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L'articolo pubblicato dal quotidiano "20 Minuti Ticino" |
L'
8 marzo porta un regalo 'de facto' alle donne, soprattutto a quelle europee.
Divieto di portare burqa e niqab in pubblico: è questo
il risultato del referendum svoltosi in Svizzera e che ha sancito il 'divieto di dissimulare il viso', che però, in senso più ampio,ha come chiaro riferimento i 'veli' che coprono la maggioranza delle praticanti islamiche, sebbene la consigliera federale
Karin Keller-Sutter abbia sottolineato come il voto non vada interpretato come una presa di posizione contro i musulmani.
Va detto che i risultati non hanno espresso una valanga di consensi al riguardo, il che però, e questo è ancora più preoccupante, è probabile sia stato condizionato dalla grande presenza di stranieri con passaporto svizzero sul territorio elvetico, e tutti con diritto di voto. Il fatto che la Svizzera sia piena di arabi, albanesi, turchi e stranieri in genere (di cui moltissimi di religione musulmana) ha senz'altro condizionato il risultato del referendum. Nel 2012 i 'non svizzeri' rappresentavano circa il
22,7% della popolazione residente (emigrati italiani compresi), mentre nel 2015 i musulmani 'ufficiali' con passaporto rossocrociato erano stati censiti con una percentuale di oltre il
5% del totale. Nel 2017 il
2,4% dei cittadini svizzeri si dichiarava musulmano, una percentuale che, fra gli stranieri, saliva al
14,1%.
Del resto, se la votazione 'contro' i minareti nel 2009 aveva ottenuto il
57,5% dei voti, stavolta la percentuale si è fermata al
51,2%. E ben sei cantoni hanno detto “no”. In Ticino il “sì” (
60,5%) era quasi scontato (come otto anni fa). Fra il pubblico, la fascia d'età più contraria al velo islamico è stata quella 'anziana', con il
57% delle preferenze, mentre fra i 18 e i 34 anni solo il
45% ha detto 'sì' all’iniziativa anti-burqa.
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