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martedì 12 maggio 2020

La vignetta di Pubble dedicata ai profeti dell'accoglienza

La vignetta di Pubble sull'argomento Aisha
Un piccolo pensiero notturno finale, al termine di una giornata che l'Italia ha voluto dedicare a Silvia Romano.
Una giornata convulsa dal punto di vista dei social, che ha consentito a una buona fetta d'Italia di continuare a coltivare il proprio senso di superiorità morale e intellettiva, quella parte di italiani 'buoni a prescindere', capaci di coltivare i buoni sentimenti, cresciuti nel rispetto delle idee, basta che siano le proprie e nella ferma consapevolezza che quelle diverse siano soltanto il frutto di una stirpe malata, sangue marcio generato dalle peggiori dissolutezze dell'intelletto.
Come invidio le vostre certezze. Mentre voi siete lì a fare bisboccia per l'arrivo del nuovo emissario di Al Shaabab in Italia, io provo a pormi delle domande sui 'come' e sui 'perché' questo sia potuto accadere.
D'altra parte, si sa, la cultura da cui provenite non ammette la divergenza di opinioni, ed è per questo che la globalizzazione vi sta tanto a cuore. Costruire un 'mondo di eguali', un'orrenda umanità uguale a se stessa, il paradiso dei Morlock, pronti a cannibalizzare gli Eloi.
Per chiudere con un sorriso, ecco la vignetta di Pubble creata per l'occasione.
Le opinioni:
Magdi Cristiano Allam - Gian Micalessin

lunedì 11 maggio 2020

Silvia Romano, la pagliacciata di Ciampino

Silvia Romano scende dall'aereo (Il Giornale)
Forse Giuseppe Conte e Luigi Di Maio pensavano di fare una figura brillante andando a fare passerella in occasione dell'arrivo di Silvia Romano, ora Aisha, cooperante rapita dal gruppo terrorista islamico di Al Shaabab.
Il boomerang che si è invece ritorto loro contro testimonia una volta di più l'ignoranza di un Governo incapace di leggere qualsiasi tipo di situazione, anche la più semplice.
La Romano non era stata rilasciata da poche ore, e quindi c'era tutto il tempo di venire a conoscenza del 'piccolo dettaglio' di come sarebbe comparsa davanti alle telecamere, scendendo dalla famigerata scaletta di Ciampino vestita di un ampio telo verde. Nessuno le ha impedito di indossare quella che qualche telegiornale (tipo quello della superdemocratica La7) ha definito "abito tradizionale somalo".
Aisha ha sceso le scalette ripresa dai telegiornali di tutto il mondo con la veste che rappresenta l'estremismo islamico, con tanto di pettorina con la mezzaluna turca, estremo sberleffo nei confronti dell'intelligence italiana, saltata a piè pari da quella Turchia che dell'Italia non è certamente amica, come ha spiegato bene Gian Micalessin in una intervista televisiva.
Così, mentre i social arabi festeggiavano la conversione della ragazza rapita all'Islam, sulla testa di Conte e Di Maio cominciavano ad aleggiare i quattro milioni versati nelle casse di una fra le più crudeli sette terroristiche del mondo, che presto verranno usati per fare esplodere quei bambini che la giovane Aisha era andata in Africa a salvare. Una setta di cui la Romano, in pratica, è ormai diventata una sorta di emissario, ambasciatrice in Italia, testimone di quanto non sia poi così stato male trascorrere un anno e mezzo nelle mani di Al Shaabab, che sentitamente ringrazia Conte, Di Maio e i loro accoliti.

Parte dell'articolo scritto da Fausto Biloslavo per "Il Giornale" di oggi
L'apertura di oggi de "La Verità"

Aisha, Micalessin: "La vera responsabile è la Ong"

Gian Micalessin (foto Bordignon)
Silvia Romano, alias Aisha, torna miracolosamente in Italia, ma Gian Micalessin, editorialista de "Il Giornale" e inviato nei punti 'caldi' del Medio Oriente, pone in risalto, intervistato da Paolo Liguori a "Fatti e Misfatti" su TgCom24, alcuni aspetti sottaciuti dai più, quasi tutti coinvolti dalla celebrazione massima per la cooperante rapita da Al Shaabab.
"Innanzitutto bisogna dire che al costo complessivo del rapimento, un riscatto che si aggira attorno ai quattro, cinque milioni di euro, c'è il credito che abbiamo aperto con la Turchia, che non è nostra alleata né nostra amica. Ricordiamoci", prosegue Micalessin, "che Erdogan è l'uomo che in Libia cerca di estrometterci per diventare la potenza di riferimento, mettendo a rischio il lavoro dell'ENI nel Mediterraneo. Così ci siamo legati mani e piedi e ci siamo inginocchiati davanti al Sultano, che non è nostro amico, ma è avversario".
Nessuno ha poi sottolineato come la Romano si sia convertita all'islamismo in un campo gestito da Al Shaabab, una fra le più crudeli sette terroristiche del mondo, il che è ben diverso da una conversione avvenuta in Egitto o in Arabia Saudita. "E' uno dei peggiori Islam", sottolinea Micalessin, "l'Islam più crudele. Non dimentichiamoci che questa ragazza era andata in Kenya per aiutare dei bambini ed è diventata il tramite di un ricatto con cui Al Shaabab si metterà in cassa milioni di euro, con cui compirà stragi in cui moriranno uomini donne e bambini".
Micalessin sposta poi l'obiettivo su quelli che ritiene essere i veri responsabili della vicenda Romano: "Un responsabile c'è ed è la famosa Ong che l'ha spedita in un posto dimenticato del Kenya, a 80 chilometri dalla più vicina città, dove non c'era un posto di polizia, dove l'Ong non le aveva fornito una guardia di sicurezza o una scorta, l'ha abbandonata a se stessa. Questa Ong ha agito in maniera criminale ed è lei la vera responsabile. Da questo bisogna prendere una lezione per cominciare a regolamentare queste organizzazioni sorte dal nulla, che mandano giovani inesperti in giro per il mondo, in posti dove rischiano la propria vita e la sicurezza della propria nazione".

