante le macchie di sangue, schizzate oltre che sul pavimento anche sul muro e sul soffitto, che ormai è difficile intravedere, in mezzo al rosso, il colore originale della casa. In più posso dire di avere conosciuto una ragazza colombiana, che ora vive in Italia, la cui famiglia è stata quasi completamente sterminata dai 'narcos' colombiani. Intendo dire che le hanno ammazzato il padre, gli zii, le zie, forse anche dei fratelli, ma oltre non sono voluto andare. Mi chiederete: ma cosa c'entra il Messico con la Colombia? La ferocia.

lunedì 11 maggio 2009

Di Battisti io preferisco Lucio... basta e avanza!

Credo che non valga la pena commentare le parole di questo personaggio, omicida plurimo e ovviamente idolo di parte di quella sinistra cialtrona che venderebbe anche la madre pur di raccattare voti o 'rovesciare' (in qualsiasi modo) il governo del 'tirannico' Silvio Berlusconi. Immagino già che ci sarà chi plaudirà alle sue parole, sostenendo che lui sì, in fin dei conti, ha lottato contro quello che (sapeva già...) sarebbe diventato un regime...

Giusto per la cronaca, se serve a qualcuno, il 54.enne 'ex' militante dei Proletari Armati per il Comunismo ('ex' non in quanto pentito, ma perché il sopracitato gruppo non esiste più), è stato condannato in via definitiva in Italia per due omicidi e per il concorso in altri due assassinii. Comunque non aveva ucciso extracomunitari, visto che per qualcuno questo è lo spartiacque fra il 'bene' e il 'male'.
Concludo scrivendo che, visto che Monsieur Battisti (ora è rifugiato, poverino, in Brasile) ha affermato che preferirebbe morire piuttosto che tornare nel nostro paese, io, pur non augurandogli la morte, gli consiglio di sbrigarsi. Non si sa mai. Mi darebbe parecchio fastidio sapere che parte delle mie tasse verranno spese per dargli due pasti al giorno più merenda...

martedì 5 maggio 2009

Ecco cosa ci aspetta: BENVENUTI IN EUROPA!

Dedicato a chi ama tanto la Turchia, i suoi meravigliosi paesaggi e una Comunità Europea in cui si parli turco e arabo... Io mi tengo stretto il Regno Lombardo-Veneto...

lunedì 4 maggio 2009

Per non dimenticare Delara Darabi, mentre la sinistra cialtrona sparla di Noemi e Veronica

Mentre la sinistra si spertica nel lanciare palate di merda addosso a Silvio Berlusconi, 'colpevole' di essere andato a una festa di compleanno, dall'Iran arriva una notizia che ci ghiaccia e che dovrebbe far riflettere chi parla a vanvera di diritti umani (è decisamente più facile attaccare il buffo Borghezio che una mandria di musulmani incazzati): Delara Darabi è stata impiccata ieri mattina in una prigione nel nord dell'Iran. Ma chi è, o meglio era, Delara? Oltre che un essere umano, oltre che una giovane donna di 23 anni nel fiore della vita, era un'artista e pittrice, che sei anni prima si era trovata coinvolta nelle indagini per un omicidio alla fine delle quali era risultata colpevole (immagino con quale perizia di ricerche).

"Mamma, mi stanno impiccando. Ti prego, salvami". Queste le sue ultime, disperate parole al telefono ai genitori, prima che l'apparecchio le venisse strappato di mano da un funzionario, così come poco dopo la sua vita. Tutto nel nome di Allah, tutto nel nome dello spregio alla vita. Fra poco anche vicino a casa nostra avremo 'talebani' e personaggi di questo genere, in alcuni casi ci sono già e sono la maggioranza, fra poco saremo noi a dover subire lo stesso trattamento di Delara. La nostra lotta è appena cominciata, e sarà sempre più dura e difficile.