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sabato 17 maggio 2025

Non c'è bisogno di Giorgia al tavolo dei Morti Viventi

Il tavolo dei 'volonterosi': non pare l'ultima cena? (immagine Corriere)
Il can-can sollevato, è bene dirlo, soltanto a Sinistra, a causa dell'assenza ai colloqui di Tirana che hanno visto alcuni dei cosiddetti 'leader' europei partecipanti al gruppo degli altrettanto cosiddetti 'volenterosi' a fianco, fa il paio con l'atteggiamento guerrafondaio tenuto dal PD e dai suoi amichetti in questi anni di conflitto russo-ucraino.
Quando c'è da sposare una qualsiasi tesi, si può stare certi che, da quelle parti, 'cannino' malamente qualsiasi posizione.
Dopo essersi trasformati in 'partito della guerra' cercando di attaccarsi al treno europeo e al pupazzo animato di Rimbam-Biden, la Sinistra italica si è gettata a capofitto nel sostegno al 'fiden alleaten' Volodymyr Zelensky.
Da questo punto di vita, Giorgia Meloni, non è stata da meno ma, seppur un filino troppo tardi, ha avuto il buon gusto di battere in ritirata comprendendo, e non ci voleva molto, come il quadro internazionale, con l'arrivo di Donald Trump alla Casa Bianca, fosse completamente cambiato.
Il gruppo dei Volonterosi ormai è ridotto da un'accozzaglia di Dead Men Walking, politici rigettati in patria, primo fra tutti un Emmanuel Macron che ormai non sa più a cosa attaccarsi per giustificare la propria permanenza a una leadership che, inevitabilmente, perderà con le prossime elezioni, e umiliato in mondovisione da Trump nella famosa scenetta del 'cadreghino' in Vaticano. Il cancelliere tedesco Friedrich Merz, unico nella storia della democrazia tedesca a non essere approvato dal Bundestag alla prima tornata di votazioni, fa il paio, cercando di mettersi nella scia della connazionale Ursula Von der Leyen, classica esponente dei poteri forti delle banche mondiali e zerbino conclamato dei 'neocon' americani. Che dire poi di Keir Starmer, primo ministro inglese anche lui alle prese con un'ondata di proteste interne e costretto a ribaltare la propria politica 'sinistrorsa' trasformandosi in un Nigel Farage qualunque nei confronti dei lavoratori provenienti dall'estero? Per non parlare del polacco Donald Tusk, altro personaggio pronto alla 'defenestrazione' alle prossime elezioni polacche.
Bene ha fatto la Meloni a non mischiarsi con simili personaggi, e primo fra tutti Zelensky, ormai disprezzato in patria sia da coloro che la guerra la vorrebbero continuare 'fino all'ultimo ucraino' e che lo vedono quasi come un traditore della Patria, sia da coloro che da tempo vorrebbero che la si finisse con il suono delle bombe, con Kiev da tempo condannata alla sconfitta, inutilmente protesa a un confronto alla pari con Mosca che non può avere e che non le compete.
Un'apertura saggia e importante, quella del primo ministro italiano, alla ricerca di future rinnovate partnership con Mosca, vero punto di riferimento fondamentale per un nuovo sviluppo dell'economia italiana e continentale. Un continente che, però, non può certo sentirsi rappresentato dall'accozzaglia di politicanti ritrovatisi a Tirana. Meglio restarne fuori e non sporcarsi le mani.