L'articolo di commento che Micalessin ha scritto per "Il Giornale" di oggi

Magdi Allam su Aisha: "Strategia per islamizzare l'Italia e il mondo"

Magdi Cristiano Allam
Magdi Cristiano Allam, intervistato da Paolo Liguori a "Fatti e Misfatti", su TgCom24 commenta la conversione di Silvia Romano, la cooperante rapita da Al Shaabab, e ritornata 'travestita' da musulmana all'aeroporto di Ciampino. "L'Islam è una realtà a cui si può aderire, ma dalla quale non si può uscire" inizia lo scrittore e giornalista egiziano naturalizzato italiano e convertito al cristianesimo, "in quanto tale atto viene considerato alto tradimento, sia dal punto di vista morale che giuridico".
Allam entra poi nella vicenda della Romano, ora diventata 'Aisha', nella nuova versione islamica. "Nel caso di Silvia Romano ci troviamo di fronte a una conversione che non può essere considerata libera, perché nelle mani di un gruppo terroristico responsabile di efferati crimini, una conversione come minimo auspicata per beneficiare di un trattamento diverso. In un altro contesto si sarebbe correttamente indicato il reato di plagio, perché si tratta di una conversione avvenuta in condizioni di prigionia".
Allam entra poi nella situazione che lega direttamente Al Shaabab al terrorismo militante e al ruolo svolto dalla Turchia nella liberazione della Romano. "Ricordiamo che Al Shaabab ha ridotto la Somalia in una condizione disastrosa. Bisogna anche chiarire un altro aspetto, che c'entra sempre con l'Islam, ed è il ruolo dei servizi segreti della Turchia di Erdogan, il principale sostenitore politico dei Fratelli Musulmani. Questo significa che ora abbia stretto rapporti anche con Al Shaabab, e ci fa capire come ci si trovi in un contesto particolarmente preoccupante nell'ambito di una strategia volta a islamizzare l'Italia, l'Europa e l'umanità".

Silvia Romano, per chi suona la campana

La pagina de "La Verità" dedicata alla Romano
Per chi suona la campana del Casoretto? Quella che ha annunciato il rientro in Italia di Silvia Romano, cooperante rapita da estremisti islamici, i somali di Al Shaabab.
Chi è sceso dall'aereo atterrato all'aeroporto di Ciampino? Una ragazza italiana, che riabbraccia i genitori 'casualmente' il giorno della Festa della Mamma, come in una commedia hollywoodiana d'altri tempi, o una militante islamica, con tanto di hijab d'ordinanza, convertita durante la prigionia nello stile più classico della Sindrome di Stoccolma?
La stessa Silvia, scesa giuliva dalla scaletta dell'aereo, racconta di essere stata trattata bene dal commando armato di rapitori, talmente bene che, alla fine, ne ha pure abbracciato l'oscura fede. Ma quale fede? Di quale islamismo la neomusulmana Romano si è innamorata? La religione del musulmano medio, quello del garzone del banco del pesce di Tunisi? Perché quella vale la fede del cristiano medio, ovvero un beato cazzo. E quindi di conversione ridicola si tratterebbe, perché a quel punto, se proprio una 'squadra' si deve tifare, tanto vale tifare per quella del proprio Paese.
Se invece si trattasse di una conversione seria, peraltro avvenuta in mezzo a un branco di terroristi votati alla morte, la situazione sarebbe un filino diversa. Silvia Romano potrebbe anche essere diventata una musulmana vera, pronta a immolarsi nel nome di una religione di sopraffazione, arma d'ingresso all'interno di un continente, quello europeo, pronto a trasformarsi in agnello sacrificale per milioni di arabi, grazie alle dissennate politiche di accoglienza e assorbimento (sottomissione) etnico.
Personalmente, non credo a nessuna delle due ipotesi. A giudicare dallo sguardo, sia prima che dopo il rapimento, la buona Silvia Romano è un'allegra 'vispa teresa', probabilmente vittima di un progetto partito da lontano, teso ad assoggettare le menti deboli del classico buonismo italiota. Al di là delle cifre spese per la cosiddetta liberazione, la cooperante milanese appare più che altro un 'cavallo di Troia' inconsapevole sganciato in maniera peraltro abbastanza goffa (quanto poco ci devono considerare!) dai rapitori somali, in modo da far scendere la cosiddetta lacrimuccia all'italiano medio, quello che ascolta la ramanzina del Papa, che compera 'bio' al supermercato, che si lamenta per la troppa plastica (altrui) sprecata, che si commuove guardando le pubblicità dei bambini africani e magari ci versa pure i 9/10 euro richiesti.
L'auspicio è che, vista la passione con cui la Romano ha deciso di abbracciare il mondo arabo, per studiarlo più a fondo, vi ci si trasferisca definitivamente. L'Europa, e l'Italia, non hanno bisogno di personaggi del genere, fantocci nelle mani di ideologie il cui unico scopo è la sottomissione del nostro mondo, un mondo talmente libero, che consente pure a loro di germinare i propri frutti velenosi.

L'articolo di Fausto Biloslavo per "Il Giornale"

L'articolo di Luigi Guelpa per "Il Giornale"

L'articolo di Fausto Carioti per "Libero"