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martedì 20 ottobre 2020

Metti una testa mozzata in prima pagina: ecco cos'è l'Islam

Una scelta non facile quella del quotidiano "La Verità", uscito ieri con la foto sgranata della testa mozzata del professore Samuel Paty, decapitato a Parigi da un giovane islamico per avere mostrato una vignetta di Maometto durante una lezione sulla libertà di espressione in classe.
Maurizio Belpietro, direttore del giornale, nel suo editoriale, giustifica la propria apertura in questo modo: "Noi ci chiamiamo La Verità e la verità vogliamo farvela vedere, ma anche se censurata dai pixel la verità non possiamo tacerla".
Un'idea che condivido sebbene, al momento, non l'abbia apprezzata. Ho avuto il giornale fra le mani, l'ho ripiegato e l'ho ridato al giornalaio, cambiandolo con una copia di "Libero". Personalmente non ho bisogno di dare un volto alla violenza dei musulmani, so benissimo di cosa siano capaci e quali trame squallide muovano ogni loro gesto e la loro espansione in atto da troppo tempo senza che l'Occidente muova un dito per fermarli.
Quella foto è stata pubblicata, giustamente, per coloro che normalmente si voltano dall'altra parte, per quelli che continuano ad accogliere clandestini criminali e bellicosi sciorinando la patetica demagogia del buonismo a tutti i costi e del 'poverino', che nemmeno una favola dei fratelli Grimm sarebbe in grado di rendere credibile.
Per cui si rispetti la scelta di esporre la verità da parte de "La Verità", la volontà di pubblicare quella realtà che i grandi media sottomessi si ostinano a ignorare.

L'editoriale di Maurizio Belpietro

martedì 11 agosto 2020

Il virus non è il problema. E' la soluzione

La pagina de "La Verità" con l'estratto dal libro di Bonazzi 
Vale la pena proporre idee fresche e alternative alla visione servita dalla stampa di massa, utile a corroborare la 'dittatura sanitaria' che ormai paralizza il Paese da febbraio. Di seguito alcune frasi estratte da uno dei capitoli del nuovo libro di Francesco Bonazzi, 'firma' del quotidiano "La Verità", intitolato "La rivoluzione senza nome. Credere, disobbedire, combattere" (Aliberti editore), già disponibile su Amazon, nelle librerie da settembre. E' stato lo stesso giornale di Maurizio Belpietro a pubblicarne un estratto più ampio.
"Andrà tutto bene. Andrà tutto bene un cazzo... Dall'oggi al domani, milioni di cittadini sono stati rinchiusi a casa in quarantena, nonostante fosse ampiamente provato che il virus, all'aperto, è quasi innocuo... Covid-19 è il Consulente globale per l’Efficienza e la Modernizzazione, venuto a offrire un nuovo modo di produrre a buon mercato, di tagliare i costi, di consumare senza fare casino, di gestire la Cosa pubblica come una fabbrichetta prima che arrivi la Guardia di Finanza. Come non averci pensato prima?... Scomparsa del conflitto sociale e sul luogo di lavoro, diventato un non luogo e opportunamente chiamato smart working... E ancora, aumento dei pagamenti elettronici e della tracciabilità del contante, ma solo per i ceti medio-bassi, tanto per le grandi aziende ci sono sempre ottimizzazione fiscale e centri offshore... Come non capirlo subito? Il virus non era il problema. Era la soluzione".

mercoledì 29 aprile 2020

Feltri silurato da "Fuori dal coro" per la frase sui meridionali

La polemica è proseguita poi anche su "Libero"
"Meridionali inferiori", una frase o, piuttosto, un 'concetto' che è costato caro a Vittorio Feltri, direttore editoriale del quotidiano "Libero". Ospite fisso del programma "Fuori dal coro" di Rete4, condotto da Mario Giordano, dopo che nell'ultima puntata il giornalista bergamasco era scivolato piuttosto goffamente su una frase di dubbio gusto e, anche di senso compiuto, non è tornato più in scena nella trasmissione Mediaset.
All'inizio della puntata di questo martedì, il conduttore, Giordano, è tornato sulla vicenda per scusarsi con il pubblico. Quindi, i collegamenti esterni con il direttore di un giornale sono stati espletati da Maurizio Belpietro, direttore de "La Verità".
Una soluzione che, probabilmente, non toglierà il sonno a Feltri, che già in altre sedi aveva dato la sua personale spiegazione della vicenda. Non proprio una marcia indietro, come nel caso dell'intervista rilasciata all'inviato di "Non è l'Arena", il programma di Massimo Giletti su La7 che, invece di mettere una pezza sulla vicenda, ne ha approfondito la ferita. Va bene essere 'fuori dal coro', ma in questo caso il direttore di "Libero" ha decisamente esagerato.