domenica 2 marzo 2025

Zelensky, tutte le 'gaffe' pronunciate alla Casa Bianca

La copertina del New York Post
Il Re è nudo: Volodymyr Zelensky ha perso tutta la propria credibilità nel confronto-scontro con Donald Trump, in cui si è palesata sia la sua pochezza diplomatica che la sua scarsità di uso della logica.
Ospite del paese più potente del mondo, quello che più di ogni l'ha aiutato economicamente e militarmente nella sua lotta 'spintanea' contro la Russia.
Peccato che gli Stati Uniti, dichiaratamente e senza nascondersi, siano da tempo alla ricerca di una soluzione pacifica, che peraltro dovrebbe essere quella più auspicata da tutto il mondo democratico. Cessare le ostilità e chiudere con lo sterminio dei militari, e dei civili, coinvolti nella guerra, siano essi ucraini o russi. E' la posizione ufficiale di Trump, ribadita nel corso della conferenza stampa congiunta, quello poi sfociata nell'ormai famosa lite passata alla storia fra i due leader politici.
Asserire che Vladimir Putin sia un assassino e un criminale non è stato certamente un ottimo 'incipit', visto che il russo dovrebbe essere l'altra parte a sedersi a un eventuale tavolo della pace. Una posizione che ha suscitato le ironie di Trump: "Vedete? Lui lo odia, è evidente che non si piacciono" ha detto beffardamente Mr. President indicando con le mani l'omino vestito nella sua consueta mimetica (senza mai essere stato a combattere al fronte).
E ancora, continuare a mettere come condizione pregiudiziale per la pace l'ennesimo aiuto militare americano non ha fatto certamente un bell'effetto. Sono ormai tre anni che l'Ucraina vive nel polmone artificiale degli aiuti occidentali, e sono tre anni che gli ucraini continuano a perdere terreno, armi e uomini.
Il fondo Zelensky lo ha però toccato al 40' di 'gioco', quando ha cominciato a sproloquiare, guardando dall'alto in basso, come se fosse un suo suddito, il vicepresidente degli Stati Uniti, JD Vance. Ergendosi a pari di Trump, dimentico della sua posizione, Zelensky ha redarguito Vance: non siete mai stati in Ucraina, non sapete come stiano le cose, voi seguite la propaganda russa, ripetete quello che dice Putin. Una serie di frasi che definire offensive sarebbe poco.
A quel punto è scattata la dura replica di Vance. Trump ha lasciato fare per qualche secondo, indeciso sul come agire. Poi è però arrivata l'ennesima illogica affermazione di Zelensky, che è giunto a proferire una velata minaccia. Il succo del discorso era che fosse solo grazie alla presenza ucraina che gli Stati uniti potessero dormire sonni tranquilli, altrimenti loro sarebbero stati i prossimi. Senza ulteriori specificazioni, se fossero i russo a minacciare gli USA o forse degli ucraini scontenti, o qualsiasi altra cosa.
A quel punto il leader della nazione che sta tenendo in vita la tua insignificante nazione, e senza il cui aiuto saresti morto e sepolto con la tua cricca da almeno due anni, è esploso, peraltro senza trascendere più di tanto, ma ricordando semplicemente a Zelensky di non potersi permettere di usare certe frasi a casa di Trump e degli americani.
Trump ha quindi rimesso il soldatino di stagno ucraino al proprio posto, assicurandosi anche il plauso degli americani più filo-ucraini e anti-trumpiani, toccati nel vivo dell'orgoglio dello Zio Sam.
Distrutto politicamente e umanamente, poche ore dopo Zelensky incassava l'appoggio (nemmeno totale) dei politicanti europei, anch'essi sempre più scollegati da una realtà nella quale l'Unione Europea non rappresenta più nulla.
Il tam-tam del 'mainstream' ha infatti già cominciato a battere la grancassa europea, i giornali del potere stanno tentando di aggrapparsi con le unghie al muro bellicista della 'demagocrazia' filoccidentale.
La tenda a ossigeno ucraina è però sempre più vuota, sebbene dopo la morte (politica, per ora) di Zelensky sia pronta ad accogliere anche quella dei rappresentanti europei.

