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martedì 11 febbraio 2025

Giorno del Ricordo: perché essere fascista non deve essere reato, ma massacratore di civili sì

Resti umani dalla foiba di Vines, presso Albona d'Istria (fonte Wikipedia)
Le foibe sono ormai una realtà incontestabile e drammatica della storia italiana, una tragedia che ha portato non solo a massacri e uccisioni, ma anche a deportazioni di massa, che il 10 febbraio viene commemorata con il Giorno del Ricordo.
Le vittime furono italiani, anzi istriani, gente soprattutto di lingua veneta, figlia di un'area geografica difficile, spesso costretta a sopravvivere più che a vivere, stretta nella morsa delle invasioni austriache dal Nord e slave dall'Est.
Un tempo direttamente collegate al grande Impero Asburgico, forse l'unica realtà politica in grado di amalgamare e coinvolgere entità etniche diverse, una volta finite sotto la dominazione italiana e sabauda, ecco come la sovranità di quelle terre sia stata sempre meno difesa e rivendicata, colpa di governi uno più pavido dell'altro, costretti nell'asservimento ai nuovi padroni americani, e schiavi della nuova entità europea costruita a uso e consumo degli stessi Stati Uniti.
Da una parte l'America, dall'altra la Russia, a farne le spese gli italiani. Anzi, gli istriani, accusati di essere 'fascisti' e giustificando con questo termine qualsiasi violenza, stupro, uccisione e massacro fosse concessa alle cosiddette 'vittime' slave. Vittime di guerra, sia ben chiaro, e non per questo giustificate al ruolo di presunti vendicatori, non contro l'esercito regolare o fascista, ma contro i civili innocenti.
Lo stesso termine 'fascista' dovrebbe cessare di essere considerato dispregiativo, e comunque non diverso da quello di 'comunista'. Fascisti sono coloro che, per vari motivi, imbracciarono una fede e un ideale che animò gli spiriti di tanti giovani della prima metà del secolo scorso, quanto invece di colore 'rosso' colorò la seconda metà.
L'essere stati 'collaborazionisti' del Partito Fascista Italiano non rappresenta assolutamente una colpa, o non lo è esattamente come lo è stato essere collaborazionisti dei partigiani, a propria volta assassini e autori di tante tragedie nascoste dalla storiografia italiana. Oppure, se venga considerato un crimine il primo, deve esserlo chiaramente anche il secondo.
Eppure, ancora oggi, soprattutto da quotidiani come "Il Manifesto", esistono personaggi come Eric Gobetti, che riescono ad alzare una mano per sentenziare, per esprimere un 'ma', un 'però'.
Senza dimenticare che, dentro alle foibe, spesso ancora vivi, non vennero gettati solo fascisti, ma intere famiglie di civili che con il fascismo non avevano nulla a che fare.
Ricordiamo le foibe, allora, ma ricordiamo anche i carnefici comunisti che le perpetrarono, slavi ma anche italiani. Comunisti.

