lunedì 31 gennaio 2022

I leccaculo, La Repubblica e Mattarella

Mattarella presidente di tutti? Ma anche no!
Sto ascoltando estremamente divertito
, ma anche con un filo di amarezza, il monologo che Pubble, una delle più argute vignettiste del mondo 'libero' (e quindi inevitabilmente bollata come fascista) ha dedicato al 'leccaculismo', ovvero alla piaggeria.
Un'arte antica, quella del 'leccaculo', di cui Pubble ci racconta la storia a partire dalla piaggeria, ovvero l'arte di leccare il culo.
Se i greci odiavano gli adulatori, nel Medio Evo il termine si consolida e la pratica diventa diffusissima, a cominciare dall'adorazione del Maligno. Ed è proprio in quel periodo che arriva la condanna da parte di Dante, che relega gli 'adulatori' nell'8° Girone dell'Inferno, nella 2.a Bolgia, completamente immersi nello sterco, di cui la Bolgia è ripiena in modo simile a una latrina o a un canale di scolo, intenti tra l'altro a colpirsi con le loro mani. "E mentre ch’io là giù con l’occhio cerco, vidi un col capo sì di merda lordo, che non parea s’era laico o cherco" (Dante, "Inferno", canto XVIII, 115-117).
Cortigiani e cicisbei diventano, dal Rinascimento al XVIII Secolo, la norma, dei veri e propri 'prostituti intellettuali' (anche prostitute, di certo non si vuol essere sessisti, ci mancherebbe), i cui tratti distintivi sono la mancanza assoluta di dignità e il narcisismo patologico.
Trasportare il concetto dalla simpatica 'vulgata' di Pubble al giornalismo italiano ci vuole un attimo e, ancora una volta, a distinguersi in questa corsa alla discesa agli inferi del cattivo gusto a vincere per distacco è il quotidiano "La Repubblica", di cui ho avuto l'immenso coraggio di sfogliare alcune pagine, con lo stesso tremore con cui ci si accosta alla visione di film come "Nightmare" o "L'enigmista".
Pagine in cui si miscelano in dosi perfette il lecchinaggio verso il rieletto presidente Sergio Mattarella e il servilismo verso il globalismo più sfrenato, uniti contro i 'cattivi' sovranisti, quei cialtroni che hanno provato a travolgere il 'democratico e naturale scorrere degli eventi', ovvero l'immobile 'status quo' che tormenta l'Italia da sempre. Senza parlare di lustri, decenni o secoli, perché applicare il senso temporale al nostro Paese semplicemente non ha senso.
L'Italia è questa, contenuta nel titolo "Il Presidente di Tutti" vergato con fiocco tricolore a fronte di una situazione politica, sociale ed economica drammatica, resa tale da quegli stessi protagonisti tanto osannati dai 'media' di regime.
Come in una festa di Paese, una festa che non è mai la nostra, ma che, nella splendida tradizione del 'leccaculismo', premia come sempre i peggiori rispetto a tutti gli altri.

Le pagine interne de "La Repubbblica": è tutto un mondo meraviglioso...