venerdì 22 giugno 2018

Mondiali in Russia, dai media contorni grigi e senza storia

Vladimir Putin e la Coppa del Mondo, a molti dà fastidio
La spersonalizzazione e lo 'spogliamento' delle identità nazionali sono alla base dell'uomo nuovo politicamente corretto nel solco del pensiero unico. E così anche i Mondiali di calcio in corso di svolgimento in Russia seguono l'anemico cliché di un torneo che non cambierebbe sfondo se, invece che nelle lande dell'ex Unione Sovietica, si stesse disputando in Ecuador, Ghana o Belgio.
La televisione, che tutto filtra e trapassa per farci arrivare un'esperienza predeterminata e 'corretta' (nel suo doppio senso), ha infatti tolto le tante unicità che ci avrebbero mostrato la Russia come terra e cultura in sé, lontana e diversa da noi. Evento peraltro auspicabile, in un mondo senza più confronti, l'auspicio di poter vedere nell'Orso russo un'alternativa, come del resto esso stesso si propone in chiave politica.
Pochi cenni delle presenze politiche negli stadi (forse perché si tratta di Vladimir Putin? Sarebbe stato lo stesso con Barack Obama?), nessun riferimento storico, pochissimi approfondimenti di colore, della Russia per noi in questo Mondiale restano un manipolo di stadi, pieni di colori e spiriti multiculturali (viene anche da chiedersi come mai tanti africani siano riusciti a raggiungere una nazione così economicamente improba, ma il discorso vale anche per altre tifoserie del cosiddetto Terzo Mondo). Giusto per fare un esempio, si pensi alla 'narrazione' (termine che spopola di questi tempi) che venne fatta dei tornei svoltisi nel 1982 in Spagna e nel 2010 in Sud Africa.
Finiremo questo Mondiale senza conoscere nulla in più della Russia del nulla di cui già sappiamo. Un'ignoranza gestita dai media per allontanarci da un possibile 'amico scomodo', che in questo periodo di nuove possibili scelte di campo deve rimanere nel suo alone di negatività preconcetta, comunicata dall'orchestra prona e petulante del giornalismo politically correct.