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sabato 17 maggio 2025

Wet Leg, il fenomeno indie-rock dall’Isola di Wight

Un estratto dal video di "Chaise Longue"
Li ascolti per caso, magari allegati a una serie di 'mix' concantenati a una serie di artisti 'indie' più o meno recenti, nel mio caso Magdalena Bay.
I Wet Leg, band britannica nata nel 2019 sull’Isola di Wight, hanno conquistato il panorama musicale con il loro sound fresco e ironico. Il duo, formato da Rhian Teasdale ed Hester Chambers, ha debuttato nel 2021 con il singolo "Chaise Longue", diventato virale e acclamato dalla critica.
Nel 2022, il loro primo album "Wet Leg" ha raggiunto il vertice delle classifiche nel Regno Unito e in Australia, consolidando il loro successo internazionale.
Dopo anni di tour, nel 2025 la band ha annunciato il secondo album, "Moisturizer", anticipato dal singolo "Catch These Fists".
Con un mix di post-punk e indie-pop, i Wet Leg continuano a sorprendere con testi ironici e melodie accattivanti, affermandosi come una delle band più interessanti della scena alternativa.

sabato 1 aprile 2023

Sophie and the Giants, svolta 'aggressive' per il gruppo di Sheffield

I Sophie and the Giants (foto dal web)
Si ascolta e si riascolta senza fine "DNA", l'ultima canzone (si può ancora dire "l'utimo singolo"?) di Sophie and the Giants, band inglese proveniente da Sheffield, per l'occasione con un 'featuring' che vede protagonista il produttore inglese MEARSY.
Se non fosse che, ormai, quasi sempre i brani pubblicati fanno storia a sé, si potrebbe parlare di 'svolta', con un 'sound' decisamente più aggressivo rispetto alle pallosette canzoncine del passato, se si esclude proprio per l'altra recente (2021) "Golden Nights".
Dal brano si sono già, come logica impone, sviluppate un paio di versioni mix: la Giove DJ Re-Touch Edit, praticamente identica all'originale e appena più lungo, e il LA Disco Night Rework, unpo' più giocata sulla presenza dei bassi, entrambe non proprio riuscite, proprio come capitava ai pezzi delle band anni '80, già splendidamente completi nella loro tonalità originale.
La voce di Sophie Scott è tagliente, un rasoio musicale che accompagna le movenze di lei, avvolta in una tutina psichedelica postmoderna, ricordano in qualche modo Kirsty Hawkshaw, 'lead singer' di un'altra band elettronica inglese, gli Opus III, che trent'anni fa sbaragliarono il mondo musicale con il loro favoloso brano "It's a Fine Day".
La speranza è che Sophie sappia intraprendere questa strada decisamente più 'indie' ed elettronica rispetto al passato, magari memore che, nella sua città d'origine, nacque e prosperò il suono di gruppi storici dell'elettronica anni '80, come Human League, Heaven 17, ABC (ex ViceVersa) e British Electric Foundation-BEF.



martedì 3 agosto 2021

Rosemary Fairweather, lo shoegaze e un viaggio accanto al 'paki'

Meraviglie della musica shoegaze e di una delle sue ultime epigoni, Rosemary Fairweather, giovane torontina dal nome melodico che, con voce angelica e sognante, ha accompagnto il mio ultimo viaggio in treno da Udine a Milano. E da lì, nell'affollata metrò cittadina, a dispetto del Covid, mentre seduto al mio fianco c'era il classico 'paki' d'ordinanza, che di questa musica e della sua bellezza non capirà mai un emerito cazzo.
"Chemicals" è sicuramente uno dei pezzi forti di Rosemary, assieme a "Feel Better", mentre io sì, 'feelio molto bettero' viaggiando sulle note di questo rock allegro, ma pungente, abile mix fra neopsichedelia e post-wave con una spruzzata di elettronica.
Viaggio finalmente 'on the moon', sopra la testa del cialtroname che mi circonda, e corro attraverso il tempo. Fino a quando un altro brano riparte, la voce suadente di Rosemary (grande fan degli XTC, e si sente, anche se io ci aggiungerei i Prefab Sprout) mi conduce per mano nello spazio, zigzagando come in una pista da sci fra i ricordi disseminati lungo l'arco degli anni, le facce conosciute e quelle baciate, mai dimenticate, piastrelle di un mosaico lunare che, passo dopo passo, ha visto snodarsi la mia vita in musica, fra labbra calde assaporate e quelle solo desiderate.
Mentre il 'paki' è ancora al mio fianco e mi osserva stranito con la coda dell'occhio muovere ritmicamente gambe e piedi come se stessi suonando la batteria. Ma è islamico, e che cazzo ne capisce dello 'shoegaze', lui.
Leggi anche: a Toronto, la notte in cui conobbi i We Are Enfant Terrible