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lunedì 7 marzo 2022

Rete 4, i media italiani e quella nauseante demagogia antirussa

Roberto Poletti mentre 'fa la morale' a Polina Osipova 
Se la libertà di espressione in Russia è sicuramente limitata e limitante, quello cui si va assistendo in Italia e nel mondo occidentale negli ultimi anni, lascia raggelati nella consapevolezza di quello che si può definire un vero e proprio 'accerchiamento' dell'informazione.
Ho fatto un po' di 'zapping', ieri sera, finendo quasi inconsapevolmente su Rete 4, canale una volta da considerarsi abbastanza 'controcorrente'.
"Zona bianca", programma definito di 'attualità e approfondimento' condotto da Giuseppe Brindisi, è stato l'esempio di un teatrino squallido e penoso, in cui l'organizzazione perfino maldestra dei presenti in studio e collegati, prevedeva un'unico scopo: demonizzare la posizione russa verso la guerra, esaltando l'eroismo ucraino e criminalizzando tutto quanto abbia un sapore vagamente russo, una tesi razzista e discriminatoria ormai data per scontata e indiscutibile.
Creare il 'cattivo di turno' (sebbene, va detto, con Vladimir Putin questa 'costruzione' non risulti poi così difficile) è l'unico obiettivo di questi programmi di pseudo-informazione.
Ho provato profonda compassione, ma anche solidarietà, per Polina Osipova, giovane ospite collegata in esterno, russa o russofona e comunque intenta nello spiegare la lunga sofferenza del Donbass e le ragioni di una guerra viste dalla parte di Mosca, di fronte allo sguardo volutamente attonito e commiserante dei presenti in studio, l'occhio fisso, terreo e un po' da pesce lesso di Roberto Poletti, un personaggio che, pur dimostrando di conoscere assai poco la storia, ha avuto il vantaggio di avere un comodo palcoscenico televisivo da dove vomitare i propri insulti gratuiti e volgari a chi la guerra, da anni, la vive sulla propria pelle.
A corredo del disgustoso 'piatto' informativo un penoso servizio in cui, con il sottofondo di una musichetta circense e ridicola, venivano presentati sparuti gruppi di personaggi considerati ideologicamente filorussi, tra cui Povia e Red Ronnie, mischiando alla rinfusa ideologie No Vax, complottiste e perfino ufologiche, tutte ascritte a chi abbia deciso di, semplicemente, dubitare della versione dominante confezionata dai media cosiddetti 'democratici', quelli che hanno già condannato la Russia, servendo gli interessi espansionistici della NATO.
Spiace per Brindisi, fino a poco tempo fa giornalista che, pur se nascosto in un angolino della redazione di Mediaset, appariva perfino composto e consapevole: si è mostrato incapace di uscire dal giardinetto dell'ovvio una volta alla guida di un programma che poteva essere confezionato molto meglio.
Brindisi ha preferito adeguarsi agli 'ordini di scuderia', ignorando la gente della strada, quella con cui ho l'occasione di parlare quotidianamente. Un mondo che, guarda caso, per l'ennesima volta, non esprime assolutamente quella solidarietà totale vaticinata da giornali e tv, e che non ha proprio tutto questo desiderio di soffrire gli effetti di un conflitto che, tutto sommato, ci appartiene molto poco e che, se si fosse risolto nel giro di pochi giorni, non avrebbe avuto quelle conseguenze altrimenti indotte da una guerra che la NATO avrebbe potuto evitare se non si fosse intromessa inviando armi e bagagli ai militari ucraini e ai gruppi paramilitari nazisti di Kiev.

martedì 15 febbraio 2022

Crisi Ucraina, Maria Zakharova a Rete 4: "Gli americani sono matti, forniture di gas all'Italia garantite"