sabato 1 marzo 2025

Zelensky attaccato al muro della Casa Bianca, Trump lo fa a pezzi

La smorfia di Zelensky durante il primo attacco di Vance
Una figura ingloriosa quella rimediata da Volodymyr Zelensky alla Casa Bianca, in quello che doveva essere l'incontro che avrebbe dovuto rilanciare i suoi propositi bellicisti nei confronti della Russia.
La visita del leader ucraino a Donald Trump si rivela così in un clamoroso autogol, che arriva, forse deciso o forse preordinato al 40' di un tempo durato poco più di 49', nella conferenza stampa congiunta prima del confronto bilaterale.
Qualche stoccata era già volata, tra farfugliamenti dell'una e dell'altra parte, con Trump che cercava di mordersi la lingua mentre Zelensky sparava a zero nei confronti di Vladimir Putin. "E' un criminale, un killer, un assassino", sproloquiava l'ucraino, con al proprio il ministro degli esteri, e l'ambasciatrice ucraina a Washington, oltre a due traduttori. "Nel 2014 io non c'ero', con me Putin ha sempre mantenuto la parola", replicava Trump, e lì era Zelensky a roteare gli occhi contrariato.
Dal pubblico dei giornalisti una domanda a Trump: "Ma lei se la sentirebbe di dire di appoggiare maggiormente l'Ucraina rispetto alla Russia?". "Io sono nel mezzo" la risposta tranquilla, con la spiegazione di voler evitare un bagno di sangue e la necessità di chiudere la guerra perché, ha ribadito Trump "io sono un uomo d'affari".
Fin qui, tutto nella normale diatriba di posizioni distanti ma non inconciliabili. Alla sinistra del presidente americano JD Vance e Marco Rubio. Uscita forse improvvida del primo, quando parla di voler impedire la totale distruzione delle città ucraine. "Le nostre città non sono distrutte", la replica di Zelensky, "le case sono in piedi, la gente ci vive e ci lavora, i bambini vanno a scuola, a volte magari nelle metropolitane se c'è rischio, ma viviamo una vita normale. Quello che dite voi è quello che dice la Russia", il senso delle parole di Zelensky.
Quindi la stoccata che fa scoppiare la bomba: "Putin con noi ha firmato 'cessate il fuoco' e non li ha mai rispettati, scambi di prigionieri che non ha mai rispettato. Che tipo di diplomazia pensate di poter usare con una persona del genere?". A questo punto è Vance a fare esplodere la miccia: "Noi pensiamo di usare quel tipo di diplomazia che salverà il suo Paese dalla distruzione", immediatamente seguita dall'accusa di mancanza di rispetto per il presidente e gli Stati Uniti.
A questo punto è intervenuto lo stesso Trump, mentre lo sguardo di Zelensky si faceva tra lo stralunato e l'imbambolato. "Stai giocando con la vita di milioni di persone e stai rischiando la Terza Guerra Mondiale" e "senza le nostre armi e i nostri soldi non saresti durato due settimane", mentre, balbettando, Zelensky replicava ironico, "sì, certo, tre giorni, come diceva Putin". A quel punto, dopo un momento in cui la discussione è parsa trascendere fino a oltre le parole, la conferenza stampa si è avviata alla conclusione. Un colpo con il palmo della mano da parte di Vance sul braccio di Trump, il pollice verso l'alto di un Zelensky pallido e imbarazzato.
C'è chi assicura che il litigio sia proseguito nel bilaterale. Di sicuro non c'è stato alcun accordo sulle terre rare ucraine e cc'è già chi parla di una possibile decisione di Trump di tagliare, o addirittura interrompere, ogni aiuto a Kiev.

giovedì 20 febbraio 2025

Trump mette Zelensky al muro: "Comico modesto e dittatore non eletto"

Un'immagine di Donald Trump tratta dal "New York Post"
Inarrestabile Donald Trump, come da tradizione ma anche più di quanto era plausibile attendersi. Il neopresidente degli Stati Uniti entra a gamba tesissima in quella politica internazionale nella quale Joe Biden appariva tentennante come il Parkinson che pareva condizionarne i movimento del capo.
L'uomo del MAGA mette l'Europa e l'Ucraina di fronte alle proprie responsabilità. 'Il Re è nudo', si potrebbe dire, senza èiù scuse.
Davanti alla platea di investitori della Future InvestmentInitiative, a Miami, Trump non si è tirato indietro, esprimendo quello che tanti hanno pensato in questi anni, in cui la cosiddetta 'morale comune' e la demagogia occidentale serviva come piatto pronto: la Russia 'cattiva' avrebbe aggredito l'Ucraina. E da qui una guerra con migliaia di morti, questo l'unico dato certo, e drammatico.
Volodymyr Zelensky, ha detto il presidente americano, parlando del leader ucraino, ancora in carica sebbene il proprio mandato presidenziale sia abbondantemente scaduto, sarebbe un "comico di modesto successo" e un "dittatore non eletto" che "si rifiuta di indire elezioni" e che dovrebbe "muoversi rapidamente se non vuole perdere il Paese che gli è rimasto" perché "la guerra sta andando nella direzione sbagliata. Io amo l'Ucraina, ma Zelensky ha fatto un lavoro terribile".
Trump ha avuto parole dure anche per l'Europa: "Sarebbe meglio che si occupasse di immigrazione con più intelligenza e con più forza, prima che sia troppo tardi".
Infine una stoccata interessante anche ai lavoratori in 'smart working', una condizione curiosa, che anche in Italia ha provocato molti danni a tante cittadine che sul movimento del lavoro fondavano la propria economia. "Ho visto alcuni grandi uomini d'affari - ha commentato Trump - dire che stiamo tornando assolutamente indietro. Non si può lavorare da casa. Non lavorano, vanno a giocare a tennis, giocano a golf o fanno altri lavori, ma non lavorano. Non puoi costruire una compagnia o un Paese in questo modo".

