domenica 9 ottobre 2022

Viaggio in Transilvania, la questione ungherese

Nella cattedrale di Alba Iulia dominano i colori ungheresi (foto Bordignon)
In questo viaggio che mi ha portato nella geografia fisica della Romania, in particolare in Transilvania, ho peccato di presunzione e ignoranza. Della storia, intendo. Una telefonata serale mi ha riportato alla realtà, almeno a quella ungherese che, comunque, specie di questi tempi, non è poco e si è spesso trovata dalla parte dei vinti, uno splendido modo di osservare il mondo in maniera antitetica rispetto alla storia ufficiale.
"Ti seguo sempre con ammirazione, so come la pensi e so che la vediamo nello stesso modo" è partita la telefonata. "Per questo ho voluto chiamarti, per dirti che mi ha fatto male il cuore vedere che parli della Transilvania come di Romania, mentre esiste una sola Transilvania che è Ungheria!".
Detto fatto, ho sostituito la parola Romania direttamente con Transilvania nei titoli dei post fin qui scritti, riportandola per bene, a cominciare da questo.
Proprio pochi giorni fa, il 6 ottobre del 1849, i "13 Martiri di Arad", un gruppo di patrioti magiari, vennero fucilati dagli austriaci in quello che ora è territorio rumeno mentre, allo stesso modo, a Pest, veniva ucciso Lajos Batthyány e Lajos Kossuth era costretto all'esilio.
Il rapporto ungheresi-rumeni è da sempre molto difficile, e non va per nulla confuso con le diatribe italiche legate al patriottismo veneto, tirolese o neoborbonico, o perfino a quello corso. A est di Trieste le differenze etniche si fanno maledettamente serie, come dimostrato dalla guerra civile jugoslava e dalle continue 'balcanizzazioni' andate in scena nel corso dei secoli. Rispondere 'grazie' con 'multumesc' (rumeno) o 'köszönöm' (ungherese) può costare caro allo sprovveduto viandante.
Così Alba Iulia in magiaro diventa Gyulafehérvár, Sibiu si trasforma in Nagyszeben e perfino il nome Transilvania si può pronunciare in vari modi: Ardeal per i rumeni più accesi, Erdély per gli ungheresi, ma esiste anche la versione tedesca (dove non ci sono stati tedeschi o austriaci?), che corrisponde a Siebenbürgen e perfino quella in sassone, dialetto tedesco parlato nelle zone di Sibiu da un'antica popolazione stanziale (un po' come i nostri tirolesi) che è Siweberjen, per chiudere con il meno noto turco Erdelistan.
L'accusa di avere 'romanizzato' i luoghi transilvanici è quella più evidente da parte degli ungheresi, che parlano di veri e propri spostamenti di massa 'ordinati' dal regime comunista, portando decine di migliaia di rumeni e ghettizzando, costringendo spesso a migrare, gli ungheresi.
Sarà un caso che, nella cattedrale cattolica di Alba Iulia ("una delle poche non distrutte dai rumeni" mi viene detto, "perché è troppo importante e non hanno avuto il coraggio") alle spalle dei sepolcri dei reali locali ci siano le corone votive tricolori rosso-bianco-verdi tipiche ungheresi?
Personalmente mi fido abbastanza di chi ha fornito queste informazioni. A scanso di equivoci, ho deciso di porre il termine di Transilvania in luogo di Romania, anche perché in questa regione rimarrò fino al rientro a Milano.