lunedì 28 febbraio 2022

Guerra in Ucraina: i corpi paramilitari neonazisti di Kiev

La foto ANSA scelta dal sito Europa Today
"Una banda di neonazisti": così Vladimir Putin, presidente della Russia, ha chiamato il governo ucraino di Volodymyr Zelensky.
Una definizione forse un po' dozzinale, che però non si discosta poi così tanto dalla realtà, a dispetto della pesante coltre di disinformazione che ha obnubilato i media occidentali, gli stessi che hanno 'costruito' la storia dell'ultimo secolo, appoggiando tutte le guerre americane, parlato e straparlato di pandemie, affibbiando patenti di colpa ora a questo ora a quel personaggio o nazione, badando bene nel servire il padrone di turno che, praticamente sempre, ha coinciso con i burattinai della globalizzazione e ogni tentativo di soffocamento dei singolarismi nazionalisti.
Vale così la pena citare uno stralcio di un articolo del 2015, quindi scritto in tempi non sospetti, della Ce.S.I. (Centro Studi Internazionali), non proprio un istituto estremista o filorusso o comunque anti-occidentale.
L'articolo, a firma di Veronica Castellano, si intitola "Il mosaico dei battaglioni volontari ucraini".
Il riferimento, fin troppo ovvio, è al periodo già allora vivo, definito Guerra del Donbass, conflitto cominciato nel 2014, completamente rimossa dai telegiornali di questi giorni, durante la quale le truppe ucraine attaccarono alcuni palazzi governativi dell'Ucraina orientale, ossia nelle regioni di Donetsk, Lugansk e Kharkov che, assieme alla Crimea avevano annunciato l'indipendenza dall'Ucraina dopo un referendum popolare e avevano formalizzato l'adesione alla Federazione Russa. 
Eccone, di seguito, alcuni stralci.
"Dei circa 44 battaglioni al momento attivi in Ucraina, quelli che più di altri si sono distinti negli ultimi mesi sono il Donbass, il Pravyi Sektor e l’Azov.
Il Donbass è uno dei battaglioni più popolari in Ucraina, tra i primi ad essersi formato e dal 29 maggio scorso integrato nella Guardia Nazionale. Alla sua guida è Semen Semenchenko, leader di origini russe con un oscuro passato in società di sicurezza private. Il battaglione è costituito da circa 900 uomini, volontari sia ucraini che stranieri, contraddistinti da divise nere (da cui il soprannome ‘Men in Black’). Appena formato il gruppo si sosteneva attraverso l’autofinanziamento e le donazioni online, ma dall’inclusione nella GN sono arrivati anche fondi dal Governo ucraino. Si sospetta, poi, che parte delle risorse a disposizione del gruppo provenga dall’oligarca israelo-ucraino Ihor Kolomoisky, uno degli uomini più ricchi in Ucraina, governatore dell’oblast di Dnipropetrovsk, noto per le sue simpatie neo-fasciste... Nel Donbass sarebbero anche confluite alcune forze di estrema destra dalle milizie del Pravy Sektor, con cui l’oligarca ha dei forti legami.
Il battaglione del Pravy Sektor, di orientamento apertamente neo-nazista, è tra i più temuti dalla popolazione dell’est dell’Ucraina. Alla sua guida è Dmytro Yarosh, leader dell’omonimo partito, che nelle ultime elezioni ha conquistato un seggio in Parlamento...
Al contrario, un altro battaglione che come il Donbass è stato integrato nella GN (dunque dipende dal Ministero degli Interni) è l’Azov, che prende il nome dal Mar di Azov, nel sud-est del Paese. Anche l’Azov è stato uno dei primi a essere formati, ed è costituito da circa 500 volontari provenienti non solo dal sud-est ucraino ma anche da Svezia, Italia e Russia, e da ex-detenuti e criminali. Componenti provenienti da ambienti sociali molto diversi ma uniti da aspirazioni nazionaliste, anti-semite e anti-comuniste. Si tratta di un battaglione caratterizzato una posizione politica radicale (tra i simboli identificativi del gruppo compare il Sole Nero usato dalle SS naziste) che ha suscitato l'entusiasmo di molte reclute dagli ambienti più estremisti europei... Il leader dal gruppo è Andriy Biletsky, capo dell’organizzazione dei Patrioti dell’Ucraina, il braccio armato del partito neo-nazista dell’Assemblea Nazional Sociale.
Alcuni leader dei battaglioni sono già confluiti nelle file del Parlamento. I partiti politici e i comandanti miliziani nutrono un reciproco interesse a che ciò avvenga; se da un lato l’ampia fiducia che i leader riscuotono tra la popolazione serve ai partiti come catalizzatore di voti, dall’altro i leader aspirano alla legittimazione e all’ingresso nei circoli che gestiscono il potere.
Uno dei primi a togliere il passamontagna per entrare in politica è stato Semen Semchenko, guida del Donbass, confluito nelle liste del partito Samopomosh che già include diverse personalità dei battaglioni attivi sul territorio. Anche il comandante dell’Azov, Andriy Biletsky, è entrato a far parte del comando militare del Fronte Popolare, il nuovo partito politico creato dal premier Yatseniuk di ideologia filo-europea. Altri nomi influenti di battaglioni confluiti in politica sono ad esempio Oleg Lyashko, capo dell’omonimo partito radicale e leader del battaglione Shaktar; Sergey Melnichuk, comandante dell’Aydar, scelto dallo stesso Lyashko; Andrij Teteruk, neo senatore e guida delle milizie del Myotvorets; Yuri Bereza, neo senatore, capo del Dniepr.
Pertanto, le stesse forze neo-naziste che parteciparono alle rivolte che portarono alla destituzione del presidente Viktor Yanukovich stanno adesso venendo inglobate nella struttura governativa. Tale processo di integrazione trova ulteriore realizzazione nell’inserimento di alcuni battaglioni nelle strutture regolari delle Forze Armate.
L’Azov e il Donbass sono già formalmente confluiti nella GN, alle dipendenze del Ministero degli Interni, nonostante abbiano mantenuto la propria identità e un ampio grado di autogestione. Autonomia che gli stessi potrebbero sentire inibita se, a guerra finita, le linee di azione governativa divergessero dal loro credo ideologico...
La scelta di portare nei partiti alcuni influenti comandanti di battaglioni e di incorporare battaglioni stessi nelle file della GN risponde dunque a una logica di breve periodo. Infatti, se in un primo momento la legittimazione delle milizie volontarie possa aver potenziato le forze ucraine e contenuto le sommosse separatiste, nel lungo termine i battaglioni potrebbero rivoltarsi e rivendicare la propria autonomia.
Dunque, per il futuro, sussiste il pericolo concreto della crescita del sostegno popolare ai battaglioni e ai movimenti politici di estrema destra che ne costituiscono la base partitica ed ideologica. Infatti, in caso di peggioramento della situazione economico-sociale ucraina, di diffusione di una crescente disaffezione e disillusione verso gli ideali euro-atlantisti e di delusione nei confronti dell’attuale leadership di governo, i movimenti radicali potrebbero cooptare il malcontento popolare con agende populiste e anti-sistemiche. Tale possibilità potrebbe assumere tratti particolarmente drammatici, poiché, rispetto al passato, i gruppi estremisti e ultra-nazionalisti usufruirebbero dell’esperienza acquisita sul fronte, ponendo una sfida politica e di sicurezza dagli esiti imprevedibili per il governo di Kiev".
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La bandiera del battaglione Azov con la svastica stilizzata