Maria Zakharova durante l'intervista rilasciata a Rete 4
Maria Zakharova
, direttore del Dipartimento Informazione e Stampa del Ministero degli Esteri della Russia, in pratica la portavoce del Cremlino e di Vladimir Putin, è stata la protagonista di una interessante esclusiva di "Quarta Repubblica", la trasmissione condotta da Nicola Porro su Rete 4.
Sulle dichiarazioni delle nazioni occidentali, americani e inglesi in testa, in particolare relativamente a Joe Biden, la Zakharova non è andata tanto per il sottile, smentendo categoricamente qualsiasi intenzione di guerra verso l'Ucraina da parte della Russia. "Non vogliono sentire che si tratti di spostamenti di truppe russe in territorio russo, come fanno tutti i Paesi del mondo, Esercitazioni, dislocazioni,missioni di studio che tutti i Paesi fanno, a maggior ragione la NATO. Quando, negli ultimi due mesi, leggiamo le pubblicazioni della stampa occidentale e ascoltiamo le dichiarazioni della Casa Bianca e di Downing Street sul fatto che la Russia avrebbe intenzione di attaccare, ci rendiamo conto che lo possono dichiarare solo persone folli, che sono matte, che non hanno una morale e che fanno delle falsificazioni. Gli Stati Uniti non hanno mai condotto la guerra sul proprio territorio ed è forse per questo che dicono con tanta leggerezza che adesso la Russia farà guerra all'Ucraina. Non capiscono la nostra mentalità: noi siamo slavi, siamo persone che si considerano un popolo unico, perché abbiamo una storia comune di diversi secoli. La mia famiglia, in parte, è una famiglia ucraina. Metà della mia famiglia ha dei cognomi ucraini".
Inevitabile un riferimento alla guerra che gli americani condussero contro l'Irak di Saddam Hussein: "Tutto ciò che sta succedendo adesso è già successo diverse volte con l'Occidente. Basti ricordare la vicenda dell'Irak all'inizio degli anni Duemila, quando prepararono l'opinione pubblica dicendo che Saddam avesse delle armi di distruzione di massa, che le avrebbe sicuramente usate e quindi che bisognava fare assolutamente in modo tale di attaccare l'Irak per primi, distruggere Hussein e prevenire la catastrofe. Gli Stati Uniti, purtroppo anche l'Italia all'epoca, e altri Paesi, occuparono l'Irak, e dopo diversi anni è venuto fuori che Saddam non aveva avuto nessuna arma di distruzione di massa".
Quindi sul rischio per l'Italia di perdere le forniture di gas dalla Russia: "Le forniture del gas russo ai Paesi europei, non solo all'Italia, sono garantite legalmente, tecnologicamente e nella pratica, ma soprattutto a garantirlo è la storia dei nostri rapporti nel campo del'energia. Naturalmente questo crea una grande irritazione negli Stati Uniti d'America perché è una fetta di mercato che si vogliono prendere, e allora si inventano queste situazioni sull'Ucraina, cercando di mettere i bastoni fra le ruote intorno allo sviluppo del Nord Stream 2. Vogliono convincere la Germania a rifiutare questo progetto e minacciano sanzioni solo perché vogliono occupare questo mercato e fornire loro le proprie risorse".
Infine, su cosa possa fare l'Italia: "L'Italia, quando c'è il voto sulle sanzioni nei confronti della Federazione Russa, può porre un veto. Questa è la risposta alla domanda su cosa possa fare l'Italia. L'Italia è membro della NATO, ha una voce e un voto. Voi volete la pace, volete il gas russo, volete investimenti reciproci e volete che i turisti russi vengano in Italia".
Chiusura con un messaggio-non messaggio di reverenza a Mario Draghi: "Chi sono io per rivolgermi a persone così rispettabili?".