lunedì 26 febbraio 2024

Il diktat di Zelensky all'Italia: "Togliete il visto ai filo-putiniani"

La 'home page' del sito del "Corriere della Sera"
Per l'ennesima volta, il leader di una nazione straniera, l'Ucraina, peraltro fra le più corrotte del mondo, si permette il lusso di andare a emanare ordini in casa d'altri. Nell'occasione, l'Italia, supina compagna di viaggio della folle guerra da cui l'Ucraina non riesce a sganciarsi perché avviluppata mani e piedi al 'boss' americano.
Era poco più di un anno, nel mese di febbraio 2023, che ancora Volodymyr Zelensky si era permesso di 'fare le pulci' agli italiani, condannando senza mezzi termini una battuta (ma nemmeno troppo) di un Silvio Berlusconi alla fine della sua vita, ma ancora lucido nell'osservare il quadro delle vicende politiche mondiali.
Una visione che, per molti dei giornalisti 'servi' del 'mainstream' mediatico odierno, un anno dopo, sarebbe stata considerata delirante. E invece proprio Sua Emittenza, correva il 12 febbraio 2023, non nascose che, da presidente del Consiglio, non avrebbe incontrato Zelensky (come invece ha fatto Giorgia Meloni) e che comunque "bastava che cessasse di attaccare le due repubbliche autonome del Donbass e il conflitto non sarebbe accaduto". Zelensky era stato lapidario. Anzi, offensivo, pur alla presenza del presidente del Consiglio di un Paese che gli si dichiarava fin troppo amico. "Io credo che la casa di Berlusconi non sia mai stata bombardata, mai siano arrivati con i carri armati nel suo giardino", osserva il presidente in guerra, come a dire che altrimenti il Cavaliere non avrebbe mai tuonato contro di lui le parole pronunciate solo pochi giorni prima (fonte ANSA).
Poche ore fa l'ennesima clamorosa ingerenza, durante il G7 di scena a Kiev, nella conferenza stampa tenuta dopo l'accordo sottoscritto proprio con l'Italia che prelude a tutta una serie di aiuti provenienti dal nostro Paese.
Come nel caso della replica a Berlusconi, di fronte al sorriso italico arriva lo sputo nella mano protesa di chi, almeno a parole e sorrisi, sostiene di volerlo aiutare: "La premier Giorgia Meloni senza dubbio sostiene l'Ucraina, l’ho appena incontrata in veste di presidente del G7 e abbiamo anche firmato l'accordo di cooperazione bilaterale. Le siamo immensamente grati. Sappiamo però che in Italia ci sono tanti filo-putiniani e in Europa anche. Stiamo preparando una loro lista, non solo riguardo all’Italia, da presentare alla Commissione europea" (fonte Corriere.it). "E' fuori di dubbio che Giorgia Meloni sia "dalla parte dell'Ucraina". Ma in Italia "ci sono molti pro-Putin, e prima di tutto dovreste cancellare loro i visti" e "mandarli via" (fonte ANSA).
Inoltre: a chi si riferiva Zelensky? Ai russi residenti in Italia, che pagano regolarmente le tasse e vivono e lavorano quotidianamente al nostro fianco? Quale sarebbe il reato da loro commesso? Probabilmente lo stesso reato d'opinione esistente nel suo Paese, l'Ucraina, ovvero pensarla diversamente dalle linee imposte dal regime di Kiev. O, addirittura peggio, si riferisce ai cittadini italiani che, legittimamente, ritengono l'Ucraina connivente e alleata degli Stati Uniti, nelle provocazioni che hanno obbligato la Russia a intervenire militarmente per recuperare territori russofoni che, più o meno arbitrariamente, definisce propri? E, come nel caso delle offese a Berlusconi, anche in questo profondi silenzi da parte delle istituzioni italiche. 
Insomma, Zelensky fa i conti in tasca ancora una volta a una nazione che dovrebbe essergli amica, e che continua a reggerli pateticamente il moccolo con evidenti scopi di interesse economico nella ricostruzione post-bellica (se e quando ci sarà un 'post'), non certo per presunti ideali di pseudo-democrazia vestita da spirito occidentale e filo-americano.

