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martedì 29 marzo 2022

La.rèt, splendida nuova voce italiana a Red Ronnie TV

La.Rèt mentre si esibisce a Red Ronnie TV
La splendida voce di Valentina Rettaroli, in arte La.rèt, cantante romana immersa in un 'sound' elettronico di matrice italiana, una formazione solida e un'esibizione 'live' con i controfiocchi a Red Ronnie TV con tre brani: "Bombe a mano", "Alluminio" e "Faccio a botte", stupenda soprattutto quest'ultima, sensuale, ritmica ma anche ricca di significati. Con lei, da Red Ronnie, ad accompagnarla alla tastiera, Flavio 'Faith'.
Complimenti a entrambi, con tanto di corredo di qualche 'screenshot' rubato a questa esibizione notturna, cui le auguro ne facciamo seguito molte altre.
PS: inutile che cerchiate il brano 'online'. Per ora non è stato ancora pubblicato, lo aggregherò non appena sarà possibile.


lunedì 7 marzo 2022

Rete 4, i media italiani e quella nauseante demagogia antirussa

Roberto Poletti mentre 'fa la morale' a Polina Osipova 
Se la libertà di espressione in Russia è sicuramente limitata e limitante, quello cui si va assistendo in Italia e nel mondo occidentale negli ultimi anni, lascia raggelati nella consapevolezza di quello che si può definire un vero e proprio 'accerchiamento' dell'informazione.
Ho fatto un po' di 'zapping', ieri sera, finendo quasi inconsapevolmente su Rete 4, canale una volta da considerarsi abbastanza 'controcorrente'.
"Zona bianca", programma definito di 'attualità e approfondimento' condotto da Giuseppe Brindisi, è stato l'esempio di un teatrino squallido e penoso, in cui l'organizzazione perfino maldestra dei presenti in studio e collegati, prevedeva un'unico scopo: demonizzare la posizione russa verso la guerra, esaltando l'eroismo ucraino e criminalizzando tutto quanto abbia un sapore vagamente russo, una tesi razzista e discriminatoria ormai data per scontata e indiscutibile.
Creare il 'cattivo di turno' (sebbene, va detto, con Vladimir Putin questa 'costruzione' non risulti poi così difficile) è l'unico obiettivo di questi programmi di pseudo-informazione.
Ho provato profonda compassione, ma anche solidarietà, per Polina Osipova, giovane ospite collegata in esterno, russa o russofona e comunque intenta nello spiegare la lunga sofferenza del Donbass e le ragioni di una guerra viste dalla parte di Mosca, di fronte allo sguardo volutamente attonito e commiserante dei presenti in studio, l'occhio fisso, terreo e un po' da pesce lesso di Roberto Poletti, un personaggio che, pur dimostrando di conoscere assai poco la storia, ha avuto il vantaggio di avere un comodo palcoscenico televisivo da dove vomitare i propri insulti gratuiti e volgari a chi la guerra, da anni, la vive sulla propria pelle.
A corredo del disgustoso 'piatto' informativo un penoso servizio in cui, con il sottofondo di una musichetta circense e ridicola, venivano presentati sparuti gruppi di personaggi considerati ideologicamente filorussi, tra cui Povia e Red Ronnie, mischiando alla rinfusa ideologie No Vax, complottiste e perfino ufologiche, tutte ascritte a chi abbia deciso di, semplicemente, dubitare della versione dominante confezionata dai media cosiddetti 'democratici', quelli che hanno già condannato la Russia, servendo gli interessi espansionistici della NATO.
Spiace per Brindisi, fino a poco tempo fa giornalista che, pur se nascosto in un angolino della redazione di Mediaset, appariva perfino composto e consapevole: si è mostrato incapace di uscire dal giardinetto dell'ovvio una volta alla guida di un programma che poteva essere confezionato molto meglio.
Brindisi ha preferito adeguarsi agli 'ordini di scuderia', ignorando la gente della strada, quella con cui ho l'occasione di parlare quotidianamente. Un mondo che, guarda caso, per l'ennesima volta, non esprime assolutamente quella solidarietà totale vaticinata da giornali e tv, e che non ha proprio tutto questo desiderio di soffrire gli effetti di un conflitto che, tutto sommato, ci appartiene molto poco e che, se si fosse risolto nel giro di pochi giorni, non avrebbe avuto quelle conseguenze altrimenti indotte da una guerra che la NATO avrebbe potuto evitare se non si fosse intromessa inviando armi e bagagli ai militari ucraini e ai gruppi paramilitari nazisti di Kiev.