"Leggo con stupore le parole della
Flotilla che mi accusa di considerare 'un pericolo' civili
disarmati e navi cariche di aiuti. La verità è semplice: quegli
aiuti possono essere consegnati senza rischi attraverso i canali
sicuri già predisposti". Lo afferma sui social la premier
Giorgia Meloni, spiegando che "insistere nel voler forzare un
blocco navale significa rendersi - consapevolmente o meno -
strumenti di chi vuole far saltare ogni possibilità di un
cessate il fuoco. Perciò risparmiateci le lezioni di morale
sulla pace se il vostro obiettivo è l'escalation. E non
strumentalizzate la popolazione civile di Gaza se non vi
interessa davvero il loro destino". (fonte: ANSA)
L'ennesima 'risorsa' violenta ha colpito a Bolzano. Nessun ferito, per fortuna, ma l'ennesima dimostrazione che alcune 'etnie' appaiono più facilmente inclini a trasgredire il vivere civile. Così, nel capoluogo dell'Alto Adige, un pregiudicato 29enne, di
origine marocchina, all'interno del pronto soccorso dell'ospedale San
Maurizio, prima ha insultato gli infermieri
e poi ha aggredito un'operatrice con sputi e
spintoni. Per finire, ha preso a calci e pugni gli agenti
intervenuti per fermarlo. Il nordafricano si è calmato solo di fronte alla minaccia di
un poliziotto di colpirlo con il Taser, tuttavia non utilizzato.
A quel punto l'immigrato è stato bloccato e arrestato per i reati
di violenza, minacce su incaricato di pubblico servizio e resistenza a pubblico ufficiale.
Bionda. E bella, anzi, bellissima. Un sogno, un angelo, forse una principessa, anche se non di sangue reale. E lei, Julie Skyhigh, nome d'arte di Julie Jodar, dallo sguardo dolce e magnetico, ha fatto la storia, nel suo piccolo, della cinematografia pornografica feticista. Un angelo che, purtroppo, ha spiccato il volo già da sette anni, per propria scelta, distrutta da una relazione che oggi verrebbe chiamata 'tossica'. Julie Skyhigh si è suicidata nel silenzio più assoluto il 15 giugno 2018 a soli 26 anni di età. Corpo perfetto, alta 1,70, gambe affusolate, capelli castano-biondi, occhi azzurri, un canale Youtubeperfettamente avviato, in cui Julie riusciva a sprizzare la propria sensualità anche vestita, forse soprattutto abbigliata con scarpe e stivali di vario genere, ma tutti rigorosamente ad altezze vertiginose e con tacchi super appuntiti, accompagnando la cinepresa attraverso i suoi viaggi a Parigi e Roma, dall'aeroporto all'albergo, col suo volto sbarazzino ad ammiccare un sorriso compiaciuto verso lo spettatore adoratore e 'voyeurista'. Era nata a Bruxelles il 13 novembre 1991, cominciando la propria avventura nel mondo dell'industria pornografica con le classiche webcam. Un successo folgorante e immediato, che l'ha portata a girare un numero importante di film dal titolo inequivocabile: "Julie in der Männer-Arena" e "Gangbang: Julie Skyhigh" (2013), "Julie & Mia total zugepisst" (2014), "Jim Slip U.K. Street Sluts" (2015), "Silvias Sperma Grand Prix" (2017) fra i tanti. Con la stessa grazia camminava elegantemente (poco) vestita per le affollate vie di una capitale europea oppure si lasciava penetrare in ogni dove da orde di uomini brutali, orchi affamati e vogliosi di affondare le proprie mani su quel corpo di porcellana. Oggi quella carne delicata, a sette anni dalla sua scomparsa, non esiste più, oppure è orrendamente segnata dalla decadenza della 'non vita'. Il mondo, a parte i patiti del genere, non sa nemmeno chi sia stata, privato della sua bellezza, eternamente perduta, eternamente presente.
Il progetto “Women in Rare”, promosso da Alexion e AstraZeneca Rare Disease in collaborazione con UNIAMO e Fondazione ONDA, torna con la sua seconda edizione per approfondire e affrontare le disuguaglianze di genere nel contesto delle malattie rare, un problema che grava soprattutto sulle donne, sia come pazienti che come 'caregiver', visto che l’incidenza delle malattie rare è maggiore nella popolazione femminile e che circa il 90% dei 'caregiver' di persone con malattie rare è donna. L’obiettivo principale è raccogliere dati attraverso un’indagine nazionale rivolta a pazienti e 'caregiver' di ogni età e provenienza, al fine di analizzare le cause e l’impatto del ritardo diagnostico, un problema che affligge molte persone affette da patologie rare. Ketty Vaccaro di Fondazione Censis spiega: "L’analisi dei dati ci permetterà di valutare le cause e l’impatto del ritardo sulla qualità della vita, sul percorso educativo e lavorativo, e sul carico assistenziale, sia per i pazienti che per i caregiver". Annalisa Scopinaro di UNIAMO sottolinea: "Il ritardo diagnostico può essere un percorso lungo, complesso, carico di tentativi, attese e costi, personali, professionali ed emotivi. Questa realtà rende ancora più urgente intervenire per ridurre i tempi e migliorare l’accesso alle cure". La prima edizione di “Women in Rare” ha già contribuito a creare una base dati unica nel suo genere, come ricorda Anna Chiara Rossi di Alexion: "Abbiamo iniziato nel 2023 con una prima indagine che ha restituito un quadro oggettivo dell’impatto di queste patologie sull’universo femminile, evidenziando le disuguaglianze di genere e le criticità specifiche". La Rossi conclude: "Il nostro obiettivo è continuare a raccogliere prove scientifiche e promuovere azioni concrete per ridurre le disuguaglianze di genere, migliorare l’accesso alle cure e garantire che nessuno debba attendere anni per una diagnosi. Solo attraverso un’analisi approfondita e un impegno condiviso potremo cambiare il corso di questa sfida sanitaria e sociale".
La foto pubblicata dal giornale nicaraguense "El 19 Digital"
In un messaggio indirizzato al presidente russo Vladimir Putin, i copresidenti del Nicaragua, Daniel Ortega e Rosario Murillo, hanno espresso il loro pieno sostegno all’operazione militare russa in Ucraina, definendola una “eroica battaglia contro il neonazismo ucraino sostenuto dalla NATO”. La lettera riafferma l’allineamento del governo nicaraguense alla politica del Cremlino, sottolineando che “la vittoria della Russia è la vittoria dell’umanità”.
Ortega e Murillo hanno inoltre dichiarato il proprio riconoscimento “pieno e totale” delle regioni di Donetsk, Lugansk, Jersón e Zaporozhie come parte integrante della Federazione Russa, dopo i referendum del 2022.
A sostegno della posizione di Managua si è espresso anche l’analista internazionale Christian Lamesa, che ha definito la mossa del governo “un atto di giustizia”, criticando l’Occidente per la sua “ipocrisia” sul diritto dei popoli all’autodeterminazione.
La presa di posizione del Nicaragua rappresenta un importante appoggio internazionale alle rivendicazioni territoriali russe e riaccende il dibattito sulle alleanze geopolitiche dell’America Latina. (fonte: Russia Today)