Parliamoci chiaro: i fatti di Tor Sapienza non sono il frutto di una 'guerra fra poveri'. Così la vicenda delle violenze romane è infatti stata subito bollata dai consueti sociologi da strapazzo, subito pronti a giustificare la pagnotta con sproloqui vari su come la nostra società dovrebbe essere. Ovvero, come piacerebbe a loro che fosse.
Definirla 'guerra fra poveri' è come porre ingiustamente sullo stesso piano le due fazioni, renderle un nucleo informe di personaggi senza sentimenti e senza autonomia, massa invece che popolo. E non è un caso che i sopraddetti sociologi invochino la presenza dello Stato nel regolare qualcosa che non può essere regolato, ma solamente estirpato.
In questa vicenda esiste una posizione 'giusta' e una 'sbagliata'. I fatti di Tor Sapienza vedono da una parte persone (italiani o meno, questo non è importante) che seguono le leggi, pagano le tasse, faticano e arrivano al termine della propria giornata con il lavoro, o anche senza, soggetti alle regole di una terra che hanno scelto e dalla quale sono stati accettati. Dall'altra parte abbiamo invece dei personaggi (anche in questo caso non conta la nazionalità) confluiti a forza e in spregio delle più naturali regole di convivenza in aree non regolamentate e nelle quali non dovrebbero avere, secondo logica, spazi di movimento. Clandestini non controllati, umanità che vive ai limiti e spesso oltre la legge, ai limiti e talvolta oltre le regole sanitarie. E' ovvio e naturale che i primi sentano la presenza dei secondi come un sopruso, un insulto alle quotidiane fatiche per la sopravvivenza.
Grazie alla follia dell'accoglienza e della presunta integrazione l'Italia sta diventando una gigantesca 'banlieu', dove 'squatter' prima stranieri e poi italiani si sentono autorizzati a compiere qualsiasi nefandezza, accolti come trionfatori dall'estrema sinistra, ipocritamente consapevole di come queste persone costituiscano voti e mano d'opera per i movimenti extraparlamentari, quelle braccia con cui ingrossare fila sempre più desolatamente vuote perché prive di un senso logico.
Per cui ribadiamolo: escludendo ovviamente quelli che sono comportamenti di carattere criminale, la protesta degli abitanti di Tor Sapienza è più che giustificata, e non può essere ridotta a semplice 'disagio'. E' qualcosa di più: l'affermazione di un diritto che altri non hanno.