In questa giornata di Champions League anch’io vi parlerò della sfida tra Manchester United e Arsenal, ma non di quella giocata oggi, né una di quelle che tante finali e storici momenti del pallone albionico hanno segnato. La macchina del tempo vola lontano, spostandosi nello spazio da Old Trafford attraverso le nebbie di Londra, depositandoci sul prato di Highbury, il bellissimo impianto nella zona di Camden che i dirigenti dei ‘gunners’ hanno avuto il coraggio di abbattere. E’ il 1° febbraio 1958, il calcio inglese è ancora il più bello del mondo, sebbene il primo impatto con l’Europa della Coppa dei Campioni non sia stato dei più felici. Non vi parlerò di palmares esibiti con orgoglio, perché queste due squadre non hanno bisogno di farlo. Arsenal e Manchester United sono (e sono state, ancora prima del Liverpool) la storia del football e quel giorno Highbury era pieno in ogni ordine di posti (63.578 spettatori) per una partita di campionato che diverrà l’ultima dei ‘Busby Babes’ in terra inglese prima del terribile schianto di Monaco di Baviera dove otto giocatori di quella formazione meravigliosa sarebbero periti.
Ma torniamo a quel 1° febbraio: i ‘red devils’ si presentano a Londra nelle vesti di da campioni in carica, i ‘gunners’ sono parecchio indietro in classifica, ma rimangono una delle formazioni britanniche più amate e seguite di sempre. Il primo tempo dello United è pazzesco: apre le marcature Duncan Edwards, Bobby Charlton raddoppia con un tiro potentissimo e, sul finire di tempo, Tommy Taylor infila il tris che sembra segnare la partita. Ma non è affatto così: l’Arsenal nella ripresa sfodera una prestazione tutto cuore e si ‘mangia’ lo svantaggio. Al 58’ David Herd insacca di testa il primo gol biancorosso, meno di due minuti più tardi Jimmy Bloomfield riduce ulteriormente le distanze, e ancora un minuto dopo è di nuovo Bloomfield a incornare il pallone alle spalle di Harry Gregg. Nel giro di tre minuti la contesa torna in parità, l’Arsenal si ricorda della propria storia e dei suoi tanti trionfi e la mette tutta in campo contro quella che al momento è forse la squadra più forte del mondo. I ‘gunners’ a questo punto ci credono e, facendo onore al proprio nome, pressano lo United alla ricerca del quarto gol. Capita invece che i ‘ragazzi di Busby’ sfoderino tutta la loro classe e così al 65’ Dennis Viollet riporta avanti i rossoneri che, al 72’, ancora con Taylor, superano Jack Kelsey, questa volta con un tiro da posizione impossibile. Gara finita? Nemmeno a parlarne. Al 77’ Derek Tapscott riporta sotto i londinesi, che nel restante quarto d’ora di gioco ritornano all’arrembaggio a caccia di un insperato pari. Il risultato però non cambierà più e il match si chiuderà sul 5-4 per i ‘red devils’.
Cinque giorni dopo quello stesso Manchester United, di ritorno dal 3-3 esterno con la Stella Rossa Belgrado con cui si era guadagnato l’accesso alle semifinali della Coppa dei Campioni, sarebbe stato dilaniato nella sua essenza nel drammatico disastro aereo di Monaco di Baviera, aeroporto dove il volo 609 della British European Airways aveva fatto tappa per fare rifornimento. Delle 44 persone a bordo (oltre ai giocatori della squadra c’erano tecnici, giornalisti e anche tifosi), ne morirono 23. Fra essi Geoff Bent, Roger Byrne, Eddie Colman, Duncan Edwards, Mark Jones, David Pegg, Tommy Taylor e Liam ‘Billy’ Whelan, otto elementi di quella fantastica squadra che tuttora viene ricordata come una delle più forti di sempre ma che è stata la base per alimentare la leggenda del Manchester United negli anni a venire. Così come parte di quella leggenda diventò anche la sfida di Highbury. E non è un caso che l’ultima partita inglese di quel meraviglioso United venisse disputata contro una formazione e un impianto altrettanto storici. Un incontro che divenne presto indimenticabile. Per sempre.
Queste le formazioni schierate in quel giorno di febbraio:
Arsenal: J.Kelsey, S.Charlton, D.Evans, G.Ward, J.Fotheringham, D.Bowen, V.Groves, D.Tapscott, D.Herd, J.Bloomfield, G.Nutt.
Manchester United: H.Gregg, B.Foulkes, R.Byrne, E.Colman, M.Jones, D.Edwards, K.Morgans, B.Charlton, T.Taylor, D.Viollet, A.Scanlon.