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martedì 19 settembre 2023

Mattarella è impazzito e definisce i clandestini un 'grande potenziale'

Foto di Barbara Zandoval su Unsplash
Che il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, avesse più volte rinnegato il proprio ruolo 'super partes' ma spingesse verso le tendenze più spiccato del classico 'cattocomunismo buonista' era ben noto, come quando aveva impedito il legittimo costituirsi di governi di Centro-Destra a favore di un drammatico 'status quo', teso a legare mani e piedi l'Italia al decadente mondo dell'Unione Europea.
Un atteggiamento 'squilibrato' rinnovato in queste ore, nelle quali, in ogni modo, si sta cercando di arginare la drammatica invasione di clandestini afroasiatici all'interno dei confini nazionali ed europei. Mentre Giorgia Meloni e il Governo, con affanno, si trovano a fronteggiare una situazione favorita dalla politica dell'accoglienza finora distribuita a piene mani, il 'presidnte' se ne esce con una frase a metà fra lo 'squilibrio' politico e uno effettivamente cerebrale.
Riferendosi ai cosiddetti 'migranti' e figli di 'migranti', in pratica a coloro che costituiscono lo zoccolo duro della criminalità giovanile e delle 'baby-gang' che insanguinano il nostro Paese, Mr. President afferma come possano "costituire un grande potenziale per il Paese. Dal loro positivo inserimento può dipendere parte importante del futuro dell'Italia". In pratica un'ammissione di resa di fronte all'invasione che da anni tormenta le nostre coste. Quando è il primo rappresentante di una nazione, che dovrebbe rappresentare e difendere, ad alzare 'bandiera bianca', si capisce come ci sia un evidente errore di considerazione nei confronti di una struttura presidenziale e di una forma di governo impreparata ad affrontare i compiti che uno Stato dovrebbe assolvere nei confronti del proprio Popolo.

lunedì 31 gennaio 2022

I leccaculo, La Repubblica e Mattarella

Mattarella presidente di tutti? Ma anche no!
Sto ascoltando estremamente divertito
, ma anche con un filo di amarezza, il monologo che Pubble, una delle più argute vignettiste del mondo 'libero' (e quindi inevitabilmente bollata come fascista) ha dedicato al 'leccaculismo', ovvero alla piaggeria.
Un'arte antica, quella del 'leccaculo', di cui Pubble ci racconta la storia a partire dalla piaggeria, ovvero l'arte di leccare il culo.
Se i greci odiavano gli adulatori, nel Medio Evo il termine si consolida e la pratica diventa diffusissima, a cominciare dall'adorazione del Maligno. Ed è proprio in quel periodo che arriva la condanna da parte di Dante, che relega gli 'adulatori' nell'8° Girone dell'Inferno, nella 2.a Bolgia, completamente immersi nello sterco, di cui la Bolgia è ripiena in modo simile a una latrina o a un canale di scolo, intenti tra l'altro a colpirsi con le loro mani. "E mentre ch’io là giù con l’occhio cerco, vidi un col capo sì di merda lordo, che non parea s’era laico o cherco" (Dante, "Inferno", canto XVIII, 115-117).
Cortigiani e cicisbei diventano, dal Rinascimento al XVIII Secolo, la norma, dei veri e propri 'prostituti intellettuali' (anche prostitute, di certo non si vuol essere sessisti, ci mancherebbe), i cui tratti distintivi sono la mancanza assoluta di dignità e il narcisismo patologico.
Trasportare il concetto dalla simpatica 'vulgata' di Pubble al giornalismo italiano ci vuole un attimo e, ancora una volta, a distinguersi in questa corsa alla discesa agli inferi del cattivo gusto a vincere per distacco è il quotidiano "La Repubblica", di cui ho avuto l'immenso coraggio di sfogliare alcune pagine, con lo stesso tremore con cui ci si accosta alla visione di film come "Nightmare" o "L'enigmista".
Pagine in cui si miscelano in dosi perfette il lecchinaggio verso il rieletto presidente Sergio Mattarella e il servilismo verso il globalismo più sfrenato, uniti contro i 'cattivi' sovranisti, quei cialtroni che hanno provato a travolgere il 'democratico e naturale scorrere degli eventi', ovvero l'immobile 'status quo' che tormenta l'Italia da sempre. Senza parlare di lustri, decenni o secoli, perché applicare il senso temporale al nostro Paese semplicemente non ha senso.
L'Italia è questa, contenuta nel titolo "Il Presidente di Tutti" vergato con fiocco tricolore a fronte di una situazione politica, sociale ed economica drammatica, resa tale da quegli stessi protagonisti tanto osannati dai 'media' di regime.
Come in una festa di Paese, una festa che non è mai la nostra, ma che, nella splendida tradizione del 'leccaculismo', premia come sempre i peggiori rispetto a tutti gli altri.

Le pagine interne de "La Repubbblica": è tutto un mondo meraviglioso...


lunedì 12 luglio 2021

Italia-Inghilterra, Mattarella imbalsamato e il sorriso accennato

Mattarella 'rianimato' da Valentina Vezzali a fine gara
Italia-Inghilterra
è finita e gli 'azzurri' sono campioni d'Europa.
Nella bolgia di Wembley, con i sette mila tifosi italiani impazziti, l'unico 'ghiacciato' è Sergio Mattarella, il presidente della Repubblica in trasferta diaria in quel di Londra per sostenere, si fa per dire, la Nazionale.
Un impercettibile movimento del labbro, un sorriso appena accennato, Mattarella sembra un Bela Lugosi risvegliatosi da un lungo sonno, un vampiro impolverato stretto nel suo cappottone 'sarcofagato' millenario.
Dietro di lui, una signora elegante dello staff gli si china alle sue spalle come per dirgli: "Presidente, è finita, abbiamo vinto, esprima un gesto di felicità".
Anche la risalita degli scalini che portano all'aereo che lo riporterà in Italia è più faticosa che regale, Mattarella cerca di non perdere l'equilibrio, le mani sul cappotto per rimanere in piedi, entra nell'aereo, di fronte a lui i piloti e gli 'steward', coinvolti in un coretto che suona falso un chilometro: "Grazie presidente per averci portato fortuna", intonano all'unisono, tenendo per mano una bandierina italiana, manco fossero turisti giapponesi in gita alla Fontana di Trevi.
Mattarella risponde sempre con il solito cenno, poi non lo si vede più. Lo si può soltanto immaginare, imbalsamato, deposto su uno dei sedili dell'aereo, temperatura abbassata quasi allo zero per meglio conservarlo. Il presidente può tornare in letargo, fino al prossimo discorso.