sabato 10 febbraio 2024

Foibe: il Giorno del Ricordo dimenticato dai giornali italiani

Foibe assenti dalla prima pagina de "La Repubblica"
Il 10 febbraio è il Giorno del Ricordo, giornata celebrativa per non dimenticare le migliaia di italiani trucidati dalla furia sanguinaria dei partigiani (slavi e italiani), vittime della 'pulizia etnica' perpetrata dai comunisti jugoslavi, dove è andata in scena una vera e propria cancellazione culturale di territori storicamente italiani e la cui appartenenza storica la connivente politica italica, asservita ai vincitori americani e slavi, si è ben guardata dal rivendicare nel Dopoguerra.
Invece di puntare il dito sulle drammatiche vicende storiche che hanno segnato il dramma delle foibe (contemporaneo alle tante stragi perpetrate nei comuni del Triveneto (e non solo) dai partigiani 'garibaldini', in pratica dai comunisti, la quasi totalità dei giornali italiani ha preferito annegare il tutto sommergendolo con una cronaca ai limiti del risibile che, in altri contesti, sarebbe tranquillamente scivolata in pagine d'accompagnamento.
Nel Giorno del Ricordo ha senso fare l'ennesima apertura sulla protesta dei trattori, già ampiamente seguita e di cui si parlerà ancora inseguito? Nel giorno del Ricordo non è forse offensivo aprire per l'ennesima volta, in settimana, sul Festival di Sanremo, peraltro nemmeno alla sua giornata finale?
Purtroppo il miserabile livello del giornalismo italiano è questo, una fogna intrisa di pennivendoli schiavi del potere e dimentichi che, il primo compito di chi fa questo mestiere, dovrebbe essere quello di raccontare la verità, i fatti e la storia che li contrassegna.
Tant'è, si analizzino le prime pagine dei principali giornali italiani.
Si cominci con "Il Corriere della Sera", il quotidiano degli italiani, il giornale 'super partes' (ahahah) che si accontenta di regalare alla notizia un 'occhiello' giusto perché sia stato Sergio Mattarella ad aprire la danze sull'argomento. All'interno dopo tutte le notizie di cronaca, estero, ovviamente Sanremo, e pure gli spettacoli, ecco a pagina 15 una laconica pagina dedicata sempre alle parole di Mattarella.
Si sa, la stampa 'mainstream' italica è tutta strabica verso Sinistra, a cominciare da "La Repubblica" che, ovviamente, si 'dimentica' nella notizia in prima pagina. Sarebbe simpatico immaginarsi la riunione di redazione di questi presunti giornalisti con il proprio presunto direttore. Chissà se qualcuno avrà abbozzato la frase: "Direttore, scusi, ma il Giorno del... del... Ric...?". E la risposta: "Ma sei serio?". Risolini alle spalle dell'incauto collega da parte dei veterani 'yes man' dall'inchiostro appecorato. Ecco fatto: e mentre in 'prima' si sponsorizza l'inserto di "Robinson" con 'tutta la verità sull'amore', l'articolo vero e proprio arriva, come una pugnalata, a pagina 8, con un titolo da brividi: "La destra ricorda le foibe a Basovizza" e sotto il riferimento a Mattarella (che se non avesse parlato, probabilmente nessuno avrebbe fatto il benché minimo riferimento alla vicenda).
Su "Il Fatto Quotidiano" totale silenzio in prima pagina, dove si parla di tutto, ma proprio di tutto, pure del film su Bob Marley, e bisogna arrivare a pagina (apertura sul 'papà di Renzi') per trovare un offensivo trafiletto in basso, anche in questo dedicato al discorso di Mattarella: "Le parole di Mattarella: 'Foibe, minimizzare è affronto alle vittime'".
I 'kompagni' de "Il Manifesto", privi del consueto pudore e ancora intrisi di odio vrso chi non la pensi come loro, almeno coerentemente con le proprie squallide posizioni riservano alla notizia un passaggio in prima pagina: "Foibe: il vittimismo che cancella le responsabilità", un titolo che dice tutto per un pezzo a firma di Davide Conti, con una interza pagina (chapeau), la numero 7, intrisa di antifascismo militante, la cui traduzione potrebbe essere: la storia è nostra, abbiamo vinto noi e voi siete i cattivi.
Passando ai giornali locali, che in Italia sono quasi tutti in mano a gruppi legati alla Sinistra, su tutti "Il Gazzettino", che ignora la notizia in prima pagina, in cui si apre con i trattori, si fanno i conti in tasca ai consiglieri di Regione Veneto, si parla di sfruttamento dei migranti e si arriva a far polemica per un film su Moana Pozzi. Del Giorno del Ricordo nulla. Siamo sicuri che sia veramente il 10 febbraio?
Bontà loro, a "Il Gazzettino" si ricordano di essere 'triveneti' a pagina 5, e comunque, anche qui, con tanto di apertura sulle parole di Mattarella, con un bell'esempio di 'cerchiobottismo'. Ad analizzare bene la pagina, in realtà, apertura a parte, dopo un breve sguardo ci si rende subito conto di come mezza pagina sia dedicata al centenario della morte di Giacomo Matteotti...
"Il Piccolo", quotidiano giuliano, pure tendente a Sinistra, non poteva esimersi dall'aprire sull'argomento, 'aiutato' però, anche in questo caso, dalle parole di Mattarella. L'argomento è trattato subito, pagine 2 e 3,con un titolo abbastanza curioso,che riprende sempre le parole, abbastanza sballate, del presidente: "Mai minimizzare". Perché? In Italia, a parte i discorsi deliranti della Sinistra, esiste qualcuno che si possa permettere di 'minimizzare' le foibe? Poi, a pagina 23, nuovo approfondimento, una via di mezzo tra l'analisi sociale e quella storica.
"Il Messaggero Veneto", che è della stessa 'parrocchia' de "Il Piccolo", riporta fedelmente l'apertura del 'compatriota', salvo poi, nella pagina cittadina dell'edizione di Gorizia, realizzare due meritorie pagine dedicate all'esodo istriano-almata e a Norma Cossetto. E ci mancherebbe altro, visto che, più di tutti, è proprio tanto popolo di queste parti ad avere vissuto la 'pulizia etnica' perpetrata dagli slavi e dai loro accoliti italiani.
Fra i cosiddetti giornali di Destra, seguendo anche l'importanza della notizia, non solo ideologica (o per nulla ideologica), "Il Giornale" apre in alto con un bell'articolo del sempre bravo Fausto Biloslavo, in cui si getta luce su una possibile nuova Dalmazia che sarebbe potuta nascere negli anni '90, alla caduta del regime di Tito. All'interno due pagine (4 e 5), non solo sul discorso di Mattarella, e più ancora altre due (24 e 25), che prendono spunto, appunto, dal pezzo di Biloslavo.
Delude invece "La Verità", che cade nel 'tranello' della versione miope della notizia vista dall''altra parte', ovvero aggiungendo alla tragedia umana e storica, quella politica. Che le foibe siano frutto della follia comunista dovrebbe essere fatto ormai assodato e, forse, sarebbe stato più opportuno puntare l'attenzione sui fatti più che sulle ideologie. In aggiunta, la notizia compare di 'spalla' e l'articolo, del pur bravo e sempre dotto Marcello Veneziani, scivola a pagina 13.
"Libero" sta a metà fra i due 'colleghi' di fronte: regala più spazio alla notizia, ma si adagia pure lui sulle parole di Mattarella. Alle pagine 6 e 7 due begli articoli sull'orrore che uccise crudelmente migliaia di italiani.
Bilancio: un'occasione sprecata, l'ennesima, per spiegare agli italiani cosa sia il Giorno del Ricordo, per gettare un po' di luce sulle migliaia di assassini ancora impuniti che la storia italiana, ma anche la cronaca italiana, preferisce dimenticare.