martedì 16 giugno 2020

Indro Montanelli, i Rolling Stones e Mandy Smith, ecco cos'hanno in comune

Mandy Smith nel 1987 al Festivalbar
Divertente la dissertazione che Cristian Raimo fa a spada tratta offendendo la memoria di Indro Montanelli, da lui definito stupratore, razzista e chi più ne ha più ne metta. Una scenetta gustosa che, anche fosse posta su basi corrette (la violenza perpetrata dal famoso giornalista verso una ragazzina di 12 o 14 anni, le fonti si dividono), è stata poi funestata dalla tragicomica sceneggiata dello scrittore / professore, obnubilato e annebbiato dal pensiero 'sinistro' del politicamente corretto. Una brutta pagina che gli resterà appiccicata, inchiodandogli l'immagine di squadrista ideologico.
Rimosso Raimo poco dopo mi sono imbattuto, sempre su Rete 4, su una retrospettiva del Festivalbar, trasmissione di dubbio gusto all'interno della quale veniva trasmessa (in rigoroso playback) musica di basso profilo e alte vendite commerciali.
La vicenda Montanelli rimane però attuale visto che, fra le prime ospiti, appare Mandy Smith (Festivalbar 1987), figura procace e look da consumata pornostar. Mosso a curiosità, scorro veloce le informazioni su di lei elargite da Wikipedia: londinese, classe 1970, al momento della messa in onda della trasmissione è ancora minorenne: appena 17 anni. Eppure, la bella Mandy ha un vissuto già degno di una biografia da 400 pagine: quattro anni prima, alla precoce età di 13 anni, la stessa età della sposa di Montanelli, ma non nella stessa Eritrea degli anni '40, era stata prima l'amante e poi (nel 1989) la moglie di Bill Wyman, bassista dei Rolling Stones, all'epoca 47enne. Il rapporto fra i due, con lei ancora bambina (forse), viene definito da Wikipedia 'relazione sentimentale'. Teneri. Sempre minorenne, Mandy venne 'notata' da Pete Burns, cantante del gruppo dei Dead or Alive, che l'aiutò nella produzione dei suoi primi due singoli, "I Just Can't Wait" e "Positive Reaction".
Autentica 'perla' in questa storia, il fatto che, nello stesso periodo, il figlio di Wyman e la madre di Mandy rimasero a loro volta coinvolti in una relazione sentimentale, interrotta prima del matrimonio. Applausi. Sipario.


mercoledì 3 giugno 2020

Zaia: "Scatta la fase della convivenza con il virus"

Luca Zaia durante la trasmissione "Fuori dal Coro"
Luca Zaia, governatore del Veneto, ha parlato a 360 gradi, ospite del programma di Rete 4 "Fuori dal Coro". Tanti i tempi trattati, a cominciare dalla Festa della Repubblica e dalla discesa in piazza del CentroDestra. "Non sono andato in piazza - dice Zaia - perché avevo altri impegni, e poi volevo evitare che la manifestazione venisse strumentalizzata. Noi governatori siamo poi quelli che hanno fatto decine di ordinanze sugli assembramenti, e quindi trovarcisi in mezzo avrebbe dato adito a polemiche. Comunque in un paese civile e democratico la libertà di pensiero deve essere concessa a tutti".
E ancora: "Negare la piazza? Non mi riferivo ai gilet arancioni, mi riferivo ai complottisti che, davanti a tutti questi morti, qualche pensiero dovrebbero farlo. La verità è che il virus c'è, e vorrei sottoscrivere tutto quello che dice il professor Galli, che avrei voluto nella mia squadra. Io penso che quando le manifestazioni sono civili e sono nell'alveo del rispetto della libertà altrui debbano tutte avere spazio, dopo di che, se diventano violente o irrispettose, se si sputa ai poliziotti, si ribaltano cassonetti e si tirano sampietrini, quelle vanno vietate".
Quindi sulla riapertura: "Stiamo vivendo una guerra non convenzionale, senza truppe a terra, ma con un nemico invisibile, che non ha un mitragliatore ma è un ottimo cecchino. Noi oggi abbiamo il dato importante che ci dice che il contagio in Veneto vale lo 0,6 per mille. Il contagio è sceso moltissimo e i dati in Veneto calano dal 10 aprile. Dobbiamo essere responsabili, non ci siamo bevuti il cervello. Dobbiamo iniziare la fase della convivenza con il virus. Convivenza e regole".
Infine, dopo l'invito a venire in Veneto, una considerazione, una premessa e uno slogan. "Non possiamo accettare che non sia ancora stato organizzato uno Schengen europeo in chiave sanitaria. La premessa è che la prima cura contro il coronavirus siamo noi, e lo slogan è che solo i pessimisti non fanno fortuna".

