Nessuno dica una parola. Non ne vale la pena. Solo una volta, sommessamente, avevo avuto la spocchia di dire "L'avevo detto" (scusate la ripetizione). Stavolta, altrettanto sommessamente, ripeto: "L'avevo detto". E, scusate, non voglio sentire parlare di Manchester United squadra di un altro pianeta. In un calcio deteriorato e che non conosce più le magie di Maradona e Van Basten, Falcao e Baggio, Baresi e Matthaeus, sì, questo Manchester è spaziale. Ma fino a un certo punto. Continua a leggere su Milano 2.0
Nuove notti di Toronto, notti olimpiche, ma per voi che mi leggete dall'Italia saranno albe. Per altri sono tramonti, come si traghetta oltre la notte nel cervello di José Mourinho, personaggio oscuro e maligno del nostro calcio. Ne parlo su Milano 2.0, ma ne racconterò altre che vi faranno un po' incazzare e un po' capire come di certe persone il nostro calcio proprio non ha bisogno. Ne parla anche il magico Dario/Diego nel suo blog più 'top' che c'è, Diegoventotto. Ci torneremo.Detto del ko di Armani Jeans Milano e Milano Rossoblù, vi invito a leggere della sconfitta del Milan in casa contro il Manchester United, un tracollo che spiega perfettamente la politica della società rossonera di questi ultimi anni.Capitolo Olimpiadi: detto che il Corriere Canadese ha pubblicato un altro speciale di quattro pagine, che non posso però mostrarvi via Internet, i 'personaggi di giornata' sono stati lo svizzero Simon Ammann e l'americano Apolo Ohno. Perché? Leggetevelo da voi, altrimenti i link cosa li ho messi a fare?
Le Olimpiadi di Vancouver sono entrate nella loro fase calda quest'oggi con l'inizio del torneo di hockey ghiaccio. In campo il Canadainnanzitutto, ma anche Stati Uniti e Russia, ovvero tre delle grandi favorite per la vittoria finale.
Nessuna medaglia per l'Italia dopo il grande argento di Pietro Piller Cottrer, mentrela bella Natalie Geisenberger (foto Minkoff) ha conquistato il bronzo nella prova di slittino femminile singolo (c'è qualcosa di molto fetish in questa foto, non trovate?).
Infine spazio anche per il calcio, ovvero la Champions League, ovvero il Milan, sconfitto in casa per 3-2 dal Manchester United in una sfida ai limiti del commovente (nella foto 'milanista' una tifosa d'eccezione, Cristina Scabbia dei Lacuna Coil). Tutto questo, e molto altro, lo potete trovare sul Corriere Canadese e su Milano 2.0. Buone letture blogosferiche...
Niente da fare allora per l’Arsenal, che ad Ashburton Grove cede con il punteggio di 3-1 al Manchester United, un risultato che bissa il ko per 1-0 dell’andata delle semifinali di Champions League e traghetta i ‘red devils’ alla finale di Roma, dove affronteranno la vincente della sfida tra Chelsea e Barcellona.I londinesi, che arrivavano da una serie di 21 risultati utili consecutivi in Premier League, non avevano mai preso gol ‘casalinghi’ in questa edizione della Champions League, mentre prosegue invece il filotto dello United, che ormai non viene più sconfitto in questa competizione da oltre due anni, ovvero da quella sera del 2 maggio 2007, quando il Milan, con la famosa ‘partita perfetta’, travolse i ‘red devils’ per 3-0, pure in una semifinale di ritorno.
Per la squadra allenata da Alex Ferguson ora si presenta concreta la possibilità di realizzare il più incredibile Grande Slam di sempre: i biancorossoneri quest’anno hanno infatti già vinto Community Shield, Mondiale per Club, Coppa di Lega e sono a un passo dal laurearsi campioni d’Inghilterra potendo vantare, a quattro turni dal termine del torneo, tre punti in più rispetto a Liverpool e Chelsea, disponendo inoltre una gara da recuperare.206 le sfide ufficiali tra le due squadre, con l’Arsenal fermo a 77 successi a fronte degli 84 del Manchester United, mentre 45 sono stati i pareggi. In ogni caso l’Arsenal soffre parecchio, negli ultimi anni, la possanza dei ‘red devils’: solo nell’agosto 2004 infatti, ed era una gara valida per la Community Shield, i ‘gunners’ seppero imporsi con due reti di scarto nella storia recente della sfida (allora finì 3-1), risultato che stasera sarebbe stato utile per qualificarsi alla finale. Nelle ultime 10 sfide tra le due squadre in ogni torneo lo United vanta ben 5 successi, contro i 3 dei londinesi e i 2 pareggi.Fra i risultati più ampi registratisi tra le due formazioni, si registra il 6-1 pro-United del 2001 in Premier League, e ancora, sempre per i ‘red devils’ un netto 6-2 esterno ottenuto nel 1990 in Coppa di Lega. L’ultimo risultato ‘pesante’ a favore dell’Arsenal è il 4-0 con cui i biancorossi si imposero in campionato nel 1970. altri tempi...
