La M5 Garibaldi dopo il concerto (immagine Bordignon) |
Lungo la strada del ritorno da un ristorante romano posto in zona Garibaldi ne ho incontrato le retroguardie, verso le 11.30 (di sera): giovani e giovanissime, colorate e coloratissime, spesso con tanto di 'trojan look' incorporato, talvolta accompagnate dal parente di turno.
Ho pensato con 'pietas' tutta latina alla miserrima che non fosse riuscita, per qualche motivo di impenetrabile sfiga, a entrare nello stadio blindato, per una notte l'arena dei sogni, quella dell'agognata eroina, da me mai sentita. Immagino i pianti, probabilmente isterici, di chi abbia perso il biglietto, rotto la macchina, perso il treno o, anche, semplicemente atteso il fidanzato ritardatario o che babbo finisse gli spaghi cucinati da mamma. "Stronzo di merda, muoviti, cazzo!!!", il suo 'incipit'. E ancora: "Il concerto sta per cominciare e siamo ancora a casa!".
Quanti drammi umani si saranno consumati stanotte? Ma quanti sogni saranno anche stati realizzati? A dire la verità, le facce uscite alla metropolitana della linea 5, alla fermata Garibaldi, quella che dovevamo prendere io e i miei amici per tornare verso casa, mi sono parse parecchio inespressive, suppongo anche per la stanchezza elaborata durante il concerto.
Guardavo e peccavo a distanza, immaginando l'inimmaginabile e pascendomi di quello spettacolo di eterna gioventù. Il concerto però era già finito, e con quello un'altra pagina della storia di queste giovani vite.