Le prime pagine dei giornali citati nell'articolo:




Giorno del Ricordo: Foibe, si attendono ancora le scuse della Sinistra

Il Giorno del Ricordo celebrato nel 2020 in Regione Lombardia
Forse delle semplici 'scuse' non basteranno mai per dimenticare le atrocità commesse dalla marmaglia dei partigiani comunisti, che hanno trucidato migliaia di italiani sul finire di quella che fu una vera e propria guerra civile, legata alla Seconda Guerra Mondiale.
Forse non basta un semplice Giorno del Ricordo per fare pari e patta con il mondo criminale di chi ancora sostiene di essere stato dalla parte 'giusta' della storia, giustificando così i propri crimini nei confronti di chi, un po' per caso e un po' arbitrariamente, è stato ritenuto essere dalla parte 'sbagliata' della stessa.
Al termine della quale la Sinistra ha sempre rifiutato ogni tentativo di riappacificazione e di superamento delle ostilità, mantenendo intatto l'odio per il 'diverso'.
In queste ore, le uniche parole di condanna sono arrivate dal presidente Sergio Mattarella e dagli esponenti della Maggioranza, mentre si resta in attesa di frasi esplicite di condanna da parte di quelli della Sinistra.
Oggi, perfino quando la legge ha sdoganato il 'braccio teso', dalla parte dei nipoti dei partigiani si prosegue con la litania di "Bella Ciao" e con il motto di "Uccidere un fascista non è reato".
Peccato che, nelle foibe, la maggior parte degli assassinati non fossero fascisti, ma persone normali che, magari avevano avuto il solo 'torto' di restare fedeli a un giuramento prestato e di non essere fuggiti sulle montagne, passando solo nel dopoguerra dal ruolo di traditori a quello di eroi.
Ricordare le foibe diventa quindi un modo per onorare la dignità di chi ha preferito difendere la propria Patria dall'invasione di eserciti stranieri che, qualcuno, secondo la storiografia della propaganda, ancora si ostina a chiamare 'liberatori'.