Il Manchester United espugna Ashburton Grove, 'casa' dell'Arsenal, con il punteggio di 3-1, qualificandosi per la finale di Champions League. Questa avvenente tifosa dei Red Devils è felice, e allora nemmeno io, che pure provo simpatia per i Gunners, posso essere da meno...
In questa giornata di Champions League anch’io vi parlerò della sfida tra Manchester United e Arsenal, ma non di quella giocata oggi, né una di quelle che tante finali e storici momenti del pallone albionico hanno segnato. La macchina del tempo vola lontano, spostandosi nello spazio da Old Trafford attraverso le nebbie di Londra, depositandoci sul prato di Highbury, il bellissimo impianto nella zona di Camden che i dirigenti dei ‘gunners’ hanno avuto il coraggio di abbattere. E’ il 1° febbraio 1958, il calcio inglese è ancora il più bello del mondo, sebbene il primo impatto con l’Europa della Coppa dei Campioni non sia stato dei più felici.Non vi parlerò di palmares esibiti con orgoglio, perché queste due squadre non hanno bisogno di farlo. Arsenal e Manchester United sono (e sono state, ancora prima del Liverpool) la storia del football e quel giorno Highbury era pieno in ogni ordine di posti (63.578 spettatori) per una partita di campionato che diverrà l’ultima dei ‘Busby Babes’ in terra inglese prima del terribile schianto di Monaco di Baviera dove otto giocatori di quella formazione meravigliosa sarebbero periti. Ma torniamo a quel 1° febbraio: i ‘red devils’ si presentano a Londra nelle vesti di da campioni in carica, i ‘gunners’ sono parecchio indietro in classifica, ma rimangono una delle formazioni britanniche più amate e seguite di sempre. Il primo tempo dello United è pazzesco: apre le marcature Duncan Edwards, Bobby Charlton raddoppia con un tiro potentissimo e, sul finire di tempo, Tommy Taylor infila il tris che sembra segnare la partita. Ma non è affatto così: l’Arsenal nella ripresa sfodera una prestazione tutto cuore e si ‘mangia’ lo svantaggio. Al 58’ David Herd insacca di testa il primo gol biancorosso, meno di due minuti più tardi Jimmy Bloomfield riduce ulteriormente le distanze, e ancora un minuto dopo è di nuovo Bloomfield a incornare il pallone alle spalle di Harry Gregg. Nel giro di tre minuti la contesa torna in parità, l’Arsenal si ricorda della propria storia e dei suoi tanti trionfi e la mette tutta in campo contro quella che al momento è forse la squadra più forte del mondo. I ‘gunners’ a questo punto ci credono e, facendo onore al proprio nome, pressano lo United alla ricerca del quarto gol. Capita invece che i ‘ragazzi di Busby’ sfoderino tutta la loro classe e così al 65’ Dennis Viollet riporta avanti i rossoneri che, al 72’, ancora con Taylor, superano Jack Kelsey, questa volta con un tiro da posizione impossibile. Gara finita? Nemmeno a parlarne. Al 77’ Derek Tapscott riporta sotto i londinesi, che nel restante quarto d’ora di gioco ritornano all’arrembaggio a caccia di un insperato pari. Il risultato però non cambierà più e il match si chiuderà sul 5-4 per i ‘red devils’.
Cinque giorni dopo quello stesso Manchester United, di ritorno dal 3-3 esterno con la Stella Rossa Belgrado con cui si era guadagnato l’accesso alle semifinali della Coppa dei Campioni, sarebbe stato dilaniato nella sua essenza nel drammatico disastro aereo di Monaco di Baviera, aeroporto dove il volo 609 della British European Airways aveva fatto tappa per fare rifornimento. Delle 44 persone a bordo (oltre ai giocatori della squadra c’erano tecnici, giornalisti e anche tifosi), ne morirono 23. Fra essi Geoff Bent, Roger Byrne, Eddie Colman, Duncan Edwards, Mark Jones, David Pegg, Tommy Taylor e Liam ‘Billy’ Whelan, otto elementi di quella fantastica squadra che tuttora viene ricordata come una delle più forti di sempre ma che è stata la base per alimentare la leggenda del Manchester United negli anni a venire. Così come parte di quella leggenda diventò anche la sfida di Highbury. E non è un caso che l’ultima partita inglese di quel meraviglioso United venisse disputata contro una formazione e un impianto altrettanto storici. Un incontro che divenne presto indimenticabile. Per sempre.
Queste le formazioni schierate in quel giorno di febbraio: Arsenal: J.Kelsey, S.Charlton, D.Evans, G.Ward, J.Fotheringham, D.Bowen, V.Groves, D.Tapscott, D.Herd, J.Bloomfield, G.Nutt. Manchester United: H.Gregg, B.Foulkes, R.Byrne, E.Colman, M.Jones, D.Edwards, K.Morgans, B.Charlton, T.Taylor, D.Viollet, A.Scanlon.