lunedì 4 gennaio 2021

Beitar Gerusalemme, un chiaro 'no' all'invasione islamica

Gli ultras del Beitar, paladini dell'antiislamismo
Gli ultras, si sa, sono brutti, sporchi e cattivi. E basta poco per catalogarli, magari a loro insaputa. E' il caso dei tifosi del Beitar Gerusalemme, considerati dalla stampa italiana come 'razzisti' e di 'estrema destra' (che, per molti, in Israele, è quasi un complimento) e balzati inconsapevolmente alla ribalta della cronaca per avere avviato una feroce campagna contro il nuovo proprietario della società, Hamad bin Khalifa Al Nahyan, uno dei membri della famiglia reale degli Emirati Arabi Uniti.
Non una nazione qualsiasi, ma una monarchia teocratica sunnita, quello stesso islamismo che Israele vuole distruggere e cancellare dalla faccia della terra. E i tifosi del Beitar (e non solo gli ultras) non sono tifosi qualsiasi, ma i figli e i nipoti dei coloni che hanno combattuto in prima linea contro gli islamici. Come vi sentireste se voi, figli di partigiani morti per la libertà, vedeste comperare il vostro club del cuore da un manipolo di nazisti? La sostanza, in questo caso, non è molto diversa.
Ovviamente gli articoli di condanna si sono moltiplicati, i tifosi del Beitar, e del gruppo "La Familia" in particolare, vengono dipinti come esseri spregevoli e contrari a qualsiasi tentativo di avvicinare ebrei e musulmani.
La sensazione, nettissima, è che i fautori dell'Islam abbiano trovato uno splendido modo per propagandare il proprio 'credo'. Ormai la violenza e il terrore sono cose del passato. Perché sprecare uomini e ordire piani terroristici, quando si può conquistare il nemico senza colpo ferire? E se l'Europa è conquistabile con l'invasione di clandestini e altri migranti arabi con donne gravide al seguito (o, meglio ancora, ingravidando quelle occidentali, sai che gusto e che sensazione di superiorità?), con gli assai più ispidi e organizzati l'Islam può insinuarsi in maniera più subdola, quella del mondo del calcio (peraltro presente anche in Europa). Affascinare e incantare, come in un capitolo della Bibbia, i tifosi con promesse di ricchezza e facili vittorie a suon di petrodollari, e intanto far loro accettare un'altrimenti scomoda presenza islamica, un Cavallo di Troia infilato nelle abitudini e nel quotidiano del vivere comune.
Questo, gli ultras de "La Familia" evidentemente lo hanno capito. Chi gli arabi li ha combattuti con le armi certamente non è disposto a farsi incantare da un pugno di dollari. Per questo mi schiero al fianco dei ragazzi del Beitar, e mi auguro che, anche grazie alla loro coraggiosa scelta, nasca un nuovo 'rinascimento' nazionalista, che rifugga da ogni compromessa e non ceda alle tentazioni di chi vuole trasformare la nostra terra in Eurabia.