giovedì 10 febbraio 2022

Giornata del Ricordo, il vergognoso commento di Fiano sulla circolare del MIUR

Emanuele Fiano, pollice verso verso le vittime delle foibe
Arriva nella Giornata del Ricordo l'esempio dell'odio della Sinistra in giacca e cravatta, non diverso da quello dell'infamia violenta di estremisti 'rossi' e degli 'antifa' sparsi in ogni angolo. Un esempio fornito da Emanuele Fiano, stimato, forse ora un po' meno, esponente del PD alla Camera, pollice verso nei confronti delle vittime delle foibe, per lui evidentemente un po' meno nobili di quelle ebree.
Fiano attacca la coraggiosa circolare del Ministero dell'Istruzione rivolta ai dirigenti scolastici di tutto il Paese che, finalmente, era tesa a parificare le vittime di ogni dramma e sterminio, recitando: “La 'categoria' umana che si voleva piegare e culturalmente nullificare era quella italiana. Poco tempo prima era accaduto, su scala europea, alla 'categoria' degli ebrei”.
E' questo il superamento delle ataviche divisioni della guerra tanto auspicato, almeno a parole, dal premier Mario Draghi e dal presidente Sergio Mattarella (salvo poi, furbescamente, aggiungendo la frase 'senza strumentalizzazioni' che peraltro, arrivano quasisempre da Sinistra).
A Fiano e ai suoi 'amichetti' dell'ANPI (l'associazione di Sinistra che raggruppa gli eredi, inspiegabilmente ancora in vita, degli assassini delle foibe) però l'accostamento non è piaciuto, tanto da fargli presentare addirittura una interrogazione urgente: "Presenteremo una interrogazione urgente al ministro dell'Istruzione sulla vicenda della circolare inviata alle scuole dal capo dipartimento del ministero sulle modalita' di celebrazione della giornata del Ricordo. Il paragone che il documento del Ministero dell'Istruzione fa tra progetto di sterminio totale del popolo ebraico e il massacro delle Foibe è totalmente sbagliato e ha sollevato indignazione tra la comunità ebraica, l'ANPI e tanti parlamentari. Chiederemo conto al ministro dell'origine della circolare e di come sia stata possibile che proprio il MIUR abbia concepito e inviato una tale assurdità". (fonte delle parole di Fiano: AGI)

venerdì 12 novembre 2021

Nessuno spazio a chi giustifichi le foibe, Eric Gobetti raus

Eric Gobetti a fianco del suo 'eroe', Tito
In tempo di presunto fascismo, ma di reale discesa agli inferi nell'ambito del revisionismo catto-comunista, mi pare giusto dare spazio a chi abbia deciso, con coraggio, di compiere una scelta certamente impopolare, stroncando il sostegno al solito rivoltante evento scritto, diretto e cantato dalla paccottiglia umanoide del mondo neo-partigiano e barricadero di una certa Sinistra che, purtroppo, vive ancora nelle menti malate di persone cui viene dato veramente troppo spazio.
Nel mirino un evento che ha come temi fascismo, guerra e foibe in programma venerdì 12 novembre alla Casa della Resistenza di Fondotoce, a Verbania (già un luogo che si pregia del nome 'Casa della resistenza'... ma 'resistenza' de che?) cui prenderà parte niente meno che lo storico Eric Gobetti, noto fiancheggiatore di tesi 'giustificazioniste' sul massacro di migliaia di italiani da parte dell’esercito comunista di Tito.
A chiedere il ritiro del patrocinio del Comune di Verbania è stato per primo il Comitato 10 Febbraio, nato a suo tempo proprio per tramandare la memoria delle foibe. “Inaccettabile che teorie riduzioniste e giustificazioniste del Gobetti, vengano proferite in una città, dove si è sempre lottato per il ricordo schierandosi contro le tirannie”, hanno fatto sapere dal Comitato.
A dar man forte alla richiesta la Lega che, attraverso le parole di Alberto Preioni, presidente del gruppo Lega Salvini Piemonte, ha sottolineato: "Chi nega le foibe e inneggia a Tito è da considerarsi alla stessa stregua di un nazifascista. Iniziative pubbliche che offendono il ricordo dei martiri non meritano né il patrocinio né l'appoggio di enti e istituzioni come la Regione, il cui compito è quello di dar voce a chi rispetta la storia in tutte le sue declinazioni, senza ferire la memoria collettiva".
E' stato lo stesso Consiglio regionale a chiedere agli organizzatori di rimuovere il simbolo istituzionale del Piemonte dal poster dell'evento.