domenica 19 febbraio 2023

Brescia senza vergogna, ennesimo affronto alla cultura russa

L'articolo del quotidiano "Brescia Oggi"
L'ennesima vergogna italica ostracista nei confronti della Russia arriva da Brescia, da dove arriva la cancellazione dell'esibizione del grande pianista russo Denis Matsuev, 'colpevole' di sostenere le ragioni del regime di Vladimir Putin nella guerra di invasione dell'Ucraina, sostenuta da un altro regime, quello di Volodymyr Zelensky.
Non è la prima volta che l'Italia si arroga il diritto di condannare presunti 'crimini di pensiero'. "Lui sta con chi uccide", dice il sindaco di Brescia, Emilio Del Bono, dimentico che anche l'Italia sta con chi uccide, fornendo armi alle bande ucraine che da anni si sono rese protagoniste di crimini nei confronti della parte russofona della popolazione ucraina. E non è un caso che due illustri artisti ucraini, il ballerino Serghei Polunin e la pianista Valentina Lisitsa, si siano più volte espressi a favore dell'invasione russa, gettando nel grave imbarazzo il mondo politico-culturale occidentale, che contro di loro si è ovviamente gettato a capofitto, escludendoli da qualsiasi manifestazione li vedesse protagonisti.
In ogni caso, nulla di nuovo: per l'Italia non è che l'ennesima dimostrazione di una politica ormai completamente asservita agli interessi di quell'Europa che ha deciso di essere schiava e pupazzo degli Stati Uniti e della NATO, senza dimenticare il continuo invio di armi, pateticamente definito 'a scopo difensivo', quando è ovvio che quei proiettili contribuiscano in maniera determinante a uccidere quegli stessi russi che forse abbiamo incrociato in tanti dei nostri viaggi a Mosca, San Pietroburgo e tante altre città e luoghi che hanno fatto o fanno parte indelebile della nostra vita personale, sociale e culturale.
Leggi anche: le minacce del sindaco di Milano, Beppe Sala, a Valerij Gergiev

mercoledì 15 febbraio 2023

Berlusconi lucido sul conflitto ucraino: "Zelensky non doveva attaccare il Donbass"

Silvio Berlusconi (foto profilo Instagram)
Silvio Berlusconi
invecchiando migliora, proprio come il vino. Le sue frasi contro l'atteggiamento di Giorgia Meloni nei confronti del leader ucraino, Volodymyr Zelensky, ovviamente criticate e vituperate da tutto il panorama del conformismo politico italiota, hanno rispolverato il 'Sua Emittenza' più lucido, quello che, da solo, ha inventato un nuovo di fare politica e società.
Dopo mesi di 'scendilettismo' da parte dei politici italiani ed europei, compreso quell'Antonio Tajani, compagno di partito, uno dei fautori più accesi del sostegno alla guerra in Ucraina, ecco finalmente un ragionamento tanto semplice quanto scontato, una consequenzialità logica che anche un bambino dell'asilo non farebbe fatica a scandire: "Giudico molto molto negativamente questo signore", dove il termine 'signore' indica ovviamente il 'pupazzo' ucraino nelle mani del governo americano in primis, utile marionetta belligerante spina nel fianco, 'casus belli' per poter allargare l'Unione Europea, la NATO e poter destabilizzare in maniera indisturbata i fragili equilibri continentali.
"Io a parlare con Zelensky, se fossi stato il presidente del Consiglio, non ci sarei mai andato, perché stiamo assistendo alla devastazione del suo paese e alla strage dei suoi soldati e dei suoi civili". Parole chiare, che indicano nient'altro che la verità di una guerra folle,che Putin avrebbe già concluso senza l'ostinata e (apparentemente) incomprensibile resistenza dei Paesi cosiddetti 'occidentali'.
Berlusconi torna anche, per qualche momento, imprenditore: "Per arrivare alla pace, il signor presidente americano dovrebbe prendersi Zelensky e dirgli: 'È a tua disposizione dopo la fine della guerra un piano Marshall per ricostruire l'Ucraina dal valore di 6, 7, 8, 9 mila miliardi di dollari, a una condizione: che tu domani ordini il cessate il fuoco, anche perché noi da domani non vi daremo più dollari e non ti daremo più armi'". Un gigante. In chiusura, la visione storica e di politica internazionale, quella che praticamnte nessun telegiornale ha spiegato, ma che invece è l'unica reale: "Stiamo assistendo alla devastazione del suo paese e alla strage dei suoi soldati e dei suoi civili - dice Berlusconi riferendosi a Zelensky -. Sarebbe bastato che non attaccasse le due repubbliche autonome del Donbass e questo non sarebbe accaduto”.
Il giorno dopo l'inevitabile correzione di tiro, per non perdere terreno nei confronti di alleati e nemici. Ma la stoccata è partita, e ha colpito nel segno.

