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sabato 24 settembre 2022

Teorie gender, dagli italiani un 'no' chiaro e forte

Essere 'trans', un'anomalia che il mondo moderno vuole normale
Un 'no' chiaro e forte alle cosiddette 'teorie gender'. E' quello che emerge da un sondaggio nazionale presentato in Senato e commissionato da Pro Vita & Famiglia.
Focus puntato su cosa pensino gli italiani dell'ideologia 'gender' e del suo impatto su società, scuola e minori.
Dal sondaggio emerge innanzitutto che appena il 32% degli italiani si dice d’accordo con le 'teorie gender'.
Il 60% ritiene che un uomo che si 'senta' donna non possa competere negli sport femminili, e il 51% che non possa usufruire di bagni, spogliatoi, docce e luoghi riservati alle donne.
Per quanto riguarda l’impatto della teoria gender in ambito scolastico, il 58% degli italiani considera sbagliato sostituire le parole padre e madre con genitore 1 e genitore 2 sui documenti. Ben il 79% degli italiani difende inoltre il diritto dei genitori di scegliere come educare i figli su temi inerenti sessualità e affettività. Addirittura l’81% ritiene che le scuole debbano preventivamente informare e coinvolgere le famiglie in caso di corsi o progetti su questi temi.
Rispetto alla cosiddetta 'carriera alias' (secondo cui la scuola tratta uno studente o una studentessa sulla base della cosiddetta identità di genere auto-percepita e non in base al sesso biologico), la conoscenza da parte degli italiani è ancora molto limitata (16%). Fra chi la conosca, tuttavia, il 44% si dichiara contrario e il 37% a favore (il 19% non sa).
Infine - dato importantissimo - la netta maggioranza di italiani (66%) si esprime contro la possibilità che un minore 'confuso' sulla propria identità sessuale possa iniziare terapie di transizione di genere (cioè di cambio di sesso) assumendo farmaci ormonali che interferiscano col suo naturale sviluppo sessuale o addirittura subendo interventi chirurgici che possano irreversibilmente menomare la sua integrità fisica. Anzi, il 75% ritiene che, in questi casi, il minore dovrebbe poter ricevere assistenza psicologica per riconciliarsi con il sesso biologico.
Dati fondamentali che fanno comprendere come, anche in questo caso, i centri del governo nazionale siano lontanissimi dal modo di essere e di pensare degli italiani, schiavi di quell'ideologia 'woke' che da fin troppo tempo sta devastando i Paesi anglosassoni.

venerdì 5 novembre 2021

Bolsonaro respinge le pretese LGBT: "Il linguaggio 'gender' non è cultura"

Jair Bolsonaro durante il suo discorso online
E' considerato il 'grande male del mondo', il presidente brasiliano Jair Bolsonaro, eppure il suo pensiero sul cosiddetto 'linguaggio neutrale' è estremamente chiaro e lucido.
Nel suo tradizionale colloquio via 'social' del giovedì ha parlato del linguaggio 'gender' affermando che "non è cultura", commentando una controversa decisione del suo governo sulla questione.
Il presidente ha così difeso una decisione del ministero della Cultura brasiliano, che giovedì scorso ha posto il veto all'uso del cosiddetto 'linguaggio inclusivo' nei progetti culturali che aspirano a finanziamenti pubblici. Il provvedimento obbliga gli artisti che vogliano risorse dallo Stato per sviluppare le loro creazioni a evitare espressioni come "todes", "tod@s" o "todxs" nei progetti che presentano all'amministrazione o nelle opere che producono.
Nella bizzarra ideologia 'gender' il linguaggio cosiddetto 'neutrale' rispetto al genere pretenderebbe di includere persone non 'binarie', ovvero coloro che non si identificano né con il genere maschile né con quello femminile.
Il governo brasiliano, uno dei pochi a resistere alle 'retate ideologiche' del mondo LGBT, ha sostenuto che "l'uso di segni incomprensibili, il cui obiettivo è pura bandiera ideologica, impedisce la fruizione della cultura e dei suoi prodotti perché interrompe il processo di comunicazione".
Esiste, sempre in Brasile, un disegno di legge in discussione alla Camera dei deputati, che mira proprio a impedire l'uso del linguaggio definito 'inclusivo' nelle scuole pubbliche. (fonte: AGI)

giovedì 28 ottobre 2021

Ddl Zan bloccato, salvati dal pensiero unico e dal politicamente corretto

L'apertura del quotidiano "La Verità" di oggi
Il ddl Zan non passa, e per fortuna, perché queste teorie cosiddette 'gender' devono essere rispedite al mittente, di qualsiasi sesso esso sia, con fermezza.
La 'devoluzione' umana, quella di un disfattismo sociale che va a distruggere i valori base su cui sia fondata la famiglia, rimane ancora un punto fermo degli italiani, alla faccia di coloro che ritengono 'democratico' infilare nella testa dei bambini dubbi assurdi sulla propria sessualità.
Come giustamente sottolinea Famiglia Cristiana (incredibile che io mi trovi d'accordo con la rivista dei 'preti') "le nuove norme contro l'omofobia sono dannose perché impongono un unico punto di vista sulla realtà, mirano a rieducare e condizionare le persone e proibiscono la libertà di pensiero". E come ribadisce giustamente Vittorio Feltri su Libero, "mettere in dubbio che la natura ha distinto strutturalmente gli uomini dalle donne significa ignorare la realtà".
La neolingua del politicamente corretto, che la Sinistra vorrebbe imporci, è un'abiura all'intelligenza.
La teoria imposta dal 'pensiero unico' sul 'sesso unico' viene quindi frettolosamente riposta nel cassetto, a dispetto di tutti quei 'vip' che sbrodolano 'ipotesi moderniste' e che già essi stessi, tracotanti nelle proprie ideologie tatuate, mi evocano un senso di nausea sia fisica che ideologica.
Perché parlare di una persona definendola 'culo allegro' non credo sia così offensivo da meritare la prigione. Fa parte dell'educazione di ognuno di noi il sapere fino a dove ci si possa spingere nel rapporto con il prossimo, di qualsiasi sesso o tendenza esso sia.
Galera e pene detentive teniamole piuttosto per spacciatori, drogati e clandestini, piaga sempre più reale del nostro mondo 'moderno', quello che tanto piace a quegli stessi 'vip' festaioli che tanto avrebbero desiderato il passaggio del ddl Zan.