martedì 16 febbraio 2021

Lonigo 'infoiba' Norma Cossetto per la seconda volta

L'articolo de "Il Giornale di Vicenza"
Lascia come minimo interdetti la decisione del Comune di Lonigo, provincia di Vicenza, che ha deciso di rigettare la richiesta, avanzata dalle 'opposizioni', di intitolare una via a Norma Cossetto, giovane studentessa italiana infoibata dai partigiani italo-jugoslavi dopo ripetuti stupri e violenze, rea di avere avuto il coraggio di non rinnegare la propria adesione al fascismo.
L'episodio della violenza perpetrata ai danni della giovane laureanda (che nel frattempo aveva spontaneamente aderito al GUP, Giovani Universitari Fascisti), cito l'onnipresente Wikipedia, venne riferito da una donna abitante davanti alla scuola: "Ancora adesso la notte ho gli incubi, al ricordo di come l'abbiamo trovata: mani legate dietro alla schiena, tutto aperto sul seno il golfino di lana tirolese comperatoci da papà la volta che ci aveva portate sulle Dolomiti, tutti i vestiti tirati sopra all'addome [...] Solo il viso mi sembrava abbastanza sereno. Ho cercato di guardare se aveva dei colpi di arma da fuoco, ma non aveva niente; sono convinta che l'abbiano gettata giù ancora viva. Mentre stavo lì, cercando di ricomporla, una signora si è avvicinata e mi ha detto: "Signorina non le dico il mio nome, ma io quel pomeriggio, dalla mia casa che era vicina alla scuola, dalle imposte socchiuse, ho visto sua sorella legata ad un tavolo e delle belve abusare di lei; alla sera poi ho sentito anche i suoi lamenti: invocava la mamma e chiedeva acqua, ma non ho potuto fare niente, perché avevo paura anch'io" (dal racconto di Licia Cossetto, sorella di Norma, cit.).
Questa la risibile, e pretestuosa, scusa, addotta dalla maggioranza del Comune vicentino per rigettare la richiesta di intitolare una via alla giovane (cui peraltro proprio un docente universitario e deputato comunista, Concetto Marchesi, propose, e contribuì a fare ottenere, una laurea ad honorem in Lettere e Filosofia all'Università di Padova), per bocca di Federica Florio: "Nella richiesta della minoranza esiste un vizio procedurale... Sarebbe stato corretto formulare in autonomia l’istanza ai destinatari senza coinvolgere il consiglio comunale... L’eventuale decisione a favore espressa dalla giunta dovrebbe comunque in seguito essere approvata dal prefetto mentre, per quanto riguarda l’intitolazione di un’aula scolastica, sarebbero stati necessari i pareri favorevoli degli organi d’istituto e del provveditore agli studi".
Un semplice vizio di forma quindi. No, peggio, un vero e proprio 'psicoreato' di chi pretende di pensarla con la propria testa, senza seguire il credo comune consolidato da una storia monocorde scritta dai vincitori. Basti leggere la frase di Chiara Ballan, altra esponente della maggioranza leonicena: "La manipolazione e la strumentalizzazione dei fatti storici è una prassi consolidata che la destra usa puntando alla pancia e non alla testa della gente riportando versioni parziali dei fatti storici per fomentare la divisione politica".
Un utilizzo ancora pretestuoso, strabico e negazionista della storia, teso al giustificazionismo esistenziale di forze politiche vigliacche, crudeli e spietate in tempo di guerra e oggi prive di senso, e all'ennesimo sfregio alla memoria di una ragazza che aveva nello studio e negli ideali il proprio credo e la propria vocazione.