martedì 7 febbraio 2023

Festival di Sanremo, l'ironia della Zakharova: "Zelensky poteva vincere con un rap"

Maria Zakharova (foto profilo Facebook Min. Esteri Russia)
Il Festival di Sanremo ha bisogno di polemiche per sopravvivere, vista la pochezza artistica che da sempre ha espresso attraverso le proprie proposte musicali.
Sanremo sta all'Italietta ignorante come una domenica di calcio sta al mondo dello sport o il mare di Rimini sta a quello della Sardegna.
Tant'è, l'ultimo gradino, dopo l'esibizionismo gratuito e volgare di pseudoartisti cresciuti in finte periferie e costruiti da case discografiche a corto d'idee, è stato quello del politico straniero, in arte Volodymyr Zelensky, 'conducator' dell'Ucraina in guerra con la Russia, 'proboscide' della 'piovra' americana in terra ex-sovietica, 'quinta colonna' del mondo globalizzato nell'ultimo fortino di un mondo antico, anche violento, a volte ottuso, quello che mischia religione a militarizzazione e presunti valori familistici.
L'ex attore promosso a rappresentante dei gruppi paramilitari neonazisti ucraini avrebbe dovuto leggere un videomessaggio strappalacrime a un popolo, quello italiano, tra i più riluttanti ad affiancare l'Ucraina nell'insensato contrattacco all'invasione russa.
Così, più che sui protagonisti musicali, il pre-festival sanremese è vissuto sulla vicenda legata al presidente ucraino che, alla fine, non apparirà in video, ma solo attraverso un messaggio, ancora non si capisce bene letto da chi. Da Chiara Ferragni? Da Amadeus? Da Paola Egonu? Il risultato sarà, probabilmente, peggiore dell'effetto sperato, fornendo spunti ad altrettante polemiche e dotato di una irresistibile 'vis comica'.
Una comicità sfruttata anche dalla portavoce del Ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, che ha espresso ironicamente la sua delusione per il mancato messaggio video di Zelensky: "Zelensky - ha scritto la Zakharova - non realizzerà un videomessaggio al Festival di Sanremo, ma invierà il testo. Beh non lo so, avrebbe anche potuto vincere questo concorso con un rap".

venerdì 27 gennaio 2023

Ucraina: esiste un'opposizione a Zelensky, parola di Medvedchuk

Viktor Medvedchuk intervistato su Russia Today
C'è anche un'Ucraina che non si riconosce in Volodymyr Zelensky e nella terribile guerra civile che si sta combattendo fra gli eserciti di Kiev e Mosca. Lo sostiene Viktor Medvedchuk, ex deputato capo dell'opposizione ucraina, arrestato e poi rilasciato dalle autorità di Kiev nell'ambito di uno scambio di prigionieri con la Russia.
Intervistato dall'organo di stampa Russia Today, Medvedchuk ha detto di stare organizzando all'estero un raggruppamento di opposizione all'attuale regime di Zelensky.
"Ho passato tutti questi mesi a mettere insieme una squadra - ha detto Medvedchuk -. Molte persone sono venute da Kiev, molte ora sono fuori dall'Ucraina, in Russia, in Europa e in Turchia. Sono pronte a continuare la lotta e a farsi sentire". Queste voci dell'opposizione "esistono", ha aggiunto Medvedchuk, osservando che "l'unità di cui parla Zelensky è un'invenzione ed è stata costruita sulle baionette". "Ci sono persone - ha proseguito l'ex deputato - che rappresentano un'altra Ucraina, un'Ucraina non 'banderista'".
Il riferimento è a Stepan Bandera, leader dell'Organizzazione dei Nazionalisti Ucraini, collaborazionista dei nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale e considerato eroe nazionale dal regime di Zelensky oltre che dai battaglioni neonazisti che affiancano l'esercito di Kiev.

