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Due 'fanciulle' degustano l'ottimo vino pugliese (foto Bordignon) |
La realtà è che, avendo vissuto diverse edizioni della rassegna veronese, la sensazione, non solo mia, è stata quella, se non di un crollo completo delle presenze, quanto meno di una semi-discesa agli inferi, almeno per quanto concerne i visitatori, quelli che affollano i saloni della fiera enologica, giunta alla sua 57.a edizione.
Il tutto a partire dall'arrivo, dove le navette messe a disposizione dal Comune di fronte alla stazione ferroviaria di Porta Nuova, chiudevano le proprie porte senza troppi patemi di chi vi era all'interno, più spesso seduto comodamente e senza affanni, che stretto, come nel passato, in una sorta di tradotta indiana, madido di sudore e sfinito già all'arrivo in fiera.
Sulla quantità degli affari conclusi non ci sono dati reali ma, anche in questo caso, la sensazione è che le grandi cantine abbiano potuto contare sui clienti 'storici', al contrario di quelle più piccole, spesso sole e desolate lungo tutto l'arco della manifestazione.
Va anche detto che, molto spesso, nette sono state le differenze fra un padiglione e l'altro, e dove le regione più visitate, secondo tradizione, sono state il Veneto 'padrone di casa' e la Lombardia. L'auspicio, quindi, è che le sensazioni legate alle assenze in alcune delle altre regioni non rispecchino la realtà.