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domenica 18 luglio 2021

L'idiozia del ddl Zan spiegata dai Monty Python

La scena di "Loretta" in "Brian di Nazareth"
Potremmo definirla "Loretta Oggi", e non si tratta una satira legata alla nota presentatrice televisiva. Parliamo semmai della scena del film "Brian di Nazareth" dei Monty Python, un film del 1979 realizzato dal famosissimo gruppo teatrale inglese, da sempre dissacrante e antireligioso, ma che nell'occasione, mette in ridicolo le follie del mondo parolaio e surreale che, fin da allora e anche da prima, la Sinistra ha costruito, cercando di raccattare pensieri posticci e unirli al loro opposto, nel vano tentativo di mendicare i voti ora di questo ora di quello spazio politico. Definendo 'fascisti', 'oppressori', 'infami' e 'reazionari' tutti coloro che non la pensino come loro.
Nel film dei Monthy Python la celeberrima scena di "Loretta" sembra anticipare di oltre 40 anni le incredibili prese di posizione legate al mondo LGBT e al disegno di legge Zan da questo partorito. Una scena ai tempi considerata semplicemente ridicola e surreale, come nello stile della comicità del gruppo inglese, e oggi invece assurta a dignità di discorso politico e di rivendicazione di presunti diritti assortiti.

mercoledì 14 luglio 2021

Russia: pubblicità lesbica, dietrofront catena di supermercati

Vkusville, la foto incriminata
La Russia è un Paese 'vecchio stampo', non c'è che dire. La notizia legata al bizzarro articolo pubblicitario della catena di supermercati Vkusville, che tante polemiche ha scatenato, è il simbolo di una società lontana milioni di miglia dall'italica discussione sul ddl Zan, o dal mondo anglosassone sempre più legato alle cosiddette teorie del 'gender', della critica del maschio bianco occidentale e delle modelle transgeniche.
I fatti: l'articolo di cui sopra, un classico 'promozionale', era comparso non sui muri di una qualche città russa o in televisione (jamais!), ma sul legittimo sito web della catena, in cui viene raffigurata una coppia lesbica con figlie e amiche, in una versione 'happy family' tutta al femminile, proprio in occasione dell'ultimo giorno del Pride che, comunque, anche da quelle parti tentano, sia pur timidamente, di 'festeggiare'. Sul tavolo davanti al 'gruppo' i prodotti reclamizzati, fra cui hamburger senza carne e latte condensato di cocco, il massimo di un veganismo che, nell'ex Unione Sovietica, è visto come ancora qualcosa di troppo estremo per una terra governata da Vladimir Putin, il difensore dei valori della tradizione, come molti capi di governo dell'Europa orientale.
L'articolo è stato immediatamente cancellato, il link rimosso e sostituito con quello di una lettera di scuse, vergata dallo stesso fondatore di Vkusville, Andrey Krivenko. "C'è stato un articolo che ha ferito i sentimenti di un gran numero di nostri clienti, dipendenti, partner e fornitori. Ci dispiace che questo sia successo e consideriamo questo episodio come un nostro errore, frutto di una manifestazione di non professionalità di singoli dipendenti. L'obiettivo della nostra azienda è quello di permettere ai nostri clienti di ricevere quotidianamente prodotti freschi e gustosi e non di pubblicare articoli che riflettano qualsiasi opinione politica o sociale. In nessun modo volevamo diventare una fonte di conflitto e di odio. Ci scusiamo sinceramente con tutti i nostri clienti, dipendenti, partner e fornitori".
Questo però non è bastato. L'agenzia stampa ufficiale russa Ria Novosti ha accusato la catena di supermercati di "aver normalizzato e reso eroica una devianza biologica", mentre gruppi anti-LGBT hanno chiesto l'apertura di un'indagine e la famiglia della pubblicità è stata pesantemente minacciata sui social network, e questo sinceramente spiace. Eppure, anche i russi si considerano democratici... Riflettete, italiani che pensate si possa tranquillamente calpestare la 'famiglia tradizionale' sulla base di mode passeggere e immotivati desideri di uguaglianza, peraltro già garantita.

Vkusville, una più rassicurante immagine di una famiglia tradizionale

sabato 15 maggio 2021

Un 'no' deciso al ddl Zan, un 'sì' per la libertà di parola

Il poster della manifestazione contro il ddl Zan
Un 'sì' deciso alla vita, un 'no' verso le unioni che sfruttino l'amore dei figli in ambiti 'innaturali'. Contro il decreto legge Zan e le sue derive liberticide, i milanesi protesteranno quest'oggi in piazza Duomo a Milano, nel pomeriggio.
Fra i promotori dell'evento il leader cattolico Massimo Gandolfini e Jacopo Coghe di ProVita&Famiglia: "Il Ddl Zan istituisce un odioso reato di opinione per sbattere in galera chi si oppone all'utero in affitto, al 'genitore 1 e 2', all'indottrinamento gender nelle scuole e agli altri dogmi del politicamente corretto", dicono e aggiungono: "I teatri di Milano faranno sconti speciali solo a chi si presenterà in cassa con scritto 'ddl zan' sul palmo della mano", afferma Coghe, "poi che succederà? Ci vieteranno di entrare nei cinema e nei ristoranti perché siamo contrari a questa legge? Dovremo girare con una spilla al petto perché siamo contro l'utero in affitto? Sono discriminazioni sulla base delle opinioni politiche vietate dall'articolo 3 della Costituzione, roba da regime fascista".
Un chiaro monito a favore della libertà di pensiero e a favore di uno sviluppo familiare naturale, in cui un bimbo possa capire la differenza tra un uomo e una donna, fra il ruolo paterno e quello materno, uno compenetrato nell'altro, ognuno diverso a suo modo. "Io sono padre di quattro bimbi - continua Coghe - e non voglio che ai miei figli si insegni che 'si può cambiare sesso a piacimento, come previsto dall'articolo 7 del Ddl Zan' che introduce la Giornata scolastica sulla transessualità. Noi genitori dobbiamo alzarci in piedi e 'difendere i nostri figli da queste follie' che li confondono nella loro identità e innocenza", conclude.
Anche perché, come viene aggiunto, il ddl Zan non ha motivo di esistere anche dal punto di vista dell'aspetto punitivo, perché "qualsiasi forma di discriminazione o violenza contro chiunque è già punita dal Codice Penale, anche con aggravanti per motivi futili e abietti", afferma Gandolfini. "Non esiste un solo caso di violenza contro omosessuali - continua - che non sia già severamente punito nei tribunali. È evidente allora che questa legge serve a ben altro: processare le idee e punire le opinioni non politicamente corrette come le nostre e quelle di milioni di italiani".