Leggi anche:
Profughi istriani, ristabilire il senso della memoria
Giorno del Ricordo, per non dimenticare le foibe
Enciclopedia delle Donne: Norma Cossetto

sabato 23 gennaio 2021

Il Governo spreca 400mila euro per celebrare i 100 anni del PCI

Manifesto comunista per confutare le verità sulle foibe
In un mondo disastrato dal Covid-19, il Governo italiano ha trovato lo spazio, e soprattutto i soldi, per celebrare l'anniversario della nascita del Partito Comunista Italiano.
Legittimo parlarne, meno legittimo gettare nel cesso 400 mila euro che, in questo momento, potrebbero trovare sicuramente migliore destinazione che quella di mandare in sollucchero gli epigoni di una fra le più controverse presenze politiche della storia italiana e mondiale.
Del resto, l'emendamento arriva dai 'moderati' di Leu (Vasco Errani e... compagni), quelli che "la falce e il martello sono dentro di noi" e "avanti popolo, alla riscossa, bandiera rossa, trionferà".
Nel dettaglio (fonte Corriere.it), l’emendamento prevede uno stanziamento per l’organizzazione e «lo svolgimento di iniziative» previste per il centesimo anniversario del Partito Comunista italiano, fondato a Livorno il 21 gennaio del 1921. Nell'emendamento viene chiesta una voce di spesa che ammonta a 200mila euro per gli anni 2020 e 2021.
Facciamo un paragone se, per dire, uno stanziamento fosse stato richiesto da Casapound, e immaginiamo quale sarebbe stata la risposta dei 'benpensanti' e fautori del 'pensiero unico'. Che poi sono gli stessi che, tuttora, organizzano incontri e conferenze diffondendo notizie false sulla realtà delle foibe e sulla morte di decine di migliaia di italiani. Il comunismo non va dimenticato. Mai. Non faccio parte di quella 'razza' di pensanti. Il comunismo va ricordato. certamente non va celebrato.

giovedì 13 febbraio 2020

Vauro, il perché della sua inutile presenza in tivù

Una vignetta di Pubble dedicata a... un uomo ubriaco!
Vauro, chi o che cosa è? Un nome, un cognome, una cosa, trattasi di animale, concetto bizzarro, essere multiforme o polimorfo. Di sicuro, è uno degli ospiti della trasmissione "Dritto e Rovescio", condotta da Paolo Del Debbio su Rete 4.
In ogni posto serve lo 'scemo del villaggio', la persona che diventa l'oggetto della derisione, oppure il capro espiatorio, il personaggio ieratico al contrario, la 'summa' del male.
Se un qualsiasi imbecille avesse espresso concetti negazionisti e offensivi nei confronti della Shoah e dello sterminio degli ebrei, sarebbe stato cacciato a pedate e messo alla pubblica gogna. Le affermazioni di costui sulle foibe sono passate invece sotto silenzio, giustamente ampliate dai media di Destra e dai social schierati in quel senso. Per il resto, mutismo. Vauro è ancora lì, criticato e insultato in un macchiettistico 'gioco delle parti' cui lui si presta, immagino sia perché lautamente pagato sia perché altrimenti in pochi si accorgerebbero dell'esistenza di questo omuncolo dall'accento strabico e dal gusto estetico orribile.
La sola consolazione è che però, il motivo ultimo e unico della sua persistente permanenza televisiva, è quello del rendere visibile a tutti quanto possa essere ripugnante, nella forma e nel pensiero, la presunta ideologia vetero comunista che ancora, purtroppo, alligna nel nostro Paese.

sabato 10 febbraio 2018

Omicidio Pamela, il corteo dell'odio si maschera da antifascista

Il vignettista Vauro, i suoi discorsi sono carichi di odio
Impensabile e offensivo mettere sullo stesso piano la giusta indignazione dei cittadini di Macerata per il massacro di Pamela Mastropietro e la demagogica presa di posizione arrivata in seguito alla 'vendetta' di Luca Traini. Tutti sanno chi andrà a ingrossare le fila della manifestazione cosiddetta 'antifascista' (fra l'altro nel Giorno del Ricordo dedicato alle Foibe), ennesima scusa per prendere possesso con la forza delle piazze con un atteggiamento tanto caro allla sinistra 'movimentista'. Non sarà presente di certo la brava gente di quelle parti (che infatti ha abbassato le saracinesche per non farsi distruggere i negozi), mentre invece risponderà presente tutto il ciarpame dei centri sociali, i veterocomunisti o gli iscritti all'ANPI che ai tempi della Guerra manco erano nati. Chi invece chiede e giustamente pretende l'ordine verrà considerato 'di destra', 'fascista' e 'razzista'. Nell'Italia di oggi, chi chiede giustizia viene emarginato. Pensateci, quando ascolterete l'ennesimo servizio degli scandalizzati 'inviati' del Potere...