domenica 2 marzo 2025

Zelensky, tutte le 'gaffe' pronunciate alla Casa Bianca

La copertina del New York Post
Il Re è nudo: Volodymyr Zelensky ha perso tutta la propria credibilità nel confronto-scontro con Donald Trump, in cui si è palesata sia la sua pochezza diplomatica che la sua scarsità di uso della logica.
Ospite del paese più potente del mondo, quello che più di ogni l'ha aiutato economicamente e militarmente nella sua lotta 'spintanea' contro la Russia.
Peccato che gli Stati Uniti, dichiaratamente e senza nascondersi, siano da tempo alla ricerca di una soluzione pacifica, che peraltro dovrebbe essere quella più auspicata da tutto il mondo democratico. Cessare le ostilità e chiudere con lo sterminio dei militari, e dei civili, coinvolti nella guerra, siano essi ucraini o russi. E' la posizione ufficiale di Trump, ribadita nel corso della conferenza stampa congiunta, quello poi sfociata nell'ormai famosa lite passata alla storia fra i due leader politici.
Asserire che Vladimir Putin sia un assassino e un criminale non è stato certamente un ottimo 'incipit', visto che il russo dovrebbe essere l'altra parte a sedersi a un eventuale tavolo della pace. Una posizione che ha suscitato le ironie di Trump: "Vedete? Lui lo odia, è evidente che non si piacciono" ha detto beffardamente Mr. President indicando con le mani l'omino vestito nella sua consueta mimetica (senza mai essere stato a combattere al fronte).
E ancora, continuare a mettere come condizione pregiudiziale per la pace l'ennesimo aiuto militare americano non ha fatto certamente un bell'effetto. Sono ormai tre anni che l'Ucraina vive nel polmone artificiale degli aiuti occidentali, e sono tre anni che gli ucraini continuano a perdere terreno, armi e uomini.
Il fondo Zelensky lo ha però toccato al 40' di 'gioco', quando ha cominciato a sproloquiare, guardando dall'alto in basso, come se fosse un suo suddito, il vicepresidente degli Stati Uniti, JD Vance. Ergendosi a pari di Trump, dimentico della sua posizione, Zelensky ha redarguito Vance: non siete mai stati in Ucraina, non sapete come stiano le cose, voi seguite la propaganda russa, ripetete quello che dice Putin. Una serie di frasi che definire offensive sarebbe poco.
A quel punto è scattata la dura replica di Vance. Trump ha lasciato fare per qualche secondo, indeciso sul come agire. Poi è però arrivata l'ennesima illogica affermazione di Zelensky, che è giunto a proferire una velata minaccia. Il succo del discorso era che fosse solo grazie alla presenza ucraina che gli Stati uniti potessero dormire sonni tranquilli, altrimenti loro sarebbero stati i prossimi. Senza ulteriori specificazioni, se fossero i russo a minacciare gli USA o forse degli ucraini scontenti, o qualsiasi altra cosa.
A quel punto il leader della nazione che sta tenendo in vita la tua insignificante nazione, e senza il cui aiuto saresti morto e sepolto con la tua cricca da almeno due anni, è esploso, peraltro senza trascendere più di tanto, ma ricordando semplicemente a Zelensky di non potersi permettere di usare certe frasi a casa di Trump e degli americani.
Trump ha quindi rimesso il soldatino di stagno ucraino al proprio posto, assicurandosi anche il plauso degli americani più filo-ucraini e anti-trumpiani, toccati nel vivo dell'orgoglio dello Zio Sam.
Distrutto politicamente e umanamente, poche ore dopo Zelensky incassava l'appoggio (nemmeno totale) dei politicanti europei, anch'essi sempre più scollegati da una realtà nella quale l'Unione Europea non rappresenta più nulla.
Il tam-tam del 'mainstream' ha infatti già cominciato a battere la grancassa europea, i giornali del potere stanno tentando di aggrapparsi con le unghie al muro bellicista della 'demagocrazia' filoccidentale.
La tenda a ossigeno ucraina è però sempre più vuota, sebbene dopo la morte (politica, per ora) di Zelensky sia pronta ad accogliere anche quella dei rappresentanti europei.