giovedì 26 gennaio 2023

Zelensky a Sanremo anima la fronda del ControFestival

Carlo Freccero
La presenza del leader ucraino Volodymyr Zelensky al Festival di Sanremo, la banalizzazione del dolore della guerra, il mischiare un problema così imponente alle canzonette, sta lentamente aprendo gli occhi a quel resto dell'opinione pubblica italiana che ancora non si era completamente resa conto di come il problema della Guerra in Ucraina sia stato sfruttato oltre ogni limite da quel 'potere' italiano e internazionale che governa le nostre menti e le nostre azioni sotto la parvenza di quello che viene definito 'regime democratico'.
Nasce anche da questa vicenda la conferma dell'organizzazione, anche per il 2023, del ControFestival di Sanremo, inizialmente nato per opporsi ai grandi potentati delle etichette 'mainstream' musicali, e ora lentamente trasformatosi in un movimento di opinione contro le politiche filo NATO.
Non è un caso che il ControFestival sarà organizzato da Carlo Freccero e vedrà la partecipazione di Alessandro Di Battista, personaggi 'dissonanti' rispetto al mondo della cultura e della politica nazionali.
In piazza, tra una canzone e l’altra, si protesterà contro il video-collegamento di Zelensky al festival vero. Titolo: «No alla propaganda di morte in tv», con accuse assortite alla NATO e la possibilità, sul sito della televisione ByoBlu, di partecipare a una raccolta firme contro la presenza di Zelensky al festival 'canzonettaro'.
Mentre del ControFestival si sa ancora molto poco, se non che si svolgerà quasi certamente a Sanremo nello stesso periodo di quello ufficiale, dagli ambienti Cinque Stelle era partito un altro attacco verso il leader ucraino,tramite il blog di Beppe Grillo: "Dalle bombe alle canzoni. Anche il dolore fa spettacolo", un post di Torquato Cardilli, in cui si aggiunge: "Dimentico dei sacrifici del popolo ucraino da consumato attore di cabaret, Zelensky ha da ultimo partecipato in video alla serata di gala di Los Angeles per il Grammy Awards 2022, al convegno di Davos a cui ha inviato la sua first lady per perorare aiuto dalla crema finanziaria e speculatrice mondiale ed ha chiesto di apparire sul palcoscenico dell'Ariston, durante il festival di Sanremo, grazie alla mediazione con Amadeus condotta da Vespa che lo ha intervistato. Puro spettacolo! Forse - aggiunge Cardilli - bisognerebbe consigliargli di cominciare un rosario di scongiuri vista la fine che hanno fatto Capi di Stato che hanno concesso altrettante analoghe interviste in passato (Saddam Hussein, Gheddafi)".

martedì 22 marzo 2022

Il 'pupazzo' Zelensky e le scimmiette ammaestrate del Parlamento italiano

La foto di Zelensky nell'articolo de Il Fatto Quotidiano di oggi
Quella di oggi è la grande giornata, si fa per dire, di Volodymyr Zelensky, quella in cui un capo di stato straniero parlerà (in diretta virtuale) al nostro Parlamento chiedendo, anzi, pretendendo, un aiuto armato che ci porterebbe inevitabilmente sulle soglie di un conflitto mondiale di carattere atomico, ovvero ai bordi dell'estinzione, umana e sociale.
Difficile pensare a qualcosa di più assurdo, folle e odioso, soprattutto per parola di uno che si affanna a ogni piè sospinto a dare del pazzo all'avversario.
Il tutto con il consenso, anzi, con l'appoggio, della superpotenza d'occidente che aspira a essere globale, quegli Stati Uniti figura centrale di ogni guerra planetaria nell'ultimo secolo di storia.
Mentre le scimmiette ammaestrate del Parlamento nazionale si alzeranno in piedi all'unisono spellandosi le mani e facendo a gara fra chi applaude più forte, gli aedi del pensiero unico saranno già lì, pronti a registrare nuove ovazioni per esaltare questa nuova figura di 'bastardo senza gloria' moderno, pupazzo nelle mani del potere americano, vera figura centrale di un conflitto locale, divenuto di interesse globale per merito di pretese telecomandate da Washington.