mercoledì 29 luglio 2020

Giuseppe Conte, il servo dell'OMS ha colpito ancora

Parte dell'articolo dedicato da "Libero" alla vicenda
E così Giuseppe Conte, l'uomo prescelto dall'Europa per 'normalizzare' l'Italia, ha colpito ancora. Prolungato l'ormai chiaramente inutile stato di emergenza fino a metà ottobre (chissà perché poi sarà stata scelta quella data), con il chiaro intento di mettere ulteriormente in ginocchio la nazione che non si piega, quella parte di Stato che vuole ripartire, alla faccia di virus probabilmente creati in laboratorio e di intrusioni militari straniere (fanno quasi ridere i 'medici russi' arrivati in Italia con tanto di divisa).
I contagi, una parola che correlata al coronavirus non significa praticamente nulla (per quanto ne so, potrei essere contagiato pure io), si contano ormai sulle dita di due mani, il rischio è praticamente azzerato. Ma non basta. Ed è curioso come il virus abbia 'scientificamente' colpito quella parte di Paese più 'sovranista', più legata a un certo senso di autonomia, quella insomma che vota Lega e simpatizza per Matteo Salvini.
E' quella l'Italia da piegare, quella che deve capire come i soldi non si facciano lavorando, come sia meglio rinunciare alla libera imprenditoria. Il lavoro, nel mondo progettato dalla 'nuova cupola globalista', non paga. E' il welfare a regnare sovrano, un 'gin della vittoria' orwelliano elargito a fine mese per sopravvivere, una sovvenzione per ricevere la quale sarà necessario fare professione di fede, dichiararsi volontariamente seguaci del Black Lives Matter e, perché no (in fondo è già successo), autenticamente antifascisti.
Il 'laboratorio Italia' prosegue spedito l'esperimento di 'normalizzazione' del Paese, e mai come in questo caso un virus paraletale fu tanto tempista nel propagarsi dalla nazione che, anche in questo caso - guarda caso, più di ogni altra raccoglierà i frutti del contagio, quella Cina tanto amata dall'Organizzazione Mondiale della Sanità. Quella stessa OMS che ci tiene sotto scacco intimando al lacchè italiano di proseguire lo stato di emergenza. E il cerchio si chiude.