sabato 23 ottobre 2021

Putin contro le teorie 'gender': "Sono pratiche mostruose"

Vladimir Putin (foto Kremlin.ru)
Va in scena in questi giorni, a Sochi, l’annuale meeting del Valdai Club, il più importante think tank politico russo. Ne parla "Il Primato Nazionale" in un bell'articolo di Lorenzo Berti, in cui vengono analizzati alcuni dei punti sottolineati dal presidente della Russia, Vladimir Putin, il cui discorso è stato il momento centrale della manifestazione.
Mai come in questo momento la repubblica russa sembra essere l'ultima ancora di salvataggio per quelli che sono i veri valori occidentali legati al concetto di libertà, contro ogni deriva legata al caos del multiculturalismo forzoso, facciata desiderata da tutti coloro che ambiscono a un'"Europa Senza Volto" e senza più punti di riferimento, vittima di una 'cancel culture' ancora più profonda di quella americana, perché minata dal cambiamento radicale della struttura etnica che ne costituisce l'ossatura.
"Gli sconvolgimenti socio-culturali che si verificano negli Stati Uniti e nell'Europa occidentale non sono affari nostri. Non ci immischiamo - dice Putin, nella tradizione del PN -. Qualcuno in Occidente è convinto che la cancellazione aggressiva di intere pagine della propria storia, la discriminazione della maggioranza nell'interesse delle minoranze o l’abbandono di concetti basilari come mamma, papà, famiglia e persino delle differenze di genere sono pietre miliari del cammino verso il rinnovamento sociale. Ancora una volta voglio sottolinearlo: questi sono affari loro, chiediamo soltanto di non venire con queste idee in casa nostra".
Scorrendo l'articolo del Primato, si incontra anche la posizione di Putin sull'argomento gender: "La pratica in alcuni Paesi occidentali di insegnare ai bambini che possano cambiare sesso, facendogli prendere decisioni che potrebbero rovinargli la vita, è mostruosa, un crimine contro l’umanità in nome del progresso".
Tanto basti per capire come, per l'ennesima volta, come sia necessario guardare a Est per ritrovare un autentico 'spirito europeo' (forse addirittura cristiano), evitando così di farsi trascinare nel 'buco nero' della globalizzazione forzata. 

mercoledì 14 luglio 2021

Russia: pubblicità lesbica, dietrofront catena di supermercati

Vkusville, la foto incriminata
La Russia è un Paese 'vecchio stampo', non c'è che dire. La notizia legata al bizzarro articolo pubblicitario della catena di supermercati Vkusville, che tante polemiche ha scatenato, è il simbolo di una società lontana milioni di miglia dall'italica discussione sul ddl Zan, o dal mondo anglosassone sempre più legato alle cosiddette teorie del 'gender', della critica del maschio bianco occidentale e delle modelle transgeniche.
I fatti: l'articolo di cui sopra, un classico 'promozionale', era comparso non sui muri di una qualche città russa o in televisione (jamais!), ma sul legittimo sito web della catena, in cui viene raffigurata una coppia lesbica con figlie e amiche, in una versione 'happy family' tutta al femminile, proprio in occasione dell'ultimo giorno del Pride che, comunque, anche da quelle parti tentano, sia pur timidamente, di 'festeggiare'. Sul tavolo davanti al 'gruppo' i prodotti reclamizzati, fra cui hamburger senza carne e latte condensato di cocco, il massimo di un veganismo che, nell'ex Unione Sovietica, è visto come ancora qualcosa di troppo estremo per una terra governata da Vladimir Putin, il difensore dei valori della tradizione, come molti capi di governo dell'Europa orientale.
L'articolo è stato immediatamente cancellato, il link rimosso e sostituito con quello di una lettera di scuse, vergata dallo stesso fondatore di Vkusville, Andrey Krivenko. "C'è stato un articolo che ha ferito i sentimenti di un gran numero di nostri clienti, dipendenti, partner e fornitori. Ci dispiace che questo sia successo e consideriamo questo episodio come un nostro errore, frutto di una manifestazione di non professionalità di singoli dipendenti. L'obiettivo della nostra azienda è quello di permettere ai nostri clienti di ricevere quotidianamente prodotti freschi e gustosi e non di pubblicare articoli che riflettano qualsiasi opinione politica o sociale. In nessun modo volevamo diventare una fonte di conflitto e di odio. Ci scusiamo sinceramente con tutti i nostri clienti, dipendenti, partner e fornitori".
Questo però non è bastato. L'agenzia stampa ufficiale russa Ria Novosti ha accusato la catena di supermercati di "aver normalizzato e reso eroica una devianza biologica", mentre gruppi anti-LGBT hanno chiesto l'apertura di un'indagine e la famiglia della pubblicità è stata pesantemente minacciata sui social network, e questo sinceramente spiace. Eppure, anche i russi si considerano democratici... Riflettete, italiani che pensate si possa tranquillamente calpestare la 'famiglia tradizionale' sulla base di mode passeggere e immotivati desideri di uguaglianza, peraltro già garantita.

Vkusville, una più rassicurante immagine di una famiglia tradizionale