venerdì 18 agosto 2017

Barcellona, fino a un anno fa gridavano "Vogliamo accogliere"

Il manifesto di "Volem accollir"
L'orrore e lo sdegno che la strage di Barcellona ha portato con sé presto lasceranno lo spazio alla consuetudinaria e platonica risposta dei 'turisti della condanna'. Già in corso gli applausi di commemorazione, le lacrime, gli orsacchiotti e i fiori depositati sul luogo dell'incidente, ci aspettiamo presto il minuto di silenzio e una marcia 'congiunta' di cristiani e musulmani, con i secondi ovviamente rappresentati da un numero sparuto di persone, magari con un imam di facciata in testa.
Nel frattempo, intanto, l'invasione silenziosa degli africani in Europa continua imperterrita e, una volta tanto che il governo italiano ne combina una giusta, promulgando il codice di comportamento che tutte le Ong sarebbero obbligate a firmare, e che perfino parte dell'Europa comincia a comprendere, ecco che ora è l'ONU a metterci i bastoni fra le ruote, con le proteste al riguardo del cileno Felipe Gonzalez Morales. Non a caso un 'americano', espressione di un Paese che, di certo, i problemi dell'invasione islamica non li vive sulla propria pelle e che ora, nuovo obiettivo, punta a realizzare uno dei sogni dell'estrema sinistra transnazionale: organizzare un grande dibattito Onu che cancelli la differenza tra rifugiati e migranti per motivi economici.
Intanto vale la pena anche sottolineare come, a subire attentati, sia solo quella parte d'Europa più debole e 'accogliente', quella che ha accettato una presenza fissa, sempre più invasiva e numerosa di persone dalla fede islamica, con moschee, scuole e financo tribunali islamici. La Spagna è solo l'ultima area colpita dopo Francia, Belgio, Germania e Gran Bretagna. Paesi molto più giovani dal punto di vista democratico, ma evidentemente assai più consapevoli della propria identità, come quelli dell'Est europeo, sono finora riusciti a evitare la mistificazione dell'accoglienza a tutti i costi. Ungheria, Polonia, Romania, Repubblica Ceca, Slovacchia e Russia sono in prima linea nella lotta all'accoglienza, e i loro leader sono apprezzati e sostenuti a spada tratta da popoli ancora convinti che la propria identità e i propri valori siano superiori alla necessità di un meticciamento indiscriminato e senza senso.
Solo l'anno scorso era stata proprio Barcellona a esprimere tutto il proprio sostegno all'immigrazione indiscriminata con la marcia "Volem accollir" ("vogliamo accogliere" in catalano), con il sindaco Ada Colau (negli anni '90, attivita contro la Guerra del Golfo) a esprimere il desiderio che la città "si trasformi nella capitale della speranza e della difesa dei diritti umani". Presente ovviamente tutta la sinistra estrema, quella che definisce le operazioni della polizia italiana presso la Stazione Centrale di Milano 'rastrellamenti etnici'. Lo sottolinea, per esempio, il centro sociale Tpo (Teatro Polivalente Occupato) di Bologna: "...Bisogna costruire una nuova cittadinanza transnazionale accogliente, connettendo le piazze statunitensi contro il MuslimBan e i muri di Trump con le strade di Barcellona che scandiscono a gran voce “Volem Accollir”, i migranti che abbattono le frontiere con i percorsi autorganizzati di accoglienza e lotta...". Il sangue dei morti di Barcellona e degli europei uccisi dal terrorismo passato, presente e futuro non può non ricadere anche su chi propugna idee del genere, su chi l'invasione islamica favorisce e la proclama come un valore fondamentale della nostra società.

I manifestanti di "Volem accollir"