martedì 16 febbraio 2021

Lonigo 'infoiba' Norma Cossetto per la seconda volta

L'articolo de "Il Giornale di Vicenza"
Lascia come minimo interdetti la decisione del Comune di Lonigo, provincia di Vicenza, che ha deciso di rigettare la richiesta, avanzata dalle 'opposizioni', di intitolare una via a Norma Cossetto, giovane studentessa italiana infoibata dai partigiani italo-jugoslavi dopo ripetuti stupri e violenze, rea di avere avuto il coraggio di non rinnegare la propria adesione al fascismo.
L'episodio della violenza perpetrata ai danni della giovane laureanda (che nel frattempo aveva spontaneamente aderito al GUP, Giovani Universitari Fascisti), cito l'onnipresente Wikipedia, venne riferito da una donna abitante davanti alla scuola: "Ancora adesso la notte ho gli incubi, al ricordo di come l'abbiamo trovata: mani legate dietro alla schiena, tutto aperto sul seno il golfino di lana tirolese comperatoci da papà la volta che ci aveva portate sulle Dolomiti, tutti i vestiti tirati sopra all'addome [...] Solo il viso mi sembrava abbastanza sereno. Ho cercato di guardare se aveva dei colpi di arma da fuoco, ma non aveva niente; sono convinta che l'abbiano gettata giù ancora viva. Mentre stavo lì, cercando di ricomporla, una signora si è avvicinata e mi ha detto: "Signorina non le dico il mio nome, ma io quel pomeriggio, dalla mia casa che era vicina alla scuola, dalle imposte socchiuse, ho visto sua sorella legata ad un tavolo e delle belve abusare di lei; alla sera poi ho sentito anche i suoi lamenti: invocava la mamma e chiedeva acqua, ma non ho potuto fare niente, perché avevo paura anch'io" (dal racconto di Licia Cossetto, sorella di Norma, cit.).
Questa la risibile, e pretestuosa, scusa, addotta dalla maggioranza del Comune vicentino per rigettare la richiesta di intitolare una via alla giovane (cui peraltro proprio un docente universitario e deputato comunista, Concetto Marchesi, propose, e contribuì a fare ottenere, una laurea ad honorem in Lettere e Filosofia all'Università di Padova), per bocca di Federica Florio: "Nella richiesta della minoranza esiste un vizio procedurale... Sarebbe stato corretto formulare in autonomia l’istanza ai destinatari senza coinvolgere il consiglio comunale... L’eventuale decisione a favore espressa dalla giunta dovrebbe comunque in seguito essere approvata dal prefetto mentre, per quanto riguarda l’intitolazione di un’aula scolastica, sarebbero stati necessari i pareri favorevoli degli organi d’istituto e del provveditore agli studi".
Un semplice vizio di forma quindi. No, peggio, un vero e proprio 'psicoreato' di chi pretende di pensarla con la propria testa, senza seguire il credo comune consolidato da una storia monocorde scritta dai vincitori. Basti leggere la frase di Chiara Ballan, altra esponente della maggioranza leonicena: "La manipolazione e la strumentalizzazione dei fatti storici è una prassi consolidata che la destra usa puntando alla pancia e non alla testa della gente riportando versioni parziali dei fatti storici per fomentare la divisione politica".
Un utilizzo ancora pretestuoso, strabico e negazionista della storia, teso al giustificazionismo esistenziale di forze politiche vigliacche, crudeli e spietate in tempo di guerra e oggi prive di senso, e all'ennesimo sfregio alla memoria di una ragazza che aveva nello studio e negli ideali il proprio credo e la propria vocazione.

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