lunedì 15 luglio 2024

Le 'swifties' a San Siro, cronaca e foto dell'eterno femminino

Giovani, dolci e appassionate: le Swifties (foto Bordignon)
Il gran giorno delle 'swifties', il teatro di San Siro, la sfilata di chiunque ami la regina odierna del pop (di cui, peraltro, non ho mai ascoltato una canzone e che, in verità, mi pare piuttosto deboluccia rispetto alle icone del passato).
Eppure prosegue attraverso queste note la proiezione di chi, nel mondo della musica, abbia indovinato la propria maniera di esprimersi nell'abito e nell'estetica.
A partire dai Teddy Boys degli anni '60, passando per le lotte fra Mods e Rockers, per poi sfociare nei meravigliosi anni '80, l'apoteosi dell'espressione estetica, dai Punk ai New-wavers, per arrivare ai Neoromantici e ai Dark.
San Siro in questa giornata di domenica accoglie di tutto, preferenze e gusti modaioli ma anche sessuali, esposti in un candore pari solo alla sensualità di certe 'mise'.
Le ragazze, di ogni età, spesso accompagnate da mamme (e qualche papà) rifiorite nello spirito, si abbandonano letteralmente al proprio sogno, vissuto non da spettatrici, ma da protagoniste. Quel tocco, quel disegno, quello stivaletto. Pensato forse una settimana, o il giorno prima. In ogni caso pensato, in una esplosione di vitalità fuori del quotidiano, difficile ripetizione di gesti dedicati soltanto alla grande vestale di questa notte milanese, Taylor Swift.
Arrivano da ogni parte del mondo: Perù, Nuova Zelanda, Gran Bretagna, Germania e, in tantissimi, dagli Stati Uniti, come il gruppo famiglia proveniente dalla Florida con 'tanto ammmore' per T.S. e cuoricini disegnati, bionde vitaminizzate con mammina che parla in 'italiese' grazie all'ex marito. E che dire di Noura, bellezza esotica di origine egiziana ma tutta 'made in Milano', rigoglioso abito rosso con bordi neri che me l'aveva fata scambiare per andalusa.
Madri e figlie: le due fanciulle di colore arrivate direttamente da Napoli, sirene uscite dal mare della metropolitana stazione San Siro già con tanto di sorriso incorporato; o quelle di Monza, sofisticate e sbarazzine allo stesso tempo.
"Due cose non conoscono limite: la femminilità e la maniera di abusarne", sussurrava Jeanne Moreau nell'orecchio di Anne Parillaud in "Nikita", lo splendido film griffato da Luc Besson nel 1990.
Il sospiro di San Siro ha proiettato questi 'abusi' di femminilità fra sospiri e occhi socchiusi, sognanti e assolati, l'universo femminile come solo Sofia Coppola avrebbe potuto ritrarlo.
Impossibile non innamorarsi di ognuna di loro e della loro vita.

Difficile la scelta delle foto, a volte quasi impossibile. E' stato doloroso scartare la dolcezza e la passione, la purezza e l'amore intriso negli occhi di ognuna delle fanciulle che ho avuto il piacere di fotografare... Eccone un breve riassunto qui sotto...