Prof. Galli: "Il virus non è sparito, sono cambiati i malati"

Il prof. Massimo Galli a "Fuori dal Coro"
Il professor Massimo Galli, infettivologo e direttore del Dipartimento Malattie Infettive dell’ospedale Sacco di Milano, ospite della trasmissione "Fuori dal Coro" di Rete 4, dissente dall'eccessivo ottimismo di queste ultime ore sulla diffusione del Coronavirus. "Il virus non è sparito - dice Galli - e, per quanto ne sappiamo, non è diventato nemmeno particolarmente buono. E' cambiato il tipo di malati che ricoveriamo, che stanno molto meglio rispetto a uno o due mesi fa. Abbiamo anche imparato a curarli meglio e quindi evolvono meno peggio. Vale però il discorso che la prima grande ondata dell'epidemia è stata arrestata dall'isolamento sociale e dal decreto che ci ha lasciati a casa, ci è costato lacrime e sangue ma che ha fatto un buon lavoro. I nuovi casi che si registrano ora, sono in realtà casi vecchi, persone che hanno ottenuto il Santo Graal di poter fare un tampone, che in questo Paese pare una cosa impossibile".
Sulle dichiarazioni del professor Alberto Zangrillo, che ha recentemente affermato come il virus sia più presente, Galli replica: "Stimo Zangrillo, ma credo di dissentire sul fatto che il virus si sia rabbonito, e che i malati che vediamo siano il risultato di un virus rabbonito".
Ma allora, perché dare il 'placet' alla riapertura? "Io e tutti quelli che fanno il mio mestiere ci siamo resi conto che la chiusura totale era incompatibile alla sopportazione degli italiani e alla sopravvivenza materiale di questo Paese. E, purtroppo, per molti è già stato così. Quindi l'indicazione necessariamente condivisa anche dai tecnici, è stata di trovare la via per la coesistenza con questo virus, attraverso una serie di cautele razionali. Il distanziamento sociale ha bloccato la prima grande epidemia. Poi, comunque, incrocio le dita".
Infine un pensiero sul futuro ritorno invernale del virus: "Ritengo che sia teoricamente possibile, ma sappiamo talmente poco di questo virus, che non siamo in condizione di dire nulla con certezza. Stare attenti sarà assolutamente indispensabile".

sabato 16 maggio 2020

Sgarbi paragona Conte a "L'indifferente" di Watteau

Il quadro "L'indifferente" di Antoine Watteau
E' "L'indifferente" il quadro di Antoine Watteau che Vittorio Sgarbi, ospite del programma "Stasera Italia" di Rete 4, ha associato alla figura di Giuseppe Conte, presidente del Consiglio dei ministri italiano.
Sgarbi non nega l'intelligenza e l'acume sopraffini del premier, ma ne specifica, seguendo il tema del quadro, spesso associato alla novella omonima di Marcel Proust, la personalità 'indifferente' a tutto ciò che lo circonda.
Nel racconto di Proust, cito Wikipedia, si narra la storia di un giovane indifferente e considerato da tutti quasi una nullità, di nome Lepré, che attira, proprio per queste sue qualità, la curiosità di Madeleine di Gouvres, giovane vedova considerata dalla signora Lawrence 'la donna più viziata di Parigi'.
Il quadro ritrae un giovane uomo con vestiti luccicanti, abbozzante un passo di danza, inconsapevole di ciò che gli ruota intorno.
Un racconto e un quadro che, secondo Sgarbi, si adattano a pennello (è proprio il caso di dirlo) al Giuseppi nazionale.

giovedì 14 maggio 2020

Sallusti: "Piangere in diretta tv non porta bene"

Una foto sulla vicenda tratta da "Libero"
Alessandro Sallusti, direttore de "Il Giornale", commenta a "Stasera Italia", programma di Rete 4, la scenetta che ha visto Teresa Bellanova, ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali, appassionarsi a tal punto nella dichiarazione del provvedimento sulla regolarizzazione dei clandestini.
"Piangere in diretta tv non ha portato bene alla Fornero", ha esordito Sallusti, "nel senso che la Legge Fornero è stata un disastro. Non voglio fare l'uccello del malaugurio però credo", chiosa il giornalista, "anzi, il provvedimento per cui la ministra ha pianto ha già lacerato l'attuale maggioranza".

