lunedì 11 maggio 2020

Silvia Romano, per chi suona la campana

La pagina de "La Verità" dedicata alla Romano
Per chi suona la campana del Casoretto? Quella che ha annunciato il rientro in Italia di Silvia Romano, cooperante rapita da estremisti islamici, i somali di Al Shaabab.
Chi è sceso dall'aereo atterrato all'aeroporto di Ciampino? Una ragazza italiana, che riabbraccia i genitori 'casualmente' il giorno della Festa della Mamma, come in una commedia hollywoodiana d'altri tempi, o una militante islamica, con tanto di hijab d'ordinanza, convertita durante la prigionia nello stile più classico della Sindrome di Stoccolma?
La stessa Silvia, scesa giuliva dalla scaletta dell'aereo, racconta di essere stata trattata bene dal commando armato di rapitori, talmente bene che, alla fine, ne ha pure abbracciato l'oscura fede. Ma quale fede? Di quale islamismo la neomusulmana Romano si è innamorata? La religione del musulmano medio, quello del garzone del banco del pesce di Tunisi? Perché quella vale la fede del cristiano medio, ovvero un beato cazzo. E quindi di conversione ridicola si tratterebbe, perché a quel punto, se proprio una 'squadra' si deve tifare, tanto vale tifare per quella del proprio Paese.
Se invece si trattasse di una conversione seria, peraltro avvenuta in mezzo a un branco di terroristi votati alla morte, la situazione sarebbe un filino diversa. Silvia Romano potrebbe anche essere diventata una musulmana vera, pronta a immolarsi nel nome di una religione di sopraffazione, arma d'ingresso all'interno di un continente, quello europeo, pronto a trasformarsi in agnello sacrificale per milioni di arabi, grazie alle dissennate politiche di accoglienza e assorbimento (sottomissione) etnico.
Personalmente, non credo a nessuna delle due ipotesi. A giudicare dallo sguardo, sia prima che dopo il rapimento, la buona Silvia Romano è un'allegra 'vispa teresa', probabilmente vittima di un progetto partito da lontano, teso ad assoggettare le menti deboli del classico buonismo italiota. Al di là delle cifre spese per la cosiddetta liberazione, la cooperante milanese appare più che altro un 'cavallo di Troia' inconsapevole sganciato in maniera peraltro abbastanza goffa (quanto poco ci devono considerare!) dai rapitori somali, in modo da far scendere la cosiddetta lacrimuccia all'italiano medio, quello che ascolta la ramanzina del Papa, che compera 'bio' al supermercato, che si lamenta per la troppa plastica (altrui) sprecata, che si commuove guardando le pubblicità dei bambini africani e magari ci versa pure i 9/10 euro richiesti.
L'auspicio è che, vista la passione con cui la Romano ha deciso di abbracciare il mondo arabo, per studiarlo più a fondo, vi ci si trasferisca definitivamente. L'Europa, e l'Italia, non hanno bisogno di personaggi del genere, fantocci nelle mani di ideologie il cui unico scopo è la sottomissione del nostro mondo, un mondo talmente libero, che consente pure a loro di germinare i propri frutti velenosi.

L'articolo di Fausto Biloslavo per "Il Giornale"

L'articolo di Luigi Guelpa per "Il Giornale"

L'articolo di Fausto Carioti per "Libero"