La prima parte dell'articolo pubblicata da "Il Giornale"

martedì 5 maggio 2020

Elisabetta Franchi, affascinante maestrina a Quarta Repubblica

Elisabetta Franchi a "Quarta Repubblica"
Un look tra il sensuale versione 'segretaria' e approccio dominante con occhialini da maestrina, quello esibito da Elisabetta Franchi durante la trasmissione "Quarta Repubblica" condotta da Nicola Porro su Rete 4.
Del resto, la Franchi non è nuova ad alcune comparsate sulle reti Mediaset, soprattutto in questo periodo, in cui l'esperienza di una 'self-made imprenditrice' par suo può sempre rappresentare un bell'esempio.
La Franchi è proprietaria del marchio che porta il suo nome e della Betty Blue, nel 2013 ha aperto a Milano uno show-room in via Tortona, mentre l'anno dopo ha segnato il suo esordio sulle passerelle della Milan Fashion Week.

lunedì 30 marzo 2020

Annalisa Chirico, i perché della sciacquetta che fa impazzire il web

Il 'dark look' di Annalisa Chirico nel collegamento con Rete 4
Per qualcuno, forse per le menti più 'semplici', Annalisa Chirico è una bella donna. Nella vulgata popolare, per i 'figli del social' quotidiano, la categoria in cui viene inserita è direttamente 'bella figa'.
La realtà, fuori dai vari post e confronti in scena sulle bacheche di Facebook, Instagram e selfie vari in pareo e occhiali da sole, la pone nella credenza delle 'sciacquette' ma, si sa, in questo caso è sempre questione di 'de gustibus'.
Se poi la 'sciacquetta' in questione ha avuto il merito di sollazzarsi e sollazzare un politico di discreto livello di 32 anni più anziano come Chicco Testa alla tenera età di 27, e di farsi paparazzare sullo yacht di Luca Cordero di Montezemolo (39 anni più vecchio), qualche merito nascosto questa fanciulla pure ce l'avrà.
Ho trovato spassosa e un po' patetica la sua esibizione al programma "Stasera Italia" su Rete 4, collegata da casa (aggiungo 'forse', perché dietro c'era un particolare tendaggio porpora vellutato in stile sipario teatrale) con abito da sera nero, foulard dello stesso colore e pelliccia, sapientemente appoggiata alla sedia durante i collegamenti in diretta, delicatamente riversa sulle spalle per proteggersi dal freddo nei momenti in cui la 'bella' Annalisa non era collegata.
I suoi sono concetti base, espressi in un italiano pesantemente condizionato da una pronuncia sgraziata e senza particolare esibizione di profondità, simpatiche conversazioni da bar, quelle che ognuno di noi potrebbe vantare in un qualsiasi colloquio per passare il tempo al mattino, solo che se uscite dalla sua bocca suadente si rivestono di quello stesso abito esibito in trasmissione, apparentemente eleganti, nella realtà inconsistenti.
Ognuno può vestirsi a buon diritto come vuole, ma a dispetto di tanti inchini di maschi affamati e ormai sonnolenti di fronte alla propria inevitabile incapacità di giudizio estetico, sarebbe curioso capire il perché di scelte simili, sempre che, nella propria splendida e dignitosissima casa, non ci si stia preparando per una sessione di bondage o shibari.

giovedì 13 febbraio 2020

Vauro, il perché della sua inutile presenza in tivù

Una vignetta di Pubble dedicata a... un uomo ubriaco!
Vauro, chi o che cosa è? Un nome, un cognome, una cosa, trattasi di animale, concetto bizzarro, essere multiforme o polimorfo. Di sicuro, è uno degli ospiti della trasmissione "Dritto e Rovescio", condotta da Paolo Del Debbio su Rete 4.
In ogni posto serve lo 'scemo del villaggio', la persona che diventa l'oggetto della derisione, oppure il capro espiatorio, il personaggio ieratico al contrario, la 'summa' del male.
Se un qualsiasi imbecille avesse espresso concetti negazionisti e offensivi nei confronti della Shoah e dello sterminio degli ebrei, sarebbe stato cacciato a pedate e messo alla pubblica gogna. Le affermazioni di costui sulle foibe sono passate invece sotto silenzio, giustamente ampliate dai media di Destra e dai social schierati in quel senso. Per il resto, mutismo. Vauro è ancora lì, criticato e insultato in un macchiettistico 'gioco delle parti' cui lui si presta, immagino sia perché lautamente pagato sia perché altrimenti in pochi si accorgerebbero dell'esistenza di questo omuncolo dall'accento strabico e dal gusto estetico orribile.
La sola consolazione è che però, il motivo ultimo e unico della sua persistente permanenza televisiva, è quello del rendere visibile a tutti quanto possa essere ripugnante, nella forma e nel pensiero, la presunta ideologia vetero comunista che ancora, purtroppo, alligna nel nostro Paese.